martedì 31 dicembre 2013

RECENSIONE: “Sunshine” di Robin McKinley

Sono qui per l’ultima recensione dell’anno 2013, che tratterà dell’ultimo romanzo che ho letto finora. Me l’ha prestato una mia cara amica, a cui se non sbaglio l’avevano regalato. Era da un po’ di anni che l’avevo visto nella sua libreria, ma non avevo mai pensato che potesse interessarmi leggerlo.
Alla fine l’ho fatto e ho deciso di recensirlo, come sta avvenendo, negli ultimi tempi, per buona parte dei romanzi che leggo (anche se, devo ammetterlo, ce ne sono alcuni che mi sarebbe piaciuto recensire ma che, tra una cosa e l’altra, non ho mai recensito).

Genere
Il romanzo è uscito nel 2003 in lingua originale e alcuni anni dopo in Italia, indovinate un po’... dopo il boom di “Twilight”.
Etichettabile come urban fantasy, dal momento che il mondo in cui è ambientato è un po’ diverso dal nostro, oserei azzardare che, se anziché essere stato pubblicato nell’epoca del boom di “Twilight” fosse arrivato nell’epoca del boom di “Hunger Games” sarebbe stato etichettato come distopico, dato che siamo in un mondo che, con la distopia, un po’ c’è imparentato.

Prima impressione
Diciamocelo francamente: ne ho abbastanza di fanciulle in pericolo con eleganti indumenti che non indosserebbero mai a un raduno di vampiri.
Sfortunatamente per me, l’impressione che la copertina c’entrasse poco e niente con il romanzo, era sbagliata...

La trama
La protagonista, detta Sunshine, che ha dei poteri che derivano dalla luce del sole (mi viene in mente il test di Mary Sue, quando chiede se il personaggio ha uno pseudonimo e se questo pseudonimo contiene spoiler su quello che accadrà... chissà perché!), ha circa 25 anni, vive nella stessa palazzina della sua padrona di casa talvolta impicciona, è fidanzata con un motociclista tatuato e lavora da anni come fornaia nella panetteria del marito di sua madre. Oltre a questo vive anche in un mondo in cui ci sono gli umani e gli “Altri”, tra cui rientrano i vampiri.
Nella prima parte del romanzo, scopriamo che:

[...]I vampiri possono vedere nell'oscurità e non cuociono il loro cibo, ma pare che gli piaccia giocare con il fuoco, forse allo stesso modo in cui gli umani si divertono a fare gare sulle auto rubate o ad attraversare un binario all'ultimo momento prima del passaggio di un treno.[...]

il mondo sembra essere suddivisibile non in “Altri” e umani, bensì in “team piromani” e “team Fast and furious”. In realtà mi pare che entrambi i “team” in questo romanzo non facciano altro che gironzolare e basta, ma va beh...
Torniamo a noi: una sera, mentre torna a casa dal lavoro, decide di andare a fare una gita notturna al lago, dove c’è una “sacca di male” che non si è capito poi così bene che cosa sia e dove viene rapita da un gruppo di vampiri capeggiato da un certo Bo.
Viene condotta in un rifugio in cui è tenuto prigioniero anche un vampiro, Con, eterno nemico di Bo. Sunshine servirebbe a sfamare Con, che però rifiuta di dissanguarla per non dare a Bo ciò che desidera. Sunshine, che discende da una famiglia di maghi (di cui ci vengono propinati numerosi flashback in cui compare la nonna, poco - o quasi per nulla - attinenti alla trama nei momenti più disparati), decide di tentare la fuga e di portare Con con sé, proteggendolo dalla luce del sole grazie ai propri poteri.
Il piano va a buon fine, Sunshine finge di non ricordare nulla... ma tra lei e Con s’è instaurato un legame che servirà a entrambi per contrastare Bo, deciso a liberarsi di loro...

Personaggi
Sinceramente non mi hanno colpita più di tanto. Gli unici che vengono un minimo approfonditi sono Sunshine e Bo.
Sunshine è una 25enne che se ne va sempre in giro con indumenti di colori sgargianti e scarpe da ginnastica e che evidentemente lo ritiene particolarmente importante, dato che in certi momenti critici (come l’essere catturata da un gruppo di vampiri o avere appena impalato un vampiro) se ne esce con pensieri che suonano come “questo vestito elegante non mi piace” o “odio questa maglia perché è nera”. Per il resto abbiamo un’idea non troppo chiara di lei, se non sul fatto che sia dannatamente ambigua con tutti quelli che ha intorno e sembri non rendersene conto.
Con è un vampiro più vecchio di Sunshine, del cui passato sappiamo ben poco, di cui non sappiamo quando sia stato trasformato e perché... in compenso sappiamo che è un individuo che fa odore di muffa e umidità, odore ritenuto gradevole da Sunshine, e che ha un aspetto da tossicodipendente. Molto realistica, quindi, l’attrazione che Sunshine prova nei suoi confronti...
Sull’attrazione che provano l’uno per l’altra, sinceramente, non ci ho capito granché. Sembra qualcosa di metafisico, a cui non possono sottrarsi per via dell’esperienza vissuta insieme. A mio parere non viene spiegato molto bene tutto ciò.

Struttura
Il romanzo è diviso in quattro parti, di lunghezza di almeno cento pagine ciascuna. Ciascuna parte ingloba il momento dei fatti, momenti di flashback e quant’altro, come un unico calderone.
È inutile dire che non ho apprezzato particolarmente questa cosa, perché a mio avviso confonde le idee e non poco.

Valutazione: 2/5
Ho cercato di essere elastica, perché tutto sommato non siamo proprio di fronte a un’accozzaglia di stereotipi. Per il periodo in cui è stato scritto, quando questi generi ancora non spopolavano, potrebbe anche essere originale. Il fatto che la protagonista abbia 25 anni anziché 15 e si guardi bene dal lasciare la propria vita per seguire un vampiro (lo fa nel finale, ma a quanto si evince solo per una notte e i due sono comunque poco soddisfatti dal loro legame) ritenendolo il suo grande ammmmmmmore è a sua volta un notevole vantaggio.
La trama, però, a mio parere ha due grandi pecche:
1) definirla “trama” è già troppo, dato che abbiamo una ragazza che viene rapita da dei vampiri e fugge nelle prime 100 pagine, circa 250 pagine di nulla e poi una dozzina di pagine movimentate di scontro con Bo, dove Sunshine e Con in due annientano una distesa di body-guard vampiri e lo stesso Bo con poco più di uno schiocco di dita... e in tutto ciò, non mi pare molto chiaro quale sia il motivo dell’odio secolare tra Bo e Con;
2) tutti i personaggi vengono lasciati da parte e, sebbene molti diano da pensare che ci siano colpi di scena importanti che li riguardino, in realtà non avviene niente di tutto ciò; a parte Sunshine e il vampiro c’è il nulla... a questo punto mi chiedo perché dedicare decine di pagine di flashback o di aneddoti su tutti gli altri solo per allungare il brodo.

domenica 29 dicembre 2013

RECENSIONE: "Le figlie di Ananke, Black Light" di Dilhani Heemba

Dilhani Heemba è una scrittrice italiana originaria dello Sri Lanka. "Le Figlie di Ananke" è stato il suo primo romanzo, pubblicato gratuitamente sul suo blog tra il 2010 e il 2011.
E' l'ultima lettura, in ordine di tempo, alla quale mi sono dedicata e credo che sia doveroso scriverne una recensione.

Prima impressione
L’immagine di copertina, non posso negarlo, mi ha colpita. Anche la trama mi sembrava interessante, perciò ho deciso di proseguire la lettura.
Il romanzo si inquadra nel contesto dell’urban fantasy-paranormal romance, ma avevo avuto l’impressione che si discostasse dai paranormal romance a cui siamo abituati di solito.
Infatti, se pensate di essere in una situazione del tipo “ragazzo strafigo e ragazza bruttina che si amano alla follia fin dal primo momento in cui si vedono / io mi sacrifico per salvare te, no sei tu che ti sacrifichi per parlare me / ti amo ma devo starti lontano”, vi sbagliate di grosso.
I motivi per cui questa situazione viene evitata sono sostanzialmente due:
1) non c’è una protagonista adolescente umana che si lamenta del proprio aspetto;
2) l’autrice ha avuto un’idea a mio parere molto originale, ben lontana dagli stereotipi del genere.

Trama
Ryker è uno studente universitario vicino alla laurea che, dopo la morte della madre, vive insieme al padre, al fratello e alla sorella, ed è molto legato soprattutto a quest’ultima.
Ha uno strano ricordo: quando era bambino, al funerale della madre vide una strana figura, tutta nera, con capelli bianchi e con ampie ali. Con grande sorpresa la rincontra. Si tratta di Thari, un “demone della rinascita”, il cui ruolo è quello che viene associato dagli umani agli angeli della morte. Quella che gli umani considerano morte, infatti, viene considerata da loro come una rinascita, perché è la fine della vita terrena che sancisce l’inizio di un’altra vita. Per quanto riguarda l’etichetta di “demone”, viene intesa come una creatura simile a un angelo ma per certi versi molto umana, figura derivante da un mix di creature appartenenti a diverse mitologie e religioni.
Thari ha sangue di demone soltanto per metà: è una delle figlie della potente demone Ananke, frutto della sua relazione con un umano.
È anche per questo che si lascia andare più facilmente ai sentimenti umani e, quando gli altri demoni, per punirla del fatto che ha violato la loro legge, apparendo a un umano, decidono di perseguitare Ryker, Ananke non può fare altro che proteggerlo, grazie anche all’aiuto della sorella Iside, e accettare l’idea di amarlo.
Ma Thari ha un importante segreto, che rischia di minare seriamente il suo rapporto con Ryker...

Personaggi
A mio parere i personaggi principali, Thari e Ryker, sono ben costruiti. Ryker è un ragazzo un po’ scialbo che sembra avere poco da dire, profondamente segnato dalla morte della madre. Thari è un personaggio controverso, di cui ci è difficile fin dalle prime pagine capire se stia dalla parte del bene o dalla parte del male. Più il tempo passa e più ci rendiamo conto che non c’è una distinzione netta tra bene e male, proprio come nel mondo degli umani.
Gli altri personaggi non sono granché delineati, anche perché a loro non è dedicato molto spazio. Questo vale per tutti ma non per Iside, sorella e amica di Thari: il modo antiquato in cui parla è dannatamente grandioso!

Struttura
Il romanzo è molto breve, con capitoli non tanto lunghi e molto scorrevoli. Personalmente ho apprezzato molto questa suddivisione e credo che, per la trama, sia una lunghezza giusta.

Valutazione: 4/5
Non sempre la tendenza verso il paranormal romance è un male. Non è, a mio parere, un genere da demonizzare (specie nei casi in cui ci si allontana dal genere adolescenziale/scolastico, in cui il “copia e incolla di Twilight” è molto diffuso). Bisogna solo valutare molto attentamente quello che si legge.
Questa lettura mi è piaciuta molto e, da parte mia, ve la consiglio.

lunedì 23 dicembre 2013

Recensione: “I PASSI DELL’AMORE” di Nicholas Sparks

Avevo sentito parlare molto bene di questo romanzo e, complice una visita alla biblioteca comunale avvenuta sabato pomeriggio, oggi ce l’avevo dentro la borsa.
È stata una lettura molto rapida, un po’ stamattina prima di iniziare il lavoro, poi nella pausa pranzo e nelle due cosiddette “pause caffè” (per me pause lettura, dato che non bevo il caffè), in quanto il romanzo non è poi così lungo.

Prima impressione
Ero molto prevenuta su questo romanzo. Avevo visto il film, molti anni fa, e non mi era piaciuto granché. Non ero una grande fan (e non lo sono tuttora) delle storie d’amore tra il badboy più desiderato della scuola anche se tratta male tutti e la ragazza bruttina buona samaritana snobbata da tutti (potenziali amiche comprese) perché è brutta.
Mi sono decisa perché mi è stato detto che il romanzo è abbastanza diverso dalla sua trasposizione cinematografica. È stato un sollievo. Se non altro Landom, protagonista e voce narrante, non è un badboy ma semplicemente uno studente che ha il massimo dei voti in poche materie scolastiche e la sufficienza in tutte le altre.

La trama
1959. Landom ha 17 anni, è uno studente di medio livello (nel senso che, da quanto si capisce, studia giusto il minimo indispensabile per avere voti accettabili), malvisto perché non pratica nessuno sport e non suona nessuno strumento musicale (evidentemente queste due cose devono incrementare molto il livello di reputazione, dall’altra parte dell’oceano, non so che dire...). Proprio per questo decide di frequentare un corso di teatro, che dovrà mettere in scena lo spettacolo di Natale scritto dal reverendo Sullivan, 70enne tardivo che a 55 anni ha avuto una figlia, Jamie, con la giovane moglie morta di parto.
Jamie è proprio la “compagna di teatro” di Landom. Si veste in modo antiquato, il suo unico interesse sono le attività di beneficienza, e viene snobbata da tutta la scuola. È proprio a lei, però, che Landom si rivolge quando ha bisogno di un’accompagnatrice per il ballo scolastico di inizio anno: la sua ragazza l’ha appena lasciato e lui ha assolutamente bisogno di una partner, altrimenti verrà deriso da tutta la scuola.
È così che inizia la loro frequentazione e, più il tempo passa, più Landom scopre che Jamie è una ragazza normale, fino a innamorarsi di lei. Proprio quando per i due potrebbe prospettarsi un futuro felice insieme, però, Jamie gli rivela di essere malata terminale...

I personaggi
Iniziamo da lei, JAMIE, perché ci sono tante cose da dire. Da quello che apprendiamo di lei è una ragazza dall’aspetto molto comune (leggi: bruttina) che si veste da nonna, che non si trucca e che tiene sempre i capelli raccolti. Siamo di fronte al brutto anatroccolo a cui, ovviamente, basta vestirsi in modo più giovanile e cambiare pettinatura per essere ritenuta bellissima. Naturalmente il suo aspetto da brutto anatroccolo le impedisce di avere qualunque forma di interazione con i suoi coetanei: non solo da parte dei ragazzi e dalle sosia di Marilyn Monroe, ma a quanto pare anche dalle altre ragazze bruttine.
Le uniche attività a cui si dedica sono: aiutare chiunque ne abbia bisogno, poco importa che abbiano chiesto il suo aiuto o meno, pregare (naturalmente per gli altri, prima di tutto), partecipare ad attività di beneficienza. Siamo quindi di fronte alla buona samaritana che non fa altro che prendere dei due di picche ma che non fa altro che stare a disposizione di tutti.
A Jamie basta un nonnulla per far innamorare di lei Landom, ragazzo che non credeva di potersi innamorare di lei. Lo sposa, poco prima di morire. Lui passerà tutta la vita a pensare a lei, senza mai avere altre relazioni (almeno così pare). Siamo di fronte, a questo punto, a una ragazza intorno alla quale inizia a girare tutta la vita di un ragazzo che, a primo impatto, sembrava superiore a lei.
Riassumendo, gli elementi a cui siamo di fronte sono questi:
1) brutto anatroccolo che si trasforma magicamente in cigno;
2) perfettina veramente perfetta, che si dedica ad attività diverse e più intellettuali rispetto alle coetanee;
3) ragazzo fashion che si innamora perdutamente di lei.
Dato che la matematica non è un’opinione, la somma di questi tre elementi conduce a un risultato univoco: Jamie Sullivan = Mary Sue.
Per fortuna la voce narrante è quella di LANDOM: questo ragazzo non ha niente che non vada, non c’è nulla che faccia di lui un badboy e per fortuna il romanzo, diversamente dal film, non lo spaccia per tale. Mi sembra abbastanza caratterizzato, ma non ci trovo niente di che. La sua relazione con Jamie, inoltre, mi sembra poco realistica, per come è strutturata: prima si vergogna di uscire con lei, dopo arriva a sposarla e a passare tutta la vita pensando a lei. A far scattare la molla è, a suo dire, il fatto che abbia capito tutto dalla vita grazie a lei. In realtà, da quello che si evince, finché la vede come “brutto anatroccolo” si vergogna, quando la vede come “cigno” fa tutto il resto.
ALTRI PERSONAGGI: non pervenuti, dato che hanno un ruolo molto marginale e, di conseguenza, sono poco caratterizzati.

Valutazione finale: 3/5
Lettura scorrevole e piacevole, ma senza ombra di dubbio sopravvalutata. Ho letto altro di Nicholas Sparks e, finora, questo è il romanzo che mi è piaciuto meno.

mercoledì 18 dicembre 2013

RECENSIONE: Steve Martini, "La Classifica"

Il romanzo che ha reso vive le mie pause pranzo al lavoro negli ultimi giorni è “La Classifica” (titolo originale: “The List”) di Steve Martini. È uscito nel 1997 ed è arrivato in Italia nel 1998, ma mi ha dato l’impressione di essere ambientato in un’epoca un tantino precedente (praticamente nessuno ha un cellulare, nel romanzo, e dato che si tratta di avvocati ed editori il mio sospetto è che non siano gli anni ’90).

Prima impressione
Per una volta inizierò dalla quarta di copertina, anche se in genere non lo faccio mai.

Abby Chandlis, disillusa scrittrice di mezza età, ha scritto un romanzo formidabile. Per riuscire a piazzare la sua opera, deve tuttavia ingannare i grandi nomi dell’editoria e assumere un uomo affascinante affinché reciti la parte dell’autore. Quando, per, il libro balza in cima alla classifica dei best-seller, Abby su trova sola con un segreto che vale milioni di dollari e il gioco le sfugge di mano con conseguenze mortali. E se avesse stretto un patto col diavolo? Teso, incalzante, sorprendente, il thriller che ha consacrato Steve Martini tra gli assi della suspense.

Quando in biblioteca mi è capitato davanti agli occhi quel libro dalla copertina insignificante e ho letto cosa c’era scritto dietro, ho sentito scattare una scintilla.
“Potrebbe essere interessante”, mi sono detta. Le aspettative non sono state deluse.

La trama
Abby è un avvocato alle dipendenze di un importante studio legale. Ha più o meno 45 anni, è divorziata e trascorre le notti a scrivere. Ha pubblicato tre romanzi, ma sono caduti in fretta nel dimenticatoio. Quando ha scritto il vero romanzo “bomba”, l’ha inviato a un editore usando un nome falso da uomo, Gable Cooper. È un successo. Un’agente letteraria vuole incontrarla, credendo che lei sia l’agente di Gable Cooper. Con la complicità degli amici Morgan Spencer (suo collega da sempre innamorato, non corrisposto, di lei) e Theresa Jenrico (la sua migliore amica, che è ospite a casa sua dopo avere lasciato il marito violento e alcolista), Abby sta al gioco. Non le resta che trovare un modello che interpreti la parte di Gable, per poi rivelare di essere lei la vera autrice del romanzo soltanto quando questo sarà in vetta alle classifiche.
È Theresa ad aiutarla, in un primo momento. Le due donne incontrano un giovane modello (e probabile gigolò) e decidono di ingaggiarle. Lui, però, all’ultimo momento dà buca ad Abby per non rinunciare a un impegno di lavoro, convincendo il suo fratello maggiore, Jack, a presentarsi al suo posto e a interpretare la parte dell’autore.
L’affare è fatto: Abby ingaggia Jack, che ha solo pochi anni meno di lei e ha un fascino inequivocabile, che ha sempre sognato di diventare scrittore, ma che non ha un grande talento. La situazione, però, le sfugge di mano: l’assassinio di Theresa, nella casa in cui le due donne vivevano e in cui Abby conservava la prima bozza del romanzo, battuta a macchina su fogli intestato allo studio legale (che attesterebbero quindi la vera paternità dell’opera), innesca una serie di eventi a catena che coinvolgono anche il signor Jenrico, Morgan, l’ex marito di Abby desideroso di essere mantenuto, ecc...
Per Abby, sempre più affascinata da Jack, sembra impossibile capire di chi possa e di chi non possa fidarsi... e fino alle ultime pagine non lo capiranno nemmeno i lettori dato che, il finale scontato che si poteva ipotizzare a due capitoli dalla fine, viene smentito in un rocambolesco finale.

Struttura
Capitoli brevi narrati al passato remoto: ottima scelta, specie considerando che ad essa è accompagnato un testo fluido.
Narratore onnisciente: mhm... non mi ha convinta del tutto. Sarà che preferisco interi capitoli, o parti di capitoli, scritte sempre dallo stesso punto di vista, con un’alternanza netta... forse è solo un’opinione mia, ma mi sembra che in questo modo sia un po’ meno ordinato.

Valutazione finale: 4/5
È stata una lettura formidabile, a mio parere. Era da un po’ che non leggevo un thriller così avvincente. Questo è un thriller, ma ha anche una struttura simile a quella di un giallo classico. Per intenderci non è uno dei thriller in cui si narra di una “fuga” dal colpevole sapendo fin dalle prime pagine chi sia il colpevole. Ci sono forti sospetti, ma... non aggiungo altro per non spoilerare.
Una cosa che ho apprezzato un po’ meno è la quasi totale assenza del lato introspettivo: Abby perde una cara amica, viene pesantemente tradita da una persona della quale si fidava, ha buoni motivi per non fidarsi nemmeno di una persona che le sta accanto... eppure le sue sensazioni vengono sempre liquidate in poche righe. Avrei gradito che anche questo aspetto fosse approfondito un po’ di più. L’avrei trovato, se non altro, più realistico.

giovedì 12 dicembre 2013

RECENSIONE: "Gli specialisti" di David Wolstencroft

Good News, Bad News”, romanzo di David Wolstencroft pubblicato nel 2004, è divenuto di lì a poco uno dei romanzi il cui titolo italiano, “Gli specialisti”, è stato messo abbastanza a caso. Il titolo originale, invece, era molto azzeccato, considerando che secondo uno dei protagonisti a una buona notizia corrisponde sempre una cattiva notizia, a cui ne corrisponde una buona, a cui ne corrisponde una cattiva... eccetera, eccetera, eccetera...

Mi è capitato sotto gli occhi sabato scorsa in biblioteca, l’ho preso in prestito con l’intenzione di leggerlo durante le pause pranzo al lavoro... e ora, dopo quattro giorni e altrettanto pause pranzo, sono giunta al termine.

La trama
Charlie e George, due dipendenti dei servizi segreti, finiscono sotto copertura a lavorare per uno studio fotografico. Charlie ha 27 anni, sua moglie è morta in un incidente stradale e ha una serie di reminescenze dei tempi della scuola che a suo parere gli sono utili anche nella sua attuale vita: l’idea delle buone e delle cattive notizie è una di queste. George ha 50 anni e, di fatto, di lui non sappiamo nulla.
I due scoprono di essere entrambi agenti segreti quando Charlie viene attirato da una donna in una sorta di trappola mortale, da cui esce vivo soltanto grazie all’intervento di George. Inoltre entrambi vogliono lasciare i servizi segreti e ad entrambi viene affidato un ultimo incarico. A George viene commissionato l’omicidio di Charlie. A Charlie viene commissionato l’omicidio di George.
Dopo avere tentato di uccidersi a vicenda i due decidono di allearsi e di fingersi entrambi morti, in modo da salvarsi e scoprire perché i servizi segreti abbiano deciso di eliminarli.
Ne segue una lunga fuga, in cui è impossibile riuscire a fidarsi di qualcuno... e la conclusione è piena di colpi di scena, che riguardano anche la moglie di Charlie.

I personaggi
Non posso fare a meno di notarlo: i personaggi sono tanti, molto hanno un ruolo marginale e sono poco sviluppati. A volte, specie nella parte centrale e conclusiva, in cui da un capitolo all’altro si passa da un personaggio all’altro, mi capitava di tanto in tanto di andare un po’ in confusione. Di fatto soltanto i due protagonisti e Neil (l’ex compagno di scuola di Charlie con cui stabilì che a una buona notizia corrisponde una cattiva notizia e così via di seguito) sono più che semplici nomi.

La struttura
Il romanzo è, a mio parere, molto scorrevole e ben scritto. I capitoli brevi, in cui si salta spesso da una situazione a un’altra completamente diversa, impediscono al lettore di annoiarsi, complice anche una certa ironia di fondo.
C’è comunque, secondo me, un’evidente pecca: i capitoli finali sono molto “frettolosi”, al punto tale che talvolta tendevo a entrare un po’ in confusione, non riuscendo a capire molto agevolmente cosa fosse appena accaduto.

Il finale
Il finale ha riservato un colpo di scena che mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, mentre ha spacciato per “colpi di scena” cose che non lo erano affatto... per esempio il fatto che [ATTENZIONE: piccolo spoiler] la moglie di Charlie fosse stata uccisa lo sospettavo fin dalle prime pagine...

Valutazione: 4/5
Al di là dei difetti (a mio parere - e il mio parere non vuole condizionare nessuno) di cui ho già parlato, trovo comunque che questo romanzo sia stato una lettura estremamente piacevole, che sono felice di avere portato a compimento. L’ho letto praticamente tutto d’un fiato, nelle occasioni in cui ne avevo la possibilità, e non vedevo l’ora di scoprire quali sorprese mi avrebbe riservato.

sabato 30 novembre 2013

RECENSIONE: "Il Canto della Rivolta" (Hunger Games #3), di Suzanne Collins

Inizio con una premessa: adesso ci si diverte, ma sul serio... Sono qui, infatti, per chiudere le mie osservazioni sulla trilogia di "HUNGER GAMES", che, come ho già avuto modo di dire, è così composta:

1) Hunger Games (Recensione QUI);
2) La Ragazza di Fuoco (Recensione QUI);
3) Il Canto della Rivolta.

A suo tempo sono stata molto soddisfatta del primo romanzo e moderatamente soddisfatta del secondo. Il finale, seppure non del tutto autoconclusivo, del secondo romanzo, non mi aveva lasciato molta suspense. Questo poteva essere interpretato in più modi, ma io lo interpretavo in un modo solo: mi aveva già dato l'impressione che l'autrice avesse voluto semplicemente allungare il brodo.
Con il terzo romanzo ne ho avuto la conferma. Mi dispiace dirlo, ma questa recensione non soddisferà il pubblico di fanboy e fangirl degli Hunger Games. Mi dispiace, con questa recensione non voglio certo sminuire né l'autrice né il primo romanzo della serie, ma credo proprio che trovare qualcosa di positivo da dire sia mooooolto difficile. O meglio, qualcosa di positivo finirò per dirlo, ma avrò anche molte cose negative da dire.
ATTENZIONE: il lato sarcastico di me che avete già conosciuto quando ho recensito i romanzi della Meyer è tornato per un resoconto semi-completo degli avvenimenti, quindi se volete leggere questo romanzo senza spoiler evitate di andare avanti.

Dopo gli Hunger Games, ecco il momento delle saghe mentali...
Katniss è nel distretto 13, insieme a Gale fuggito dal 12, insieme alla madre e alla sorella Prim, fuggite dal 12. La madre e la sorella assistono i feriti in ospedale, Gale... mhm... Gale che cosa fa? Questa è una bella domanda, ma non siamo tenuti a saperlo, dato che ciò che fa, in generale, è far battere il cuore di una molto-più-lamentosa Katniss che rischia seriamente di cadere nella sindrome della Mary Sue. Il cuore di Katniss comunque batte anche per il pensiero di Peeta, che è prigioniero di Capitol City, che è lontano, che chissà se potrà mai tornare, che chissà se pensa a lei... ogni tanto, comunque, Katniss riesce a non pensare a lui. Quei rari momenti li trascorre pomiciando con Gale, che evidentemente trova normale: 1) l'idea di stare insieme a una ragazza che fino a poco tempo prima considerava come una sorella, 2) l'idea che una ragazza che si declama innamorata pazza di un altro impazzisca dal desiderio di stare insieme a lui.
In tutti gli altri momenti, quando non sta pomiciando con Gale, Katniss è distrutta dall'idea di poter perdere le uniche due persone a cui vuole bene, che sarebbero Gale e Peeta appunto. Ci sono anche la madre e la sorella, questo sì, ma a parte i capitoli in cui compaiono, per loro non viene generalmente speso un singolo pensiero.
A fare da contorno alle circa 200 pagine di tutto ciò, accadono anche i seguenti avvenimenti:
1) l'ambigua presidente del Distretto 12, la signora Coin, concede la grazia ai tributi fatti prigionieri da Capitol City, destinati alla condanna a morte, e promette a Katniss che le darà la possibilità di uccidere Snow, presidente di Panem;
2) la ribellione dei distretti continua sotto la guida, tramite gli schermi televisivi, di Katniss, che viene ancora vista come una figura di riferimento e che quindi deve posare per la TV e recitare battute in cui sostiene che saranno i ribelli a vincere lo scontro;
3) c'è un bombardamento, annunciato da Peeta in TV, durante il quale tutti si rifugiano in un bunker sotterraneo, dove viene speso più tempo del solito nel parlare di Ranuncolo, il gatto di Prim (Primrose significa Primula, Katniss è il nome di qualche altra pianta... e anche i gatti, a quanto pare, si chiamano come piante);

Peeta is back!
Come punizione per avere rivelato in diretta TV che il distretto 13 era in pericolo, Peeta viene "avvelenato" da quelli di Capitol City e, per effetto della droga, diventa una sorta di psicopatico. Ma non temete: l'happy ending prevede che alla fine riesca miracolosamente a guarire, senza che venga spiegato come.
Intanto, però, quando viene liberato dall'esercito del distretto 13 (che più che un esercito sembra un'accozzaglia di individui messi lì a caso, con alcuni che sono soltanto nomi e non sono veri e propri personaggi), la guarigione è ancora molto lontana. Nel suo primo incontro con Katniss, tenta di strangolarla e per poco non la ammazza.
Perché tutto ciò mi dà la sensazione di dejà-vu?
...
...
...
Ah, già, una scena simile c'è stata tra Viandante e Ian, ne "L'Ospite" della Meyer. Naturalmente Viandante giustificò completamente il comportamento del futuro amato. Anche Katniss non fa granché di diverso.
Siamo intanto di nuovo in tema di messaggio subliminale pro-violenza domestica. Se la Meyer la giustificava nel caso in cui l'uomo che fa del male alla donna poi le sussurri dolci parole d'amore, la Collins sembra giustificare i maltrattamenti da parte di chi è sotto l'effetto di sostanze che alterano la coscienza. Mah...
Torniamo a Katniss. L'avevamo lasciata che scagliava frecce contro conigli, scoiattoli, capretti, gatti selvatici e avversari antipatici, la ritroveremo più avanti a scagliarle contro passanti che le sbarrano la strada... e qui invece non rifila nemmeno un calcio nei coglioni al fidanzato strangolatore. E' meglio dedicarsi alle saghe mentali, anche perché Gale nel frattempo è troppo preso dalla costruzione di bombe per perdere tempo a limonare con lei.
Dopo oltre metà romanzo, che sono riuscita a digerire veramente a fatica, si inizia a vedere un po' di azione... forse. Katniss, Peeta, Gale, Finnick (il "tributo" figo del secondo romanzo) e altri personaggi arrivati strada facendo prendono parte a una missione contro il presidente Snow e si rendono conto che la Coin non è dalla loro parte, ma che bada solo al proprio tornaconto personale.
Peeta nel frattempo si dedica alle saghe mentali nel vero senso della parola: è tutto un susseguirsi di "dovrei morire perché sono pericoloso", "dovrei morire perché non ricordo nulla", "dovrei morire perché [altro motivo messo a caso]", ecc...
Per risolvere la situazione lo ammanettano, in modo che non possa utilizzare armi, e rimane ammanettato per almeno 150 pagine, suscitandomi un dubbio esistenziale: ma quando deve andare in bagno?

L'evoluzione dei rapporti sentimentali nella filosofia di Panem
Dopo un attacco di ibridi (mostri creati ad arte dagli Strateghi a scopo distruttivo) sopravvivono solo in cinque: tra di loro ci sono Katniss, Gale e Peeta, il che è mooooolto sorprendente. O forse no? Propenderei per il no.
Comunque si rifugiano in un negozio di pellicce, la cui proprietaria a quanto pare li aiuta, perché ormai Capitol City è sul punto di arrendersi ed è la soluzione più conveniente. O forse non è così, ma non siamo tenuti a saperlo, perché lei è uno dei tanti personaggi che sono solo un nome ma non hanno un ruolo preciso all'interno della trama.
Si assiste comunque a un siparietto davvero epico, in cui Katniss finge di dormire, mentre Peeta e Gale conversano a proposito del potenziale futuro di uno di loro insieme a lei. Qui, intanto, mi è sovvenuto un dubbio esistenziale: ma... qualcosa del genere non lo si era visto anche nella serie di "Twilight" (mentre Bella, Edward e Jacob erano insieme in una tenda in mezzo al gelo in quello che doveva essere uno scontro contro i vampiri sciatti e trasandati quindi cattivi)?
Tralasciando comunque le analogie con qualcos'altro, Gale e Peeta sembrano dedurre che:
1) Katniss sceglierà necessariamente di stare con uno dei due;
2) nonostante il mondo sia pieno di donne, entrambi sanno che il loro futuro è con Katniss;
3) Katniss sceglierà di stare con chi dei due sarà più economicamente conveniente stare;
4) nonostante si tratterebbe di un'unione di convenienza, entrambi non sembrano minimamente disturbati da tutto ciò;
5) la partecipazione emotiva, nel parlare della ragazza che amano, è paragonabile alla partecipazione emotiva che potrebbero avere se stessero parlando di un oggetto di arredamento;
6) Katniss è disturbata per un totale di tre o quattro righe dal fatto che entrambi la vedano come una che bada solo alla convenienza, mentre successivamente prende anche lei a considerare Peeta e Gale alla stregua di due oggetti di arredamento.

Verso il finale...
Dato che la saghe mentali occupano la maggior parte del romanzo, nelle ultime 50 pagine assistiamo ai seguenti colpi di scena:
1) Prim muore in un bombardamento messo in atto grazie alle bombe di Gale;
2) per Katniss giunge il momento di uccidere Snow con una freccia, ma in realtà uccide volutamente la Coin;
3) Katniss finisce in una sorta di ospedale psichiatrico, mentre al di fuori la guerra finisce;
4) Katniss torna nel distretto 12, da sola;
5) nonostante abbia ancor una madre viva e vegeta, Katniss sostiene di avere perso TUTTE le persone a cui ha voluto bene;
6) Katniss rivede Peeta e improvvisamente sostiene di amarlo - nell'epilogo troveremo i due adulti, con due figli, con Katniss ancora tormentata dal proprio passato, mentre Gale nel frattempo ha accettato un buon lavoro nel distretto 2 e non si sa che fine abbia fatto.

CONSIDERAZIONI
Molte lettrici sono rimaste disturbate dall'epilogo, in cui Katniss si mette insieme a Peeta perché non conosce nessun altro, più che perché lui è il grande ammmmmmmore della sua vita. Personalmente questo non mi ha delusa. Katniss e Peeta hanno seguito un particolare percorso, che abbiamo visto nei romanzi precedenti, che li hanno portati a perdere i loro familiari e amici. Non mi sembra così strano che entrambi cerchino di non perdere l'unica persona che può ancorarli a quel poco di positivo che c'è stato nel loro passato.
Ciò che mi ha disturbata, piuttosto, è stato il modo in cui si è arrivati a tutto questo. Il terzo romanzo di questa serie mi sembra un'imitazione di tanti altri romanzi per ragazzine (altra analogia con la serie di "Twilight" è la seguente: come in "Breaking Dawn", ne "Il canto della rivolta" c'è un'intera distesa di personaggi inutili, che non sono destinati ad essere approfonditi e che non hanno un ruolo specifico) e, mentre in altre serie almeno questo c'è fin dall'inizio, qui stiamo parlando di un caso in cui il primo romanzo si era distinto proprio per le sue differenze dalla maggior parte delle serie young adult, quindi la delusione è doppia: se abitui il lettore ad avere qualcosa di migliore, quando ciò che gli offri dopo non solo non è migliore, ma talvolta arriva a sembrarti anche peggio, di certo non puoi pretendere che sia soddisfatto.

VALUTAZIONE: 2/5
Più di così non riesco a fare. Sono sempre del parere che "Hunger Games" avrebbe dovuto essere un romanzo autoconclusivo.

RECENSIONE: "La Ragazza di Fuoco" (Hunger Games #2), di Suzanne Collins

C'è una novità piuttosto importante: oggi ho finalmente concluso la lettura dell'ultimo capitolo della serie "Hunger Games". Quindi non c'è tempo da perdere, ecco a voi la recensione del secondo romanzo, "La ragazza di fuoco", seguito di "Hunger Games" che ho recensito ieri sera.

TRAMA
Abbiamo lasciato Katniss co-vincitrice, insieme a Peeta, della 74° edizione degli Hunger Games.
I due si sono trasferiti nel quartiere di lusso dedicato ai vincitori, nel 12° distretto da cui provengono e per loro si prospetterebbe uno sfarzoso futuro, se non fosse che il presidente Snow, dittatore di Capitol City, si vede messo in pericolo dalla ragazza. A seguito del suo finto suicidio, infatti, è divenuta una sorta di esempio per la popolazione di Panem, che sta per dare vita a una ribellione contro la capitale.
I due tentano di fingere di non avere inscenato il suicidio allo scopo di salvarsi, ma di averlo fatto per amore. Annunciano infatti pubblicamente il loro fidanzamento, seppure Katniss, dopo essere tornata a casa, si senta molto legata a Gale, suo amico d'infanzia.
Il presidente Snow non è comunque soddisfatto di come si sta evolvendo la situazione, dato che Katniss è una figura di riferimento per il paese, ormai. Dal momento che si avvicina la 75° edizione degli Hunger Games, viene quindi decretato che questa sarà l' "edizione della memoria", dove gareggeranno, per ciascun distretto, soltanto vecchi vincitori degli Hunger Games. Viene quindi meno la regola che tutela i vincitori. Per il povero distretto numero 12, dove ci sono state soltanto tre vittorie negli Hunger Games, il sorteggio è quasi scontato: come concorrente maschio tocca a Peeta (l'altro era il loro "preparatore", di mezza età e alcolizzato), mentre come concorrente femmina non ci sono dubbi fin da subito: sarà Katniss a tornare nell'Arena.
All'interno dell'Arena, Katniss ha l'intenzione di "sacrificarsi" per salvare la vita di Peeta, che ritiene meritevole della vittoria. I due, in questa parte conclusiva del romanzo, inoltre stringono alcune alleanze, in particolare con un ragazzo di nome Finnick e una donna anziana che risponde al nome di Mags che era stata la sua mentore.
Quest'ultima muore e Katniss, Peeta e Finnick stringono altre alleanze con altri tributi, di cui la maggior parte sono consapevoli di un complotto contro Capitol City, che permetterà a loro di uscire dall'Arena, distruggendone il campo magnetico.
Qualcosa va storto, però, e alcuni concorrenti, tra cui Peeta e la scontrosa Johanna, alleata/nemica di Katniss, vengono fatti prigionieri da Capitol City. Katniss, invece, si risveglia, ferita, su un hovercraft che la porterà nel 13° distretto, che molto tempo prima si ribellò alla capitale e che secondo le fonti ufficiali era stato completamente annientato.
Qui Katniss ritrova la famiglia e Gale, che la informa che loro sono tra i pochi sopravvissuti a un bombardamento che ha raso al suolo il 12° distretto.

I PERSONAGGI E I RAPPORTI TRA I PERSONAGGI
Soprattutto nella sua seconda parte, "La ragazza di fuoco" ha molte analogie con "Hunger Games" e la trama si rivela piuttosto simile: ventiquattro concorrenti, uno solo che arriverà in fondo, alleati etichettati come "buoni" e avversari etichettati come "cattivi", nonostante tutti abbiano l'obiettivo di uccidersi a vicenda...
In tutto questo calderone ho apprezzato l'approfondimento nei confronti di personaggi come Finnick e Johanna, mentre mi è sembrato che venissero lasciati in secondo piano altri personaggi, per l'esattezza tutti quelli che non potevano essere etichettati come giovani, belli e fighi.
Per quanto riguarda Johanna, comunque, mi è piaciuta profondamente. Cercate di immaginarvi una donna adulta, che durante l'adolescenza ha combattuto e sconfitto altri 23 adolescenti. Come vincitrice è stata destinata a una vita libera da preoccupazioni... e si ritrova di nuovo nell'Arena, vedendo crollare tutto. Che possa essere scontrosa nei confronti di chi prima o poi finirà per ucciderla non è forse normale?

VALUTAZIONE: 3/5.
La valutazione si basa su questo specifico romanzo, non su tutta la serie. Tiene conto dei punti di forza, come la scorrevolezza della trama per buona parte dei capitoli, ma anche dei punti di debolezza, in particolare che si tratta di una sorta di copia del primo romanzo, fatta per essere più appetibile a un pubblico di ragazzine (anche grazie alla presenza di Finnick, che interpreta la parte del figo di turno - e che, per fortuna, è già fidanzato, quindi ci è stata risparmiata un'inverosimile love-story tra lui e Katniss), in cui anche la protagonista non è più sempre così determinata come in precedenza.

Tra non molto arriverà anche la recensione del capitolo conclusivo della serie.

venerdì 29 novembre 2013

RECENSIONE: "Hunger Games" di Suzanne Collins

"Hunger Games" è un romanzo fantascientifico-distopico pubblicato nel 2008 da Suzanne Collins, di cui è uscito un film alcuni anni dopo.
Si tratta del primo romanzo di una serie, composta dai seguenti romanzi:

1) HUNGER GAMES;
2) LA RAGAZZA DI FUOCO;
3) IL CANTO DELLA RIVOLTA.

Ne avevo sentito parlare molto bene e, quando in biblioteca mi sono ritrovata davanti il primo volume della serie, ho deciso di prenderlo in prestito.
Non me ne sono pentita...

AMBIENTAZIONE
Il romanzo si svolge a Panem, uno scenario futuristico collocato nell'attuale territorio degli Stati Uniti. Il mondo per come lo conosciamo è stato distrutto dagli antenati dei nostri protagonisti e ora è diviso in 12 distretti, controllati dalla dittatura della capitale, Capitol City.
Ogni anno 12 ragazzi e 12 ragazze devono essere sacrificati simbolicamente alla capitale, in un evento chiamato "Hunger Games", seguito in diretta televisiva 24 ore su 24, come un reality show. I partecipanti, estratti a sorte, devono combattere fino a uccidersi, in un contesto surreale in cui gli Strateghi, ovvero gli organizzatori, possono scatenare dietro ai concorrenti qualunque tipo di calamità naturale.
L'ultimo che rimane in vita sarà il vincitore e gli sarà concesso di vivere nel lusso fino alla fine dei suoi giorni, senza più correre il rischio di poter essere sorteggiato per gli Hunger Games.

TRAMA
E' il giorno in cui, nel distretto 12, quello dei minatori, vengono estratti a sorte il ragazzo e la ragazza che dovranno partecipare alla 74esima edizione degli Hunger Games.
Vengono estratti il 16enne Peeta Mellark e la 12enne Primrose Everdeen. Katniss, la sorella maggiore di quest'ultima, per salvare la vita di Primrose decide di offrirsi volontaria e di sacrificarsi al suo posto.
I due, così come gli altri tributi, avranno a disposizione uno staff di preparatori, prima di raggiungere l'Arena, luogo in cui si svolgeranno gli Hunger Games. Inoltre, a seconda dell'audience che faranno, potranno ricevere delle offerte (di cibo, di armi o di medicinali), una volta in cui saranno all'interno dell'Arena, da parte di sponsor.
E' in questo contesto che Katniss e Peeta inscenano una storia d'amore, che causa un incremento del successo degli Hunger Games.
Proprio per questo viene aggiunta una regola diversa, solo per quell'anno: se due tributi dello stesso distretto resteranno vivi fino all'ultimo, saranno proclamati due vincitori.
E' proprio quello che sta per accadere, quando dopo avere affrontato le insidie dell'Arena i due si ritrovano a essere gli unici sopravvissuti. Ma la nuova regola era un bluff e i due vengono esortati a combattere fino alla fine.
E' inscenando il loro suicidio che riescono a sopravvivere, perché gli Strateghi non possono accettare l'idea che non ci sia un vincitore vivente.

I PERSONAGGI E I RAPPORTI TRA PERSONAGGI
In questo primo romanzo ho apprezzato abbastanza Katniss. Seppure in certi momenti non sia poi così simpatica, con la sua aria da saputella tuttofare, ho apprezzato il fatto che non sia una protagonista lagnosa e incapace di qualunque azione.
Gli altri, purtroppo, non mi sono sembrati approfonditi tanto quanto lei, se non per qualche accenno, relativo al passato per quanto riguarda Peeta e gli amici e parenti di Katniss. Degli altri "tributi" sappiamo ben poco, l'unica che viene approfondita è Rue, una ragazzina indifesa che a Katniss ricorda molto Primrose. Gli altri vengono considerati, bene o male, come carne da macello.
Per quanto riguarda le relazioni tra personaggi, ho trovato molto spontanea l'amicizia che nasce tra Katniss e Rue quando le due, che hanno alle loro spalle un background simile (entrambe provengono da un distretto povero, in cui le persone sono costrette ad "arrangiarsi" per sopravvivere) che si alleano per contrastare quelli che vedono come avversari più forti di loro.
Ho apprezzato un po' meno il lato sentimentale che, come al solito, viene offerto su un piatto d'argento al pubblico target (stiamo infatti parlando di uno young adult). Mi chiedo: per quale dannata ragione, solo perché sta fingendo di essere innamorata di lui, Katniss dovrebbe innamorarsi di Peeta?! E poi mi chiedo: dopo i suoi baci in diretta TV con Peeta, perché dopo un intero romanzo Katniss dovrebbe interrogarsi su che cosa ne pensi l'amico d'infanzia Gale, con il quale, come si evince dai numerosi flashback, c'è sempre stato un rapporto di amicizia e nulla di più? Ho apprezzato comunque che, finiti gli Hunger Games, le strade di Katniss e Peeta tornino a separarsi.

IL TESTO
Personalmente non amo molto la narrazione al presente, ma non credo che questa possa sminuire il valore di un romanzo. A rendere il tutto ben poco scorrevole è, a mio parere, il modo in cui le frasi sono strutturate. E' molto colloquiale, con periodi lasciati a metà e punti spesso usati al posto delle virgole. Questo l'ho apprezzato ben poco.

ORIGINALE O NO?
Ho sentito parlare di un romanzo giapponese degli anni '80-'90 che con "Hunger Games" ha molta attinenza. Parla di ragazzi costretti a combattere in una situazione che ricorda molto l'Arena del romanzo della Collins. Dal momento che non ho letto tale romanzo e che comunque anche due situazioni di partenza simili possono essere interpretate in maniera radicalmente diversa, non ci metterei la mano sul fuoco, per quanto riguarda la mancanza di originalità.
A me la storia dei tributi ha ricordato molto i ragazzi e le ragazze sacrificati al Minotauro, e in effetti la Collins ha dichiarato di avere preso spunto proprio da lì.
Per concludere questo paragrafo non posso fare altro che dire che non ho una risposta univoca alla domanda con cui l'ho iniziato.

PRIMO ROMANZO DI UNA SERIE
Nonostante fosse un romanzo autoconclusivo, sono usciti due seguiti. Ho letto "La ragazza di fuoco" e sto leggendo "Il canto della rivolta".
Temo che le ragioni per cui ci sono stati due ulteriori romanzi siano le seguenti:
1) allungare il brodo, anche per promuovere il film in uscita nel 2012;
2) rendere la serie più appetibile alle ragazzine.
Infatti seguirà un secondo romanzo in cui Katniss diventerà improvvisamente la 16enne che può salvare il mondo, si farà molte saghe mentali a proposito di Peeta, il grande ammmmmore della sua vita... ma l'ammmmmore della sua vita non era Gale?! no, era Peeta... ma anche Gale in assenza di Peeta... e Peeta in assenza di Gale... Il secondo l'ho trovato comunque ancora apprezzabile (anche se la trama è in tutto e per tutto simile a quella del primo: basti pensare che Katniss e Peeta si troveranno di nuovo a combattere nell'arena, a stipulare alleanze con gli altri tributi, alleanze che possono finire da un momento all'altro, e quant'altro...) e seguirà a breve una recensione.
Il terzo devo ancora finirlo e la mia impressione è che sia affetto dalla cosiddetta Sindrome di Breaking Dawn, che consiste nel far comparire dozzine e dozzine di personaggi di cui di fatto conosciamo soltanto il nome, nonostante non più di quattro o cinque siano importanti ai fini della trama. E "Breaking Dawn", capitolo conclusivo di "Twilight" della Meyer, nonostante sia lungo il doppio de "Il canto della rivolta", l'ho letto in meno tempo, anche se non è un capolavoro. Questo significa solo una cosa: sto trovando "Il canto della rivolta" di una noia mortale.

VALUTAZIONE: 4/5.
Ho esaminato "Hunger Games" come se fosse un romanzo a sé stante, invece che parte di una serie che è andata progressivamente in calando.
L'ho trovato un buon romanzo ed è una lettura che consiglierei, ma consiglierei anche ai lettori di fermarsi al primo e di non proseguire con gli altri.

sabato 9 novembre 2013

RECENSIONE: “Dentro Jenna” di Mary E. Pearson

È giunto il momento di tornare con un’altra recensione e, in questo caso, vi presento il romanzo “Dentro Jenna” di Mary E. Pearson, un romanzo fantascientifico distopico (sempre che un mondo libero dove la sperimentazione scientifica elevata alla massima potenza al fine di salvare vite umane possa definirsi distopico, cosa di cui ho qualche non troppo lieve dubbio - ma come distopico viene definito) young adult che tempo fa mi è capitato davanti agli occhi in biblioteca.
L’ho preso in prestito... e ho finito di leggerlo dopo settimane. Vediamo di analizzare il perché, tenendo conto che comunque si tratta di un’opinione personale.

La copertina
Mi ha colpita. Mi sono chiesta quale fosse il significato e poi ho letto il romanzo.
Ho finito di leggere il romanzo e me lo chiedevo ancora.

La trama
Jenna Fox ha avuto un grave incidente all’età di sedici anni. Si risveglia dopo un anno di coma, senza ricordare nulla, se non quello che può rivedere dai vecchi filmati registrati dai suoi genitori, in una nuova casa, praticamente isolata dal mondo, con una madre che le è estranea e una nonna che la evita. In compenso Jenna sembra conoscere a memoria intere opere letterarie.
Qualche ricordo, a poco a poco, sembra riaffiorare, a Jenna sembra inoltre di udire le voci di Kara e Locke, due suoi amici di cui non sa più nulla.
È a questo punto che vuole a tutti i costi scoprire la verità e... ATTENZIONE: SPOILER! e scopre che della vecchia Jenna non è rimasto che un misero 10%, e che lei è una sorta di protesi vivente illegale (la percentuale entro cui è permesso a un paziente in fin di vita di essere salvato e ricostruito con una particolare sostanza chimica chiamata Biogel) in cui hanno impiantato qualcosa che doveva essere simile alla vecchia Jenna, i cui ricordi sono conservati in un computer custodito in un ripostiglio a cui la nuova Jenna non può accedere.

Jenna, gli altri personaggi e le interazioni tra i personaggi
Jenna ha un pessimo rapporto con i genitori, che accusa di tenerle nascosto troppe cose. Ha un pessimo rapporto anche con la nonna Lily, non per sua volontà ma perché la nonna, contrariata dall’“accanimento terapeutico” nei confronti della nipote, non riesce ad accettare la nuova Jenna al posto di quella vecchia. In compenso fa amicizia con un vicino di casa, un certo signor Bender che poi si rivelerà essere un caro amico di suo padre.
Inizia a frequentare la scuola, dove conosce un certo Ethan con il quale si scambia qualche bacio tutt’altro che contestualizzato, una certa Allys con le braccia e le gambe finte, un certo Dane sempre scorbutico e un paio di altri personaggi di cui mi sono già dimenticata il nome perché appunto non sono altro che nomi, proprio come Ethan, Allys e Dane.
Sintetizzando:
- quasi nessun personaggio è caratterizzato;
- quelli che potevano rivelarsi interessanti vengono lasciati da parte dopo poche pagine (vedi Bender) o messi da parte nella maggior parte dei capitoli per lasciare il posto a fatti insulsi (vedi Lily);
- Jenna potrebbe rientrare nella categoria “Mary Sue inKKKKKazzata con il mondo”.
Dopo un inizio a mio parere positivo, ancora prima che sia completata metà del romanzo (quando più o meno ci è stata sbattuta su un piatto d’argento il 95% della vita passata di Jenna e bisogna in qualche modo allungare il brodo), Jenna diviene una lamentosa di prima categoria sempre pronta ad accusare i genitori che l’hanno trasformata in un “mostro”, che l’hanno voluta salvare a tutti i costi per egoismo anziché lasciarla morire, che le hanno rovinato la vita, ecc... Va bene che questa Jenna c’entra poco e niente con quella precedente, ma che dire? Mi sembra che le pagine e pagine di lamentele si susseguano un po’ troppo.
A peggiorare la situazione c’è la “storia d’amore” con Ethan, che si svolge più o meno nel seguente modo:
- incontro con il bad-boy che si scoprirà essere un bravo ragazzo che ha agito contro la legge a fin di bene;
- bacio tra una coppia di pressoché sconosciuti;
- altre comparse casuali del bad-boy e altri baci vari.
Se non altro ci siamo risparmiati le saghe mentali del “lui è bellissimo mentre io sono un cesso” che si ripetono per più o meno duecento pagine in molti romanzi young adult, ma se non altro quel genere di saghe mentali avrebbero reso un po’ più realistica la loro relazione. Per come viene presentata sembra che la prima persona che incontri per strada debba essere la persona della tua vita.

Struttura
A rendere il romanzo una lettura a mio parere talvolta tediosa, è stato anche la quasi totale assenza di un filo logico, specie nella seconda parte del romanzo, in cui si susseguono capitoletti brevissimi, talvolta del passato, talvolta del presente, che rendono il tutto molto confusionario.
Per il resto il romanzo si struttura più o meno così:
- dubbi di Jenna per circa metà del romanzo;
- non più di dieci pagine in cui viene spiegata la storia di Jenna;
- decine e decine di pagine di lamentele di Jenna, intervallate da qualche incontro con Ethan e qualche lezione a scuola;
- confidenze con Allys, che rimane scioccata dal fatto che Jenna sia una specie di protesi vivente;
- Jenna ricorda i fatti del suo incidente che dopo più o meno due pagine viene archiviato una volta per tutte;
- Jenna viene aggredita da Dane mentre va a zonzo per i boschi, non si sa bene perché (il fatto non verrà mai più approfondito e Dane non comparirà più fino alla fine);
- Jenna distrugge il computer con la sua memoria e i due computer trafugati dai genitori con la memoria dei suoi amici;
- la famiglia di Allys chiede che la figlia malata terminale venga salvata allo stesso modo di Jenna.

L’epilogo
Il finale, a mio parere, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Due secoli e mezzo più tardi Jenna e Allys sono ancora vive: grazie al Biogel non invecchiano. Non siamo tenuti a sapere quanto a lungo potranno ancora vivere.
Jenna ha trascorso 70 anni insieme a Ethan: già la loro relazione era assurda a 18 anni, figuriamoci ora che si scopre che sono stati insieme finché Ethan ne aveva 90 e Jenna aveva ancora l’aspetto di un’adolescente.
Molti anni dopo la morte di Ethan, Jenna ha deciso di far nascere la loro figlia, che somiglia a Ethan: mhm... come si fanno i figli in questa ambientazione? Perché mi risulta che la figlia sia più o meno una bambina e che sembri essere nata un secolo e mezzo o più dopo la morte del padre... tutto ciò senza spiegazioni.
Jenna parla della morte dei genitori, degli amici e del marito senza tradire la benché minima emozione: okay, si è trasformata in una sorta di robot immortale eternamente giovane... ma appunto se tu vivi senza invecchiare e gli altri intorno a te muoiono uno dopo l’altro, un minimo di disagio dovresti trarlo, dalla tua condizione.

Valutazione finale: 1,5/5
Se questa doveva essere una lettura per adolescenti che facesse archiviare “Twilight” una volta per tutte, personalmente mi pare che sia stata un flop. La serie dei vampiri sbrilluccicosi se non altro ha un inizio, uno svolgimento dei fatti (talora assurdi, ma sono pur sempre fatti) e una conclusione. Questo romanzo, invece, mi è parso un susseguirsi di episodi buttati lì a caso. Peccato, perché le premesse avrebbero potuto essere buone.

sabato 19 ottobre 2013

La commedia del divino Eduardcallen

Fandom: TWILIGHT
Genere: DEMENZIALE
Lettura consigliata a: CHI NON HA NIENTE DA FARE E PENSA DI NON INORRIDIRE DI FRONTE A UNA PARODIA DEL PRIMO CANTO DELLA DIVINA COMMEDIA
Curiosità random (di cui non importa niente a nessuno): L'HO SCRITTA ESATTAMENTE (GIORNO PIU', GIORNO MENO) UN ANNO FA


Nel mezzo del cammin d’eterna vita
Mi ritrovai per un oscuro orto
Ché la mia amata Bella era smarrita

E io non me n’ero nemmeno accorto,
Ma un cervo selvaggio dal sapore forte
Di cavolo bollito ben presto ebbi scorto;

Andò incontro a improvvisa morte,
Per via della sua vegetale natura,
seguivo una dieta tra le più contorte!

Pensai di andare a scuola, ma che rottura!,
Tant’è che pieno di sonno a quel punto
Pensai che ne avrei abbattute le mura.

Ma poi da Bella io fui raggiunto
Laddove terminava quella valle,
Il pensiero della scuola fu defunto;

Guardai dietro di lei, vidi alle sue spalle
Un lupo dal pelo scuro e rigoglioso,
Volevo star solo con lei, che pa**e!

Bella mi disse: “ma quanto sei stiloso!”
E mi guardò con aria appassionata,
al che divenni tutto sbrilluccicoso.

Guardai una lepre con aria affamata
E Bella con la sua aria da oca giuliva
Mi sembrò parecchio eccitata;

Ma intanto la lepre ecco che fuggiva
Come rappresentate della vegetazione,
Io non pensavo che rimanesse viva.

Poi provai una strana sensazione,
Stare con Bella su un’isola deserta,
Sarebbe stata una bella occupazione,

E forse, seppur la cosa non era certa,
Ci saremmo anche divertiti molto
Stando abbracciati sotto una coperta;

Stavo scrutando il suo dolce volto
E lei osservò: “Eduard, sei divino!”
Lasciando il lupo parecchio sconvolto.

Restammo immobili tutto il mattino,
Mentre brillavo come una stella
Poi mi passò davanti un felino

E invece di cucinarlo in padella
Lo dissanguai mentre miagolava
Facendo il figo davanti a Bella!

Intanto lei ancor mi contemplava,
Parve che per timidezza non chiedesse
Che io mi asciugassi subito la bava;

Ma poi, senza che lei me lo dicesse,
Le chiesi: “Se qui accanto a una betulla
Uno come me te lo proponesse,

Mentre la mia luce glitter ti trastulla
Accetteresti di fare ciò che si fa spesso
Se un uomo è solo con una fanciulla?”

Domandò lei: “intendi fare sesso?”
Mi sconvolsi: “dicevo giocare alla Play,
che messaggio distorto ti ho trasmesso?”

“Ma volentieri, anche subito”, disse lei,
Il mio ego ancor se ne compiace,
Io, i videogiochi, sempre li farei!

Esclamò il lupo: “non mi do pace,
Te lo proposi io, a poco a poco
E rifiutasti... Bella, non mi piace!”

La mia pelle glitter mise a fuoco
E mi osservò con un certo sconcerto
Mentre il bagliore diveniva fioco;

Disse: “di vampiri io sono esperto,
Bella, mia cara, non fidarti di lui”,
E lei rispose: “non lo farò di certo!”

Esclamai: “Bella, il tuo amore fui,
divorando gatti, leoni e leopardi,
mi dici che non credi in me, per cui?”

Intanto, scattai, mentre si faceva tardi,
Su un fagiano che osservai con gusto...
Che avesse sapore di radicchio e cardi?

Scordai la betulla, inciampai sul fusto,
Stramazzai esclamando “oh, porca tro*a!”
E decretai che il mondo era ingiusto.

Mi chiese il lupo: “perché ci dai noia
Invece di buttarti da un ponte?
Per me sarebbe una vera gioia!”

“Or sei tu quel Giacob con la sua fonte
Di bimbominchiate dette senza senso?”
Gli chiesi io che gli stavo di fronte,

“Tra gli altri poeti di tutti ho il consenso,
Di ogni bimbaminchia io ho l’amore
Che si fa giorno dopo giorno più denso!”

“Sì, ma sta scritto nelle note dell’autore
Che molti consensi anch’io colsi
E per il mio pelo folto questo è un onore,

Alla dolce Bella io tutti i vestiti tolsi
E non puoi dire che non fui saggio!”
Bella lo baciò e io mi sconvolsi

E dissanguai un cervo di passaggio;
Naturalmente quando Bella mi vide
Esclamò di gioia in modo selvaggio:

“Eduard, mi piacciono le tue sfide
Ai vegetali che incontri sulla via,
La tua dentatura ciascuno uccide!”

Lo diceva sempre anche mia zia,
Alle ragazze faccio venire voglia
E quindi, a questo punto, sia come sia,

Sono uno che a un’umana s’ammoglia,
Le conficcherò nel collo i miei denti
Mentre tremerà come una foglia;

Ella si ciberà di vegetali alimenti,
E io stavolta sarò davvero bravo
E metterò in atto i miei migliori intenti;

Un dì col camion dei pompieri giocavo
E morì nell’attesa la vergine Camilla
Chiedendomi perché non la guardavo;

Or condurrò Bella nella mia villa
E arderemo come fiamme dell’inferno,
Del suo sangue non resterà una stilla;

Di giorno, di notte, d’estate, d’inverno,
Per la stanza da letto mi farà da guida
E saremo felici stavolta in eterno!

Non lascerò mai che Bella m’irrida...
“Basta con questi vampiri deprimenti!”
Urlò lei, e io sbiancai tra le sue grida;

“Se te ne andrai, tutti saranno contenti,
Specie le ragazze stanche di trovarsi
Corteggiate da succhiasangue dementi!”

E mentre la guardavo dileguarsi
“Di uno come me non è degna”, mi dissi,
E poi lei e Giacob furono scomparsi.

Bella, ti aspettavi forse che io svenissi
Mentre scappavate veloci come schegge?
Io ti raggiunsi, sperando che mi capissi;

“Ma tutta questa storia non regge!”
Esclamò una scrittrice di fanfic stilose,
“A gay incalliti la mia penna vi elegge!”

Io non compresi il senso delle cose,
Poi disse lei “allora Giacob notasti,
E il tuo cuore per lui subito esplose,

Di quel lupo mannaro t’innamorasti
Diventando fragile come vetro,
insieme a lui presto ti allontanasti”

Allora Giacob me lo infilò nel didietro...


mercoledì 16 ottobre 2013

Recensione: "Buick 8" di Stephen King

“From a Buick 8”, tradotto in italiano semplicemente come “Buick 8” è un romanzo di Stephen King pubblicato nel 2002, classificabile come horror, genere nel quale l’autore ha ormai una pluridecennale esperienza.

Prima impressione
Ho deciso di prendere in prestito questo libro quando l’ho visto nella biblioteca comunale del paese in cui abito. Tempo fa ne avevo già sentito parlare da un amico che, da grande appassionato di auto, non se l’era lasciato sfuggire. Me l’aveva consigliato, ma non essendo molto amante dell’horror all’inizio ero un po’ riluttante. Leggendo la quarta di copertina, però, mi sono convinta.

La trama
Una vecchia automobile comparsa misteriosamente in una stazione di servizio viene presa in custodia presso la stazione di polizia locale. È un’auto molto strana che, anzi, sembra non essere una “vera” auto. Iniziano a capitare strani episodi e ben presto la vecchia Buick diviene un segreto di cui è meglio che gli estranei non vengano a conoscenza, per evitare di dover dare troppe spiegazioni.
Quando alla stazione di polizia giunge un giovane tirocinante, figlio di un agente deceduto, che a suo tempo ebbe una forte attrazione nei confronti della Buick, e inizia a fare domande, finalmente i segreti iniziano a emergere. In particolare Sandy, il principale tra le voci narranti, inizia a raccontare al ragazzo la storia della Buick: dal suo bagagliaio escono strane creature (una volta uscì addirittura un umanoide), un agente scomparve mentre era nei pressi del bagagliaio... insomma, sembra che l’auto in realtà sia un portale tra due mondi e che l’attrazione magnetica che esercita sia ancora pericolosa.

A metà tra il thriller fantascientifico e l’horror
Pur essendo classificabile come horror, “Buick 8” somiglia più a un mix di thriller e fantascienza. Diversamente dalla parte degli horror, infatti, non contiene descrizioni molto macabre.
Personalmente apprezzo quest’ultimo dettaglio, così come è plausibile che sia apprezzato da tutti i deboli di stomaco!

Struttura e personaggi
Il romanzo è costituito da una lunga serie di flashback, attraverso varie voci narranti. Talvolta la voce narrante rimane la stessa per più capitoli, talvolta cambia. In particolare, superata la parte centrale, le voci narranti si susseguono. È proprio quest’ultima, a mio parere, la pecca principale del romanzo: mentre Sandy (voce narrante principale) e il giovane stagista sono personaggi ben inquadrati, così come il padre di quest’ultimo e i suoi vecchi colleghi, alcuni personaggi che in un primo momento sembrano di contorno e poi divengono voci narranti sono più nomi che personaggi e di loro tende a rimanere ben poco.

Le spiegazioni che non ci sono...
A conti fatti non scopriamo né da dove venga la Buick, né che fine abbia fatto l’uomo incappucciato che l’ha portata alla stazione di servizio, né come funzioni il portale, né dove conduca.
Abbiamo un solo dettaglio: l’auto continua a ripararsi da sola per tutta la sua “vita” e, quando smette di farlo, è prossima alla morte. L’autore lascia intendere che ci sono misteri che nessuno può risolvere. Devo dire che non ho apprezzato particolarmente questo escamotage: credo che, se anche i protagonisti non possono sempre scoprire tutto, ai lettori dovrebbe essere concesso, magari con un epilogo narrato con un differente punto di vista, che possa sciogliere i molti dubbi che i lettori continueranno ad avere.

Valutazione finale: 4/5
Lo ritengo un ottimo lavoro, anche se certi dettagli, di cui ho già detto, non mi hanno convinta al cento per cento.
Si tratta di un romanzo che può essere apprezzato sia da chi ama l’horror sia da chi non lo ama particolarmente. Mi sento di consigliarlo a chiunque ami la lettura.


Recensione scritta per il Corriere della Notte #11 del forum Scrittori della Notte.

martedì 15 ottobre 2013

RECENSIONE: "Le cattive ragazze non muoiono mai" di Katie Alender

Katie Alender è l’autrice della serie paranormal thriller young adult “Bad Girls Don’t Die”, composta da tre romanzi di cui soltanto uno già uscito in Italia. Si tratta di “Le Cattive Ragazze Non Muoiono Mai”, che potrebbe essere tranquillamente un romanzo autoconclusivo.

La serie:
1) Bad Girls Don’t Die
2) As Dead As It Gets
3) From Bad To Cursed
Il primo romanzo è uscito negli Stati Uniti nel 2009 e la serie risulta attualmente conclusa.

Prima impressione
La copertina italiana non colpisce particolarmente e non dà alcuna indicazione su che cosa il lettore possa scoprire tra le pagine. Potrebbe passare inosservata e questo sicuramente non rende onore al romanzo.
Quella che appare nell’immagine di copertina vuole essere una rappresentazione - almeno così si può intuire - di Kasey, sorella tredicenne della protagonista quindicenne Alexis.

Trama
Alexis ha 15 anni, è appassionata di fotografia e ha seri problemi nel relazionarsi con le persone che ha intorno. Il rapporto con i genitori è teso quando non è inesistente e anche a scuola ha non poche difficoltà: odia a priori chiunque, ritenendo che tutti siano degli snob, e trascorre spesso il proprio tempo con un gruppo di emarginati che si trovano in questa condizione più per scelta personale che per scelta di quelli da cui si sentono snobbati. L’unica persona con cui Alexis sembra in grado di relazionarsi abbastanza agevolmente è la sorella minore Kasey. Ma Kasey inizia a comportarsi in modo strano: ha amnesie, la sua voce a volte risulta diversa, i suoi occhi sembrano cambiare colore, ma soprattutto diventa sempre più aggressiva, violenta e pericolosa.
In concomitanza con il cambiamento improvviso di Kasey, Alexis inizia ad avvertire in casa strane presenze. Con l’aiuto di Megan, una compagna di scuola “snob”, appassionata di paranormale, inizia a fare ricerche, dal momento che entrambe sospettano che Kasey sia posseduta. Kasey, infatti, inizia a raccontare, nei rari momenti di lucidità, di avere stretto amicizia con un fantasma, che le dà degli ordini...

Quando il thriller e l’urban fantasy si fondono...
La letteratura urban fantasy per adolescenti, specie quella destinata a un pubblico di ragazze, negli ultimi anni ha avuto un boom soprattutto nel sottogenere del paranormal romance. La serie di Katie Alender, o quantomeno il primo romanzo, si discosta parecchio da questo sottogenere e, seppure sia citato un coinvolgimento sentimentale da parte di Alexis nei confronti di un compagno di scuola, questo non è sicuramente il fulcro della trama e il ragazzo in questione rimane per tutto il tempo un personaggio secondario, che viene suo malgrado, nel finale, coinvolto dagli eventi che travolgono la protagonista, la sua famiglia e Megan.
L’accostamento urban fantasy e thriller risulta in questo contesto molto azzeccato: l’autrice è riuscita a creare un clima di suspense che può risultare molto intrigante. Inoltre, in un panorama in cui molti romanzi si rivelano simili l’uno all’altro, riesce a differenziarsi parecchio.

I personaggi e le interazioni tra personaggi
Personalmente sono rimasta colpita abbastanza positivamente dai personaggi. Alexis non è la classica ragazza con la personalità di un’ameba che trascorre il proprio tempo a piangersi addosso. E non è nemmeno la ragazza che viene adorata da tutti senza una ragione ben precisa. No, ci ritroviamo piuttosto di fronte a una quindicenne che vive una fase piuttosto delicata della propria crescita, che la porta a estraniarsi da tutto e da tutti.
Vengono inoltre eliminati gli stereotipi tipici della letteratura per ragazze adolescenti, dove i buoni sono ragazzi belli e ricchi e ragazze bruttine di ceto medio-basso, dove i cattivi sono ragazze belle e ricche e dove i ragazzi di aspetto nella norma o poco piacevole sono insignificanti per la trama. In questo romanzo la distinzione tra apparenti snob e apparenti emarginati c’è, ma nessuna delle due categorie viene bollata - se non, inizialmente, da una protagonista immatura che col tempo si evolve - a priori come sbagliata o come giusta. Le relazioni tra membri di un “gruppo” e membri dell’altro esistono, come viene dimostrato ad esempio dall’amicizia nascente tra la protagonista e Megan, che perdurerà fino al termine del romanzo.
Non ci sono inoltre classici ragazzi belli e tenebrosi che in genere popolano le pagine degli urban fantasy... anche perché, di fatto, i personaggi principali sono quasi esclusivamente ragazze.

Testo e struttura
Il romanzo è suddiviso in capitoli e questa suddivisione mi è parsa sensata. Il testo, almeno nella sua traduzione italiana, è fluido e scorrevole e la lettura è piuttosto semplice.
Il finale è autoconclusivo, o almeno così sembra. Il fatto che siano stati pubblicati ben due seguiti lascia pensare, però, che non sia così.

Valutazione finale: 4/5
Non si tratterà di un capolavoro della letteratura, ma indubbiamente per il genere e per il pubblico a cui è destinato si tratta di un buon prodotto.
Lo consiglio agli amanti del thriller e del paranormale, non necessariamente adolescenti. A mio avviso può essere letto e apprezzato anche da lettori adulti.


Recensione scritta per il Corriere della Notte #11 del forum Scrittori della Notte.

giovedì 19 settembre 2013

FILM TRATTI DA ROMANZI: “Shadowhunters, città d’ossa”

Richiesta della mia amica: “Ci guardiamo Shadowhunters?”
Io: “Mhm... magari prima mi leggo il libro, anche se preferisco non iniziare serie ancora da concludere.”
La mia amica: “Ce lo vediamo domani?”
Io: “Mhm... va bene.”
Dunque non ho letto il romanzo di Cassandra Clare, anche se ho intenzione di farlo, presto o tardi; anzi, vorrei leggere entrambe le serie, “Le Origini” (tutti e tre i romanzi sono già usciti) e “The Mortal Instruments” (ne sono usciti cinque, deve uscire l’ultimo nel 2014).

Per chi non sapesse cos’è “Shadowhunters”, si tratta di una serie urban fantasy che si dice essere più movimentata rispetto a molte altre, avere una protagonista che non è né una Mary Sue né una damigella in pericolo e prevedere vari spargimenti di sangue.
Dovrebbe avere come personaggi un mix di Nephilim, angeli, vampiri, licantropi e quant’altro, il che mi fa pensare a un bel po’ di confusione, ma non fa nulla. D’altronde se sono riuscita a raccapezzarmi leggendo “Breaking Dawn” dove c’erano millemila personaggi inutili, non ho nulla contro la presenza di millemila personaggi che abbiano un’utilità.

Del primo romanzo, “Città d’ossa”, è uscito un film da poco tempo. L’ho visto ieri, appunto. Non posso fare altro che dire che senza avere letto il romanzo è un casino.

Quello che ho capito della trama
È il compleanno di Clary, un’adolescente che vive con la madre pittrice, e decide di festeggiare, dopo avere partecipato a un seminario sulla poesia, di andare a festeggiare in discoteca con l’amico Simon, il classico secchione con gli occhiali. Simon è il classico ragazzo che non ha la minima voglia di fare qualunque cosa non sia studiare e, per far desistere Clary, utilizza la solita scusa che suona tipo “tu in realtà non vuoi andarci davvero, lo fai perché la gente ignorante e rozza ci va invece di stare davanti al computer fino alle tre di notte”, ma che non viene minimamente considerato.
Nel locale in cui vanno Clary assiste a un omicidio che nessuno sembra avere visto oltre a lei, e vede inoltre un ragazzo incappucciato che si rivelerà essere un sosia tatuato di Lapo Elkann.
Altro problema: Clary inizia a disegnare roba strana di cui non capisce il significato. Si evince da un dialogo tra la madre e il fidanzato barbuto e peloso di quest’ultima, tale Luke, che le tengono nascosto qualcosa. Clary chiede chiarimenti alla madre. Il loro dialogo è più o meno così:
“Sai, mamma, ultimamente disegno roba strana.”
“Sì, ma dimmi, tu e Simon vi siete messi insieme?”
“Ma no, è come un fratello per me. Tornando alla roba strana...”
“Tu consideri lui un fratello, lui non considera te una sorella.”
“Va beh, ne parliamo un’altra volta.”
Le cose cambiano quando, mentre Clary è fuori casa, giunge uno strano individuo mutaforma che devasta l’appartamento dandogli fuoco, mentre la madre si avvelena per non dovergli rivelare informazioni e viene portata via da sconosciuti. Nonostante una sorta di lupo si stia aggirando per New York dando fuoco a un appartamento nessuno sembra notare nulla di anomalo e Clary, allegra e beata, torna a casa nonostante la madre l’avesse avvertita in precedenza, via telefono, di scappare. Aveva telefonato anche a Simon, che si ritroverà irreparabilmente coinvolto. Non contenta, Clary tenta di coinvolgere anche Dorotea, la vicina di casa, una cartomante di colore mezza matta che tra parentesi mi ricorda vagamente Whoopi Goldberg in “Ghost”.
Arriva all’improvviso Jace, il sosia di Lapo Elkann di cui sopra, che uccide il mutaforma(?), che avverte Clary: lei è una Shadowhunter, ovvero una cacciatrice di demoni, e che potranno essere visti solo attraverso un particolare tatuaggio chiamato “runa”, che le viene fatto. Simon è perplesso...
“Mhm, senti, Lapohunter, sei sicuro che questa cosa funzionerà?”
“Certo: se lei non fosse una Shadowhunter, la runa l’avrebbe fatta morire.”
“Ah, capisco, tutto ciò mi fa molto piacere.”
E qui inizia la vera avventura (o disavventura degli spettatori? ho questo dubbio...), infatti ritroviamo Luke (l’ammasso di pelo che sta con la madre di Clary), che viene rapito e malmenato da dei complici dell’uomo-lupo mutante, che parla di una certa coppa che la madre custodiva. Sostiene anche che stava con lei solo per la coppa. Purtroppo non mi è bastato tutto il film per capire se fosse vero o se stesse cercando di pararsi il culo.
Comunque Lapohunter, dopo avere condotto Clary nella “città d’ossa” (dove sono sepolti gli shadowhunters morti, le cui ossa vengono utilizzate dagli altri per acquisire forza o qualcosa del genere), averle fatto conoscere gli altri Shadowhunters (mi ricordo una certa Isabel e un altro tizio che sembrano avercela con Clary perché... non si sa bene perché) e averla portata a un party di stregoni in cui Simon viene rapito dai vampiri che vogliono attirare la ragazza per la coppa (NB. in seguito Simon viene liberato dopo uno scontro Lapohunter & Clary vs. un centinaio di vampiri che si vedono solo di sfuggita), le rivela che in quella coppia l’angelo Raziel versò il proprio sangue e chi ne bevve divenne un mezzo-angelo e così tutti i suoi discendenti, compreso un certo Valentine che ha rapito la madre di Clary e che vuole la coppa per il potere che emana (dubbio: ma se il sangue di Raziel è già stato bevuto, a cosa serve adesso la coppa?), che non si sa più dove sia.
Intanto, intorno alla metà del film, nasce del tenero tra Clary e Jace. Simon la prende molto bene...
“Clary, io e te siamo sempre stati amici!”
“E allora?”
“Non è giusto che tu abbia un ragazzo e che a me nessuna mi caghi!”
“E quindi?”
“E quindi io e te non siamo più amici. Adesso me ne torno a casa. E comunque io ti amavo.”
Simon se ne va, mentre Lapohunter accusa Clary di non dargli abbastanza importanza perché avrebbe potuto trascorrere gli ultimi due minuti a pomiciare con lui piuttosto che a discutere con Simon.
A quel punto Clary, mentre riflette facendo penetrare una tazza di camomilla dentro un quaderno, ha un’intuizione: la coppa è stata tramutata nel disegno di una delle carte dei tarocchi di Dorotea. Lei e Lapohunter corrono quindi a casa sua e sul tragitto Clary incrocia un tizio che avverte Simon di averla incontrata. Quest’ultimo si precipita a casa sua, giusto in tempo per salvare la vita a Clary e Lapohunter che rischiavano di essere trucidati da Dorotea che a quanto pare era un demone/ era un vampiro/ era posseduta/ era... non so cosa. Uno degli shadowhunter grande amico di Isabel rischia di morire nel frattempo, e non ho capito se alla fine sopravviva o no.
Tornano comunque tutti nella città d’ossa dove Valentine ha chiuso la madre di Clary in un’altra dimensione tramite un portale. Clary tenta di salvarla e, per riuscirci, deve fronteggiare con l’aiuto di tutti gli altri shadowhunter, un attacco di cornacchie(?) che si rivelano essere demoni, non prima che Valentine le abbia rivelato che lei è sua figlia e abbia finto che anche Lapohunter sia suo figlio perché... non si sa bene perché.
Alla fine salvano la madre, che finisce in ospedale perché aveva tentato di avvelenarsi, Clary spinge Valentine dentro al portale, Simon bada alla madre di Clary, mentre lei se ne va in giro in moto con Lapohunter struggendosi perché lui che è l’amore della sua vita (ma da quanti giorni si conoscono?) è anche il suo fratellastro.

Progetti per il futuro: leggere il romanzo, sperando che quelli che lo reputano avvincente abbiano miglior gusto rispetto a quelli che trovano avvincente il film. XD


martedì 17 settembre 2013

Continuiamo a recensire qualcosa di serio: "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury

Ho recensito poco tempo fa “1984” di Orwell e ora è giunto il momento di un altro classico della letteratura, pubblicato sessant’anni fa, nel 1953, di fatto pochi anni dopo il capolavoro di Orwell.
Si tratta di “Fahrenheit 451” (dalla temperatura in questa specifica scala in cui la carta brucia) di Ray Bradbury, altro romanzo fantascientifico ambientato in un futuro distopico.

Informazioni di base
Avevo letto questo romanzo una decina d’anni fa, anno più, anno meno. Non ricordavo se mi fosse piaciuto o meno. In realtà non me lo ricordavo proprio. Considerando che avevo già 15 anni e che spesso mi ricordo piuttosto bene le trame di romanzi che ho letto in passato, a meno che non mi siano stati totalmente indifferenti, non era certo un segnale positivo. Mi sono detta che magari non ero pronta per leggerlo, all’epoca. Mi sono detta che rileggendolo la mia opinione avrebbe potuto essere diversa... e mi sbagliavo. Mi dispiace dirlo, ma questo romanzo, sebbene mi sia sforzata di apprezzarlo, non mi ha affatto colpita in positivo.

Disclaimer necessario: questa recensione non ha l’intento di influenzare nessuno, anzi, ciascuno è libero di pensare con la propria testa... io, pensando con la mia, ho fatto le mie valutazioni e, dal momento che non vivo in una società che mi impone di avere una certa opinione a proposito di certi libri, mi sono presa il lusso di andare controcorrente, perché la penso diversamente rispetto alla maggior parte delle recensioni che ho letto.

La trama
Siamo in un futuro fantascientifico, negli Stati Uniti, stando ai cenni geografici (si parla esplicitamente di Chicago e di altre città esistenti), una guerra è alle porte, le pareti delle case sono tappezzate da megatelevisori giganti e leggere libri è un reato.
I Vigili del Fuoco hanno il compito di ricevere denunce, generalmente anonime, e di bruciare le case di chi vi custodisce libri all’interno. Se il proprietario della casa rifiuta di uscire, il loro compito si estende a bruciarlo vivo dentro la casa. È quello che succede a una vecchia signora nella parte iniziale del romanzo.
La vita di Guy Montag, che svolge proprio questa professione, cambia radicalmente dopo avere scambiato quattro chiacchiere con un’adolescente che poi muore(?) ed essere tornato a casa assistendo al tentativo di suicidio della moglie teledipendente. Da quel momento in poi è un susseguirsi di prese di coscienza da parte del protagonista, che si rende conto di quanto la società in cui vive, che fino al momento prima vedeva come un modello perfetto (almeno così sembra), non è affatto perfetta. Inizia a leggere, nasconde libri in casa e, quando la moglie spaventata dalla presenza dei libri lo denuncia, uccide l’amico e collega venuto a bruciargli la casa e i suoi aiutanti. Poi fugge e nel finale si unisce a un gruppo di “uomini-libro”, gente di cultura che ha imparato classici della letteratura a memoria per non perderli.

Da dove nascono le mie perplessità?
Dubbi senza risposta: si nota innanzi tutto una grande mancanza di dettagli. Sorgono del tutto spontanee domande del tipo:
- Sta per scoppiare una guerra, ma contro chi?
- Come si è instaurato questo regime?
- La società sembra totalmente assoggettata al regime: non è che non si oppongono per paura, ma non si oppongono perché lo ritengono giusto - come si è giunti a questa convinzione collettiva?
È lampante che non ci siano risposte. E se all’ultima domanda si può eventualmente rispondere “a causa del condizionamento dei media” (spiegazione tutt’altro che convincente a mio vedere: nessuno ha imposto i megatelevisori giganti, ma la gente spende un sacco di soldi per averli... eppure deve essere scattato qualcosa nella gente che ha deciso di adeguarsi), alle prime due non c’è nemmeno l’ombra di una risposta. Peccato che fossero, a mio parere, le domande più importanti. Anzi, ne aggiungerei anche un’altra: che fine ha fatto quella ragazza che era comparsa all’inizio?
Banalizzazione del ruolo della cultura: in questo regime la cultura è vietata, al punto tale che l’unico modo per evincere il divieto è imparare testi letterari a memoria e recitarli. Non sarebbe un problema, se non fosse che, da quanto emerge, sembra che l’unico modo per non uccidere la cultura sia uccidere tutto ciò che non è cultura. Qualunque passatempo che non sia leggere classici è demonizzato. Alla fine anche i legami umani sono demonizzati (il vero problema tra Montag e la moglie, ad esempio, è che lui vuole acculturarsi, lei no), a condizione che non siano tra persone amanti della cultura.
Altro aspetto: il passato di chi legge non conta, l’importante è che legga. Quindi ritroviamo il nostro Montag, che ha bruciato case in cui i proprietari si sono lasciati bruciare vivi, che puntualmente diventa un modello da seguire perché si è “convertito” e ora non uccide più gli acculturati, ma solo i non acculturati (anzi, no: il suo collega non è stato ucciso da lui, ma “ha voluto farsi uccidere”): di fatto c’è sempre qualcuno che muore, ma il fatto che muoia una persona che non ha ancora preso coscienza dei problemi della società viene visto come molto meno grave rispetto alla morte di chi invece si oppone, senza considerare che ci sono voluti tempi diversi da persona a persona: chiunque si sia “convertito” prima di Montag è un personaggio positivo, chiunque non si sia ancora “convertito” quando lo fa Montag, è un personaggio negativo.
Insomma, tutto ciò mi puzza molto da luoghi comuni da scuole medie: “tutti dovete essere dei secchioni, dovete avere soltanto amici secchioni e, se i vostri amici non sono secchioni, dovete farli diventare secchioni”.
Sospetto che non sia un caso che certe scuole medie lo scelgano come lettura obbligatoria... Che dire? Forse Bradbury si sbagliava quando pensava che tutto tranne la cultura possa condizionare la società. ;-)

Valutazione finale: 3/5
Sarà anche un romanzo scorrevole, ma io ci ho messo molto tempo per finirlo. In conclusione lo consiglio o no? Mhm... dipende. Se volete leggere un romanzo classico di fantascienza distopica, io vi consiglio “1984”. Se avete già letto quel capolavoro e volete leggerne un altro, ve lo posso anche consigliare... ma, almeno dal mio punto di vista, non aspettatevi nulla che sia lontanamente paragonabile al già citato romanzo di Orwell.

Avvertimenti a potenziali studenti in cerca di una recensione di questo romanzo su internet:
1) fare un copia e incolla della mia recensione potrebbe non essere gradito dal vostro insegnante di italiano;
2) se proprio dovete farlo, abbiate cura di cancellare quello che ho scritto a proposito dei “luoghi comuni da scuole medie”, altrimenti rischiate di prendere lo stesso voto che ho dato a questo romanzo, ma su una scala da 1 a 10 anziché da 1 a 5. ^^