giovedì 6 novembre 2014

Recensione: i primi tre romanzi della serie "Shadowhunters, the Mortal Instruments" di Cassandra Clare

Era da un bel po’ di tempo che non mi concentravo su qualche lettura strappalacrime per adolescenti in cui ci fosse qualche quindicenne rommmmmantica pronta a gettare al vento la propria vita per il suo grande ammmmmmmore, generalmente dieci minuti dopo averlo conosciuto. Se non altro, e questo posso dirlo, con queste letture non è andata così e, seppure ci sia un grande ammmmmmore che nasce magicamente dal nulla, se non altro: 1) il grande ammmmmmmore occupa una parte marginale, 2) la protagonista non si innamora di uno stalker, 3) mentre sta per essere uccisa, la protagonista non si mette a pensare a quanto sia fashion il suo amato.
Oggi è il quarto giorno della prima di due settimane di ferie e, dopo avere incominciato a leggere lunedì sera la serie “Shadowhunters, the Mortal Instruments” di Cassandra Clare, mi ritrovo ad avere finito i primi tre romanzi:
1) Città d’ossa (2007);
2) Città di cenere (2008);
3) Città di vetro (2009).

Gettiamoci subito nel mondo degli Shadowhunters, pronti a scoprire che il mondo è diviso in tre categorie di persone:
1) i mondani, AKA gente del mondo, che ignorano di non essere gli unici e che vivono nel mondo reale (in questo contesto, la New York dei giorni nostri);
2) i Cacciatori / Shadowhunters / Nephilim: sono mortali con sangue angelico che scorre nelle loro vene, che combattono contro i demoni;
3) i Nascosti (fate, stregoni, vampiri e licantropi): hanno sangue demoniaco nelle loro vene, ma discendono dagli umani e, in quanto tali, diversamente dai demoni possiedono un’anima, perciò i Cacciatori non li combattono, a meno che non stiano dalla parte del male.



Trama
Clary ha 16 anni, vive con la madre Jocelyn e non ha mai conosciuto il proprio padre. Simon è il suo migliore amico, porta gli occhiali, gioca a scacchi e suona in una band scolastica, quindi è un nerd. I due vanno insieme in un locale, il Pandemonium, in cui Clary vede gente con strani tatuaggi mentre uccide un ragazzo che, non appena è morto, scompare nel nulla. È l’unica testimone: gli altri, compreso Simon, non hanno visto quelle persone.
Qualche giorno dopo, in seguito a una lite con la madre, che non le dà spiegazioni sul loro imminente trasferimento, Clary esce insieme a Simon e, mentre è fuori, riceve una telefonata da Jocelyn (che poi sparirà nel nulla), che la prega di non tornare a casa: Clary torna e soltanto l’intervento del “killer” visto nel locale la salva dall’attacco di una creatura soprannaturale. Il killer è Jace, un Cacciatore alquanto scorbutico ma affascinante, che nel locale ha ucciso un demone che appariva in forma umana. La porta all’Istituto, luogo in cui vivono i Cacciatori, dove Clary farà la conoscenza dei suoi fratellastri Alec e Isabelle oltre che il loro tutore.
Clary si ritrova improvvisamente catapultata, e Simon con lei, in un mondo che non conosceva: anche sua madre era infatti una Cacciatrice, che lasciò gli Shadowhunters per sfuggire al suo ex marito, un Cacciatore assetato di potere che voleva eliminare tutti i Nascosti e abbattere il Conclave, istituzione che governa i Cacciatori. L’ex marito Valentine è il padre di Clary ed è stato lui a rapire Jocelyn, nel tentativo di trovare uno degli “strumenti mortali”, la coppa in cui fu versato il sangue dell’Angelo Raziel e coloro che ne bevvero il sangue divennero Shadowhunters. In questo modo vuole creare dei propri Cacciatori per costituirsi un esercito, per poi proseguire nella ricerca degli altri strumenti mortali: una spada angelica e uno specchio che nessuno sa cosa sia e dove sia.
A peggiorare la situazione, dopo essersi legata a Jace, Clary scoprirà che anche lui è figlio di Valentine e per dimenticarlo cercherà di allacciare una relazione con Simon che durerà finché lui non si accorgerà che Clary è di fatto innamorata del proprio fratello. Simon rimarrà comunque al suo fianco, specie dopo che a causa di un “incidente” accaduto nel secondo romanzo si trasformerà in un vampiro.
Contrastare lo spietato Valentine si rivelerà difficile per i dissapori interni al Conclave, ma nel terzo romanzo si giungerà a un accordo e i Cacciatori (tra cui la madre di Jocelyn, uscita dallo stato di coma in cui era volontariamente sprofondata per sfuggire a Valentine) e i Nascosti (tra cui il licantropo Luke, amico inseparabile di Jocelyn che ha fatto da padre a Clary, presenza costante di tutti e tre i romanzi) si alleeranno contro Valentine, ormai pronto a tutto per sferrare il proprio attacco ed eliminare una volta per tutte gli Shadowhunters... ma c’è qualcosa che Valentine non può sottovalutare, ovvero che Jace e Clary hanno poteri maggiori rispetto a tutti gli altri Cacciatori, a causa di un’azione da lui stesso intrapresa...

I personaggi principali
CLARY: è una 16enne abbastanza indipendente, inizialmente un po’ troppo stressata da una madre troppo assillante che sembra nasconderle qualcosa. È molto legata a Luke, amico della madre, e al proprio amico Simon, che conosce fin dalla prima infanzia. Scoperto di essere una Cacciatrice, affronta fin da subito la situazione, senza mai piangersi addosso. Per intenderci, non è come Bella Swan, ma è una badasssss!
SIMON: grande amico di Clary, è segretamente innamorato di lei da sempre, ma è consapevole del fatto che lei lo consideri solo un amico. Pur essendo il “classico nerd”, a mio parere è un personaggio ben caratterizzato, proprio per il suo essere simpaticamente nerd.
JACE: è un Cacciatore più grande di Clary di appena un anno, da sempre è stato addestrato nel combattimento, dove eccelle. È un ragazzo scontroso, rimasto orfano quando era ancora bambino e poi adottato dalla famiglia Lightwood.
ALEC: è il più vecchio dei fratelli Lightwood, ha 18 anni, ha frequenti sbalzi di umore e in un primo momento tratta malissimo Clary e Simon. È segretamente innamorato di Jace, che però ignora la sua omosessualità. Successivamente allaccerà una relazione con Magnus Bane.
ISABELLE: è una gnokka stronza che in fin dei conti non si rivela neanche poi così stronza... è semplicemente un po’ invidiosa della vita dei mondani, perché seppure non abbia mai conosciuto altra vita oltre la sua le pesa la situazione di costante pericolo a cui la sua famiglia è esposta.
MAGNUS: è uno stregone dai lineamenti asiatici ed è... mhm... un mito? Posso definirlo con questo termine? Direi di sì. I Cacciatori lo chiamano ogni volta in cui ha bisogno e lui accorre sempre, con la scusa che lo pagano o per amore di Alec. In realtà sembra che sia seriamente interessato al destino dei protagonisti.
VALENTINE: tutti lo credevano morto da 15 anni, ma in realtà non è affatto morto ed è tornato con la speranza di poter finalmente realizzare le sue ambizioni. È un uomo arrivista e disposto a tutto, ma in qualche sprazzo dimostra di non essere del tutto immune dal provare sentimenti. Purtroppo i sentimenti negativi sono più di quelli positivi...
LUKE: amico inseparabile della madre di Clary, da sempre innamorato di lei, era un Cacciatore prima di essere contagiato dal morso di un licantropo e di divenire un Nascosto. Ha l’aria trasandata, è sempre stato seriamente legato a Clary e da molti anni non vive più tra i Nascosti ma si finge un mondano.

Struttura
Contrariamente a molte serie urban fantasy, in questa i romanzi hanno un inizio e una fine ben definita e il secondo e il terzo sono semplicemente sequel: per intenderci, non troviamo una scena che si spacca a metà tra un libro e l’altro.
In ciascun romanzo i capitoli sono piuttosto lunghi e spesso ci sono stacchi dalle vicende di un personaggio a quelle dell’altro. In certi casi ho trovato che la suddivisione dei capitoli e, peggio ancora, il titolo attribuito a ciascuno di loro, non fossero poi così azzeccati.
I romanzi sono narrati in terza persona e il punto di vista prevalente è quello di Clary, anche se si alternano, specie nel terzo romanzo, i punti di vista di più personaggi, che però sono sempre gestiti in modo molto ordinato e coerente.

Valutazione finale: 4,5/5 (ma solo arrotondando per eccesso!)
Questi romanzi li ho trovati QUASI al livello di “Shadowhunters - le Origini”, e credo che il quasi dipenda da una spiacevole osservazione di Clary nel secondo romanzo (mi ha urtato i nervi un suo pensiero, specie da parte di un personaggio come lei: durante una discussione con Jace, pensava che lui volesse picchiarla, e paragonava l’eccitazione di quel momento all’eccitazione sessuale, cosa che mi è sembrata molto legata all’“indottrinamento” classico degli young adult, in cui si lascia spesso velatamente intendere che l’uomo che commette abusi sulla donna lo fa perché lo ama e lei lo deve non solo giustificare ma anche ringraziare per l’amore che le dimostra in tal modo) oltre che dal fatto che nessuno dei personaggi maschili sia intrigante tanto quanto Jem!
Sono curiosa di sapere come proseguirà la serie, anche perché il terzo romanzo mi sembrava abbastanza autoconclusivo (tranne per il fatto che, nell’epilogo, Clary ha provato un senso di familiarità nel vedere una sconosciuta con capelli castani chiari che parlava con Magnus, di cui non ci è stato detto più nulla - ho un sospetto su chi possa essere, avendo già letto Le Origini) e voglio vedere che cosa si sia inventata la Clare per proseguire...
Stay tooned, perché prima o poi arriverà un’altra recensione! ;-)


mercoledì 5 novembre 2014

Cassandra Clare, are you kidding me?????

Da Shadowhunters #2, "Città di Cenere":
"Si chiese per un momento se potesse davvero balzarle addosso, che effetto le avrebbe fatto se l'avesse colpita, l'avesse atterrata o le avesse afferrato i polsi. Per Jace combattere era come per gli altri fare sesso. Il pensiero di lui che la toccava a quel modo le fece salire un flusso ardente di sangue alle guance."

What the fuck?! o.O
Clary (protagonista di Shadowhunters, da notare come il suo nome sia una variante del cognome dell'autrice...), che finora si è dimostrata un personaggio per niente in stile Bella Swan, prova eccitazione nel pensare all'ipotesi che il suo innamorato proibito possa picchiarla, quando peraltro lui non ne ha mai mostrato l'intenzione (e, incredibile ma vero, pur avendo milioni di difetti non è uno stalker, contrariamente ai protagonisti dei romanzi urban fantasy)?! O.O

Mi chiedo, dobbiamo per forza indottrinare queste ragazzine che leggono romanzi young adult a pensare che l'uomo che commette abusi nei confronti della propria compagnia sia un figo? o.O
Tra l'altro, ho letto Shadowhunters Le Origini mesi fa, e l'ho anche apprezzata molto come lettura, e la protagonista ottocentesca non si sarebbe mai sognata di fare un pensiero simile.

La serie ambientata ai giorni nostri mi sta piacendo (anche se forse non ai livelli de Le Origini), ma questa l'ho trovata un bel po' fuori luogo...

sabato 18 ottobre 2014

RECENSIONE: "Ogni giorno" di David Levithan

"Ogni giorno", titolo originale "Every Day" è un romanzo urban fantasy di David Levithan pubblicato nel 2012, che mi è capitato davanti per caso quando l'ho visto, un po' di tempo fa, su uno scaffale della biblioteca del mio paese. E' arrivato in Italia nel 2013 e non ne avevo mai sentito parlare. Ho letto la trama e mi è sembrata interessante. Credo di avere fatto bene a leggerlo.

LA TRAMA
A. non ha un corpo: ogni giorno si risveglia dentro una persona diversa, da 16 anni, ovvero da quando è venuto alla luce. Ogni giorno entra nel corpo di qualcuno, sia un ragazzo sia una ragazza, che ha la sua stessa età. Nulla è mai cambiato, da un giorno all'altro, almeno finché non entra nel corpo del 16enne sbruffone Justin e s'innamora della ragazza di quest'ultimo, Rihannon.
Nonostante passi con lei solo una giornata, capisce di non poter vivere senza di lei e decide di rivederla, anche se gli sarà difficile farsi riconoscere visto che dovrà apparirle in corpi molto diversi. Eppure Rihannon sembra avere notato qualcosa di diverso in Justin, il giorno in cui A. ha preso possesso del suo corpo. A. e Rihannon si rivedono: lui ha di volta in volta altri corpi, eppure Rihannon riesce a credere alla sua storia.
Modificare le vite delle persone che lo ospitano nel proprio corpo, però, ha i suoi lati negativi: Nathan, uno dei ragazzi a cui A. ha "preso in prestito" il corpo, si lancia al suo "inseguimento" grazie all'indirizzo email di A., di cui ha conservato traccia, e questo causerà non pochi problemi ad A...

PUNTI DI FORZA:
- la trama è a mio parere molto originale e le tematiche trattate sono parecchio diverse rispetto a quelle che si trovano spesso nei romanzi urban fantasy dedicati a un pubblico adolescente;
- è uno young adult narrato da un punto di vista maschile (o meglio, A. sostiene di non essere né maschio né femmina, ma appare più come un personaggio maschile che femminile) e quindi ci risparmiamo molte saghe mentali da ragazzina follemente innamorata;
- nel finale nessuno vuole farci credere che le relazioni impossibili siano in qualche modo possibili e il finale, pur non essendo un happy ending convenzionale, può essere visto quasi come un happy ending in quanto A. riesce finalmente a ricominciare la propria "vita".

PUNTI DI DEBOLEZZA:
- la vita sentimentale degli adolescenti nei cui corpi entra A. è a mio parere poco credibile: a 16 anni sono praticamente tutti fidanzati a parte i disadattati sociali, inoltre la percentuale di gay e di lesbiche dichiarati è di gran lunga superiore alla media;
- certe volte ci sono personaggi un po' stereotipati, con i tipici stereotipi da teen drama americano (es: la vamp boriosa che tratta male chiunque, l'obeso che nessuno considera, i ragazzini spacconi circondati da ragazze...);
- nessuno si degna di spiegarci che cosa sia esattamente A., scopriamo che ce ne sono altri come lui, ma non scopriamo assolutamente perché non abbia un corpo proprio ma entri giorno dopo giorno in quello degli altri.

Valutazione: 4/5
E' stata una lettura che ho apprezzato, che ha avuto lati positivi e lati negativi. In generale sono stata piuttosto interessata allo svolgersi degli eventi, anche se in certi momenti ho trovato la trama leggermente scontata.
Nonostante sia uno young adult, a mio parere potrebbe interessare anche a un pubblico di lettori più adulti.

giovedì 16 ottobre 2014

RECENSIONI: "Le cose che sai di me" di Clara Sanchez

"El cielo ha vuelto" in lingua originale è diventato "Le cose che sai di me" in italiano ed è un romanzo del 2013 di Clara Sanchez, di cui a suo tempo ho parlato, avendo recensito un paio di suoi romanzi. Questa è una lettura risalente alla scorsa settimana e il libro l'ho preso in prestito in biblioteca nel mio paese. Ho letto la quarta di copertina, mi è sembrato che potesse essere interessante e il libro è venuto a casa con me. Mi sono anche detta che prima di restituirlo avrei scritto una recensione... ed eccomi qui, pronta a deludere chi pensa che io abbia apprezzato profondamente questa lettura.

TRAMA
Patricia è una giovane modella, ha un lavoro che le piace, è spesso in giro per il mondo ma di tanto in tanto torna a casa dal marito pittore depresso.
Un giorno in aereo conosce una donna bizzarra, che la informa che qualcuno la vuole morta. L'aereo rischia di precipitare e solo in extremis la vita di tutti quanti viene risparmiata. Patricia rimane segnata da questo evento... ma forse non troppo. Successivamente iniziano a capitarle altri strani incidenti in cui spesso e volentieri rischia di morire, scopre che quel qualcuno che la vuole morta è vicino a lei e, con l'aiuto della pseudo-veggente dell'aereo, cerca di andare per esclusione, nella speranza di scoprire di chi si tratta per eliminare la minaccia.

FORMA E STRUTTURA
Il romanzo è narrato in prima persona e la suddivisione dei capitoli mi è sempre sembrata abbastanza coerente. Il testo mi è sembrato piuttosto scorrevole, almeno dal punto di vista della forma... e il fatto che non fossi invogliata a proseguire la lettura non dipende da questo.

PUNTI DEBOLI
Veniamo al punto dolente: seppure gli altri due romanzi della Sanchez mi fossero sembrati un po' lacunosi nella trama ma comunque molto coinvolgenti, non ritengo di poter dire lo stesso de "Le cose che sai di me". Perché? Beh, in primo luogo perché non si è rivelato per nulla in linea con le aspettative che avevo, dal punto di vista della trama: seppure la previsione della pseudo-veggente lasci intendere che un lato soprannaturale ci sia, mi aspettavo un vero e proprio thriller. La minaccia di morte, invece, deriva dal malocchio, o qualcosa del genere. Quelli che mettono in pericolo Patricia sono pedine su una scacchiera e non capiamo nemmeno come siano manovrate. Le spiegazioni lasciano desiderare.
Infine, il finale, a tarallucci e vino, anche se Patricia mi era sembrata tutto fuorché una da far finire le cose a tarallucci e vino.

Valutazione: 2,5/5
Potrà avere anche i suoi lati positivi, ma sinceramente non sono riuscita a coglierli. Tra i romanzi che ho letto di Clara Sanchez, sinceramente è quello che mi è piaciuto di meno.

martedì 16 settembre 2014

RECENSIONE: Patricia Highsmith, "Acque profonde"

Pubblicato nel 1957, “Acque profonde” è un romanzo di Patricia Highsmith, autrice di cui ho già avuto modo di parlare tempo fa, dopo avere letto e recensito qualcos’altro di suo.

La trama
Direi che non c’è inizio migliore della quarta di copertina, che riporterò testuale qui di seguito:

Victor è un marito ideale, l’uomo che tutte vorrebbero. Bello, colto, posato, ma amante della compagnia. Melinda è invece la donna che nessun uomo vorrebbe: la classica mogliettina insipiente, carina ma sciatta, superficiale e con pochi interessi, sempre pronta a flirtare con chi si mostra anche solo vagamente disponibile. Nonostante tutto, il loro menage familiare sembra solido e destinato a durare, forse per quegli strani equilibri che si creano all’interno delle coppie. Un giorno però l’equilibrio si spezza, senza preavviso. La razionalità, che aveva sempre guidato Victor, sembra imboccare altra via, e Victor si trasforma in un killer freddo e determinato pronto a farsi giustizia da sé. Un affascinante viaggio nei meccanismi più reconditi dell’inconscio che ci svela come talvolta l’autocontrollo sia solo la più infida delle nevrosi, capace di mutare un uomo apparentemente tranquillo in uno psicopatico omicida.

Vic è il titolare di una piccola azienda, o almeno così mi pare di capire. Melinda è una donna dedita all’alcool che non fa un accidente dalla mattina alla sera, a parte bere. I due hanno una figlia di sette anni, di cui soltanto Vic si occupa. Vic e Melinda in realtà più che una coppia vera e propria sembrano essere separati in casa. Lui la mantiene. Melinda ha una sfilza interminabile di corteggiatori altrettanto propensi all’alcolismo e altrettanto privi di spessore.
A una festa, dopo avere bevuto qualche bicchiere di troppo (nei romanzi della Highsmith TUTTI bevono come spugne) si diverte a far credere a un corteggiatore di Melinda di avere ucciso, in passato, un amante della donna, che è effettivamente morto. Qualcuno ci crede, ma sono di più quelli che non ci credono. Infatti si scoprirà, poco dopo, che quel tizio era stato assassinato da qualcun altro.
Poi, a un certo punto della narrazione, infastidito dalla presenza di un corteggiatore di Melinda particolarmente volgare e insulso, Vic lo affoga in piscina a una delle molteplici feste in cui tutti bevono come spugne. Melinda dà di matto e lo accusa di essere il colpevole, ma la morte passa per accidentale. Di fatto questo è solo l’inizio di un susseguirsi di eventi, che sfoceranno in un imprevisto(?) finale.

Considerazioni varie
In sintesi abbiamo Vic e Melinda, i personaggi principali, che non mi sembrano tanto diversi dai soliti personaggi della Highsmith.
Lui è un uomo che dovrebbe apparirci completamente normale, anche se nel corso del romanzo si lascia dietro tre cadaveri. Come tipico dei romanzi della Highsmith, il protagonista ritiene perfettamente normale lasciarsi dietro tre cadaveri.
Lei è una delle tante oche svampite che si incontrano nei romanzi della Highsmith stavolta più tendente all’alcolismo che di solito: di fatto la maggior parte degli psicopatici hanno mogli oche, nei suoi romanzi.
Di fatto ho avuto l’impressione, seppure finora abbia letto soltanto una minima parte della sua produzione, che la Highsmith abbia la tendenza a mettere in gioco elementi molto simili, tra un romanzo e l’altro.

Valutazione: 3,5/5
Il romanzo è scorrevole e rapido da leggere (l’ho iniziato ieri e, di fatto, l’ho letto soltanto nelle pause al lavoro, a parte stasera), ma a mio parere ha la pecca di farci capire molto in fretta dove l’autrice voglia andare a parare.
Il finale, inoltre, che forse avrebbe dovuto apparirci spiazzante, mi è sembrato non dico scontato, ma quantomeno prevedibile.
I personaggi, inoltre, dal primo all’ultimo mi sono apparsi, seppure ben caratterizzati, un tantino grotteschi e molto poco credibili.


martedì 2 settembre 2014

I Deja-vu dei nipoti della Zia Agatha

Avevo appena 12 anni il giorni in cui “Assassinio sull’Orient Express” mi trascinò nella tana della zia Agatha e fui abbastanza scaltra da evitare la tazza di cianuro corretto con tè che mi sono ritrovata davanti. Credo, circa quattordici anni più tardi, di avere letto circa i due terzi dei romanzi di Agatha Christie e devo dire che si suddividono in due categorie:
- i capolavori del giallo con trama brillante e soluzione brillante;
- i romanzi in cui le trame sono tutto un copia-copia di quelli precedenti in un'altra salsa, che però hanno una soluzione ugualmente brillante.
Questa vuole essere una raccolta di quelli che io chiamo i “cliché della zia Agatha”, che spesso e volentieri più che infastidirmi mi fanno un po’ sorridere.

GLI INGREDIENTI DEL ROMANZO:
- Uomo benestante (leggi: ricco sfondato) di mezza età che vive in una megavilla, generalmente è vedovo e almeno uno dei suoi figli è morto;
- parenti di ogni grado che vivono a sue spese o che vengono invitati a soggiornare a casa sua per un periodo minimo di sei mesi;
- parenti diseredati che vengono comunque invitati a casa sua;
- almeno una delle parenti donne è rimasta vedova prima dei trentacinque anni.

CARRIERA PROFESSIONALE:
- se sei ricco non lavori ma vivi grazie a una non precisata rendita;
- se sei povero/a lavori come maggiordomo / governante / giardiniere / autista / cuoca / cameriera e nel 95% dei casi sei tonto;
- se rientri nel 5% dei non tonti, sei una donna tra i trenta e i trentacinque anni e riceverai molte proposte di matrimonio;
- le uniche altre professioni esistenti sono: medico, agente di Scotland Yard, detective privato.

IL TESTAMENTO:
- l’attività preferita dei ricchi è cambiare di continuo il loro testamento, facendo fare da testimoni a membri del personale di servizio analfabeti;
- il motivo principale per cui diseredano i loro discendenti è che anziché farsi mantenere a vita preferiscono andarsene di casa e lavorare.

FORME DI CORTESIA:
- Ciascuno dà del lei o del voi ai propri amici intimi e a qualsiasi parente oltre il primo grado.

GENTE CHE SI SPACCIA PER QUALCUN ALTRO:
- Qualunque sconosciuto venga ospitato nella casa del ricco benestante, potrebbe nascondersi sotto una falsa identità;
- Gli uomini portano in casa la propria amante spacciandola per la sorella;
- Se un uomo e una donna, fratello e sorella, sono gli unici sopravvissuti a un bombardamento, in realtà lei non è la sorella, ma la cameriera che è anche l’amante di lui e si spaccia per la sorella.

INTENTO OMICIDA:
- Se vuoi uccidere qualcuno e ti presenti a casa sua armato quando è da solo, con tutta probabilità arriverai e scoprirai che è già morto;
- nella situazione di cui sopra, invece di dare l’allarme ti metterai a toccare tutto quello che trovi in giro, facendoti sorprendere con l’arma del delitto in mano proprio mentre sopraggiunge qualcuno.

ALIBI:
- il modo migliore per costruirsi un alibi fasullo è far credere che il delitto sia stato commesso prima o dopo rispetto a quando è stato commesso in realtà;
- il modo migliore per riuscire nell’intento di cui sopra è rompere l’orologio della vittima in modo che si fermi in quella che dovrebbe essere l’ora del delitto.

SCENA DEL DELITTO:
- la scena del delitto viene camuffata ad arte spargendo oggetti di proprietà di chi si vuole che venga accusato del delitto.

ARMA DEL DELITTO:
- nel 90% dei casi le donne avvelenano;
- nel 90% dei casi gli uomini strangolano, ma solo se devono uccidere una donna.

LE INIZIALI:
- tutti hanno oggetti con le loro iniziali, che possono smascherarli come ipotetici colpevoli del delitto;
- non raramente si scopre che l’oggetto in questione è di proprietà di qualcuno di nazionalità russa o di altro paese dove si usa l’alfabeto cirillico e che l’iniziale significava tutt’altro.

RELAZIONI SENTIMENTALI:
- è normalissimo che un uomo faccia una proposta d’amore a una donna che ha appena conosciuto e con cui ha scambiato poche parole;
- è normalissimo che la donna che riceve una proposta d’amore da un uomo che ha appena conosciuto la accetti;
- se una donna è particolarmente sveglia, generalmente riceve almeno tre proposte di matrimonio una di seguito all’altra e generalmente da membri della stessa famiglia.

NAZIONALITÀ:
- Se sei nato in un qualsiasi paese europeo che si affaccia sul Mediterraneo, sei il colpevole;
- Se sei nato in un qualsiasi paese avversario del Regno Unito in una delle guerre mondiali, sei ugualmente il colpevole;
- Se sei belga, ogni tre parole ne devi pronunciare una in francese.


Milly Sunshine per Scrittori della Notte.

giovedì 24 luglio 2014

Riflessioni su "Lolita" di Vladimir Nabokov

Lolita, luce della mia vita
Sei così giovane ma sei troppo fi*a

A 12 anni col figlio dei vicini sco*avi,
Era scontato che poi me la davi...

Il mio amore per te non è peccato,
Eppure l'autrice del blog pensa che io sia un depravato!


***
Scusate, non sono riuscita a trattenermi.
Ho letto da poco questo celebre classico e, di fronte alla mentalità di molti dei commenti che ho letto su questo romanzo, che vuole descriverci il protagonista come una vittima e Lolita come colpevole, mi è venuto più volte il voltastomaco.
Lolita è una baby-zoccola, come dimostra la sua relazione col figlio dei vicini. Ma a 12 anni è stata con un 13enne, prima di conoscere il nostro "protagonista-vittima", che non è null'altro che un pedofilo stalker ricattatore che distrugge la vita di una bambina. Lolita risponde con le sue stesse armi, è vero... ma quali altre armi conosce?

sabato 28 giugno 2014

RECENSIONE: "L'ombra dell'ultima rosa" di Wolfram Fleischhauer

L'avevo già visto, in biblioteca, e avevo già letto la quarta di copertina. Avevo pensato che potesse essere interessante, ma non mi aveva convinta fino in fondo. La seconda volta ho deciso di dargli una possibilità...

La trama
Siamo a Berlino alla fine degli anni '90. Giulietta è una ballerina di danza classica, una di quelle che vivono per la danza e che credono che tutto il resto sia da demonizzare. In un teatro berlinese incontra Damian, un ballerino argentino di tango, con il quale ha un'intensa quanto breve storia d'amore.
Poi lui fugge in Argentina... e fugge dopo avere aggredito e legato il padre di Giulietta a casa della ragazza, mentre lei era assente, e averle fatto capire che deve chiedere spiegazioni proprio al padre, e non a lui, per quello che è successo. Il padre, da parte sua, fin dal prologo sembra avere qualcosa da nascondere.
Giulietta, anziché fare quello che avrebbe fatto qualunque persona normale, lo rincorre a Buenos Aires, dove Damian sembra scomparso nel nulla e dove Giulietta si affida a perfetti sconosciuti per ritrovarlo, in primis la psicologa americana Lindsay.
Rivedendo vecchie performance di Damian, Giulietta si rende conto che c'è un codice segreto nei suoi balli, e che cerca di lanciare messaggi, che lei riesce a decifrare anche con l'aiuto della nuova amica psicologa.
E a poco a poco inizia a delinearsi uno scenario inquietante: ingredienti la Germania Est, la dittatura argentina, i figli dei desaparecidos... e un finale in cui Giulietta, ancora una volta, si comporterà in modo tutt'altro che normale.

Struttura
Il romanzo è narrato in terza persona, è coinvolgente e scorrevole... ma non sempre. All'inizio ci dobbiamo sorbire un buon centinaio di pagine, ovvero circa un quarto del romanzo, che narra la nascita della storia tra Giulietta e Damian, che in realtà si potrebbe descrivere così: i due si vedono, dopo mezz'ora vanno a letto insieme e continuano a vedersi. Inoltre, nonostante stiano insieme da pochissimo tempo, lui va e viene a casa di lei, con il suo mazzo di chiavi, così come se niente fosse, senza nemmeno avvertire.
Il punto di vista è quello di Giulietta... ma non sempre. Ci sono momenti in cui si intravede quello di altri personaggi, non tanto perché sia rilevante, ma perché, a mio avviso, il punto di vista non è gestito in modo esattamente impeccabile. Ma questa è stata solo una sensazione che ho avuto...

Personaggi
Non mi è sembrato di vedere personaggi stereotipati e, devo dirlo, la maggior parte di loro mi sono sembrati piuttosto interessanti, con una storia intrigante da raccontare. Li ho apprezzati parecchio, anche se ho spesso avuto l'impressione che si comportassero (specie Giulietta) in modo piuttosto inverosimile.

Valutazione finale: 4/5
A mio parere questo romanzo è stato un buon mix di mistero e storia recente; non l'ho apprezzato proprio al 100%, ma a un buon 90% posso dire di esserci arrivata. La mia valutazione non può essere altro che positiva.

venerdì 27 giugno 2014

RECENSIONE: "C'è un cadavere in biblioteca" di Agatha Christie [Miss Marple #2]

Siamo nel 1942 e "The Body in the Library" è il secondo romanzo (o terzo, se valgono le considerazioni che ho fatto a suo tempo) della serie con Miss Marple, ambientata nel paese di St. Mary Mead, dove quest'arzilla nonnina trascorre le proprie giornate a lavorare a maglia, bere tè, farsi i ca**i degli altri, spiare i vicini col binocolo e risolvere inesplicabili misteri...

La trama
Siamo nella tipica casa dei ricchi, abbiamo una coppia di ricchi anziani: il colonnello Bantry e la sua consorte, cara amica di Miss Marple che non fa altro che spettegolare (tra parentesi, i due sono proprio quelli a casa dei quali si svolgevano i raduni di "Miss Marple e i tredici problemi").
Nella loro casa c'è come al solito un intero esercito composto da personale di servizio e, in quello che sembrava un giorno come tanti, una delle tante cameriere tonte inizia a urlare a squarciagola che c'è una donna assassinata in biblioteca...
Ed è infatti così: una ventenne, adottata da un vecchio invalido, che lavorava in un hotel nelle vicinanze è stata assassinata e, per evitare pettegolezzi su una sua eventuale relazione con Bantry, i due padroni di casa si affrettano a chiamare in loro soccorso la loro amica Jane Marple, affinché possa scoprire come stavano davvero le cose e confermare che il responsabile del delitto sia un giovane sconclusionato che si è trasferito in zona di recente.
Ma Miss Marple ha qualche dubbio in proposito e le sue indagini la portano a scorgere un collegamento tra la morte della ragazza e la scomparsa di una sedicenne di ritorno da un raduno di boy scout, il cui cadavere verrà trovato all'interno di un'auto bruciata...

Struttura
Il testo è in terza persona, con narratore pressoché onnisciente in certi momenti, e punto di vista che salta da un personaggio all'altro in altri momenti. Il romanzo si legge molto in fretta, non tanto perché è breve, quanto perché il testo scorre bene, anche se rimango del mio parere e continuo a preferire quei romanzi in cui il passaggio da un punto di vista all'altro, se c'è, è più ordinato. Ma questa è una preferenza personale...

Personaggi
I personaggi sono ben delineati anche se, come spesso avviene nei romanzi della Christie, tendono ad essere leggermente stereotipati e a ripetersi da un romanzo all'altro: il ricco invalido con i figli già morti e una lunga distesa di parenti da mantenere, la giovane "ingrata" e "traditrice della famiglia" che prova attrazione per un ragazzo che alla famiglia non piace, le cameriere svampite, ecc...

Valutazione: 4/5
Per certi aspetti non è tra i romanzi migliori della Christie, ma la soluzione al mistero è mooooolto originale e il voto che avevo pensato, 3,5/5, risulterebbe non tenerne conto. Quindi diamogli quattro punti pieni.


sabato 21 giugno 2014

RECENSIONE: "La voce invisibile del vento" di Clara Sanchez

Clara Sanchez deve essere la risposta latina a Nicholas Sparks... non saprei in che altro modo definire questo romanzo, che ho letto perché la trama riportata sulla quarta di copertina mi dava l'idea di essere molto avvincente.

Spagna, località di Las Marinas. La luce si è ritirata verso qualche luogo nel cielo. Il buio della notte avvolge le viuzze del paese e il mare è nero come la pece. Julia ha perso la strada di casa: è circondata dal silenzio e sente solo la voce del vento che soffia dal mare, e profuma di sale e di fiori. Non ricorda cosa sia successo: era uscita a prendere il latte per suo figlio, ma sulla strada del ritorno all'improvviso si è ritrovata in macchina senza soldi, documenti e cellulare. In pochi minuti quella che doveva essere una vacanza da sogno si è trasformata in un incubo. Per le strade non c'è nessuno, le case sulla spiaggia sembrano tutte uguali e Julia non riesce a ritrovare l'appartamento nel quale l'attendono il marito Felix e il figlio di pochi mesi. Prova a contattarli da un telefono pubblico, ma la linea è sempre occupata. Tutto, intorno a lei, è così familiare eppure così stranamente irreale. Tra le vie oscure e labirintiche c'è solo una luce, quella di un locale notturno. A Julia non resta altra scelta che raggiungerlo, nella speranza di trovare qualcuno che l'aiuti. Qui, quasi ad aspettarla, c'è un uomo, un tipo affascinante, con la barba incolta e l'accento dell'Est Europa, che sembra sapere tante, troppe cose su di lei. Si chiama Marcus: Julia ha la sensazione di averlo già incontrato da qualche parte. Fidarsi di lui è facile. Eppure Marcus non è quello che sembra e nasconde qualcosa, come ha appena scoperto anche Felix, che sta cercando in tutti i modi di riavere Julia con sé. Ma la donna può affidarsi solo a sé stessa. Deve ascoltare il vento che continua a soffiare intorno a lei. Deve capire cosa sta accadendo. Perché è lì, nel suo istinto di sopravvivenza, che può trovare finalmente la strada di casa.

Io mi ero fatta i miei viaggi: Julia perde la memoria, ha a che fare con un pazzo/ stalker/ criminale/ ecc... e cerca di trovare un modo per liberarsi di lui e tornare alla sua vecchia vita di cui riesce comunque a ricordare qualcosa.
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No, non è così. E, anzi, dalla quarta di copertina a mio parere la storia sembra ben diversa da quello che è.
La trama, infatti, è molto diversa. Julia ha un incidente in macchina, batte la testa e finisce in coma. Inizia a sognarsi di quel Marcus e di tanta altra gente, mentre per Felix inizia un lungo revival dei bei tempi andati, che forse non erano poi così tanto bei tempi, dato che Julia, mentre era già in attesa del loro figlio, andava a letto con quel Marcus di cui sopra che tra l'altro da lei si faceva mantenere.
Si sussegue il sogno di Julia, si susseguono le saghe mentali di Felix... e dopo circa 360 pagine vediamo il finale, dove finalmente Julia si sveglia dal coma nel modo in cui la gente si sveglia dal coma nei film.

Struttura
Il romanzo è narrato in terza persona, alternando capitoli col punto di vista di Julia e capitoli col punto di vista di Felix, anche se a mio parere la Sanchez pasticcia un po' e a volte scorge anche il punto di vista di altri personaggi.
Il testo è comunque piuttosto scorrevole e, nonostante la lunghezza del romanzo, sono riuscita a leggerlo molto in fretta.

Valutazione: 3/5
Ho idee un po' contrastanti a proposito di questo romanzo. L'ho letto in fretta e tutto sommato non mi ha annoiata (specie nella parte del sogno di Julia, perché quella di Felix non mi è sembrata affatto alla stessa altezza), anche se a mio avviso questo romanzo è totalmente privo di colpi di scena ed è piuttosto scontato.