martedì 31 dicembre 2013

RECENSIONE: “Sunshine” di Robin McKinley

Sono qui per l’ultima recensione dell’anno 2013, che tratterà dell’ultimo romanzo che ho letto finora. Me l’ha prestato una mia cara amica, a cui se non sbaglio l’avevano regalato. Era da un po’ di anni che l’avevo visto nella sua libreria, ma non avevo mai pensato che potesse interessarmi leggerlo.
Alla fine l’ho fatto e ho deciso di recensirlo, come sta avvenendo, negli ultimi tempi, per buona parte dei romanzi che leggo (anche se, devo ammetterlo, ce ne sono alcuni che mi sarebbe piaciuto recensire ma che, tra una cosa e l’altra, non ho mai recensito).

Genere
Il romanzo è uscito nel 2003 in lingua originale e alcuni anni dopo in Italia, indovinate un po’... dopo il boom di “Twilight”.
Etichettabile come urban fantasy, dal momento che il mondo in cui è ambientato è un po’ diverso dal nostro, oserei azzardare che, se anziché essere stato pubblicato nell’epoca del boom di “Twilight” fosse arrivato nell’epoca del boom di “Hunger Games” sarebbe stato etichettato come distopico, dato che siamo in un mondo che, con la distopia, un po’ c’è imparentato.

Prima impressione
Diciamocelo francamente: ne ho abbastanza di fanciulle in pericolo con eleganti indumenti che non indosserebbero mai a un raduno di vampiri.
Sfortunatamente per me, l’impressione che la copertina c’entrasse poco e niente con il romanzo, era sbagliata...

La trama
La protagonista, detta Sunshine, che ha dei poteri che derivano dalla luce del sole (mi viene in mente il test di Mary Sue, quando chiede se il personaggio ha uno pseudonimo e se questo pseudonimo contiene spoiler su quello che accadrà... chissà perché!), ha circa 25 anni, vive nella stessa palazzina della sua padrona di casa talvolta impicciona, è fidanzata con un motociclista tatuato e lavora da anni come fornaia nella panetteria del marito di sua madre. Oltre a questo vive anche in un mondo in cui ci sono gli umani e gli “Altri”, tra cui rientrano i vampiri.
Nella prima parte del romanzo, scopriamo che:

[...]I vampiri possono vedere nell'oscurità e non cuociono il loro cibo, ma pare che gli piaccia giocare con il fuoco, forse allo stesso modo in cui gli umani si divertono a fare gare sulle auto rubate o ad attraversare un binario all'ultimo momento prima del passaggio di un treno.[...]

il mondo sembra essere suddivisibile non in “Altri” e umani, bensì in “team piromani” e “team Fast and furious”. In realtà mi pare che entrambi i “team” in questo romanzo non facciano altro che gironzolare e basta, ma va beh...
Torniamo a noi: una sera, mentre torna a casa dal lavoro, decide di andare a fare una gita notturna al lago, dove c’è una “sacca di male” che non si è capito poi così bene che cosa sia e dove viene rapita da un gruppo di vampiri capeggiato da un certo Bo.
Viene condotta in un rifugio in cui è tenuto prigioniero anche un vampiro, Con, eterno nemico di Bo. Sunshine servirebbe a sfamare Con, che però rifiuta di dissanguarla per non dare a Bo ciò che desidera. Sunshine, che discende da una famiglia di maghi (di cui ci vengono propinati numerosi flashback in cui compare la nonna, poco - o quasi per nulla - attinenti alla trama nei momenti più disparati), decide di tentare la fuga e di portare Con con sé, proteggendolo dalla luce del sole grazie ai propri poteri.
Il piano va a buon fine, Sunshine finge di non ricordare nulla... ma tra lei e Con s’è instaurato un legame che servirà a entrambi per contrastare Bo, deciso a liberarsi di loro...

Personaggi
Sinceramente non mi hanno colpita più di tanto. Gli unici che vengono un minimo approfonditi sono Sunshine e Bo.
Sunshine è una 25enne che se ne va sempre in giro con indumenti di colori sgargianti e scarpe da ginnastica e che evidentemente lo ritiene particolarmente importante, dato che in certi momenti critici (come l’essere catturata da un gruppo di vampiri o avere appena impalato un vampiro) se ne esce con pensieri che suonano come “questo vestito elegante non mi piace” o “odio questa maglia perché è nera”. Per il resto abbiamo un’idea non troppo chiara di lei, se non sul fatto che sia dannatamente ambigua con tutti quelli che ha intorno e sembri non rendersene conto.
Con è un vampiro più vecchio di Sunshine, del cui passato sappiamo ben poco, di cui non sappiamo quando sia stato trasformato e perché... in compenso sappiamo che è un individuo che fa odore di muffa e umidità, odore ritenuto gradevole da Sunshine, e che ha un aspetto da tossicodipendente. Molto realistica, quindi, l’attrazione che Sunshine prova nei suoi confronti...
Sull’attrazione che provano l’uno per l’altra, sinceramente, non ci ho capito granché. Sembra qualcosa di metafisico, a cui non possono sottrarsi per via dell’esperienza vissuta insieme. A mio parere non viene spiegato molto bene tutto ciò.

Struttura
Il romanzo è diviso in quattro parti, di lunghezza di almeno cento pagine ciascuna. Ciascuna parte ingloba il momento dei fatti, momenti di flashback e quant’altro, come un unico calderone.
È inutile dire che non ho apprezzato particolarmente questa cosa, perché a mio avviso confonde le idee e non poco.

Valutazione: 2/5
Ho cercato di essere elastica, perché tutto sommato non siamo proprio di fronte a un’accozzaglia di stereotipi. Per il periodo in cui è stato scritto, quando questi generi ancora non spopolavano, potrebbe anche essere originale. Il fatto che la protagonista abbia 25 anni anziché 15 e si guardi bene dal lasciare la propria vita per seguire un vampiro (lo fa nel finale, ma a quanto si evince solo per una notte e i due sono comunque poco soddisfatti dal loro legame) ritenendolo il suo grande ammmmmmmore è a sua volta un notevole vantaggio.
La trama, però, a mio parere ha due grandi pecche:
1) definirla “trama” è già troppo, dato che abbiamo una ragazza che viene rapita da dei vampiri e fugge nelle prime 100 pagine, circa 250 pagine di nulla e poi una dozzina di pagine movimentate di scontro con Bo, dove Sunshine e Con in due annientano una distesa di body-guard vampiri e lo stesso Bo con poco più di uno schiocco di dita... e in tutto ciò, non mi pare molto chiaro quale sia il motivo dell’odio secolare tra Bo e Con;
2) tutti i personaggi vengono lasciati da parte e, sebbene molti diano da pensare che ci siano colpi di scena importanti che li riguardino, in realtà non avviene niente di tutto ciò; a parte Sunshine e il vampiro c’è il nulla... a questo punto mi chiedo perché dedicare decine di pagine di flashback o di aneddoti su tutti gli altri solo per allungare il brodo.

domenica 29 dicembre 2013

RECENSIONE: "Le figlie di Ananke, Black Light" di Dilhani Heemba

Dilhani Heemba è una scrittrice italiana originaria dello Sri Lanka. "Le Figlie di Ananke" è stato il suo primo romanzo, pubblicato gratuitamente sul suo blog tra il 2010 e il 2011.
E' l'ultima lettura, in ordine di tempo, alla quale mi sono dedicata e credo che sia doveroso scriverne una recensione.

Prima impressione
L’immagine di copertina, non posso negarlo, mi ha colpita. Anche la trama mi sembrava interessante, perciò ho deciso di proseguire la lettura.
Il romanzo si inquadra nel contesto dell’urban fantasy-paranormal romance, ma avevo avuto l’impressione che si discostasse dai paranormal romance a cui siamo abituati di solito.
Infatti, se pensate di essere in una situazione del tipo “ragazzo strafigo e ragazza bruttina che si amano alla follia fin dal primo momento in cui si vedono / io mi sacrifico per salvare te, no sei tu che ti sacrifichi per parlare me / ti amo ma devo starti lontano”, vi sbagliate di grosso.
I motivi per cui questa situazione viene evitata sono sostanzialmente due:
1) non c’è una protagonista adolescente umana che si lamenta del proprio aspetto;
2) l’autrice ha avuto un’idea a mio parere molto originale, ben lontana dagli stereotipi del genere.

Trama
Ryker è uno studente universitario vicino alla laurea che, dopo la morte della madre, vive insieme al padre, al fratello e alla sorella, ed è molto legato soprattutto a quest’ultima.
Ha uno strano ricordo: quando era bambino, al funerale della madre vide una strana figura, tutta nera, con capelli bianchi e con ampie ali. Con grande sorpresa la rincontra. Si tratta di Thari, un “demone della rinascita”, il cui ruolo è quello che viene associato dagli umani agli angeli della morte. Quella che gli umani considerano morte, infatti, viene considerata da loro come una rinascita, perché è la fine della vita terrena che sancisce l’inizio di un’altra vita. Per quanto riguarda l’etichetta di “demone”, viene intesa come una creatura simile a un angelo ma per certi versi molto umana, figura derivante da un mix di creature appartenenti a diverse mitologie e religioni.
Thari ha sangue di demone soltanto per metà: è una delle figlie della potente demone Ananke, frutto della sua relazione con un umano.
È anche per questo che si lascia andare più facilmente ai sentimenti umani e, quando gli altri demoni, per punirla del fatto che ha violato la loro legge, apparendo a un umano, decidono di perseguitare Ryker, Ananke non può fare altro che proteggerlo, grazie anche all’aiuto della sorella Iside, e accettare l’idea di amarlo.
Ma Thari ha un importante segreto, che rischia di minare seriamente il suo rapporto con Ryker...

Personaggi
A mio parere i personaggi principali, Thari e Ryker, sono ben costruiti. Ryker è un ragazzo un po’ scialbo che sembra avere poco da dire, profondamente segnato dalla morte della madre. Thari è un personaggio controverso, di cui ci è difficile fin dalle prime pagine capire se stia dalla parte del bene o dalla parte del male. Più il tempo passa e più ci rendiamo conto che non c’è una distinzione netta tra bene e male, proprio come nel mondo degli umani.
Gli altri personaggi non sono granché delineati, anche perché a loro non è dedicato molto spazio. Questo vale per tutti ma non per Iside, sorella e amica di Thari: il modo antiquato in cui parla è dannatamente grandioso!

Struttura
Il romanzo è molto breve, con capitoli non tanto lunghi e molto scorrevoli. Personalmente ho apprezzato molto questa suddivisione e credo che, per la trama, sia una lunghezza giusta.

Valutazione: 4/5
Non sempre la tendenza verso il paranormal romance è un male. Non è, a mio parere, un genere da demonizzare (specie nei casi in cui ci si allontana dal genere adolescenziale/scolastico, in cui il “copia e incolla di Twilight” è molto diffuso). Bisogna solo valutare molto attentamente quello che si legge.
Questa lettura mi è piaciuta molto e, da parte mia, ve la consiglio.

lunedì 23 dicembre 2013

Recensione: “I PASSI DELL’AMORE” di Nicholas Sparks

Avevo sentito parlare molto bene di questo romanzo e, complice una visita alla biblioteca comunale avvenuta sabato pomeriggio, oggi ce l’avevo dentro la borsa.
È stata una lettura molto rapida, un po’ stamattina prima di iniziare il lavoro, poi nella pausa pranzo e nelle due cosiddette “pause caffè” (per me pause lettura, dato che non bevo il caffè), in quanto il romanzo non è poi così lungo.

Prima impressione
Ero molto prevenuta su questo romanzo. Avevo visto il film, molti anni fa, e non mi era piaciuto granché. Non ero una grande fan (e non lo sono tuttora) delle storie d’amore tra il badboy più desiderato della scuola anche se tratta male tutti e la ragazza bruttina buona samaritana snobbata da tutti (potenziali amiche comprese) perché è brutta.
Mi sono decisa perché mi è stato detto che il romanzo è abbastanza diverso dalla sua trasposizione cinematografica. È stato un sollievo. Se non altro Landom, protagonista e voce narrante, non è un badboy ma semplicemente uno studente che ha il massimo dei voti in poche materie scolastiche e la sufficienza in tutte le altre.

La trama
1959. Landom ha 17 anni, è uno studente di medio livello (nel senso che, da quanto si capisce, studia giusto il minimo indispensabile per avere voti accettabili), malvisto perché non pratica nessuno sport e non suona nessuno strumento musicale (evidentemente queste due cose devono incrementare molto il livello di reputazione, dall’altra parte dell’oceano, non so che dire...). Proprio per questo decide di frequentare un corso di teatro, che dovrà mettere in scena lo spettacolo di Natale scritto dal reverendo Sullivan, 70enne tardivo che a 55 anni ha avuto una figlia, Jamie, con la giovane moglie morta di parto.
Jamie è proprio la “compagna di teatro” di Landom. Si veste in modo antiquato, il suo unico interesse sono le attività di beneficienza, e viene snobbata da tutta la scuola. È proprio a lei, però, che Landom si rivolge quando ha bisogno di un’accompagnatrice per il ballo scolastico di inizio anno: la sua ragazza l’ha appena lasciato e lui ha assolutamente bisogno di una partner, altrimenti verrà deriso da tutta la scuola.
È così che inizia la loro frequentazione e, più il tempo passa, più Landom scopre che Jamie è una ragazza normale, fino a innamorarsi di lei. Proprio quando per i due potrebbe prospettarsi un futuro felice insieme, però, Jamie gli rivela di essere malata terminale...

I personaggi
Iniziamo da lei, JAMIE, perché ci sono tante cose da dire. Da quello che apprendiamo di lei è una ragazza dall’aspetto molto comune (leggi: bruttina) che si veste da nonna, che non si trucca e che tiene sempre i capelli raccolti. Siamo di fronte al brutto anatroccolo a cui, ovviamente, basta vestirsi in modo più giovanile e cambiare pettinatura per essere ritenuta bellissima. Naturalmente il suo aspetto da brutto anatroccolo le impedisce di avere qualunque forma di interazione con i suoi coetanei: non solo da parte dei ragazzi e dalle sosia di Marilyn Monroe, ma a quanto pare anche dalle altre ragazze bruttine.
Le uniche attività a cui si dedica sono: aiutare chiunque ne abbia bisogno, poco importa che abbiano chiesto il suo aiuto o meno, pregare (naturalmente per gli altri, prima di tutto), partecipare ad attività di beneficienza. Siamo quindi di fronte alla buona samaritana che non fa altro che prendere dei due di picche ma che non fa altro che stare a disposizione di tutti.
A Jamie basta un nonnulla per far innamorare di lei Landom, ragazzo che non credeva di potersi innamorare di lei. Lo sposa, poco prima di morire. Lui passerà tutta la vita a pensare a lei, senza mai avere altre relazioni (almeno così pare). Siamo di fronte, a questo punto, a una ragazza intorno alla quale inizia a girare tutta la vita di un ragazzo che, a primo impatto, sembrava superiore a lei.
Riassumendo, gli elementi a cui siamo di fronte sono questi:
1) brutto anatroccolo che si trasforma magicamente in cigno;
2) perfettina veramente perfetta, che si dedica ad attività diverse e più intellettuali rispetto alle coetanee;
3) ragazzo fashion che si innamora perdutamente di lei.
Dato che la matematica non è un’opinione, la somma di questi tre elementi conduce a un risultato univoco: Jamie Sullivan = Mary Sue.
Per fortuna la voce narrante è quella di LANDOM: questo ragazzo non ha niente che non vada, non c’è nulla che faccia di lui un badboy e per fortuna il romanzo, diversamente dal film, non lo spaccia per tale. Mi sembra abbastanza caratterizzato, ma non ci trovo niente di che. La sua relazione con Jamie, inoltre, mi sembra poco realistica, per come è strutturata: prima si vergogna di uscire con lei, dopo arriva a sposarla e a passare tutta la vita pensando a lei. A far scattare la molla è, a suo dire, il fatto che abbia capito tutto dalla vita grazie a lei. In realtà, da quello che si evince, finché la vede come “brutto anatroccolo” si vergogna, quando la vede come “cigno” fa tutto il resto.
ALTRI PERSONAGGI: non pervenuti, dato che hanno un ruolo molto marginale e, di conseguenza, sono poco caratterizzati.

Valutazione finale: 3/5
Lettura scorrevole e piacevole, ma senza ombra di dubbio sopravvalutata. Ho letto altro di Nicholas Sparks e, finora, questo è il romanzo che mi è piaciuto meno.

mercoledì 18 dicembre 2013

RECENSIONE: Steve Martini, "La Classifica"

Il romanzo che ha reso vive le mie pause pranzo al lavoro negli ultimi giorni è “La Classifica” (titolo originale: “The List”) di Steve Martini. È uscito nel 1997 ed è arrivato in Italia nel 1998, ma mi ha dato l’impressione di essere ambientato in un’epoca un tantino precedente (praticamente nessuno ha un cellulare, nel romanzo, e dato che si tratta di avvocati ed editori il mio sospetto è che non siano gli anni ’90).

Prima impressione
Per una volta inizierò dalla quarta di copertina, anche se in genere non lo faccio mai.

Abby Chandlis, disillusa scrittrice di mezza età, ha scritto un romanzo formidabile. Per riuscire a piazzare la sua opera, deve tuttavia ingannare i grandi nomi dell’editoria e assumere un uomo affascinante affinché reciti la parte dell’autore. Quando, per, il libro balza in cima alla classifica dei best-seller, Abby su trova sola con un segreto che vale milioni di dollari e il gioco le sfugge di mano con conseguenze mortali. E se avesse stretto un patto col diavolo? Teso, incalzante, sorprendente, il thriller che ha consacrato Steve Martini tra gli assi della suspense.

Quando in biblioteca mi è capitato davanti agli occhi quel libro dalla copertina insignificante e ho letto cosa c’era scritto dietro, ho sentito scattare una scintilla.
“Potrebbe essere interessante”, mi sono detta. Le aspettative non sono state deluse.

La trama
Abby è un avvocato alle dipendenze di un importante studio legale. Ha più o meno 45 anni, è divorziata e trascorre le notti a scrivere. Ha pubblicato tre romanzi, ma sono caduti in fretta nel dimenticatoio. Quando ha scritto il vero romanzo “bomba”, l’ha inviato a un editore usando un nome falso da uomo, Gable Cooper. È un successo. Un’agente letteraria vuole incontrarla, credendo che lei sia l’agente di Gable Cooper. Con la complicità degli amici Morgan Spencer (suo collega da sempre innamorato, non corrisposto, di lei) e Theresa Jenrico (la sua migliore amica, che è ospite a casa sua dopo avere lasciato il marito violento e alcolista), Abby sta al gioco. Non le resta che trovare un modello che interpreti la parte di Gable, per poi rivelare di essere lei la vera autrice del romanzo soltanto quando questo sarà in vetta alle classifiche.
È Theresa ad aiutarla, in un primo momento. Le due donne incontrano un giovane modello (e probabile gigolò) e decidono di ingaggiarle. Lui, però, all’ultimo momento dà buca ad Abby per non rinunciare a un impegno di lavoro, convincendo il suo fratello maggiore, Jack, a presentarsi al suo posto e a interpretare la parte dell’autore.
L’affare è fatto: Abby ingaggia Jack, che ha solo pochi anni meno di lei e ha un fascino inequivocabile, che ha sempre sognato di diventare scrittore, ma che non ha un grande talento. La situazione, però, le sfugge di mano: l’assassinio di Theresa, nella casa in cui le due donne vivevano e in cui Abby conservava la prima bozza del romanzo, battuta a macchina su fogli intestato allo studio legale (che attesterebbero quindi la vera paternità dell’opera), innesca una serie di eventi a catena che coinvolgono anche il signor Jenrico, Morgan, l’ex marito di Abby desideroso di essere mantenuto, ecc...
Per Abby, sempre più affascinata da Jack, sembra impossibile capire di chi possa e di chi non possa fidarsi... e fino alle ultime pagine non lo capiranno nemmeno i lettori dato che, il finale scontato che si poteva ipotizzare a due capitoli dalla fine, viene smentito in un rocambolesco finale.

Struttura
Capitoli brevi narrati al passato remoto: ottima scelta, specie considerando che ad essa è accompagnato un testo fluido.
Narratore onnisciente: mhm... non mi ha convinta del tutto. Sarà che preferisco interi capitoli, o parti di capitoli, scritte sempre dallo stesso punto di vista, con un’alternanza netta... forse è solo un’opinione mia, ma mi sembra che in questo modo sia un po’ meno ordinato.

Valutazione finale: 4/5
È stata una lettura formidabile, a mio parere. Era da un po’ che non leggevo un thriller così avvincente. Questo è un thriller, ma ha anche una struttura simile a quella di un giallo classico. Per intenderci non è uno dei thriller in cui si narra di una “fuga” dal colpevole sapendo fin dalle prime pagine chi sia il colpevole. Ci sono forti sospetti, ma... non aggiungo altro per non spoilerare.
Una cosa che ho apprezzato un po’ meno è la quasi totale assenza del lato introspettivo: Abby perde una cara amica, viene pesantemente tradita da una persona della quale si fidava, ha buoni motivi per non fidarsi nemmeno di una persona che le sta accanto... eppure le sue sensazioni vengono sempre liquidate in poche righe. Avrei gradito che anche questo aspetto fosse approfondito un po’ di più. L’avrei trovato, se non altro, più realistico.

giovedì 12 dicembre 2013

RECENSIONE: "Gli specialisti" di David Wolstencroft

Good News, Bad News”, romanzo di David Wolstencroft pubblicato nel 2004, è divenuto di lì a poco uno dei romanzi il cui titolo italiano, “Gli specialisti”, è stato messo abbastanza a caso. Il titolo originale, invece, era molto azzeccato, considerando che secondo uno dei protagonisti a una buona notizia corrisponde sempre una cattiva notizia, a cui ne corrisponde una buona, a cui ne corrisponde una cattiva... eccetera, eccetera, eccetera...

Mi è capitato sotto gli occhi sabato scorsa in biblioteca, l’ho preso in prestito con l’intenzione di leggerlo durante le pause pranzo al lavoro... e ora, dopo quattro giorni e altrettanto pause pranzo, sono giunta al termine.

La trama
Charlie e George, due dipendenti dei servizi segreti, finiscono sotto copertura a lavorare per uno studio fotografico. Charlie ha 27 anni, sua moglie è morta in un incidente stradale e ha una serie di reminescenze dei tempi della scuola che a suo parere gli sono utili anche nella sua attuale vita: l’idea delle buone e delle cattive notizie è una di queste. George ha 50 anni e, di fatto, di lui non sappiamo nulla.
I due scoprono di essere entrambi agenti segreti quando Charlie viene attirato da una donna in una sorta di trappola mortale, da cui esce vivo soltanto grazie all’intervento di George. Inoltre entrambi vogliono lasciare i servizi segreti e ad entrambi viene affidato un ultimo incarico. A George viene commissionato l’omicidio di Charlie. A Charlie viene commissionato l’omicidio di George.
Dopo avere tentato di uccidersi a vicenda i due decidono di allearsi e di fingersi entrambi morti, in modo da salvarsi e scoprire perché i servizi segreti abbiano deciso di eliminarli.
Ne segue una lunga fuga, in cui è impossibile riuscire a fidarsi di qualcuno... e la conclusione è piena di colpi di scena, che riguardano anche la moglie di Charlie.

I personaggi
Non posso fare a meno di notarlo: i personaggi sono tanti, molto hanno un ruolo marginale e sono poco sviluppati. A volte, specie nella parte centrale e conclusiva, in cui da un capitolo all’altro si passa da un personaggio all’altro, mi capitava di tanto in tanto di andare un po’ in confusione. Di fatto soltanto i due protagonisti e Neil (l’ex compagno di scuola di Charlie con cui stabilì che a una buona notizia corrisponde una cattiva notizia e così via di seguito) sono più che semplici nomi.

La struttura
Il romanzo è, a mio parere, molto scorrevole e ben scritto. I capitoli brevi, in cui si salta spesso da una situazione a un’altra completamente diversa, impediscono al lettore di annoiarsi, complice anche una certa ironia di fondo.
C’è comunque, secondo me, un’evidente pecca: i capitoli finali sono molto “frettolosi”, al punto tale che talvolta tendevo a entrare un po’ in confusione, non riuscendo a capire molto agevolmente cosa fosse appena accaduto.

Il finale
Il finale ha riservato un colpo di scena che mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, mentre ha spacciato per “colpi di scena” cose che non lo erano affatto... per esempio il fatto che [ATTENZIONE: piccolo spoiler] la moglie di Charlie fosse stata uccisa lo sospettavo fin dalle prime pagine...

Valutazione: 4/5
Al di là dei difetti (a mio parere - e il mio parere non vuole condizionare nessuno) di cui ho già parlato, trovo comunque che questo romanzo sia stato una lettura estremamente piacevole, che sono felice di avere portato a compimento. L’ho letto praticamente tutto d’un fiato, nelle occasioni in cui ne avevo la possibilità, e non vedevo l’ora di scoprire quali sorprese mi avrebbe riservato.