giovedì 23 gennaio 2014

RECENSIONE: "Winter" di Asia Greenhorn

Cari lettori, direi di offrirvi su un piatto d'argento, anche se non l'avete chiesta, la recensione del romanzo che ho letto in questi ultimi due giorni in pausa pranzo, "Winter" di Asia Greenhorn (grande esempio di come sia applicabile perfettamente la regola aurea del "tanto è fantasy"), che mi ha prestato un'amica che l'ha comprato anni fa e che ne è rimasta alquanto insoddisfatta. Nonostante il suo giudizio ("non è un granché") ho deciso di dedicarmi alla lettura di questo ennesimo romanzo in cui una sedicenne s'innamora di un compagno di scuola dagli occhi dai colori strani che si scopre essere un vampiro.
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Ehm... un... che cosa?! Non proprio, ma su questo ci torneremo tra un po'.

Background
"Winter" è uscito diversi anni fa, proprio in scia al fenomeno "Twilight", quando uscivano di continuo romanzi su vampiri adolescenti.
L'autrice, l'ho scoperto in questo momento, è italo-inglese.

Prima impressione
Detto tra noi, sinceramente la copertina mi fa un po' senso, a causa di quelle macchie di sangue sul collo. Sarò anche troppo sensibile, ma certe immagini mi fanno un po' impressione...
Inoltre vorrei soffermarmi sul fatto che la protagonista (o quella che dovrebbe essere la sua rappresentazione) indossa un abito antiquato e un paio di guanti altrettanto antiquati. Peccato che il romanzo sia ambientato abbondantemente dopo il 2000 e che la protagonista sia una sostenitrice dell'abbinamento jeans+Converse (specie nelle giornate piovose d'autunno, che non mi sembrano esattamente l'ideale per andarsene in giro con le scarpe di tela)...

La trama
Credo che nulla sia più indicativo della quarta di copertina, in questo caso.
E la quarta di copertina dice questo:

Winter si è appena trasferita da Londra a Cae Mefus, una piccola cittadina nel nord del Galles, in seguito al misterioso incidente che ha costretto sua nonna in ospedale. Una nuova casa la accoglie. E una nuova famiglia, quella dei Chiplin, il cui figlio maggiore, Gareth, non le toglie gli occhi di dosso, per ragioni che la ragazza può solo in parte intuire. Nella nuova scuola Winter incontra Rhys, un ragazzo dalla bellezza misteriosa, dal quale Gareth cerca di metterla in guardia. Ha gli occhi brillanti. Lo sguardo profondo nasconde un passato lontano. L'attrazione li travolge come un'onda, è un'energia inspiegabile e pericolosa. Mentre strane aggressioni si verificano nella contea, Winter stessa è assalita nel bosco. La verità comincia a venire a galla. Winter deve scoprire un nuovo mondo, dove antiche tradizioni si tramandano di generazione in generazione, dove un patto segreto protegge l'esistenza di milioni di persone. Deve scoprire la verità sulla morte dei suoi genitori, e sulla loro unica eredità: un ciondolo di cristallo che la protegge. Ora è costretta a scegliere. Tra Rhys, il ragazzo che ama, e la sua stessa vita, come l'ha sempre conosciuta.

Di fatto non è che ci sia più di tanto da dire, se non che, all'improvviso, dopo circa 200 pagine, Winter si scopre magicamente innamorata di Rhys, un compagno di scuola con il quale aveva scambiato fino a quel momento sì e no due parole.
La loro relazione, però, è ostacolata da un patto tra umani e vampiri, che impedisce le relazioni amorose tra gli uni e gli altri, per un semplice motivo: i mezzi umani e mezzi vampiri hanno un sangue che rende i vampiri immortali (su questo tornerò tra poco) qualora lo bevano, e questo renderebbe i vampiri troppo potenti.
Il problema, però, è che Winter è proprio un incrocio umano-vampiro, e che il suo sangue è fa gola a qualcuno...

Vampiri che non sono vampiri... e nessuno si degna di spiegarci perché, tanto è fantasy
Quando a suo tempo recensii la serie dei vampiri glitterati della Meyer spiegai perché non fossi rimasta particolarmente delusa dal fatto che quei vampiri non si attenessero a quelli "tradizionali". Sebbene molti aspetti di "Twilight" non mi abbiano soddisfatta, il fatto che i vampiri mangino animali e brillino al sole non mi ha particolarmente disturbata: per quanto le spiegazioni della Meyer, che vanno da "possiamo stare al sole, ma non ci stiamo perché la nostra pelle è brillante", "abitiamo nel paese più piovoso del mondo" a "siamo diversi da come il cinema ci rappresenta", possano essere spiegazioni talvolta banali e insulse, sono pur sempre spiegazioni.
In "Winter", invece, di spiegazioni non ce ne sono affatto. I vampiri non sono immortali, ma nessuno ci spiega perché. I vampiri nascono allo stesso modo degli umani e crescono, ma nessuno ci spiega perché. I vampiri hanno un cuore che batte, hanno sangue nelle vene e sono caldi, ma nessuno ci spiega perché. Nemmeno la protagonista, che ama follemente Rhys perché... mhm... a proposito, perché?, gli chiede un minimo di spiegazioni.
Tra l'altro vorrei segnalare che il professore vampiro è vecchio vari secoli, gli altri vampiri sono adolescenti e nessuno sembra spiegare quanto possano vivere.

Ci amiamo perché... boh!
La relazione tra Winter e Rhys nasce così:
- incontri casuali a scuola e in biblioteca;
- scambio di tre parole o quattro;
- grande ammmmmmmoooooore della vita.

Alternanza di punti di vista
Il romanzo è narrato in terza persona e il punto di vista cambia mediamente ogni una o due pagine, a volte anche meno.
Questo purtroppo fa sì che quelli che avrebbero potuto essere colpi di scena non lo siano: sappiamo già come agiranno certi personaggi, compresi gli antagonisti, perché abbiamo letto, tramite il loro punto di vista, le loro intenzioni.

Valutazione finale: 2/5
Idee potenzialmente originali (come anche le particolarità di questi vampiri) che però non sono state sfruttate nel migliore dei modi. Anzi, non sono state sfruttate affatto. So che c'è un seguito. Non credo, sinceramente, che lo leggerò.

lunedì 20 gennaio 2014

RECENSIONE: la trilogia "Shadowhunters, le origini" di Cassandra Clare

Ci siamo! E' giunto il momento che la mia "avversione" per gli Shadowhunters crollasse. Dopotutto il film di "Città d'ossa", di cui ho parlato a suo tempo, non doveva essere considerato un indicatore delle qualità della serie.
Ho preferito però optare per la trilogia "Shadowhunters - le origini", che in origine si chiamava "The Infernal Devices", ma mettere titoli che non c'entrano nulla con quelli originali pare essere un'abitudine comune in Italia. Ho già in cantiere l'idea di leggere anche la serie principale (il cui "prequel" può essere letto indipendentemente, dato che tratta di altri personaggi), anche se sono un po' riluttante per via del fatto che il sesto e ultimo romanzo uscirà in marzo negli Stati Uniti e addirittura dovremmo aspettare fino all'autunno per leggerlo in italiano (ma ho già in cantiere anche l'idea, se mi piaceranno i primi cinque, di leggerlo in inglese in caso io riesca a trovarlo).

Ma ora basta con le chiacchiere e dedichiamoci allo spin-off, costituito da una trilogia così composta:
1) L'angelo (Clockwork Angel);
2) Il principe (Clockwork Prince);
3) La principessa (Clockwork Princess).

Come in ogni urban fantasy young adult che si rispetti, accanto alla trama principale c'è anche una protagonista adolescente che incontra il grande ammmmmmore della sua vita e dopo pochi mesi decide di sposarlo. L'unica differenza è che le altre serie sono ambientate nel ventunesimo secolo, qui invece siamo nell'Ottocento, epoca in cui una donna non sposata a vent'anni era già considerata una vecchia zitella, il che rende credibile questo genere di storyline.
Il fatto che il grande ammmmmore della protagonista in realtà siano due grandi ammmmmori ancora una volta non è sorprendente, ma devo ammettere che è la prima volta in cui leggo di due grandi ammmmmori della protagonista i cui rapporti rasentano i limiti dello slash. Questo, se non altro, mi pare originale.



ATTENZIONE: la recensione potrebbe contenere spoiler.

Contesto
Siamo a Londra nell'Ottocento, ma in realtà veniamo introdotti in un mondo in cui accanto agli umani ("mondani") vivono anche i "nascosti", una categoria che comprende creature soprannaturali di vario tipo, che mantiene la propria esistenza segreta agli umani: Nephilim (che non c'entrano nulla con i Nephilim biblici ma si chiamano allo stesso modo, anche se in genere vengono chiamati Shadowhunters - sono mortali che hanno sangue angelico nelle vene che si tramanda di generazione in generazione, e sono cacciatori di demoni e vegliano su ciò che accade nel mondo dei "nascosti"), vampiri, licantropi, stregoni (che hanno sangue di demone nelle vene)... e chi più ne ha più ne metta.

CLOCKWORK ANGEL: un inizio intrigante
Nel primo romanzo della serie conosciamo l'adolescente Tessa Grey, un'orfana vissuta a New York insieme alla zia, almeno finché quest'ultima non è morta. A quel punto non le resta che andare a Londra, dove ad aspettarla dovrebbe trovare il fratello ventenne giocatore d'azzardo Nate, unico suo parente ancora vivente. Le cose non vanno proprio nel verso giusto: viene infatti rapita da due sorelle streghe che vogliono consegnarla a un personaggio chiamato "Magister", che vuole sfruttare le abilità di Tessa. Infatti la ragazza è una mutaforma, toccando un oggetto di proprietà di qualcun altro può trasformarsi in lui/lei nell'aspetto e addirittura arrivare a comprenderne i pensieri e le emozioni.
Nella casa delle due sorelle, inoltre, vengono compiuti esperimenti per creare dei robot dall'aspetto umano, che possano obbedire agli ordini del Magister e dei suoi seguaci, che hanno l'obiettivo di eliminare gli Shadowhunters in quanto il Magister li ritiene colpevoli della morte della sua famiglia, avvenuta vari decenni prima.
A salvare Tessa è l'irruzione degli Shadowhunters nella dimora delle due streghe, in particolare si rivela fondamentale l'intervento di Will, un giovane nephilim dal quale Tessa è attratta anche se lui si dimostra spesso scontroso e arrogante.
Gli Shadowhunters la portano con loro nell'Istituto gestito da Charlotte e da suo marito Henry, dove i giovani Shadowhunters vengono addestrati e vivono.
Qui entrano in scena gli altri personaggi: la "modaiola" Jessamine, il romantico violinista malato Jem, la simpatica cameriera Sophie, ecc...
Gli Shadowhunters decidono di aiutare Tessa a rintracciare suo fratello Nate, che sembra essere stato rapito dal Magister. In corso d'opera devono affrontare uno scontro con un gruppo di vampiri e, proprio quando la situazione sembra essersi sistemata, ci saranno numerosi colpi di scena (che saranno spoilerati nella trama del romanzo successivo), in cui il Magister, la cui identità verrà svelata nella parte conclusiva, fuggirà con l'intento di portare a termine il proprio intento...

CLOCKWORK PRINCE: un ottimo secondo romanzo
SPOILER: Nate ha in realtà tradito la sorella, in cambio della possibilità illusoria di continuare la propria vita dissoluta, e si è schierato dalla parte del Magister.
Intanto, visto che quest'ultimo è fuggito, il consiglio degli Shadowhunters decide di spodestare Charlotte, togliendole la custodia dell'Istituto con l'intento di affidarla allo stimato Benedict Lighthood. Le viene quindi "concesso" un ultimatum: due settimane per ritrovare il Magister, altrimenti perderà l'istituto.
I membri dell'Istituto quindi, fanno il possibile per aiutare Charlotte: Tessa, Will e Jem intraprendono un viaggio per incontrare un anziano Shadowhunter che sa come andarono le cose a proposito della famiglia del Magister, per cui quest'ultimo sta cercando vendetta. Le cose però non vanno come dovrebbero: mentre Will si ritrova "per caso" vicino alla propria famiglia (suo padre era un Nephilim che lasciò il proprio incarico di cacciatore, mentre Will, come Shadowhunter, deve chiudere ogni rapporto con i familiari che non ne fanno parte) avendo modo di intravedere la sorella minore, i tre subiscono l'ennesimo attacco da parte degli automi.
Nel frattempo Jessamine (ATTENZIONE: SPOILER), innamorata di Nate, dopo averlo sposato in gran segreto si schiera dalla sua parte, con l'intento di consegnare Tessa al Magister. Tra Tessa e il fratello, inoltre, ci sarà un drammatico confronto che si chiuderà con un epilogo non proprio allegro.
In questo romanzo, oltre alla storia di Tessa, viene approfondita maggiormente anche quella di Jem e di Will. Il primo dei due, uno Shadowhunter orfano anglo-cinese, è stato infettato dai demoni che hanno ucciso i suoi genitori ed è dipendente dalla droga, che gli consente di vivere, ma che allo stesso tempo non gli consentirà di avere una lunga vita. Will, invece, ha lasciato la propria famiglia a causa di una maledizione lanciata da un demone, secondo la quale chiunque gli vuole bene finirà per morire. E' questa la ragione per cui Will cerca di farsi detestare da tutti, a parte da Jem, il suo "parabatai" (una sorta di fratello di sangue, legato a lui da una promessa di protezione reciproca per tutta la vita - che si tramuta, nella pratica, in quella che ho già definito un'amicizia ai limiti dello slash), perché sa che è comunque destinato a morire.
Soltanto quando riesce a rintracciare, con l'aiuto dello stregone Magnus Bane, il demone che ha lanciato la maledizione (ATTENZIONE: SPOILER) e scopre che in realtà il demone l'ha solo preso in giro e che non esiste alcuna maledizione, decide di dichiarare finalmente i propri sentimenti a Tessa, attratta da lui già dal primo romanzo, anziché continuare a respingerla. A quel punto Tessa gli rivela di essersi appena ufficialmente fidanzata con Jem...
Il romanzo si conclude con Charlotte che mantiene la propria carica, soprattutto quando si scopre che Benedict, al di là dell'apparenza moralista, si rivela essere un uomo dalla vita dissoluta, che nasconde parecchi segreti...

CLOCKWORK PRINCESS: un finale che lascia (forse) con l'amaro in bocca
Mentre all'Istituto si aggiungono nuovi "residenti" (compresa la sorella di Will, venuta per riportarlo a casa, e i due figli di Benedict Lighthood che nel frattempo ha fatto una brutta fine, nella quale è stato chiarito a tutti gli effetti che intratteneva relazioni sessuali con demoni), il Consiglio cerca ancora un modo per spodestare Charlotte, sempre con la scusa che il Magister e i suoi automi sono ancora un pericolo.
Infatti (ATTENZIONE: SPOILER, DA QUI FINO ALLA FINE DEL PARAGRAFO) il Magister fa rapire Tessa proprio alla vigilia del suo matrimonio con Jem, in uno scontro nel quale tra l'altro muore Jessamine e Jem viene gravemente ferito, perché sapendo la natura del suo dono (derivante dall'essere figlia di una Nephilim e di un demone - unione che si pensava non potesse generare nuove vite, in quanto le "rune", marchi tracciati addosso agli Shadowhunters, avrebbero impedito al mezzo demone di vivere; in questo caso però è stato possibile in quanto, essendo la madre di Tessa ignara del fatto di essere una Nephilim, non aveva rune sul proprio corpo) pensa di poterla sfruttare per i suoi loschi scopi (il cui principale è sempre quello di distruggere gli Shadowhunter).
Ormai in punto di morte, scoprendo che anche Will è innamorato della ragazza, Jem lo prega di cercarla e di salvarla. Will a quel punto parte per ritrovarla, avendo avuto modo di scoprire dove è stata portata.
Proprio nel corso del proprio viaggio Will si rende conto, vedendo la runa che lo legava al suo parabatai sbiadire, che Jem è morto. Ciò mi ha lasciata mooooolto insoddisfatta, e non solo perché Jem era il mio personaggio preferito. Non mi è piaciuto che sia uscito di scena senza avere ancora avuto la possibilità di fare più di tanto, in quest'ultimo romanzo. Poco dopo, comunque, Will riesce finalmente a raggiungere Tessa, prigioniera del Magister... e si ritrova intrappolato insieme a lei. Non appena rivela a Tessa che Jem è morto, lei - e ancora una volta la mia insoddisfazione è incrementata fino allo sfinimento - gli dichiara il proprio amore e nel giro di poche righe i due si ritrovano a letto insieme (è stato uno shock per due motivi: 1) Tessa e Will erano legatissimi a Jem, mi sembra quasi out of character che tutto ciò accada subito dopo la sua morte; 2) Tessa è una donzella dell'Ottocento, che fino a quel momento riteneva scandaloso anche solo baciare con troppa passione il fidanzato che stava per sposare, mentre così, di punto in bianco, si porta a letto l'amico del fidanzato defunto pochi minuti dopo avere scoperto della morte di quest'ultimo).
Nel finale Charlotte, Henry e tutto il loro seguito, insieme ad alcuni Fratelli Silenti (lugubri individui muti e incappucciati con sangue angelico divenuti immortali grazie all'applicazione di particolari rune, che vivono nella "città silente", che deve essere un vero mortorio, che possono essere evocati dagli Shadowhunters per chiedere aiuto), aiutano Will e Tessa a combattere contro il Magister e l'esercito di automi. Ad un certo punto colpo di scena: a uno dei Fratelli Silenti cade il cappuccio... ed è Jem! Infatti in punto di morte, affranto dal fatto di non avere salutato per l'ultima volta Tessa e Will, ha deciso di tentare di diventare un Fratello Silente, condannandosi a un'eternità lugubre e solitaria.
Dopo lo scontro, comunque, nel quale il Magister rimane ucciso, Jem saluta un'ultima volta Tessa e Will, che successivamente si fidanzeranno, e parte per la Città Silente.
Si giunge quindi all'Epilogo, in cui scopriamo che Tessa si è sposata con Will e ha avuto dei figli con lui, dai quali si è allontanata dal momento che, essendo lei immortale (per via del sangue demoniaco), dovrebbe vederli invecchiare e poi morire. La ritroviamo nel 2008, circa settant'anni dopo la morte di suo marito, mentre attende di incontrare Jem che, da Fratello Silente, la incontrava ogni anno a un appuntamento sempre fisso. A quel punto una sorpresa la aspetta: Jem non è più un Fratello Silente, dal momento che, grazie ai progressi scientifici (così pare, non è spiegato molto bene) adesso può disintossicarsi dalla droga e riuscire a vivere una vita normale. Il finale lascia intendere che i due possano finalmente vivere il loro amore.

Devo ammetterlo, non so se sono pienamente soddisfatta... Tutto sommato avevo aspettative un po' diverse per il terzo romanzo. Mi aspettavo qualcosa di più credibile, come ad esempio il fatto che Jem viveva abbastanza per sposare Tessa e poi moriva in giovane età. Mi è sembrata una scelta un po' macchinosa, quella per cui ha optato Cassandra Clare. Inoltre sono rimasta decisamente delusa dalla banalizzazione dei sentimenti nell'ultimo romanzo in cui Tessa di fatto considera Jem e Will come intercambiabili. "Uno dei due muore? Va beh, tanto mi posso fare quell'altro." Anche per quanto riguarda Will, sono rimasta abbastanza spiazzata: la prima parte del terzo romanzo era stata un susseguirsi di sue saghe mentali del tipo "dopo che Jem sarà morto, per rispetto nei suoi confronti non mi farò mai avanti con Tessa" e poi non appena l'amico "muore" lui e Tessa finiscono a letto insieme... Mah... io credo che un po' di coerenza non guasterebbe.
Almeno, però, c'è un dettaglio che mi ha soddisfatta: in un genere in cui l'immortalità di solito viene presentata come "che bello, io rimarrò giovane in eterno, mentre tutti intorno a me, compresi i miei discendenti, si riempiranno di rughe e poi schiatteranno", stavolta ne viene data una visione più realistica, in cui sì, c'è la giovinezza eterna, ma c'è anche l'eterno rimpianto per le persone amate che non ci sono più.

I personaggi
Li ho apprezzati, uno dopo l'altro. Ciascuno mi è sembrato avere il proprio ruolo. Nessuno mi è sembrato poco caratterizzato. Forse Tessa avrebbe potuto essere resa meglio, magari più coerente anche nel terzo romanzo. Sono rimasta positivamente colpita dalla donna che cerca di far valere la propria posizione anche se è donna (Charlotte), dal marito pasticcione di lei (Henry), dalla ragazza che tutti vedono come un'idiota, ma che in realtà vorrebbe semplicemente poter essere una normale umana anziché una nephilim (Jessamine), dal ragazzo estremamente ambiguo ma affascinante (Nate), dal ragazzo scontroso che non è scontroso solo perché ne ha voglia e che alle spalle ha un motivo originale (Will), dall'antagonista che per una volta ha uno scopo e non ostacola i protagonisti semplicemente "perché sì" (il Magister)...
Dimentico qualcuno? Ah, già, Jem... Ho letteralmente adorato quel personaggio, anche se il ruolo dell'eroe romantico condannato a un triste destino forse non è proprio originalissimo. Ma Jem è reso molto bene, a mio parere. E' troppo, come dire... awwwwwwww. *-*

Valutazione finale: 4,5/5
Seppure con i suoi difetti, di cui penso di avere già parlato, questa serie mi è piaciuta molto e, ad oggi, credo che sia una delle serie urban fantasy migliori che io abbia mai letto.
Mi sento di consigliarla agli amanti del genere, ma non solo. Tutto sommato anche chi non è molto "vicino" a questo genere potrebbe apprezzarla.

sabato 18 gennaio 2014

RECENSIONE: "Il conto cifrato" di Christopher Reich

Altro romanzo letto al lavoro durante le pause pranzo, è un altro thriller che mi ha intrattenuta di recente e che si è guadagnato una breve recensione per il blog.
E' stato pubblicato nel 1998 e le vicende narrate si svolgono verso la fine degli anni '90 (così emerge dalle date a cui viene accennato di tanto in tanto) anche se, a mio parere, sembra più un'ambientazione da anni '80, dal punto di vista tecnologico (per intenderci: nessuno o quasi sembra possedere un cellulare, e stiamo parlando di funzionari di banca, non di contadini...).

Quarta di copertina
Nick Neumann, giovane uomo d'affari, è tormentato da un'ossessione: scoprire perché il padre,
un importante dirigente della United Swiss Bank, è stato ucciso e da chi. Abbandona così il suo
lavoro a Wall Street e si fa assumere dalla Banca di Zurigo. Lì scoprirà un segreto, una terribile

verità che lo porterà a una sfida all'ultimo sangue con un misterioso avversario...

Prima impressione
Quando in biblioteca mi è capitato davanti, per caso, mentre guardavo lo scaffale dei thriller, è scattata una molla che mi ha fatto pensare che avrebbe potuto interessarmi.
Diciamolo chiaro e tondo: ho sempre provato un certo interesse per la finanza (anche se, durante i cinque anni trascorsi alla facoltà di economia gli esami di finanza aziendale e finanza straordinaria sono stati decisamente due tra i più tosti) e l'idea di leggere un thriller a sfondo finanziario mi entusiasmava.

Trama e struttura
Alle vicende del giovane bancario, di cui si fa cenno nella quarta di copertina, si "mescolano" anche quelle degli altri personaggi a lui connessi: i dirigenti della banca in primis, ma anche un soggetto noto come "il Pascià", che possiede un conto cifrato presso la USB, per cui lavora il protagonista. Quest'ultimo, emerge a poco a poco, non è altro che un mafioso mediorientale in prima linea nel traffico di armi e di droga.
I capitoli sono narrati in terza persona, con punti di vista alternati. Questo a mio parere rovina in parte la bellezza di un thriller: dato che abbiamo il POV di molti personaggi, non tutti schierati dalla stessa parte, la vicenda finisce per girare quasi totalmente intorno all'azione, piuttosto che intorno al mistero da svelare. Di fatto la maggior parte dei potenziali colpi di scena sono serviti su un piatto d'argento.

Valutazione finale: 3,5/5
E' stata una lettura scorrevole, nonostante la lunghezza del romanzo (oltre 600 pagine) questo non mi è mai sembrato tedioso, ma tutto sommato ho sentito la mancanza di qualcosa. Sapere quasi tutto e quasi subito non mi alletta al cento per cento.

martedì 14 gennaio 2014

RECENSIONE: "Vento di magia" di Marianne Curley

In attesa di terminare la serie che mi appresterò a recensire non appena l'avrò finita, è il caso di dedicarmi anche alle altre letture a cui mi sono dedicata negli ultimi tempi, riservate generalmente alle pause pranzo al lavoro.
Una di queste è "Vento di magia" di Marianne Curley, un fantasy (o meglio, un mix tra un fantasy medievale e un urban fantasy) non proprio recentissimo, ma comunque di un'epoca abbastanza attuale.

Quarta di copertina
Tutti in paese considerano Kate una mezza strega, forse anche per quegli strani occhi a mandorla di un azzurro chiaro, per il suo viso bianchissimo e contornato da capelli neri e lucenti che le arrivano fino alla vita. Lui, Jarrod, sente immediatamente una forte attrazione per quella ragazza, e nello stesso tempo un'inquietudine che lo spinge ad allontanarsi. Jarrod non capisce, Kate sì: lui ha il dono, come lei, ma non ne è consapevole e soprattutto non sa gestire i suoi poteri. Kate non ha una storia: non ha mai conosciuto il padre e la madre e vive da sempre con la nonna ai margini della foresta pluviale. La storia della famiglia di Jarrod invece si perde in un passato lontano, in un castello ai confini tra Scozia e Inghilterra.

Prima impressione
Questo romanzo è stato pubblicato nel 2000, prima del boom di romanzi urban fantasy pieni dei classici fighi che si rivelano essere vampiri / licantropi / qualsiasi altra creatura soprannaturale.
Per qualcuno potrebbe essere un punto di forza. Io, sinceramente, me ne frego. Un romanzo positivo può esserlo sia che sia stato scritto prima del boom sia che sia stato scritto dopo... così come può accadere l'esatto contrario.
La copertina, in sé, non mi ha attirata più di tanto, ma tutto sommato pensavo che la trama potesse essere abbastanza interessante.

Trama e struttura
Il romanzo è strutturato, in prevalenza, in due parti (in totale è suddiviso in "prima parte", "seconda parte" e "terza parte", ma la terza, di fatto, è soltanto un epilogo): una ambientata ai giorni nostri (o meglio, all'epoca in cui è stato scritto il romanzo - fine anni '90/primi anni '00) e una ambientata nel medioevo.
Nella prima parte Kate conosce Jarrod, suo nuovo compagno di scuola, nella cui famiglia capitano sempre delle disgrazie. Grazie anche alla nonna di Kate i due scoprono che c'è una maledizione, che fu lanciata circa ottocento anni prima dal fratellastro illegittimo di un antenato di Jarrod. L'unico modo per spezzarla è tornare indietro nel tempo ed eliminare l'autore della maledizione.
Con un incantesimo suggerito dalla nonna di Kate, quindi, i due si ritrovano esattamente nel luogo e nell'epoca in cui viveva Rhauk (da notare: è l'unico personaggio che ha un nome contorto), l'autore della maledizione. Qui Jarrod si finge il nipote di un proprietario terriero suo antenato, il fratellastro di Rhauk, appunto.
Rhauk, dotato a sua volta di poteri magici, si rende conto dei poteri di Kate, che si spaccia per la moglie di Jarrod. La rapisce e con l'inganno le fa credere di essere pronto a rinunciare alla maledizione se lei resterà con lui. Jarrod, però, non accetta di lasciare l'amica in balia di Rhauk e lo sfida in un duello in cui la magia fa da protagonista...

Il tutto è narrato in prima persona, con punti di vista alternati, quello di Kate e quello di Jarrod. Questo, a mio parere, confonde parecchio le idee. Avrei preferito, da questo aspetto, una narrazione in terza persona, con POV sempre alternati.

Medioevo: promosso a pieni voti, perché la parte ambientata in quell'epoca è a mio parere molto avvincente... e lo dico senza nutrire una profonda passione (anzi, detestando) quel particolare periodo storico. I personaggi che appaiono in questa epoca sono abbastanza caratterizzati, almeno quelli che compaiono più spesso.
Giorni nostri: bocciati, perché seppure sia totalmente inutile ai fini della trama, ci sorbiamo più di un centinaio di pagine di puri stereotipi da teen-drama americano; ragazzi pieni di muscoli e poco dediti allo studio quindi stronzi ma desiderabili, ragazze ricche con i capelli mechati e quindi stronze, gente presa di mira perché possiede poteri magici, perché porta gli occhiali (tra l'altro questo mi sembra anche abbastanza anacronistico dato che almeno la metà dei ragazzini di oggi sono miopi, ma va beh...), perché non si veste alla moda (e qui mi verrebbe da dire: se si porta un'uniforme scolastica, come è più volte citato, i compagni di classe che accidenti ne sanno?), gente che soffre costantemente della sindrome di chi non è stato invitato alla festa e rasenta la disperazione, anche se in realtà non desidera affatto andarci. Personaggi secondari caratterizzati non ne vedo nemmeno uno e, a peggiorare le cose, sono totalmente inutili in relazione alla trama.
Inoltre tutto quello che accade è troppo frettoloso... o meglio: in questo centinaio di pagine ci sorbiamo una moltitudine di cliché, poi così dal nulla la nonna di Kate, deus-ex-machina della prima parte del romanzo, dice ai due che cosa devono fare.

Valutazione: 3/5
Non il meglio, non il peggio... tutto sommato si legge. Considerando che l'ho preso in prestito in biblioteca e che quindi l'ho letto senza spendere un centesimo, ci può stare.

venerdì 10 gennaio 2014

Recensione: "Noi siamo infinito, ragazzo da parete" di Stephen Chbosky

Una delle prime letture del 2014 (non la prima in assoluto, perché quella è il primo romanzo di una serie che recensirò tutta in una volta) è stata questo romanzo. Ne avevo già sentito parlare, so che ne è uscito un film (che non ho visto), ma soltanto ora l'ho letto.
Il romanzo è uscito nel 1999 ed è ambientato all'inizio degli anni '90.

Prima impressione
Sinceramente pensavo che fosse la storia di un ragazzino emarginato, lamentoso e bellaswanizzato. Pensavo anche che il romanzo non sarebbe andato a parare da nessuna parte.
Eppure mi sono convinta. "Lo leggo", mi sono detta. L'ho letto... e devo ammettere che la mia prima impressione era sbagliata.

La trama
Charlie ha 15 anni, non ha mai avuto veri amici (a parte un certo Michael, di cui non veniamo a scoprire molto, di fatto, che si è suicidato) ed è spaventato dall'inizio delle scuole superiori, temendo che non riuscirà a fare amicizia con nessuno.
Non è così. Conosce Sam, una ragazza che lo attira fin da subito, e il suo fratellastro Patrick, entrambi studenti più grandi di lui, che frequentano l'ultimo anno di scuola. Nasce subito una profonda amicizia tra Charlie e i due, e grazie a loro inizia a frequentare anche altri loro amici e conoscenti, tra cui una certa Mary Elizabeth con cui avrà una breve relazione.
Con Sam e Patrick trascorre un anno intenso (poi i due se ne andranno per frequentare l'università), che è comunque segnato da un segreto del suo passato che Charlie non è mai stato completamente capace di rimuovere...

Struttura del romanzo
Siamo di fronte a un moderno romanzo epistolare: Charlie scrive a un amico senza nome, raccontandogli quello che gli succede.
In certi momenti sembra che si stia rivolgendo ad un diario, ma in altri momenti invece lascia intendere che non è così (parla del fatto che gli ha spedito delle lettere e che lo conosce di vista grazie a una conoscenza comune).

I personaggi
Charlie è un ottimo personaggio. L'unica pecca che gli riconosco è che, a mio parere, non dà l'idea di essere un 15-16enne. Personalmente mi sembrava che la voce narrante fosse più giovane. Se non avesse specificato l'età, avrei pensato che potesse avere 12 o 13 anni. In ogni caso non siamo di fronte a un alter-ego maschile di Bella Swan... anzi, ci siamo lontanissimi. Charlie non è un vero e proprio emarginato senza amici... anzi, di fatto stava da solo perché non conosceva nessuno. Inoltre a ogni suo comportamento corrisponde una spiegazione razionale.
Anche Sam, Patrick e Mary Elizabeth sono ben caratterizzati, così come la sorella di Charlie...

Temi trattati
Se c'è una pecca in questo romanzo, non sono tanto i temi trattati - in primis omosessualità, droga, violenza... - ma come questi vengono trattati, in particolare gli ultimi due. I messaggi che sembra lasciar passare sono "se vuoi avere degli amici, devi bere, fumare e drogarti", per quanto riguarda il protagonista, mentre per quanto riguarda le "comparse" femminili il messaggio spesso è "se vuoi avere un ragazzo che ti ami, devi essere disposta a farti picchiare o a farti stuprare quando lui è ubriaco e non gliela vuoi dare"...

Valutazione: 3,5/5
Tutto sommato non l'ho trovato così male, anche se in certi momenti mi è sembrato cadere un po' nel banale. Resta, nel complesso, una buona lettura... sicuramente migliore di certi romanzi young adult con protagoniste femminili. :D