sabato 28 giugno 2014

RECENSIONE: "L'ombra dell'ultima rosa" di Wolfram Fleischhauer

L'avevo già visto, in biblioteca, e avevo già letto la quarta di copertina. Avevo pensato che potesse essere interessante, ma non mi aveva convinta fino in fondo. La seconda volta ho deciso di dargli una possibilità...

La trama
Siamo a Berlino alla fine degli anni '90. Giulietta è una ballerina di danza classica, una di quelle che vivono per la danza e che credono che tutto il resto sia da demonizzare. In un teatro berlinese incontra Damian, un ballerino argentino di tango, con il quale ha un'intensa quanto breve storia d'amore.
Poi lui fugge in Argentina... e fugge dopo avere aggredito e legato il padre di Giulietta a casa della ragazza, mentre lei era assente, e averle fatto capire che deve chiedere spiegazioni proprio al padre, e non a lui, per quello che è successo. Il padre, da parte sua, fin dal prologo sembra avere qualcosa da nascondere.
Giulietta, anziché fare quello che avrebbe fatto qualunque persona normale, lo rincorre a Buenos Aires, dove Damian sembra scomparso nel nulla e dove Giulietta si affida a perfetti sconosciuti per ritrovarlo, in primis la psicologa americana Lindsay.
Rivedendo vecchie performance di Damian, Giulietta si rende conto che c'è un codice segreto nei suoi balli, e che cerca di lanciare messaggi, che lei riesce a decifrare anche con l'aiuto della nuova amica psicologa.
E a poco a poco inizia a delinearsi uno scenario inquietante: ingredienti la Germania Est, la dittatura argentina, i figli dei desaparecidos... e un finale in cui Giulietta, ancora una volta, si comporterà in modo tutt'altro che normale.

Struttura
Il romanzo è narrato in terza persona, è coinvolgente e scorrevole... ma non sempre. All'inizio ci dobbiamo sorbire un buon centinaio di pagine, ovvero circa un quarto del romanzo, che narra la nascita della storia tra Giulietta e Damian, che in realtà si potrebbe descrivere così: i due si vedono, dopo mezz'ora vanno a letto insieme e continuano a vedersi. Inoltre, nonostante stiano insieme da pochissimo tempo, lui va e viene a casa di lei, con il suo mazzo di chiavi, così come se niente fosse, senza nemmeno avvertire.
Il punto di vista è quello di Giulietta... ma non sempre. Ci sono momenti in cui si intravede quello di altri personaggi, non tanto perché sia rilevante, ma perché, a mio avviso, il punto di vista non è gestito in modo esattamente impeccabile. Ma questa è stata solo una sensazione che ho avuto...

Personaggi
Non mi è sembrato di vedere personaggi stereotipati e, devo dirlo, la maggior parte di loro mi sono sembrati piuttosto interessanti, con una storia intrigante da raccontare. Li ho apprezzati parecchio, anche se ho spesso avuto l'impressione che si comportassero (specie Giulietta) in modo piuttosto inverosimile.

Valutazione finale: 4/5
A mio parere questo romanzo è stato un buon mix di mistero e storia recente; non l'ho apprezzato proprio al 100%, ma a un buon 90% posso dire di esserci arrivata. La mia valutazione non può essere altro che positiva.

venerdì 27 giugno 2014

RECENSIONE: "C'è un cadavere in biblioteca" di Agatha Christie [Miss Marple #2]

Siamo nel 1942 e "The Body in the Library" è il secondo romanzo (o terzo, se valgono le considerazioni che ho fatto a suo tempo) della serie con Miss Marple, ambientata nel paese di St. Mary Mead, dove quest'arzilla nonnina trascorre le proprie giornate a lavorare a maglia, bere tè, farsi i ca**i degli altri, spiare i vicini col binocolo e risolvere inesplicabili misteri...

La trama
Siamo nella tipica casa dei ricchi, abbiamo una coppia di ricchi anziani: il colonnello Bantry e la sua consorte, cara amica di Miss Marple che non fa altro che spettegolare (tra parentesi, i due sono proprio quelli a casa dei quali si svolgevano i raduni di "Miss Marple e i tredici problemi").
Nella loro casa c'è come al solito un intero esercito composto da personale di servizio e, in quello che sembrava un giorno come tanti, una delle tante cameriere tonte inizia a urlare a squarciagola che c'è una donna assassinata in biblioteca...
Ed è infatti così: una ventenne, adottata da un vecchio invalido, che lavorava in un hotel nelle vicinanze è stata assassinata e, per evitare pettegolezzi su una sua eventuale relazione con Bantry, i due padroni di casa si affrettano a chiamare in loro soccorso la loro amica Jane Marple, affinché possa scoprire come stavano davvero le cose e confermare che il responsabile del delitto sia un giovane sconclusionato che si è trasferito in zona di recente.
Ma Miss Marple ha qualche dubbio in proposito e le sue indagini la portano a scorgere un collegamento tra la morte della ragazza e la scomparsa di una sedicenne di ritorno da un raduno di boy scout, il cui cadavere verrà trovato all'interno di un'auto bruciata...

Struttura
Il testo è in terza persona, con narratore pressoché onnisciente in certi momenti, e punto di vista che salta da un personaggio all'altro in altri momenti. Il romanzo si legge molto in fretta, non tanto perché è breve, quanto perché il testo scorre bene, anche se rimango del mio parere e continuo a preferire quei romanzi in cui il passaggio da un punto di vista all'altro, se c'è, è più ordinato. Ma questa è una preferenza personale...

Personaggi
I personaggi sono ben delineati anche se, come spesso avviene nei romanzi della Christie, tendono ad essere leggermente stereotipati e a ripetersi da un romanzo all'altro: il ricco invalido con i figli già morti e una lunga distesa di parenti da mantenere, la giovane "ingrata" e "traditrice della famiglia" che prova attrazione per un ragazzo che alla famiglia non piace, le cameriere svampite, ecc...

Valutazione: 4/5
Per certi aspetti non è tra i romanzi migliori della Christie, ma la soluzione al mistero è mooooolto originale e il voto che avevo pensato, 3,5/5, risulterebbe non tenerne conto. Quindi diamogli quattro punti pieni.


sabato 21 giugno 2014

RECENSIONE: "La voce invisibile del vento" di Clara Sanchez

Clara Sanchez deve essere la risposta latina a Nicholas Sparks... non saprei in che altro modo definire questo romanzo, che ho letto perché la trama riportata sulla quarta di copertina mi dava l'idea di essere molto avvincente.

Spagna, località di Las Marinas. La luce si è ritirata verso qualche luogo nel cielo. Il buio della notte avvolge le viuzze del paese e il mare è nero come la pece. Julia ha perso la strada di casa: è circondata dal silenzio e sente solo la voce del vento che soffia dal mare, e profuma di sale e di fiori. Non ricorda cosa sia successo: era uscita a prendere il latte per suo figlio, ma sulla strada del ritorno all'improvviso si è ritrovata in macchina senza soldi, documenti e cellulare. In pochi minuti quella che doveva essere una vacanza da sogno si è trasformata in un incubo. Per le strade non c'è nessuno, le case sulla spiaggia sembrano tutte uguali e Julia non riesce a ritrovare l'appartamento nel quale l'attendono il marito Felix e il figlio di pochi mesi. Prova a contattarli da un telefono pubblico, ma la linea è sempre occupata. Tutto, intorno a lei, è così familiare eppure così stranamente irreale. Tra le vie oscure e labirintiche c'è solo una luce, quella di un locale notturno. A Julia non resta altra scelta che raggiungerlo, nella speranza di trovare qualcuno che l'aiuti. Qui, quasi ad aspettarla, c'è un uomo, un tipo affascinante, con la barba incolta e l'accento dell'Est Europa, che sembra sapere tante, troppe cose su di lei. Si chiama Marcus: Julia ha la sensazione di averlo già incontrato da qualche parte. Fidarsi di lui è facile. Eppure Marcus non è quello che sembra e nasconde qualcosa, come ha appena scoperto anche Felix, che sta cercando in tutti i modi di riavere Julia con sé. Ma la donna può affidarsi solo a sé stessa. Deve ascoltare il vento che continua a soffiare intorno a lei. Deve capire cosa sta accadendo. Perché è lì, nel suo istinto di sopravvivenza, che può trovare finalmente la strada di casa.

Io mi ero fatta i miei viaggi: Julia perde la memoria, ha a che fare con un pazzo/ stalker/ criminale/ ecc... e cerca di trovare un modo per liberarsi di lui e tornare alla sua vecchia vita di cui riesce comunque a ricordare qualcosa.
...
...
...
No, non è così. E, anzi, dalla quarta di copertina a mio parere la storia sembra ben diversa da quello che è.
La trama, infatti, è molto diversa. Julia ha un incidente in macchina, batte la testa e finisce in coma. Inizia a sognarsi di quel Marcus e di tanta altra gente, mentre per Felix inizia un lungo revival dei bei tempi andati, che forse non erano poi così tanto bei tempi, dato che Julia, mentre era già in attesa del loro figlio, andava a letto con quel Marcus di cui sopra che tra l'altro da lei si faceva mantenere.
Si sussegue il sogno di Julia, si susseguono le saghe mentali di Felix... e dopo circa 360 pagine vediamo il finale, dove finalmente Julia si sveglia dal coma nel modo in cui la gente si sveglia dal coma nei film.

Struttura
Il romanzo è narrato in terza persona, alternando capitoli col punto di vista di Julia e capitoli col punto di vista di Felix, anche se a mio parere la Sanchez pasticcia un po' e a volte scorge anche il punto di vista di altri personaggi.
Il testo è comunque piuttosto scorrevole e, nonostante la lunghezza del romanzo, sono riuscita a leggerlo molto in fretta.

Valutazione: 3/5
Ho idee un po' contrastanti a proposito di questo romanzo. L'ho letto in fretta e tutto sommato non mi ha annoiata (specie nella parte del sogno di Julia, perché quella di Felix non mi è sembrata affatto alla stessa altezza), anche se a mio avviso questo romanzo è totalmente privo di colpi di scena ed è piuttosto scontato.

venerdì 20 giugno 2014

RECENSIONE: "I due volti di gennaio" di Patricia Highsmith

“I due volti di gennaio” di Patricia Highsmith, uscito mezzo secolo fa, è stata, in questi giorni, una delle mie ultime letture.
Per quanto riguarda il genere, si colloca a metà tra il thriller e il noir, come ormai penso tutti i romanzi di questa autrice.

Trama
Direi che possiamo iniziare dalla quarta di copertina, che tutto sommato descrive abbastanza bene quella che è, in linea di massima, la trama di questo romanzo.

Un pomeriggio come tanti, tre esistenze si incrociano nel corridoio di un albergo greco. Quella di Chester, truffatore quarantenne americano, di sua moglie Colette, giovane, bella e inquieta, e di Rydal, un ragazzo in fuga dai fantasmi del passato.
In pochi minuti, quanto basta per nascondere il cadavere di un ispettore greco sulle tracce di Chester, le vite dei tre non sono più le stesse. Rydal, per noia e curiosità, si offre di aiutare Chester e Colette a nascondersi e a fuggire, ma in un crescendo di seduzione e fascinazione nessuno dei tre è più in controllo delle proprie emozioni e dei propri istinti. E quando Chester si rende conto che la moglie sta per cedere al fascino del giovane amico, prepara una terribile vendetta nel labirinto del palazzo di Cnosso...

Siamo alla fine degli anni ’50-inizio degli anni ’60 in Grecia, dove il truffatore di mezza età Chester si è rifugiato per non dare troppo nell’occhio in America, suo paese natale. Ha una moglie 25enne oca che si lascia maltrattare volentieri se questo significa essere ricca grazie agli introiti del marito. Nel tentativo di sfuggire a un agente lo uccide... e in quel momento sbuca fuori Rydal (un neolaureato con vari precedenti penali che non ha niente da fare dalla mattina alla sera) proprio mentre Chester si sta sbarazzando del cadavere. Naturalmente Rydal fa la cosa più normale in un romanzo della Highsmith, che è aiutarlo a nascondere il corpo, procurare passaporti falsi a lui e alla sua consorte e, come se non bastasse, seguirli nella loro fuga perché... mhm... perché... suvvia, c’è bisogno di un perché, dopo tutte le azioni insensate che ha già commesso? Direi di no.
I tre fuggono con false identità e Colette sembra molto attratta da Rydal, con il quale trascorre il proprio tempo mentre Chester non fa altro che bere, e che tenta di sedurre. Convinto che i due abbiano una relazione, Chester tenta di sbarazzarsi di Rydal prima pagandolo affinché se ne vada e poi tentando di lanciargli un pesante vaso in testa durante l’ennesima delle loro gite da finti turisti. Per fortuna di noi lettori il vaso arriva in testa a Colette, che muore sul colpo. Ci liberiamo quindi del personaggio più insulso e resta in vita l’unico vagamente interessante!
Chester reagisce con estrema freddezza all’omicidio involontario della moglie da lui commesso e si nasconde per non essere visto dal custode, che invece vede Rydal. Risultato: Chester ha intenzione di far sì che Rydal venga accusato del delitto, ma ha anche intenzione di liberarsi di lui e di procurarsi un’ulteriore identità. Rydal, nel frattempo, vuole vendicare Colette e progetta di eliminare Chester. Forse. Perché quali siano le intenzioni dell’uno e dell’altro non è poi così semplice capirlo...

Struttura
Il romanzo è narrato in terza persona, con i punti di vista dei personaggi che si alternano da un personaggio all’altro in quello che io definisco “modo disordinato”: capita anche da una frase all’altra, e non è esattamente la soluzione che prediligo.
Nonostante ciò il testo riesce comunque ad essere scorrevole quanto basta per consentirne una lettura rapida.

Valutazione: 3/5
Il romanzo tutto sommato è abbastanza interessante, ma non ci sono, a mio parere, molti colpi di scena e praticamente MAI la trama pare realistica.


martedì 17 giugno 2014

RECENSIONE: “Entra nella mia vita” di Clara Sanchez

Questo libro l’ho ricevuto in regalo per il mio compleanno, poco meno di tre settimane fa. L’ho letto in questi giorni e adesso sono pronta per condividere la mia esperienza.
Siamo nella Spagna degli anni ’90 e il dramma e il mystery si fondono...

Trama
Madrid. Il sole estivo illumina la casa piena di fiori. È pomeriggio e la piccola Veronica approfitta di un breve momento di solitudine per spiare tra le cose dei genitori. Apre una cartella piena di documenti, e scorge una foto. La estrae con la punta delle dita, come se bruciasse.
Non l’ha mi vista prima. Ritrae una ragazzina poco più grande di lei, con un caschetto biondo, una salopette di jeans e un pallone tra le mani. Veronica è confusa, ma il suo intuito le suggerisce che è meglio non fare domande, non adesso che la mamma è sempre triste.
Anno dopo anno, Veronica si convince sempre più che le discussioni e i malumori in casa sua nascondano qualcosa di cui nessuno vuole parlare. E che l’enigma di quella foto, di quella bambina sconosciuta, c’entri in qualche modo.
Ma quando diventa una donna, decisa e tenace, Veronica non può fare finta di niente. La malattia della madre la costringe a fare i conti con un passato di cui non sa nulla, un passato rubato che la avvicina sempre di più alla bambina misteriosa della fotografia. Ritrovarla è l’unica strada per raggiungere la verità. Una verità che, forse, ha un prezzo troppo alto. E quando Veronica trova la bambina, ormai donna anche lei, capisce che la strada è tutt’altro che percorsa, che il mistero è tutt’altro che svelato. Ma soprattutto capisce che c’è qualcuno disposto a tutto pur di ostacolarla nella sua ricerca. Non le rimane che affidarsi a sé stessa, al suo intuito e al suo coraggio. Perché districare il groviglio di bugie e manipolazioni sarà molto, molto pericoloso.

Questo è quanto dice la quarta di copertina dell’edizione pubblicata da Garzanti. È abbastanza significativa, se non per due dettagli.
Ma quando diventa una donna --> What?! Veronica ha 17 anni.
il mistero è tutt’altro che svelato --> Ri-what?! Sarà anche da svelare per Veronica, ma abbiamo tutto tra le mani fin dai primi capitoli.

Il romanzo si concentra sul mistero di Laura: Betty, madre di Veronica, ormai in punto di morte, è sempre stata convinta che sia sua figlia, ufficialmente morta alla nascita. Questa convinzione è stata per lei un’ossessione e ancora non si è rassegnata. Veronica decide di cogliere la sua eredità e di dimostrare che Betty non era una visionaria e che nelle sue convinzioni c’era un fondamento di verità...

Struttura
Il romanzo è narrato in prima persona, la maggior parte dei capitoli con il punto di vista di Veronica, alcuni con il punto di vista di Laura (cosa che non ho apprezzato più di tanto). Le due voci di questo romanzo sono pressoché identiche (cosa che ho apprezzato ancora meno), troviamo scritto soltanto in cima ai capitoli che si tratta di Veronica o di Laura. Nonostante questo dettaglio, nei capitoli con il POV di Laura ho faticato non poco, in certi momenti, a capire che la protagonista non era Veronica, ma lei stessa.
A parte questo “piccolo” inconveniente, il romanzo fila liscio e scorrevole, anche se in certi momenti ci sono state alcune divagazioni a mio parere un po’ troppo slegate dalla vicenda centrale, che offrivano ben poco alla trama.
Certi personaggi sono ben caratterizzati, mentre altri rimangono un po’ sullo sfondo, seppure siano abbastanza rilevanti.

Valutazione finale: 4/5
Il romanzo mi è piaciuto parecchio, non posso negarlo. Seppure come lettrice fossi già al corrente di fatti che Veronica ancora ignorava, ero comunque invogliata a leggere, perché volevo scoprire quale sarebbe stata la sua reazione quando ne fosse venuta a conoscenza. Da amante del mystery, però, avrei preferito un po’ più di vero mystery.

domenica 15 giugno 2014

RECENSIONE: "Passeggero per Francoforte" di Agatha Christie

Non tutti lo sanno, ma il giallo più puro e classico non è stato l'unico genere a cui Mrs Christie si dedicò. Ci furono anche alcune sue incursioni nel mondo dello spionaggio, e "Passeggero per Francoforte" è uno di questi romanzi, pubblicato per la prima volta nel 1970.

La trama
Abbiamo Stafford, un diplomatico quarantenne pseudo-nullafacente, di ritorno da un viaggio in Malesia. Sull'aereo una certa Mary Ann gli chiede in prestito il passaporto con l'intento di travestirsi da uomo e di spacciarsi per lui, che dovrà fingere di essere stato derubato, in modo da giustificare l'assenza del documento.
Sconcertato da quanto gli è accaduto, dopo essere tornato in patria, Stafford decide di incontrare di nuovo la donna, tramite un'inserzione su un giornale. Si ritrova così coinvolto in un intrigo internazionale, in cui sembra che un'anziana contessa, che fu compagna di scuola della zia di Stafford (la zia che è a mio avviso una sorta di alter-ego della Christie, che odia i non conservatori perché non sono conservatori, ma anche i conservatori perché sono troppo conservatori...), stia complottando per instaurare di nuovo il regime nazista circondandosi di bei giovani biondi e attraenti (mica scema la nonnina...), di cui uno potrebbe essere il figlio segreto di Hitler che in realtà sarebbe fuggito in Sudamerica dopo essere stato rimpiazzato da un sosia... E intanto ci sono degli scienziati che hanno tra le mani un'inquietante e importante scoperta scientifica...

BONUS: il romanzo finisce con un matrimonio.
Non c'è il doppio bonus: nulla lascia pensare che la sposa avesse ricevuto una proposta di matrimonio anche da un altro pretendente.

Struttura e considerazioni
Il romanzo è narrato in terza persona, con un narratore pressoché onnisciente, nonostante vengano seguite in primo luogo le vicende di Stafford.
Alla base ci sono numerose teorie del complotto, dettate a mio parere dall'impossibilità di una donna di 80 anni (tale era Agatha nel 1970) di accettare che il mondo degli anni '70 era diverso da quello degli anni '30 (il glorioso mondo delle tenute in campagna e dei tè con l'arsenico degli altri suoi romanzi XD)... Le critiche che Agatha pone nei confronti della società anni '70 sono più o meno quelle che mia nonna pone nei confronti della società di oggi!
Il problema è a mio avviso comune a quello di molti romanzi basati su teorie del complotto: non si cava un ragno dal buco. Infatti in questo romanzo troviamo uno scienziato assassinato a poche pagine dal finale, mentre è incerto il destino della nonnina nazista e dei suoi seguaci. Tradotto in parole povere: non mi sembra di aver capito dove si volesse andare a parare.

Personaggi principali
Almeno i personaggi saranno nuovi e mai visti prima nei suoi romanzi, si può pensare. Ma è davvero così?
STAFFORD NYE: uomo di mezza età, inconcludente che però si ritrova ad essere protagonista di una vicenda intricata e contorta. Mi ha ricordato, per certi versi, il medico voce narrante de "L'assassinio di Roger Ackroyd".
MARY ANN/ CONTESSA RENATA/ DAPHNE: non è ben chiara l'identità della protagonista femminile, ma abbiamo alcuni dati di fatto, ovvero che è una donna intrigante e che non si arrende di fronte al pericolo. E' un mix tra Tuppence (la MITICA Tuppence!) e le varie pseudo-protagoniste che in molti suoi romanzi hanno una partecipazione attiva alla scoperta del colpevole e ricevono nel frattempo dozzine di proposte di matrimonio.
LA CONTESSA VON... QUALCOSA: è vecchia, è dispotica ed è pronta a tutto. Mi ha ricordato un po' la vecchia despota de "La domatrice". Se avesse avuto una mezza dozzina di figli e nipoti intorno, le sarebbe sicuramente stato servito un tè con l'arsenico.
I GIOVANI BIONDI CHE LA CIRCONDANO: esistono, ma non hanno ruolo. Se fossero state donne anziché uomini, sarebbero stati un esercito di cameriere, cuoche e governanti dall'aria svampita.
LA ZIA MATILDA: è vecchia, rimpiange i bei tempi andati, è affranta dal fatto che i tempi siano cambiati. Insomma, è quello che sarebbe Miss Marple se non avesse l'insana abitudine di impicciarsi negli affari di chiunque.

Valutazione finale: 2,5/5
Sono abituata a standard migliori e, sinceramente, questo romanzo non mi ha detto granché, anche se le idee di partenza avrebbero potuto essere buone.
Credo che sia chiaro, ormai, che le idee buone di partenza che vengono perse per strada mi fanno venire l'orticaria...
Non è che non mi sia piaciuto, ma ho sempre collegato e collegherò sempre il nome di Agatha Christie a trame di maggiore livello. Lo consiglio solo a chi ha letto abbastanza romanzi di Agatha Christie da non lasciarsi influenzare da questo.


sabato 14 giugno 2014

RECENSIONE: "Un cavallo per la strega" di Agatha Christie

E' tempo di rendere nuovamente omaggio a Mrs Agatha, tramite la recensione di un suo romanzo.

Trama
"Un cavallo per la strega" è un romanzo del 1961: è quindi superata l'epoca del tè con l'arsenico nelle ville di campagna dei ricchi che si trovano nel raggio di qualche chilometro da dove si trova Hercule Poirot. Anzi, stavolta non c'è nemmeno Poirot. La voce narrante di questo romanzo, tale Mark Easterbrook, è un... mhm... uno che non ha niente di meglio da fare che riflettere sul senso della vita in un pub frequentato da giovani ricchi che hanno scelto di vivere come straccioni. Nel bel mezzo di una serata al pub Mark assiste a una lite tra due ragazze, una delle quali strappa i capelli all'altra. Quella a cui sono stati strappati i capelli morirà di lì a qualche tempo, di malattia.
Nel frattempo un prete viene assassinato in una sera nebbiosa, con un farmacista come unico testimone del delitto. Gli verrà trovata addosso una lista di nomi (al prete, non al farmacista, non so se sono stata abbastanza chiara), che gli è stata consegnata da una vedova irlandese in punto di morte alla quale ha dato l'estrema unzione. E' una lista di nomi di persone morte per cause naturali, tra cui troviamo anche la madrina di Mark e la ragazza del pub, che aveva qualcosa a che vedere con una locanda chiamata "Cavallo Pallido". E se queste persone non fossero morte per cause naturali?
Nel frattempo Mark si ritrova in uno di quei paesini di campagna in stile "La sagra del delitto", dove infatti troviamo la migliore amica di Poirot, Ariadne Oliver, anche se, come ho già detto, qui non c'è Poirot. Mark va a fare visita a tre donne che vivono laddove sorgeva la locanda, tre presunte streghe che fanno il malocchio alla gente, di cui una sostiene di poter uccidere a distanza. In questo paese, inoltre, c'è un ricco paralitico che, secondo il farmacista, è l'assassino. Peccato che, essendo paralitico, sia materialmente impossibile che abbia commesso il delitto.
Mark si convince che le vittime abbiano avuto a che vedere con il "Cavallo Pallido" e viene per questo scambiato per un visionario dalla sua fidanzata, e per questo motivo la loro relazione giungerà al capolinea. La sua ex verrà prontamente rimpiazzata da una certa Ginger, una ragazza del posto con cui Mark stringe un'alleanza, con lo scopo di scoprire la verità, alleanza che metterà Ginger in serio pericolo...

BONUS: tutto lascia intendere che Mark e Ginger si sposeranno, alla fine del romanzo.

Struttura
Il romanzo è narrato in gran parte in prima persona, con Mark che è sempre protagonista... a parte in certi capitoli, all'inizio, in cui Mark è assente e i fatti vengono esposti in terza persona, forse per il desiderio dell'autrice di svelarci qualcosa di più a proposito dell'omicidio del prete.
Sinceramente questa cosa non mi è piaciuta molto (non apprezzo particolarmente il passaggio da prima a terza persona o viceversa, senza un motivo apparente ben preciso e da un capitolo all'altro), ma devo ammettere che è l'unica cosa che non mi è piaciuta.

Valutazione: 4/5.
E' uno dei romanzi di Agatha Christie in cui il protagonista non è né Poirot né Miss Marple, e forse questo è un bene, in quanto la voce narrante, Mark, di per sé non ruba la scena alle vicende, come invece avrebbero fatto Miss Marple ma soprattutto Poirot.
La trama è interessante e si nota un adeguamento della Christie ai tempi che corrono: gli anni '60 non sono più l'epoca già menzionata degli avvelenamenti da parte di lontani nipoti e cugini nelle tenute di campagna. Qui troviamo un ambiente urbano anziché rurale, troviamo ricerche di marketing che di sicuro non esistevano negli anni '30 (piccola nota di colore: la prima volta che lessi questo romanzo, mancavano pochi giorni al mio esame di Marketing all'università!), troviamo personaggi che non sembrano semplicemente usciti dagli anni '30 e piazzati in un contesto di trent'anni dopo. Il passato, però, è passato fino a un certo punto, e si finisce sempre con la scoperta del mistero... e con un matrimonio annunciato nel finale!

domenica 8 giugno 2014

RECENSIONE: "Cercando Alaska" di John Green

Ecco a voi la recensione di uno degli ultimi romanzi che ho letto in questi giorni...

Trama
Miles Halter, solitario collezionista di Ultime Parole Famose, lascia la tranquilla vita di casa per cercare il suo Grande Forse a Culver Creek, una scuola prestigiosa in Alabama. È qui che conosce Alaska. Brillante, buffa, svitata, imprevedibile, sexy quanto lo si può essere, per Miles diventa un enigma, un pensiero fisso, una magnifica ossessione.

Dalla quarta di copertina si capisce tutto e niente, e dico sul serio. Si capisce tutto (cioè che sarà uno young adult con un protagonista maschile simil-nerd innamorato di una gnokka buona) e niente (cioè non è chiaro quale sia il resto della trama, se ce ne sarà una, e che cosa significhi collezionare Ultime Parole Famose).
Collezionare ultime parole famose, apprendiamo fin dalle prime pagine, significa sapere a memoria le parole pronunciate in punto di morte da qualunque personaggio storico, che è appunto l’hobby del nostro Miles, un secchione ammesso a studiare in un prestigioso college dove si fa di tutto tranne che studiare e che, contrariamente a qualunque altra scuola, per i corsi di religione si fanno relazioni di dozzine di pagine invece di non fare niente. Miles, neanche a dirlo, non aveva amici, non aveva nessuno che se lo filasse e non faceva nulla per fare amicizia con qualcun altro. Al college però gli va bene: diventa amico del Colonnello (in questo romanzo i soprannomi simil-Moccia si moltiplicano come funghi) e di tutti i suoi amici, ovvero un giapponese fuori di testa e una ragazza fuori di testa, ovvero Takumi e Alaska. Poi, inevitabilmente, ha per nemici gli snob della scuola, che a un certo punto lo legano e lo gettano in un lago, senza subire nessuna conseguenza (evidentemente il tentato omicidio in quella scuola è meno grave piuttosto che farsi beccare con una sigaretta accesa, come si evince nel corso delle pagine)
Dimenticatevi di Takumi, perché fa la comparsa di tanto in tanto, mentre Alaska... anche Alaska, però quando non c’è tutti parlano di lei.
Alaska è una vera riBBBBBBBelle, ma dato che è una secchiona riBBBBBBBBelle fa soltanto la metà delle cose che fanno le vere riBBBBBBBelli, ovvero fuma come una turca e beve come una spugna, senza avere bisogno di spaccare i timpani a chiunque ascoltando musica hard rock/ metal/ punk/ ecc... a tutto volume criticando chi non lo fa.
Miles si innamora di lei, ma dato che lei è già fidanzata con un ragazzo più grande, si mette insieme a una certa Lara che non ha nessun ruolo nella trama, se non quello di provocare un orgasmo al protagonista utilizzando la bocca fare la tappabuchi in attesa che Alaska si fili Miles.
E finalmente Alaska bacia appassionatamente Miles, prima di mettersi in macchina ubriaca e andare a schiantarsi contro un’auto della polizia ferma lungo la strada dopo l’incidente di un camion, morendo sul colpo dopo oltre 200 pagine di romanzo. Ne seguiranno un altro centinaio in cui tutti si chiedono se si è trattato di incidente o suicidio, senza arrivare a una conclusione.

Personaggi
Sono personaggi da teen-drama americano: il simil-nerd sfigato, l’amico ubriacone, la gnokka buona, gli snob, ecc... in cui tutti i protagonisti si vedono come vittime di un mondo crudele.
Secondo molte recensioni sono personaggi estremamente profondi... e non nego che un po’ lo siano, ma non ci noto niente di così eccezionale e di mai visto prima. In realtà mi sembra che si comportino sempre in modo abbastanza scontato o, nel caso di Alaska la pseudo-ribbbbbbelle, in modo insensato.

Valutazione finale: 2,5/5
Secondo me è un romanzo per ragazzini, punto e basta. Non ci vedo niente di innovativo, se non il fatto che non ci sono ragazze che agitano pon-pon al vento. A 26 anni suonati in una storia di questo tipo ormai ci vedo poco e niente... diversamente da altri young adult che comunque sono riusciti invece ad appassionarmi parecchio.
Inoltre ci ho messo parecchio tempo a terminarlo, sentendomi poco invogliata alla lettura.