giovedì 19 settembre 2013

FILM TRATTI DA ROMANZI: “Shadowhunters, città d’ossa”

Richiesta della mia amica: “Ci guardiamo Shadowhunters?”
Io: “Mhm... magari prima mi leggo il libro, anche se preferisco non iniziare serie ancora da concludere.”
La mia amica: “Ce lo vediamo domani?”
Io: “Mhm... va bene.”
Dunque non ho letto il romanzo di Cassandra Clare, anche se ho intenzione di farlo, presto o tardi; anzi, vorrei leggere entrambe le serie, “Le Origini” (tutti e tre i romanzi sono già usciti) e “The Mortal Instruments” (ne sono usciti cinque, deve uscire l’ultimo nel 2014).

Per chi non sapesse cos’è “Shadowhunters”, si tratta di una serie urban fantasy che si dice essere più movimentata rispetto a molte altre, avere una protagonista che non è né una Mary Sue né una damigella in pericolo e prevedere vari spargimenti di sangue.
Dovrebbe avere come personaggi un mix di Nephilim, angeli, vampiri, licantropi e quant’altro, il che mi fa pensare a un bel po’ di confusione, ma non fa nulla. D’altronde se sono riuscita a raccapezzarmi leggendo “Breaking Dawn” dove c’erano millemila personaggi inutili, non ho nulla contro la presenza di millemila personaggi che abbiano un’utilità.

Del primo romanzo, “Città d’ossa”, è uscito un film da poco tempo. L’ho visto ieri, appunto. Non posso fare altro che dire che senza avere letto il romanzo è un casino.

Quello che ho capito della trama
È il compleanno di Clary, un’adolescente che vive con la madre pittrice, e decide di festeggiare, dopo avere partecipato a un seminario sulla poesia, di andare a festeggiare in discoteca con l’amico Simon, il classico secchione con gli occhiali. Simon è il classico ragazzo che non ha la minima voglia di fare qualunque cosa non sia studiare e, per far desistere Clary, utilizza la solita scusa che suona tipo “tu in realtà non vuoi andarci davvero, lo fai perché la gente ignorante e rozza ci va invece di stare davanti al computer fino alle tre di notte”, ma che non viene minimamente considerato.
Nel locale in cui vanno Clary assiste a un omicidio che nessuno sembra avere visto oltre a lei, e vede inoltre un ragazzo incappucciato che si rivelerà essere un sosia tatuato di Lapo Elkann.
Altro problema: Clary inizia a disegnare roba strana di cui non capisce il significato. Si evince da un dialogo tra la madre e il fidanzato barbuto e peloso di quest’ultima, tale Luke, che le tengono nascosto qualcosa. Clary chiede chiarimenti alla madre. Il loro dialogo è più o meno così:
“Sai, mamma, ultimamente disegno roba strana.”
“Sì, ma dimmi, tu e Simon vi siete messi insieme?”
“Ma no, è come un fratello per me. Tornando alla roba strana...”
“Tu consideri lui un fratello, lui non considera te una sorella.”
“Va beh, ne parliamo un’altra volta.”
Le cose cambiano quando, mentre Clary è fuori casa, giunge uno strano individuo mutaforma che devasta l’appartamento dandogli fuoco, mentre la madre si avvelena per non dovergli rivelare informazioni e viene portata via da sconosciuti. Nonostante una sorta di lupo si stia aggirando per New York dando fuoco a un appartamento nessuno sembra notare nulla di anomalo e Clary, allegra e beata, torna a casa nonostante la madre l’avesse avvertita in precedenza, via telefono, di scappare. Aveva telefonato anche a Simon, che si ritroverà irreparabilmente coinvolto. Non contenta, Clary tenta di coinvolgere anche Dorotea, la vicina di casa, una cartomante di colore mezza matta che tra parentesi mi ricorda vagamente Whoopi Goldberg in “Ghost”.
Arriva all’improvviso Jace, il sosia di Lapo Elkann di cui sopra, che uccide il mutaforma(?), che avverte Clary: lei è una Shadowhunter, ovvero una cacciatrice di demoni, e che potranno essere visti solo attraverso un particolare tatuaggio chiamato “runa”, che le viene fatto. Simon è perplesso...
“Mhm, senti, Lapohunter, sei sicuro che questa cosa funzionerà?”
“Certo: se lei non fosse una Shadowhunter, la runa l’avrebbe fatta morire.”
“Ah, capisco, tutto ciò mi fa molto piacere.”
E qui inizia la vera avventura (o disavventura degli spettatori? ho questo dubbio...), infatti ritroviamo Luke (l’ammasso di pelo che sta con la madre di Clary), che viene rapito e malmenato da dei complici dell’uomo-lupo mutante, che parla di una certa coppa che la madre custodiva. Sostiene anche che stava con lei solo per la coppa. Purtroppo non mi è bastato tutto il film per capire se fosse vero o se stesse cercando di pararsi il culo.
Comunque Lapohunter, dopo avere condotto Clary nella “città d’ossa” (dove sono sepolti gli shadowhunters morti, le cui ossa vengono utilizzate dagli altri per acquisire forza o qualcosa del genere), averle fatto conoscere gli altri Shadowhunters (mi ricordo una certa Isabel e un altro tizio che sembrano avercela con Clary perché... non si sa bene perché) e averla portata a un party di stregoni in cui Simon viene rapito dai vampiri che vogliono attirare la ragazza per la coppa (NB. in seguito Simon viene liberato dopo uno scontro Lapohunter & Clary vs. un centinaio di vampiri che si vedono solo di sfuggita), le rivela che in quella coppia l’angelo Raziel versò il proprio sangue e chi ne bevve divenne un mezzo-angelo e così tutti i suoi discendenti, compreso un certo Valentine che ha rapito la madre di Clary e che vuole la coppa per il potere che emana (dubbio: ma se il sangue di Raziel è già stato bevuto, a cosa serve adesso la coppa?), che non si sa più dove sia.
Intanto, intorno alla metà del film, nasce del tenero tra Clary e Jace. Simon la prende molto bene...
“Clary, io e te siamo sempre stati amici!”
“E allora?”
“Non è giusto che tu abbia un ragazzo e che a me nessuna mi caghi!”
“E quindi?”
“E quindi io e te non siamo più amici. Adesso me ne torno a casa. E comunque io ti amavo.”
Simon se ne va, mentre Lapohunter accusa Clary di non dargli abbastanza importanza perché avrebbe potuto trascorrere gli ultimi due minuti a pomiciare con lui piuttosto che a discutere con Simon.
A quel punto Clary, mentre riflette facendo penetrare una tazza di camomilla dentro un quaderno, ha un’intuizione: la coppa è stata tramutata nel disegno di una delle carte dei tarocchi di Dorotea. Lei e Lapohunter corrono quindi a casa sua e sul tragitto Clary incrocia un tizio che avverte Simon di averla incontrata. Quest’ultimo si precipita a casa sua, giusto in tempo per salvare la vita a Clary e Lapohunter che rischiavano di essere trucidati da Dorotea che a quanto pare era un demone/ era un vampiro/ era posseduta/ era... non so cosa. Uno degli shadowhunter grande amico di Isabel rischia di morire nel frattempo, e non ho capito se alla fine sopravviva o no.
Tornano comunque tutti nella città d’ossa dove Valentine ha chiuso la madre di Clary in un’altra dimensione tramite un portale. Clary tenta di salvarla e, per riuscirci, deve fronteggiare con l’aiuto di tutti gli altri shadowhunter, un attacco di cornacchie(?) che si rivelano essere demoni, non prima che Valentine le abbia rivelato che lei è sua figlia e abbia finto che anche Lapohunter sia suo figlio perché... non si sa bene perché.
Alla fine salvano la madre, che finisce in ospedale perché aveva tentato di avvelenarsi, Clary spinge Valentine dentro al portale, Simon bada alla madre di Clary, mentre lei se ne va in giro in moto con Lapohunter struggendosi perché lui che è l’amore della sua vita (ma da quanti giorni si conoscono?) è anche il suo fratellastro.

Progetti per il futuro: leggere il romanzo, sperando che quelli che lo reputano avvincente abbiano miglior gusto rispetto a quelli che trovano avvincente il film. XD


martedì 17 settembre 2013

Continuiamo a recensire qualcosa di serio: "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury

Ho recensito poco tempo fa “1984” di Orwell e ora è giunto il momento di un altro classico della letteratura, pubblicato sessant’anni fa, nel 1953, di fatto pochi anni dopo il capolavoro di Orwell.
Si tratta di “Fahrenheit 451” (dalla temperatura in questa specifica scala in cui la carta brucia) di Ray Bradbury, altro romanzo fantascientifico ambientato in un futuro distopico.

Informazioni di base
Avevo letto questo romanzo una decina d’anni fa, anno più, anno meno. Non ricordavo se mi fosse piaciuto o meno. In realtà non me lo ricordavo proprio. Considerando che avevo già 15 anni e che spesso mi ricordo piuttosto bene le trame di romanzi che ho letto in passato, a meno che non mi siano stati totalmente indifferenti, non era certo un segnale positivo. Mi sono detta che magari non ero pronta per leggerlo, all’epoca. Mi sono detta che rileggendolo la mia opinione avrebbe potuto essere diversa... e mi sbagliavo. Mi dispiace dirlo, ma questo romanzo, sebbene mi sia sforzata di apprezzarlo, non mi ha affatto colpita in positivo.

Disclaimer necessario: questa recensione non ha l’intento di influenzare nessuno, anzi, ciascuno è libero di pensare con la propria testa... io, pensando con la mia, ho fatto le mie valutazioni e, dal momento che non vivo in una società che mi impone di avere una certa opinione a proposito di certi libri, mi sono presa il lusso di andare controcorrente, perché la penso diversamente rispetto alla maggior parte delle recensioni che ho letto.

La trama
Siamo in un futuro fantascientifico, negli Stati Uniti, stando ai cenni geografici (si parla esplicitamente di Chicago e di altre città esistenti), una guerra è alle porte, le pareti delle case sono tappezzate da megatelevisori giganti e leggere libri è un reato.
I Vigili del Fuoco hanno il compito di ricevere denunce, generalmente anonime, e di bruciare le case di chi vi custodisce libri all’interno. Se il proprietario della casa rifiuta di uscire, il loro compito si estende a bruciarlo vivo dentro la casa. È quello che succede a una vecchia signora nella parte iniziale del romanzo.
La vita di Guy Montag, che svolge proprio questa professione, cambia radicalmente dopo avere scambiato quattro chiacchiere con un’adolescente che poi muore(?) ed essere tornato a casa assistendo al tentativo di suicidio della moglie teledipendente. Da quel momento in poi è un susseguirsi di prese di coscienza da parte del protagonista, che si rende conto di quanto la società in cui vive, che fino al momento prima vedeva come un modello perfetto (almeno così sembra), non è affatto perfetta. Inizia a leggere, nasconde libri in casa e, quando la moglie spaventata dalla presenza dei libri lo denuncia, uccide l’amico e collega venuto a bruciargli la casa e i suoi aiutanti. Poi fugge e nel finale si unisce a un gruppo di “uomini-libro”, gente di cultura che ha imparato classici della letteratura a memoria per non perderli.

Da dove nascono le mie perplessità?
Dubbi senza risposta: si nota innanzi tutto una grande mancanza di dettagli. Sorgono del tutto spontanee domande del tipo:
- Sta per scoppiare una guerra, ma contro chi?
- Come si è instaurato questo regime?
- La società sembra totalmente assoggettata al regime: non è che non si oppongono per paura, ma non si oppongono perché lo ritengono giusto - come si è giunti a questa convinzione collettiva?
È lampante che non ci siano risposte. E se all’ultima domanda si può eventualmente rispondere “a causa del condizionamento dei media” (spiegazione tutt’altro che convincente a mio vedere: nessuno ha imposto i megatelevisori giganti, ma la gente spende un sacco di soldi per averli... eppure deve essere scattato qualcosa nella gente che ha deciso di adeguarsi), alle prime due non c’è nemmeno l’ombra di una risposta. Peccato che fossero, a mio parere, le domande più importanti. Anzi, ne aggiungerei anche un’altra: che fine ha fatto quella ragazza che era comparsa all’inizio?
Banalizzazione del ruolo della cultura: in questo regime la cultura è vietata, al punto tale che l’unico modo per evincere il divieto è imparare testi letterari a memoria e recitarli. Non sarebbe un problema, se non fosse che, da quanto emerge, sembra che l’unico modo per non uccidere la cultura sia uccidere tutto ciò che non è cultura. Qualunque passatempo che non sia leggere classici è demonizzato. Alla fine anche i legami umani sono demonizzati (il vero problema tra Montag e la moglie, ad esempio, è che lui vuole acculturarsi, lei no), a condizione che non siano tra persone amanti della cultura.
Altro aspetto: il passato di chi legge non conta, l’importante è che legga. Quindi ritroviamo il nostro Montag, che ha bruciato case in cui i proprietari si sono lasciati bruciare vivi, che puntualmente diventa un modello da seguire perché si è “convertito” e ora non uccide più gli acculturati, ma solo i non acculturati (anzi, no: il suo collega non è stato ucciso da lui, ma “ha voluto farsi uccidere”): di fatto c’è sempre qualcuno che muore, ma il fatto che muoia una persona che non ha ancora preso coscienza dei problemi della società viene visto come molto meno grave rispetto alla morte di chi invece si oppone, senza considerare che ci sono voluti tempi diversi da persona a persona: chiunque si sia “convertito” prima di Montag è un personaggio positivo, chiunque non si sia ancora “convertito” quando lo fa Montag, è un personaggio negativo.
Insomma, tutto ciò mi puzza molto da luoghi comuni da scuole medie: “tutti dovete essere dei secchioni, dovete avere soltanto amici secchioni e, se i vostri amici non sono secchioni, dovete farli diventare secchioni”.
Sospetto che non sia un caso che certe scuole medie lo scelgano come lettura obbligatoria... Che dire? Forse Bradbury si sbagliava quando pensava che tutto tranne la cultura possa condizionare la società. ;-)

Valutazione finale: 3/5
Sarà anche un romanzo scorrevole, ma io ci ho messo molto tempo per finirlo. In conclusione lo consiglio o no? Mhm... dipende. Se volete leggere un romanzo classico di fantascienza distopica, io vi consiglio “1984”. Se avete già letto quel capolavoro e volete leggerne un altro, ve lo posso anche consigliare... ma, almeno dal mio punto di vista, non aspettatevi nulla che sia lontanamente paragonabile al già citato romanzo di Orwell.

Avvertimenti a potenziali studenti in cerca di una recensione di questo romanzo su internet:
1) fare un copia e incolla della mia recensione potrebbe non essere gradito dal vostro insegnante di italiano;
2) se proprio dovete farlo, abbiate cura di cancellare quello che ho scritto a proposito dei “luoghi comuni da scuole medie”, altrimenti rischiate di prendere lo stesso voto che ho dato a questo romanzo, ma su una scala da 1 a 10 anziché da 1 a 5. ^^

lunedì 9 settembre 2013

Recensiamo qualcosa di serio... "1984" di George Orwell

Dopo avere passato troppo tempo a recensire letture non impegnate (cosa che comunque prima o poi riprenderò a fare XD) voglio ora occuparmi di un classico: "1984" di George Orwell, romanzo fantascientifico scritto nel 1948.

AMBIENTAZIONE
Siamo in un futuro surreale in cui il mondo è suddiviso in tre superpotenze, in costante guerra l'una contro l'altra ma che al proprio interno non sono poi così diverse l'una dall'altra (e sono ispirate alla Germania nazista e all'Unione Sovietica stalinista).
Il mondo è, di fatto, governato dal Grande Fratello, un'entità che nessuno ha mai conosciuto di persona, ma che viene rappresentato su manifesti "pubblicitari" al quale la popolazione è costantemente esposta.
La società è divisa in tre ceti:
- "membri del partito interno", ovvero la classe dirigente;
- "membri del partito esterno", ovvero il ceto medio, strettamente dipendente dalla volontà del partito interno e rigidamente controllato - a queste persone non è consentito sposarsi, avere figli o avere altri legami familiari;
- i "prolet", ovvero gli appartenenti al ceto più povero, sui quali il controllo esercitato dalla classe dirigente è minore - a condizione che siano pressoché indifferenti nei confronti di quello che succede nel mondo e ai vertici della società, hanno una maggiore libertà, a loro è concesso avere una famiglia o dei legami e il controllo a cui sono sottoposti è meno rigido.

TRAMA
Winston Smith è un membro del partito esterno, il suo lavoro consiste nel modificare vecchi articoli di giornali e distruggere le copie originali, in modo che la storia possa essere riscritta secondo le volontà del partito interno.
Si ritrova a interagire con il funzionario O'Brien, che vede come una sorta di mentore, e con Julia, una ragazza che come lui appartiene al partito esterno.
Winston e Julia iniziano una relazione, nonostante questo sia vietato dal Partito, riconoscendo entrambi la necessità di non perdere la propria "umanità", che invece il resto della società sta perdendo, adeguandosi alle imposizioni.
Entrambi decidono di entrare nella Fratellanza, un'organizzazione segreta che in apparenza ha lo scopo di contrastare la dittatura. In realtà quest'organizzazione è stata creata ad hoc dai vertici dello Stato, in modo da poter controllare i sovversivi.
Winston e Julia vengono quindi incarcerati e torturati, allo scopo di imprimere nelle loro menti il Bispensiero, ovvero la capacità di sostenere, essendo convinti che sia la verità, qualcosa di cui si è inconsciamente consapevoli che sia falso, il meccanismo su cui si basa l'intera società.
Nel finale troviamo Winston che ha assimilato il bispensiero e che si convince di amare il Grande Fratello.

STRUTTURA
Il romanzo è molto breve e scorrevole, si legge molto in fretta e senza difficoltà. Soltanto il finale è, per i miei gusti, un po' troppo aperto. Non si capisce molto facilmente, infatti, quale sia il vero destino di Winston nel finale, ovvero se sia sopravvissuto o se sia stato condannato a morte e si sia convinto della propria colpevolezza. Per quanto mi riguarda io sono più per la prima ipotesi, da come l'ho interpretato, ma c'è chi sostiene la seconda.

VALUTAZIONE: 5/5
Discorso del finale a parte (probabilmente voluto dall'autore) non noto alcuna pecca in questo romanzo. L'ho trovato una lettura seria ma allo stesso tempo molto piacevole. Chiaramente lo consiglio a tutti coloro che non l'avessero ancora letto.