Ho recensito poco tempo fa “1984” di Orwell e ora è
giunto il momento di un altro classico della letteratura, pubblicato sessant’anni
fa, nel 1953, di fatto pochi anni dopo il capolavoro di Orwell.
Si tratta di “Fahrenheit 451” (dalla temperatura in questa specifica scala in cui la carta brucia) di Ray Bradbury, altro
romanzo fantascientifico ambientato in un futuro distopico.
Informazioni di
base
Avevo letto questo romanzo una decina d’anni fa, anno
più, anno meno. Non ricordavo se mi fosse piaciuto o meno. In realtà non me lo
ricordavo proprio. Considerando che avevo già 15 anni e che spesso mi ricordo
piuttosto bene le trame di romanzi che ho letto in passato, a meno che non mi
siano stati totalmente indifferenti, non era certo un segnale positivo. Mi sono
detta che magari non ero pronta per leggerlo, all’epoca. Mi sono detta che
rileggendolo la mia opinione avrebbe potuto essere diversa... e mi sbagliavo. Mi
dispiace dirlo, ma questo romanzo, sebbene mi sia sforzata di apprezzarlo, non
mi ha affatto colpita in positivo.
Disclaimer
necessario: questa recensione non ha l’intento di influenzare nessuno,
anzi, ciascuno è libero di pensare con la propria testa... io, pensando con la
mia, ho fatto le mie valutazioni e, dal momento che non vivo in una società che
mi impone di avere una certa opinione a proposito di certi libri, mi sono presa
il lusso di andare controcorrente, perché la penso diversamente rispetto alla
maggior parte delle recensioni che ho letto.
La trama
Siamo in un futuro fantascientifico, negli Stati Uniti,
stando ai cenni geografici (si parla esplicitamente di Chicago e di altre città
esistenti), una guerra è alle porte, le pareti delle case sono tappezzate da megatelevisori
giganti e leggere libri è un reato.
I Vigili del Fuoco hanno il compito di ricevere denunce,
generalmente anonime, e di bruciare le case di chi vi custodisce libri all’interno.
Se il proprietario della casa rifiuta di uscire, il loro compito si estende a
bruciarlo vivo dentro la casa. È quello che succede a una vecchia signora nella
parte iniziale del romanzo.
La vita di Guy Montag, che svolge proprio questa
professione, cambia radicalmente dopo avere scambiato quattro chiacchiere con
un’adolescente che poi muore(?) ed essere tornato a casa assistendo al
tentativo di suicidio della moglie teledipendente. Da quel momento in poi è un
susseguirsi di prese di coscienza da parte del protagonista, che si rende conto
di quanto la società in cui vive, che fino al momento prima vedeva come un
modello perfetto (almeno così sembra), non è affatto perfetta. Inizia a
leggere, nasconde libri in casa e, quando la moglie spaventata dalla presenza
dei libri lo denuncia, uccide l’amico e collega venuto a bruciargli la casa e i
suoi aiutanti. Poi fugge e nel finale si unisce a un gruppo di “uomini-libro”,
gente di cultura che ha imparato classici della letteratura a memoria per non
perderli.
Da dove nascono le
mie perplessità?
Dubbi senza risposta: si nota innanzi tutto una
grande mancanza di dettagli. Sorgono del tutto spontanee domande del tipo:
- Sta per scoppiare una guerra, ma contro chi?
- Come si è instaurato questo regime?
- La società sembra totalmente assoggettata al regime:
non è che non si oppongono per paura, ma non si oppongono perché lo ritengono
giusto - come si è giunti a questa convinzione collettiva?
È lampante che non ci siano risposte. E se all’ultima
domanda si può eventualmente rispondere “a causa del condizionamento dei media”
(spiegazione tutt’altro che convincente a mio vedere: nessuno ha imposto i
megatelevisori giganti, ma la gente spende un sacco di soldi per averli...
eppure deve essere scattato qualcosa nella gente che ha deciso di adeguarsi),
alle prime due non c’è nemmeno l’ombra di una risposta. Peccato che fossero, a
mio parere, le domande più importanti. Anzi, ne aggiungerei anche un’altra: che
fine ha fatto quella ragazza che era comparsa all’inizio?
Banalizzazione del ruolo della cultura: in questo
regime la cultura è vietata, al punto tale che l’unico modo per evincere il
divieto è imparare testi letterari a memoria e recitarli. Non sarebbe un
problema, se non fosse che, da quanto emerge, sembra che l’unico modo per non
uccidere la cultura sia uccidere tutto ciò che non è cultura. Qualunque passatempo
che non sia leggere classici è demonizzato. Alla fine anche i legami umani sono
demonizzati (il vero problema tra Montag e la moglie, ad esempio, è che lui
vuole acculturarsi, lei no), a condizione che non siano tra persone amanti
della cultura.
Altro aspetto: il passato di chi legge non conta, l’importante
è che legga. Quindi ritroviamo il nostro Montag, che ha bruciato case in cui i
proprietari si sono lasciati bruciare vivi, che puntualmente diventa un modello
da seguire perché si è “convertito” e ora non uccide più gli acculturati, ma
solo i non acculturati (anzi, no: il suo collega non è stato ucciso da lui, ma “ha
voluto farsi uccidere”): di fatto c’è sempre qualcuno che muore, ma il fatto
che muoia una persona che non ha ancora preso coscienza dei problemi della
società viene visto come molto meno grave rispetto alla morte di chi invece si
oppone, senza considerare che ci sono voluti tempi diversi da persona a persona:
chiunque si sia “convertito” prima di Montag è un personaggio positivo,
chiunque non si sia ancora “convertito” quando lo fa Montag, è un personaggio
negativo.
Insomma, tutto ciò mi puzza molto da luoghi comuni da
scuole medie: “tutti dovete essere dei secchioni, dovete avere soltanto
amici secchioni e, se i vostri amici non sono secchioni, dovete farli diventare
secchioni”.
Sospetto che non sia un caso che certe scuole medie lo
scelgano come lettura obbligatoria... Che dire? Forse Bradbury si sbagliava
quando pensava che tutto tranne la
cultura possa condizionare la società. ;-)
Valutazione
finale: 3/5
Sarà anche un romanzo scorrevole, ma io ci ho messo molto
tempo per finirlo. In conclusione lo consiglio o no? Mhm... dipende. Se volete
leggere un romanzo classico di fantascienza distopica, io vi consiglio “1984”.
Se avete già letto quel capolavoro e volete leggerne un altro, ve lo posso
anche consigliare... ma, almeno dal mio punto di vista, non aspettatevi nulla
che sia lontanamente paragonabile al già citato romanzo di Orwell.
Avvertimenti a
potenziali studenti in cerca di una recensione di questo romanzo su internet:
1) fare un copia e incolla della mia recensione potrebbe
non essere gradito dal vostro insegnante di italiano;
2) se proprio dovete farlo, abbiate cura di cancellare
quello che ho scritto a proposito dei “luoghi comuni da scuole medie”,
altrimenti rischiate di prendere lo stesso voto che ho dato a questo romanzo,
ma su una scala da 1 a 10 anziché da 1 a 5. ^^
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