martedì 23 aprile 2013

RECENSIONE: “Alis Grave Nil” di Barbara Schaer


Adesso voglio parlarvi di un romanzo autopubblicato su Amazon da un’autrice emergente che ho avuto modo di avere ospite per un’intervista “live” sul forum Scrittori della Notte; questo romanzo a mio avviso può mettere a tacere le voci che sostengono che i romanzi autopubblicati sono ciarpame, perché vi assicuro che “Alis Grave Nil” non lo è affatto.

Prima impressione
La copertina mi ha affascinata e ancora di più l’arcano titolo, che ho scoperto leggendo derivare dal latino (il significato è “nulla è pesante per chi ha le ali”) e che – questa ammissione mi mette un po’ in imbarazzo – quando l’ho letto senza sapere che lingua fosse, l’ho letto con il termine “grave” pronunciato all’inglese.
Okay, basta, passiamo oltre...

La trama
Sara è un’adolescente dalla vita difficile: i suoi genitori sono morti in un incidente stradale in cui lei è stata l’unica sopravvissuta, e adesso vive insieme alla sorella Rebecca, grazie al modesto assegno di mantenimento che viene passato loro da una parente. Rebecca, di pochi anni più grande di Sara, sembra detestarla e ritenerla colpevole dell’incidente in cui i loro genitori – che a suo parere preferivano Sara a lei – sono morti; proprio per questo si comporta sempre in modo piuttosto sgradevole nei suoi confronti.
A causa delle loro precarie condizioni economiche Sara ha dovuto cambiare scuola, lasciando l’istituto privato che frequentava per uno pubblico, e si sente un po’ a disagio con i nuovi compagni, almeno finché una di questi mostrerà un minimo di interesse nei suoi confronti, chiedendola di accompagnarla a fare shopping.
È proprio in questa occasione che “per caso” Sara conosce Eric, un ragazzo che le piace fin da subito, anche se si era sempre data l’obiettivo di stare lontana dai ragazzi, dopo che un suo ex l’aveva lasciata per mettersi insieme a Rebecca.
Quando Eric entra a far parte della sua vita, Sara non sa cosa aspettarsi da lui, che talvolta sembra volerla mettere in pericolo e spaventarla; guardando il suo profilo Facebook – grazie all’aiuto di una delle amiche snob di Rebecca, l’unica che si comporta gentilmente nei suoi confronti – inoltre vede fotografie di Eric e altri ragazzi, tutti accomunati da un tatuaggio identico, e si convince che appartenga a una setta... Eric glielo lascia pensare e le spiega che, proprio per la propria appartenenza a questa setta, deve farle del male e quindi simula la sua morte...
Ma è davvero così o la questione è più complessa di quanto sembri? E soprattutto come mai Eric sembra sapere tutto di lei? E che collegamento c’è tra lui e l’incidente in cui i genitori di Sara sono morti?

Testo, struttura, personaggi: valutazioni e commenti
Questo romanzo, dal punto di vista del testo, a mio parere è scritto in maniera impeccabile: sempre scorrevole, mai troppo pesante, invoglia a proseguire la lettura e dimostra che l’autrice ha curato molto il proprio lavoro.
La suddivisione in capitoli è a mio parere sempre coerente, mai troppo forzata, e ogni volta che un capitolo finiva in qualità di lettrice sentivo il bisogno di andare avanti.
Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, a parte qualcuno che non viene molto approfondito (la maggior parte delle amiche di Reb, che comunque hanno un ruolo marginale), gli altri mi sono sembrati ben caratterizzati e mai troppo piatti. Tra loro ho apprezzato molto la protagonista che, diversamente da altre protagoniste urban fantasy, agisce anche in prima persona... a volte anche con effetti non previsti! Nel corso del romanzo si evince comunque un cambiamento, in lei, che la porta a maturare e ad accettare il proprio passato, anche se è doloroso.
Per il resto si tratta di un paranormal romance, quindi non c’è da sorprendersi della presenza di un amore idealizzato, destinato a durare nel tempo nonostante le grandi difficoltà, per il quale i protagonisti sono pronti ad affrontare qualsiasi conseguenza. Questo romanzo, inoltre, è caratterizzato da un’atmosfera quasi fiabesca: “Alis grave nil” può essere paragonato a una fiaba a lieto fine, perché anche se non siamo più bambini abbiamo sempre bisogno di fiabe che ci facciano sognare, a costo di allontanarci dai confini della realtà.
È proprio l’atmosfera da fiaba, a mio parere, a costituire il principale punto di forza. Mi spiego: in sua assenza ci si potrebbero porre delle domande, specie relative a quegli elementi che di fantasy hanno poco, che il lettore finisce per evitare. In un romanzo che volesse dimostrarsi troppo realistico ci si potrebbe chiedere come possa Rebecca potersi permettere di proseguire gli studi con la bassa somma di denaro che le viene passata, ci si potrebbe chiedere se davvero una sorella maggiore potrebbe comportarsi a quel modo nei confronti di Sara... ma è una fiaba, e in una fiaba non c’è bisogno che gli elementi non fantastici debbano necessariamente attenersi alla realtà. A mio avviso Barbara Schaer ha compreso ciò che ad altri autori non è stato ben chiaro: le domande che i lettori si pongono, e che talvolta utilizzano per mettere in piedi critiche negative, dipendono molto dal contesto nel quale certi elementi sono inseriti.

Valutazione: 4/5
È una lettura che vi consiglio fortemente, non solo perché l’autrice è italiana, ma perché a mio parere è veramente valida. Il romanzo sa essere emozionante e mai troppo banale o scontato ed è sicuramente adatto a chi cerca una storia che possa fare sognare.

Intervista all’autrice
Vi rimando al forum Scrittori della Notte per leggere l’intervista realizzata dagli utenti all’autrice Barbara Schaer.

sabato 20 aprile 2013

Maxi-recensione: Elizabeth Chandler, serie “BACIATA DA UN ANGELO”, Vol.4-6

Tutto avrei potuto immaginare, tranne che la doppia trilogia “Baciata da un angelo” potesse non deludermi. Vedevo i tre romanzi conclusivi come un tentativo di allungare il brodo, temevo che non si sarebbero rivelati coinvolgenti quanti i primi tre e che sarebbero stati incoerenti con la trilogia originaria, di cuiho scritto una recensione proprio pochi giorni fa. Ebbene, devo dire che mi sbagliavo.

Riepiloghiamo:
1. L’amore che non muore (pubblicato negli anni ’90);
2. Il potere dell’amore (pubblicato negli anni ’90);
3. Anime gemelle (pubblicato negli anni ’90);
4. In fondo al cuore (pubblicazione recente);
5. L’amore e l’odio (pubblicazione recente);
6. Sarà per sempre (uscito in America nel 2012, arriverà in Italia il prossimo mese).

ATTENZIONE! Questa recensione contiene spoiler grandi come una casa a proposito dei primi tre romanzi, quindi se non li avete letti vi suggerisco vivamente di evitare di continuare a leggerla. Altrimenti fate come vi pare, ma non venite a dire che non vi avevo avvertiti.

Background
Nei primi tre romanzi, scritti negli anni ’90, ma ancora piuttosto attuali (eccetto il fatto che nessuno accennava a cellulari, internet e facebook ogni tre secondi, niente ancorava Ivy, Tristan e company a un’epoca ben precisa) nasceva l’amore tra Ivy e Tristan, che veniva stroncato con la morte di lui in un incidente stradale.
Ivy non se ne rendeva conto, inizialmente, ma l’incidente era stato provocato tramite la manomissione dei freni dell’auto del suo fidanzato. Ma da chi e perché? Intanto Tristan, rimasto sulla Terra come angelo custode di Ivy, grazie all’angelo Lacey, a Beth e Will, amici di Ivy, e a Philip, il fratellino di quest’ultima, che peraltro è nato il 29 maggio proprio come me, cercava di rimanere al suo fianco e di proteggerla.
Il pericolo, si scopriva nel corso dei tre romanzi, proveniva da Gregory, figlio di Andrew, ricchissimo marito della madre di Ivy: Gregory ha ucciso la propria madre Caroline simulandone il suicidio, infatti, dopo avere scoperto di essere frutto di una relazione extraconiugale (per paura che Caroline potesse rivelarlo a suo padre e che quest’ultimo, con cui i rapporti non erano idilliaci, potesse diseredarlo, soprattutto alla luce dell’affetto che Andrew prova nei confronti del figliastro Philip) ed era convinto che Ivy, ritrovandosi a passare di fronte alla casa di Caroline al momento dell’omicidio, potesse averlo visto. Anche se in realtà non era così, Gregory aveva l’intento di eliminare anche Ivy e, soltanto nel finale, Tristan e Will (che come Beth e Philip, e come da un certo punto in poi anche Ivy, può vederlo) riescono a salvare Ivy dalla follia di Gregory, che tentava di farla investire da un treno dal quale è poi stato travolto lui stesso.
Nel finale Tristan riusciva a vedere Ivy un’ultima volta, le confidava di avere ormai compiuto la propria missione e di essere destinato al paradiso, e dava la propria benedizione all’amore nascente tra Ivy e Will.

Prima impressione
La prima impressione, quando ho letto la trama del quarto romanzo, è stata pessima, sarò sincera. Mi chiedevo che cosa c’entrassero angeli caduti e demoni con la serie iniziale e, anche per tutto il quarto romanzo, non ho capito dove si volesse andare a parare. Il mio giudizio sembrava essere sostanzialmente negativo... ma il quinto e il sesto mi hanno fatta ricredere: tutto combaciava!

La trama
Un anno dopo la morte di Tristan, terminata la scuola superiore, Ivy, Beth e Will trascorrono l’estate nell’albergo di proprietà della zia di Beth, lavorando mezza giornata e godendosi le vacanze nel resto del tempo, insieme a Kelsey, una cugina di Beth, e Dhanya, un’amica di quest’ultima. Sono proprio queste due che, per divertirsi, una sera propongono di fare una seduta spiritica, evocando uno spirito. Beth, che ha dimostrato di avere poteri extrasensoriali, e Ivy sono alquanto preoccupate, ma Kelsey e Dhanya non lo sono affatto e, quando iniziano a capitare eventi strani, non collegano le due cose. Si tratta di un’ingenuità bella e buona, dal momento che con la loro seduta spiritica hanno richiamato Gregory sulla Terra.
Ma Kelsey e Dhanya non si accorgono di niente e, a un party con i nuovi amici conosciuti in vacanza, in particolare Max, Bryan e Chase, bevono come spugne e, ritenendo inopportuno guidare, chiedono a Ivy e Beth di andarle a prendere.
Ivy si mette al volante insieme all’amica e, durante il percorso, vengono travolte da un’automobile che proviene dall’opposto senso di marcia. Mentre Beth rimane lievemente ferita, Ivy si ritrova al di fuori dal proprio corpo e viene trascinata via, ritrovandosi a tu per tu con Tristan che, nel rivederla, la bacia...
L’effetto di quel bacio ha effetti che Tristan non aveva previsto: Ivy si risveglia in ospedale, viva e quasi illesa, con i medici che parlano di miracolo, mentre lui, che baciandola l’ha salvata dalla morte, infrangendo la regola secondo la quale soltanto Dio può dare e togliere la vita, viene cacciato dal paradiso e si risveglia, senza memoria, nel corpo di un ragazzo che si è salvato miracolosamente da un tentativo di omicidio. In ospedale conosce Ivy e tra i due l’attrazione è immediatamente visibile.
Ci sono però molti problemi da risolvere: Tristan, infatti, riesce a ricordare la propria identità, ma scopre che occupa il corpo di un ricercato per l’omicidio della sua ex fidanzata, mentre Gregory, che ora è un demone giorno dopo giorno più potente, non ha problemi a possedere la mente di Beth e a tentare di possedere la mente di altri...
Per Ivy e Tristan le cose si complicano: se da un lato devono dimostrare l’innocenza del ricercato, dall’altro devono contrastare Gregory e fermarlo per riuscire a salvare l’anima di Tristan dalla dannazione eterna...

Ciò che non mi è piaciuto...
In questi romanzi, in primo luogo, non ho apprezzato molto i personaggi nuovi: non vengono caratterizzati molto bene e tre romanzi non bastano per farsi un’idea di Kelsey, di Dhanya, di Max, di Chase e degli altri personaggi che Ivy e Tristan incontrano nel corso delle loro indagini. L’unico che si salva è Bryan, lui sembra caratterizzato decisamente meglio, ma così non sarebbe stato se non gli fosse stato dedicato, per motivi che preferisco non spoilerare, tanto spazio.
Poi c’è la questione “irrealtà”: Tristan, nel suo nuovo corpo, è ricercato dalla polizia e si nasconde, eppure questo non gli impedisce di andare insieme a Ivy in giro a fare domande, da persone che sanno benissimo che è ricercato per omicidio. Ho trovato un po’ una forzatura la facilità con cui Tristan riesce ad agire nell’ombra e in cui nessuno va a denunciarlo.
Altro punto a sfavore, l’ovvietà: non appena Will e Ivy si lasciano, nel quarto romanzo (mentre io imprecavo per il modo in cui Will è stato trattato da zerbino), si inizia a intuire che Will, di punto in bianco, si sta innamorando, ricambiato, di Beth. Questo non è stato certo un colpo di scena e, seppure non ho sgradito la cosa, non l’ho trovata per nulla originale.
Poi c’è il fattore tempo: se i primi tre romanzi non sono facilmente collocabili in un’epoca piuttosto che in un’altra, per questi tre non è così; ci sono continui accenni a cellulari, a reti GPS, a navigatori satellitari, a facebook, a chiavette USB... Insomma, è chiaro che al giorno d’oggi queste cose ci sono, ma pare abbastanza evidente che nei primi tre romanzi non c’erano. Diciamo che l’ho trovato un po’ troppo incoerente per i miei gusti.

Testo, struttura, trama: commenti
Dal punto di vista della trama ho avuto soltanto sorprese positive e, di fatto, è stata piuttosto intricata, a metà tra il thriller e l’urban fantasy, anche se più lontana dal thriller e più vicina all’urban fantasy rispetto a quanto avveniva nella prima trilogia; non è stata mai scontata o banale e dal punto di vista dell’originalità ho apprezzato di più la seconda trilogia rispetto alla prima.
La spaccatura tra i tre romanzi (che ancora una volta avrebbero potuto essere uno solo) è meno forzata, rispetto a quanto avveniva tra i primi tre e, tutto sommato, il fatto che si tratti di una trilogia anziché di un prodotto unico sembra non avere soltanto finalità commerciali.
Il testo, proprio come mi aspettavo, è sempre fluido e scorrevole e la struttura del romanzo è indubbiamente ragionata; adesso tra l’altro la Chandler dimostra di avere imparato che cos’è un prologo e che, pur non essendo necessario, se lo si vuole mettere è sicuramente meglio metterlo come a sé stante che includerlo nel primo capitolo, generando una spaccatura a metà capitolo di cui non si capisce bene la logica.
Ho apprezzato molto, inoltre, il finale, di cui avevo letto critiche da parte delle lettrici inglesi e americane. In effetti leggendo mi sono accorta del perché: questo è un finale in cui il bene indubbiamente vince, ma per arrivare alla vittoria da parte del bene sono necessari sacrifici che sicuramente rendono impopolare un finale del genere tra le fangirl più accanite, quelle di ìVì è tRìStàNnN 4éVà!!!111!!!oneoneone!!!11! che se ne fregherebbero altamente di tutto il resto. Non si può dire che il finale che la Chandler ha scelto di dare a “Everafter” altrimenti detto “Sarà per sempre” – così dovrebbe chiamarsi in italiano – non sia originale, anzi, è probabilmente il finale più originale che io abbia mai visto in un urban fantasy, che deriva probabilmente dalle influenze del thriller, in cui per lieto fine non si intende “vissero tutti felici e contenti” ma “una buona parte morirono, ma quelli che rimasero vissero tutti con un po’ di rimpianto”. WELL DONE!

Valutazione complessiva: 4/5
Avevo assegnato lo stesso voto alla prima trilogia e alla luce della seconda avrei potuto assegnare un punteggio più alto (forse un 4,5) se non fosse stato per le critiche che ho già esplicitato (in particolare il fatto che i personaggi siano stati catapultati magicamente in un mondo dove la tecnologia li circonda, quando nei primi tre romanzi non era così, oltre che la piattezza di alcuni di essi, che talvolta sembrano essere messi un po’ a caso).
In conclusione “Baciata da un angelo” (titolo che ironicamente è più adatto al quarto romanzo che alla trilogia originaria) è una lettura che consiglio a un pubblico in prevalenza femminile amante più dell’azione quanto del romanticismo.

martedì 16 aprile 2013

Maxi-recensione: Elizabeth Chandler, serie “BACIATA DA UN ANGELO”, Vol.1-3


All’inizio era una trilogia, negli Stati Uniti uscì negli anni ’90, ma da noi è arrivata decisamente più tardi. Era composta da tre volumi, usciti poi anche in edizione economica, tre romanzi in un volume solo:
1. L’amore che non muore;
2. Il potere dell’amore;
3. Anime gemelle;
che saranno presi in considerazione da questa recensione. Avrebbe dovuto essere un prodotto finito, ma inspiegabilmente, tra il 2011 e il 2012, la Chandler ha deciso di continuare questa serie, con un’altra serie. Non l’ho ancora letta – ma lo farò a breve, anche l’ultimo volume non ancora uscito in Italia – ma dentro di me ho il sentore che gli altri tre romanzi (In fondo al cuore, L’amore e l’odio e Sarà per sempre) possano far crollare il mio parere su questa serie. Per il momento, però, non pensiamoci e concentriamoci sui primi tre volumi, che mi hanno fatto notare come questa autrice, sotto sotto, qualcosa di positivo, e anche molto, l’abbia scritto. Magari non originalissimo, ma si è trattato comunque di una lettura molto piacevole.

Prima impressione
Questo è uno dei casi in cui mi era molto difficile avere una prima impressione. Dopo avere letto “Le visioni di Megan” e “Innocenti bugie” ero un po’ riluttante, vista la propensione della Chandler per scrivere romanzi molto simili l’uno all’altro (a proposito, in “Innocenti bugie”, ho scoperto grazie alla lettura di questa serie, la protagonista viene spaventata da gente che la trascina sott’acqua; a Ivy capita lo stesso a una festa in piscina, quindi l’unico punto un minimo originale di quel romanzo pare essere stato ripreso da un suo lavoro precedente).
Inoltre avevo sentito dire che questa serie era soltanto romantica, non c’era nient’altro... mai un giudizio fu più sbagliato: “Baciata da un angelo” è un thriller soprannaturale, in cui l’amore ha un ruolo fondamentale, ma c’è anche suspense e azione. Purtroppo dalla quarta di copertina non lo si evince granché, ma questo è un altro discorso... Dimenticavo: nemmeno dal titolo, che ricalca quello inglese, si capisce dove l’autrice andrà a parare. L’aver pensato che fosse una storia romantica, ma con del soprannaturale tanto per metterci qualcosa che allungasse il brodo, è una delle ragioni per cui ho rimandato questa lettura.

La trama
Ivy e Tristan si conoscono al matrimonio della madre di lei, quando Tristan – che lavora come cameriere al pranzo di nozze – viene raggiunto dal fratellino di Ivy, Philip, piuttosto triste e annoiato, e cerca di fargli tornare il sorriso. Finisce per rendersi ridicolo davanti a Ivy ma è proprio questo, come il fatto che lui, grande appassionato di nuoto, le permetta di superare la sua paura dell’acqua, a far sbocciare la passione tra i due. Intanto tutto il resto, nella vita di Ivy, si sistema: la sua convivenza con il marito di sua madre, Andrew, e soprattutto con Gregory, il figlio di quest’ultimo, che nel frattempo perde la madre che si suicida, non era partita nel migliore dei modi, e seppure lui sembri trattarla non proprio come una sorella, pur avendo una storia con Suzanne, una delle migliori amiche di Ivy, ben presto la protagonista riesce a tenere la situazione sotto controllo.
Poi una sera, mentre Ivy e Tristan stanno andando a cena in un ristorante, hanno un incidente stradale, in cui Tristan muore.
Mentre Ivy sembra dimenticare la dinamica dell’incidente, Tristan rimane sulla Terra, trasformato dalla morte nell’angelo custode di Ivy. Il suo compito è proteggerla da chi, come si poteva intuire, ha sabotato la sua automobile per farli uscire di strada. Se questa persona voleva uccidere lei, anziché lui, potrebbe infatti riprovarci di nuovo... Tristan ha bisogno di mettersi in contatto con lei, ma come gli rivela Lacey, sua nuova amica nelle sue stesse condizioni, soltanto chi crede negli angeli può vedere gli angeli e Ivy, che dopo l’incidente ha perso la fede, non può vederlo.
Mentre la stessa Ivy inizia a sospettare che nella morte di Tristan ci sia qualcosa di poco chiaro, si rende conto di essersi ritrovata, la sera in cui la madre di Gregory si suicidò, di essere passata proprio lungo la strada in cui abitava, per fare una consegna per conto del negozio per il quale lavora, e di avere visto qualcosa che non doveva vedere... questa consapevolezza, automaticamente, la mette più in pericolo di quanto già non fosse. Fortunatamente per lei Tristan ha trovato il modo di comunicare con lei, anche se indirettamente, grazie all’aiuto di Beth e Will, grandi amici di Ivy...

I personaggi
IVY: è una ragazza forse un po’ insicura, anche per colpa del contesto in cui è cresciuta, che a poco a poco sembra acquisire sicurezza; di lei non mi è piaciuto tanto il fatto che si sia rivelata un po’ troppo lunatica e che, quando lei stessa aveva precedentemente litigato con Tristan perché lui non aveva le sue stesse convinzioni religiose, successivamente se la prende con il fratellino per lo stesso motivo, nel primo e nel secondo volume; si riprende abbondantemente nel terzo, quando tutti ormai la credono pazza per vari motivi che preferisco non spoilerare.
TRISTAN: muore perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, è spiazzato dalla sua nuova natura e si vede respinto da tutti quelli con cui cerca di mettersi in comunicazione, a parte Philip... il fatto che sia troppo sospettoso nei confronti degli amici di Ivy non mi sorprende, dopo tutto quello che è successo, quindi non gliene faccio certo una colpa.
LACEY: è lo spirito di un’attricetta da quattro soldi che se non dice qualche cavolata o non fa qualche scherzo alle persone che ha intorno non è contenta, non fa altro che lamentarsi e rompere le scatole a Tristan, ma quando c’è bisogno di lei non manca mai; è un personaggio complesso, che viene messo sempre un po’ in ombra, ma ottimo... solo una cosa non ho capito: è davvero così credibile che si sia innamorata di Tristan?
PHILIP: il fratellino di Ivy è semplicemente A-D-O-R-A-B-I-L-E! purtroppo per lui trascorre il tempo a sorbirsi le lamentele della sorella, che gli impedisce di parlare di angeli e, di fatto, che non lo sta a sentire nemmeno per le altre cose... fortunatamente con la nuova famiglia inizia a trovarsi bene quando Gregory inizia a farlo sentire a proprio agio.
GREGORY: sembra il classico ragazzo che fa cadere decine di ragazze ai suoi piedi, e divide il suo interesse tra Ivy, che proprio non riesce a trattare come una sorella, e Suzanne, una delle più care amiche di Ivy. Passa un bel po’ di tempo prima che inizi a comportarsi con Ivy come questa desidererebbe... ma sarà qualcosa di definitivo?
ERIC: amico tossicodipendente di Gregory, riesce a pagare i propri debiti soltanto grazie a quest’ultimo, che gli passa dei soldi costantemente. Sembra non avere un ruolo particolare, a parte quello di dire scemenze una dietro all’altra e, sinceramente, non ho ben capito che cosa ci trovino gli altri in lui e perché non lo tengano a distanza.
SUZANNE: mi è sembrata fin da subito una persona piuttosto egocentrica, ma anche completamente accecata dall’amore che sembra provare per Gregory, che ai suoi occhi è un ragazzo perfetto nonostante lui non faccia altro che provarci con Ivy, magari anche davanti ai suoi occhi.
BETH: è una carissima amica di Ivy, con la passione per la scrittura, e ogni volta in cui può farlo si ferma, prende carta e penna e scrive (anche a scuola, mentre sta pranzando, ad esempio); viene presentata un po’ come un’artista sciatta e dall’aria trasognata, probabilmente anche con qualche potere extrasensoriale, stando a quanto si vede – questo, però, non viene approfondito particolarmente, non si sa se ci fossero già stati dei precedenti.
WILL: anche lui, come Philip, è adorabile, ed è ufficialmente il mio personaggio preferito! È un amico di Gregory che compare nella seconda parte del primo romanzo, inizialmente un po’ in ombra, avrà un ruolo più importante nei due romanzi successivi; è innamorato di Ivy, ma sembra non volerlo ammettere con se stesso, ma allo stesso tempo sembra nasconderle dei segreti... Ivy può davvero fidarsi di lui?
GARY: è un grande amico di Tristan e compare molto poco, all’inizio quando lavora con lui al ricevimento e alla fine, quando – e lì l’ho trovato insopportabile – alla fine del primo romanzo vedendo Ivy fuori con gli amici la accusa di avere dimenticato Tristan, perché se no, in pratica, sarebbe chiusa in casa con la veletta nera indosso; fortunatamente non è più ricomparso da lì in poi.

Testo, struttura e trama: commenti
Il testo è di grande scorrevolezza, la narrazione in terza persona è sublime: si alterna il punto di vista di Ivy con quello di Tristan, sempre in modo curato e definito. Elizabeth Chandler se la cava alla grande con la terza persona, questo sembra scontato.
La suddivisione in tre romanzi, specie vista la brevità degli stessi (siamo tra le 150 e le 200 pagine circa), sembra essere una decisione presa a con fini commerciali: per quale motivo, infatti, non presentare il tutto in un romanzo unico? Sarebbe stata a mio avviso la scelta migliore. Mi chiedo inoltre se la Chandler non abbia mai sentito parlare di che cosa sia un prologo, dal momento che il primo capitolo include quello che sembra un prologo e poi, di punto in bianco, salta a una scena totalmente diversa.
Veniamo poi alla trama: non è niente male, coinvolge, ma l’originalità dov’è? Mi è sembrata quella del film “Ghost”, ma con protagonisti adolescenti. Di fatto anche certi personaggi sembrano coincidere: Ivy, proprio come Demi Moore nel film, è una ragazza affranta per la perdita dell’amato, che non crede nell’aldilà e che pensa di averlo perso per sempre, mentre lui sta sempre al suo fianco con l’intento di proteggerla da chi l’ha ucciso (ruolo identico a quello di Patrick Swayze nel film); ad aiutare Tristan c’è una ragazza che non fa altro che brontolare e lamentarsi e che, essendo lo spirito di una persona morta, ma essendo in grado di spostare gli oggetti, ne approfitta per spaventare le persone che ha intorno (un mix tra il personaggio interpretato da Whoopi Goldberg e il fantasma pazzo della metropolitana), mentre a mettere in pericolo Ivy sarà qualcuno che lei crede un amico (proprio come nel film), che ha un aiutante che agisce per convenienza (proprio come nel film). Per non parlare poi dell’addio tra Tristan e Ivy quando ai due è concesso di vedersi per l’ultima volta...
Due momenti in cui ho storto il naso:
- Lacey, Tristan e Will hanno una vita da salvare... mi sembra abbastanza insensato che, a un certo punto del terzo romanzo, di punto in bianco si mettano a discutere per i fatti loro di cose che hanno poco a che vedere con la loro missione;
- per quale dannato motivo in ogni thriller o pseudo-thriller, se la potenziale vittima ha un gatto, questo gatto deve essere ammazzato per avvertirla che lei sarà la prossima? qualcosa di un tantino più originale non si poteva?

Valutazione finale: 4/5
Al di là della poca originalità, la trilogia “Baciata da un angelo” mi ha colpita parecchio; ammetto che i romanzi erano brevi, ma li ho letti davvero in pochissimo tempo. A mio parere i tre volumi della trilogia originaria sono stati molto avvincenti e coinvolgenti... spero che quello che accadrà nei successivi tre non mi faccia cambiare idea (ho letto accenni a demoni, angeli caduti e anime da salvare... argomenti contro cui non ho niente in contrario se scritti nel giusto contesto, ma che così, a primo impatto, mi sembra proprio che non c’entrino un tubo con quello che ho letto finora), ma finora non sono molto ottimista, anche perché un finale c’era già. Chi vivrà vedrà, anche se ho il timore che un certo personaggio sarà declassato da nuovo amore di Ivy a zerbino...

giovedì 11 aprile 2013

Uno Swarovski è per sempre

Fandom: TWILIGHT
Genere: DEMENZIALE
Lettura consigliata a: CHI NON HA NIENTE DA FARE

C’era una volta una bimbetta stilosa che viveva in un magico mondo incantato, dove non poteva accadere nulla di negativo, a parte prendere una sfilza interminabile di due e di tre a scuola, dal momento che non aveva mai aperto un libro, a meno che non parlasse di vampiri glitterati... Ma un brutto giorno, in cui chattava su MSN con una bimbetta altrettanto stilosa, esprimendosi in una lingua brillante in cui le lettere più utilizzate erano la “X” e la “K”, accadde un imprevisto terrificante. Sua madre, scoprendo che la figlia si esprimeva in una lingua a lei sconosciuta, aveva deciso di portarla da un esorcista e andò a prendere un appuntamento, ma per errore si sbagliò, finendo a casa di una cartomante che produceva filtri d’amore, che nell’essere disturbata senza motivo lanciò una maledizione agghiacciante:
«Mentre tua figlia sarà immersa in una conversazione su Messenger su quanto sia bello il cantante dei Tokyo Hotel, il tasto della “X” e quello della “K” si staccheranno simultaneamente dalla sua tastiera!»
«Poco male!» esclamò la madre. «Vorrà dire che smetterà di scrivere in lingua aliena.»
La bimbetta stilosa, però, non fu altrettanto soddisfatta di questa novità, e nel vedere i due tasti monocromi (ormai l’usura continua aveva cancellato le due lettere più utilizzate nella sua lingua) che saltellavano sulla tastiera a passo di lambada e si sentì mancare, proprio come le era capitato qualche mese prima scoprendo di essersi addormentata davanti alla puntata di “Uomini e donne” in cui il suo tronista preferito sceglieva accanto a quale donna passare i mesi successivi della sua vita, fino allo scadere del contratto televisivo che l’avrebbe legata a lui.
«E ora?» si chiese la bimbetta stilosa. «Io che sono così stilosa non posso stare senza la “X” e la “K”... se non accadrà, mi killerò restando per un mese senza ascoltare i Tokyo Hotel, anche se li lovvo troppissimo!»
La sua vita senza “K” era maledettamente noiosa, si doveva inventare qualcosa per riempirla fino al momento in cui avrebbe comprato una nuova tastiera.
“E se andassi ora a comprare una nuova tastiera?” si chiese.
Si infilò in tasca il proprio portafoglio di Dolce & Gabbana contraffatto, che aveva pagato centoventi euro nonostante fosse falso, e uscì di casa diretta verso il negozio di informatica situato a due isolati di distanza dalla palazzina in cui viveva.
Percorse la strada che la separava pensando a quanto fosse stilosa e a quanto anche la lingua che parlava fosse stilosissima. Non era mai stata così stilosa nella sua vita, e si era resa conto che anche se le mancava qualcosa avrebbe potuto sopravvivere.
«Ma sarebbe meglio» si disse tra sé e sé, «se un vampiro luccicante mi piantasse i denti nel collo.»
Come a sentire il suo richiamo, una figura ricoperta di Swarovski le sbarrò la strada.
«Non posso piantarti i denti nel collo» si giustificò il nuovo arrivato. «Sono vegetariano: mi nutro soltanto di bovini, suini e polli.»
«Anch’io mangio carne bovina, suina e di pollo» osservò la bimbetta. «Abbiamo qualcosa in comune, quindi: sono vegetariana anch’io.»
«Molto bene» concluse l’essere luminescente. «Ma lascia che mi presenti. Il mio nome è Edward Cullen e, dato che mi sono rotto le scatole di starmene sempre al seguito di quella ragazza inutile che è Bella, ho pensato di cambiare aria...»
La bimbetta stilosa rischiò lo svenimento: era la prima volta che le capitava di vedere un vampiro in carne, canini e ossa, e non vedeva l’ora di essere gustata come preda.
«Edward! Edward, sei il mio sogno! Fin da quando ho letto l’opera più importante della letteratura internazionale, ovvero l’intera serie di romanzi che raccontano la tua intrigante storia, ho sognato di incontrarti e di poterti parlare di persona.»
«Lo sapevo. Tutte le ragazze sognano di incontrarmi. In effetti me ne sorprendo anch’io... che cosa ci troveranno di così intrigante in un tipo dal colorito cadaverico, che brilla al sole, che avrà diciassette anni per tutta la vita e che invece di guadagnarsi uno stipendio tra qualche anno continuerà a frequentare per l’eternità la terza superiore?»
La bimbetta stilosa si fece cupa.
«In effetti non è una bella prospettiva rimanere sempre alle superiori.»
«Già, hai ragione... anche per questo ho deciso di cambiare aria e fortunatamente ci siamo incontrati. Piuttosto, deliziosa umana, posso sapere qual è il tuo nome?»
«Non me lo ricordo. Mi faccio chiamare bimbetta stilosa, di solito, e mi sono scordata quale sia il nome che è riportato sulla mia carta d’identità.»
«Non è essenziale. Ci sono cose più importanti.»
La bimbetta lo squadrò con attenzione.
«Già, e il tuo look in effetti lascia un po’ desiderare. Perché tieni i jeans sollevati fino in cintura, invece di tenerli abbassati mostrando dieci centimetri di boxer rosa di Armani? Non c’è niente di più bello... a parte il cantante dei Tokyo Hotel, quello è delizioso! Lo lovvo troppissimo!»
Una serie di punti esclamativi uscì dagli occhi della ragazza, che Edward guardava sempre più con aria interrogativa.
«Mah... e io che pensavo che fosse Bella la bimbaminchia... in confronto a te, quella è normale!»
La bimbetta stilosa sbuffò.
«Si può sapere perché devi parlare sempre di Bella?»
«Perché purtroppo la Meyer ha deciso che mi dovevo fidanzare con lei, sposarmela e farci una figlia a cui daremo un nome assurdo. Non ho fatto che ripeterle che non ne volevo sapere, perché mi ero innamorato della mia professoressa di matematica, ma Stephanie non ne ha voluto sapere e mi ha costretto a questo cupo destino. Ma ora me ne sono andato e ho intenzione di andare a cercare Stephanie e di prosciugare tutto il sangue che ha nelle vene, dalla prima all’ultima goccia.»
«Come?! Cosa?! No, non puoi farlo. Stephanie Meyer è la mia scrittrice preferita e non permetterò a nessuno di succhiarle il sangue. Preferisco piuttosto buttare in un cassonetto tutti i DVD della mia collezione di film interpretati da Riccardo Scamarcio!»
Il vampiro luminescente iniziava ad essere annoiato da quella conversazione e, proprio mentre cercava di andarsene di soppiatto nascondendosi dietro a un venditore abusivo di cianfrusaglie senza permesso di soggiorno, la bimbetta stilosa lo richiamò alla realtà.
«Edward, torna qui subito!»
Il vampiro abbassò lo sguardo e andò incontro al suo tremendo destino.
«Che cosa vuoi?»
«Devi fare una cosa per me» gli spiegò la bimbetta stilosa. «Fin dalla prima volta in cui ho sentito parlare di te ho capito che il tuo vero amore non è né Bella né la professoressa di cui mi hai parlato...»
«Se ti sei messa in testa che dovremmo fidanzarci, dimmelo subito, così vado a chiudermi in un convento per il resto dei miei giorni, ovvero per l’eternità.»
«Niente di tutto ciò» ribatté la bimbetta stilosa con gli occhi che le brillavano quasi quanto la pelle di Edward. «Io so chi è il tuo vero amore e ho intenzione di rivelarlo al mondo.»
Il vampiro luccicante, per lo shock, perse il proprio splendore e gli Swarovski si staccarono uno ad uno cadendo a terra.
«Non so che intenzioni hai, ma...»
La bimbetta stilosa non lo lasciò continuare:
«Mi spiace, Edward, ma ora sono io a decidere quale sarà il tuo futuro, e non appena avrò di nuovo una tastiera scriverò una fan fiction carica di “X” e di “K” in cui urlerò al mondo che il tuo vero amore è...»
S’interruppe di scatto. Il venditore ambulante aveva appena offerto a Edward un piumino per spolverare e l’ingrato vampiro stava tentando di colpirla con quell’oggetto ben più inquietante di un paio di canini al gusto di dentifricio Mentadent Ultrawhite conficcati nel collo.

***

«È tutto bello e costa poco» declamò il venditore abusivo.
«Niente è bello come Edward» replicò la ragazza, sentendosi più stilosa che mai.
Edward per l’imbarazzo iniziò a lampeggiare come un albero di Natale: l’ambulante avrebbe potuto arrivare a pensare che quella pazza fosse una sua amica o addirittura la sua fidanzata. Ma il venditore, fortunatamente, si limitava semplicemente a ripetere «solo due euro».
Né Edward né la ragazza si degnarono di guardare il suo espositore di cianfrusaglie, così si allontanò, lasciandoli soli.
Il vampiro, rimasto solo con la bimbetta stilosa, si rese conto che lei lo guardava nello stesso modo in cui avrebbe fatto se avesse avuto davanti il cantante dei Tokyo Hotel.
«Beh, allora andrei» iniziò Edwrd. «Ho notato un gatto che mi piacerebbe gustare per cena e...»
«Tu non vai da nessuna parte» lo interruppe la bimbetta stilosa. «O almeno non te ne vai da nessuna parte prima di avermi confessato che il tuo vero amore è Jacob!»
«J-Jacob?»
«Sì, certo, è così evidente...»
Edward obiettò: «Sinceramente non è proprio il mio tipo.»
All’improvviso la bimbetta stilosa udì un ululato alle sue spalle.
«Parlavate di me o sbaglio?» domandò Jacob, spuntato fuori da chissà dove.
«E tu che ci fai qui?» chiese Edward.
«Niente, mi ero rotto di stare a sentire le scemenze di Bella e sono venuto a fare un giro, sperando di incontrare persone più intelligenti.»
La ragazza osservò: «Capiti proprio al caso giusto. Stavo proprio dicendo a Edward che tu e lui fareste un’ottima coppia... spero che per Edward non sia un problema il fatto che tu sia troppo peloso.»
«Conosco la tua estetista» ribatté Jacob. «Mi ha detto che tu, prima della ceretta, sei peggio di me in forma di lupo.»
La ragazza arrossì vistosamente.
«Era necessario dirlo?»
«No, ma dopo che hai insinuato che io ed Edward faremmo un’ottima coppia, mi sembrava il minimo!»
«Jacob, perché non ce ne andiamo?» propose Edward. «C’era un tipo che vendeva collane indiane e portafortuna brasiliani, ci scommetto che hai il desiderio folle di vedere la sua mercanzia.»
«Sì, certo. Tra una settimana sarà il compleanno di mia madre, magari riesco a trovarle un regalo decente...»
«Sarei felicissimo di consigliarti nella scelta.»
I due fecero per allontanarsi, ma la bimbetta stilosa li fermò: «Eh, no, voi non ve ne andate. Vi devo narrare la trama della mia ultima fanfic, un racconto erotico in cui voi siete gli unici protagonisti!»
«Ma come?» esclamò Jacob, deluso. «Pensavo che i protagonisti delle tue vicende erotiche fossero i gemelli Kaulitz dei Tokyo Hotel.»
«Io sono sorpreso a mia volta» aggiunse Edward. «Non pensavo che questa bimbetta stilosissima sapesse scrivere.»
«Certo che so scrivere» replicò lei, offesa. «Basta mettere insieme un’accozzaglia di “X”, “K” e altre consonanti. Vocali no: le vendeva Mike Bongiorno, ma costavano mille euro ciascuna, e con quei soldi è meglio comprare una moltitudine di mutande di Armani, per fare bella figura nel caso mi trovassi un ragazzo.»
«Credo che ai ragazzi interessi di più quello che hai sotto» intervenne Jacob. «E anche alla tua estetista, che grazie a quella siepe di pelo ha fatto soldi a palate.»
«Se non la finisci di dire che sono pelosa, nella prossima ficcina scriverà che a causa tua i licantropi perderanno nel prossimo scontro con i vampiri.»
«È già accaduto» la informò Edward. «Quattro a zero.»
«Ah, avete dissanguato quattro licantropi nel bel mezzo di un bosco nel cuore della notte?»
«Ma no, cos’hai capito? Lo scontro è avvenuto sul campo di calcio dell’oratorio, una mattina in cui avevamo tutti quanti marinato la scuola, e abbiamo fatto quattro goal!»
Jacob ribatté: «Voi avete pagato l’arbitro!»
«Come no! Ti ricordo che l’arbitro era Bella, e che non sa nemmeno a che cosa servono i soldi.»
«Già... ma dormiva anziché fare quello che doveva fare, il risultato è falsato.»
«Finiscila di rosicare! Noi vampiri stiamo a Cristiano Ronaldo come voi licantropi state a Christian Vieri!»
«Peccato che le donne-lupo non somiglino a Elisabetta Canalis...»
«Come osi parlare di donne?» gli domandò la bimbetta stilosa. «Ti devo ricordare che la tua anima gemella è Edward? Tu lo lovvi tantissimo.»
«Beh, sì, ammetto che se dovessi scegliere tra te ed Edward sceglierei sicuramente questo Swarovski vivente.»
«Io non sono vivente» obiettò Edward. «Sono un non-morto.»
«Infatti un non-morto dovrebbe essere vivo...»
«Il tuo ragionamento non fa una piega.»
«Già, l’unica che non lo capirebbe è Bella... ne capisce quasi di più di calcio.»
«La finite di parlare di Bella?» insisté la ragazza. «Lei non è stilosa come voi, non importa che per conquistare il suo cuore vi sfidiate a una partita di calcio Vampiri vs. Licantropi!»
Edward le ricordò: «Ti ho detto che non m’importa niente di Bella, l’unica persona che potrò mai amare è la mia professoressa di matematica.»
«Ma che gusti hai?» si sorprese Jacob. «È troppo pelosa! La professoressa di chimica è molto più sexy.»
«Ma cosa dici? È pallida come il cadavere di uno svedese e ha denti enormi!»
«Bene» osservò la bimbetta. «A Edward piacciono i peli, a Jacob piacciono i denti da vampiro! Che cosa dicevo prima? Voi siete anime gemelle!»
Edward provò il desiderio di abbandonare la dieta vegetariana, che gli era stata prescritta dal dietologo per eliminare il peso in eccesso, e di conficcare i denti nel collo di quella ragazza, sicuro che l’intera società l’avrebbe ringraziato. Fortunatamente riuscì a trattenersi: la carne umana era ipercalorica e voleva evitare di diventare obeso.
«Scusa, ma perché non te ne torni a casa a studiare?» le propose.
«Lo studio non serve» replicò lei, offesa. «E poi prima devo andare a comprare una tastiera nuova, è essenziale, non posso fare a meno di digitare il pulsante della “K”.»
Edward e Jacob alzarono gli occhi al cielo.
«In questi momenti vorrei tanto suicidarmi e diventare la pelliccia di lupo indossata da Bella sopra l’abito da sposa al suo matrimonio col professore di letteratura» declamò Jacob.
«Come mai tutta questa attrazione per i professori?» chiese la bimbetta stilosa.
«Non saprei» ammise Jacob. «Forse perché hanno uno stile più normale rispetto ai Tokyo Hotel.»
«Come osi?» replicò lei. «Bill Kaulitz ha un look decisamente nella media.»
Jacob cercò di trattenersi dall’ululare per la disperazione.
«Va bene, sono disposta ad ammettere che è un po’ eccentrico» concesse la bimbetta stilosa. «Voi però dovete followarmi e venire con me.»
«Dovremmo...?!» Edward spalancò gli occhi per la sorpresa. «Jacob, hai idea di dove siamo finiti?»
«Purtroppo no, ma credo che sarebbe stato molto più intelligente rimanere all’oratorio a giocare a calcio.»

***

La bimbetta stilosa non poteva credere ai propri occhi: Edward e Jacob sembravano intenzionati a seguirla in capo al mondo. A quel punto tutto perdeva d’importanza, perfino la possibilità di comprare una nuova tastiera e premere il pulsante “X” più volte di un matematico in pensione e il pulsante “K” più volte di un brasiliano in preda a una crisi convulsiva di risate. (*VEDI NOTE)
«Perfetto!» esclamò con un sorriso a trentadue denti, che purtroppo non erano aguzzi quanto quelli di Edward.
Prese fuori l’I-Phone che aveva comprato con i soldi che aveva costretto la madre a darle, minacciandole di tagliarsi le vene se non l’avesse fatto (la madre, perfettamente impassibile davanti all’idea che lei morisse dissanguata, si era convinta dal momento che era facilmente impressionabile e la vista del sangue la faceva svenire), e iniziò a mandare messaggi alle sue più care amiche. Jacob, terrorizzato da quello scambio di corrispondenza, cercò di dare un’occhiata, notando che la bimbetta stilosa stava scrivendo in quello che gli sembrava un codice crittografato.
«Ora andiamo a casa di una mia cara amica» disse la bimbetta, rivolgendosi a Edward e Jacob. «Ho organizzato un mini-raduno con le mie amiche, non crederebbero mai che vi ho incontrati dal vivo, se non vi portassi da loro.»
Dopo tre chilometri di strada finalmente giunsero nei pressi di una villetta di periferia. Nel cortile una ragazza vestita completamente di rosa, con i capelli acconciati come quelli di Bill Kaulitz, la accolse a braccia aperte.
«Bimbettaaaaaaa! My love! Finalmente sei arrivata! Non vedevo l’ora di rivederti, dopo che ci siamo lasciate molto tempo fa, alle due di oggi, quando finalmente è suonata la campanella che ha segnato la fine delle nostre sofferenze quotidiane.»
«Sì, sono qui amore!» esclamò la bimbetta. «Sorellina mia, guarda chi ti ho portato.»
«Ooooooooooooohhhhhh! EDUARD! GIACOB! Amori miei! Ditemi che siete venuti qui perché entrambi volete mettervi con me e per conquistarmi sareste disposti a innescare un’interminabile guerra tra vampiri e licantropi!»
«Eh, no, non puoi avere queste pretese, amore! In realtà Edward e Jacob si lovvano troppissimo e nessuna ragazza può mettersi tra di loro! Se qualcuna lo farà, sarà immediatamente killata!»
La nonna della ragazza che la bimbetta stilosa chiamava “amore”, uscendo in giardino, borbottò stupita: «Ma quante lingue sapete parlare al giorno d’oggi, ragazze? Vorrei tanto essere nata nella vostra epoca, sarei stata molto più acculturata... invece sono nata settant’anni fa e sono andata a lavorare a sette anni, senza nemmeno prima imparare l’italiano.»
«Non si preoccupi, signora» intervenne Edward. «Temo che anche sua nipote e la sua amica non sappiano parlare italiano... e in quanto a cultura, sono messe peggio di un’analfabeta.»
Poco convinta l’anziana rientrò in casa, andando ad accendere il televisore su Retequattro, dove si mise in calma attesa del telegiornale delle diciotto e trenta, che da vent’anni era il suo programma preferito.
In quel momento entrarono nel cortile altre due adolescenti dal look bizzarro.
«Bimbette!» esclamò una di loro. «Sono scappata di casa per raggiungervi! Mia madre mi ha impedito di uscire di casa finché non sarò riuscita ad avere un risultato apprezzabile a scuola, ovvero ad avere almeno la media del cinque e mezzo in tutte le materie, quindi non posso rimanere tanto. Mi costringe a rimanere tutto il giorno nella mia stanza a studiare, ma io generalmente passo il pomeriggio a fissare il poster di Riccardo Scamarcio nei panni di Step in “Tre metri sopra il cielo”. Prima però mi sono calata dalla finestra sorreggendomi a una corda fatta con tutte le mie cinture di Dolce & Gabbana, di Armani e di Valentino. Il fatto è che non so come farò a risalire...»
«Io invece ho lasciato a metà l’ascolto dell’ultimo CD dei Tokyo Hotel» disse l’altra. «Anch’io devo fare presto, non voglio perdermi questo ascolto così spettacolare! Se devo conquistare Bill e sposarmelo, devo conoscere a memoria le sue canzoni... oltre che la sua lingua, infatti proprio per studiare tedesco e potergli parlare mi sono iscritta a un liceo linguistico.»
«Ah, frequentiamo un liceo linguistico?» si sorprese la bimbetta stilosa. «Buono a sapersi, non mi ricordavo.»
«Voi lo frequentate, io no» puntualizzò la fan dei Tokyo Hotel. «Sono passati due mesi dall’ultima volta in cui sono andata a scuola. Ricordo che in quel giorno ho preso un due in latino, un due e mezzo in filosofia e ho dato il meglio di me stessa arrivando a prendere un tre in matematica. È stato il voto più alto della mia carriera scolastica. Quando l’ho detto ai miei, però, invece di mettersi a festeggiare mi hanno detto che se continuo così a fine anno mi manderanno a lavorare in campagna.»
«Avrebbero potuto farlo molto tempo fa» osservò Jacob. «Anzi, meglio di no. Dato che come lavoro vado a raccogliere la frutta, non vorrei avere a che fare con te anche là.»
La ragazza nemmeno lo ascoltò e urlò: «BILL KAULITZ TI LOVVOOOOOOO!»
«Step è molto meglio!» replicò la fan di “Tre metri sopra il cielo”. «È il ragazzo ideale: non lavora, va in giro a fare casini, non ha il minimo rispetto per la sua ragazza e ha come solo scopo nella vita quello di gironzolare. È proprio il mio ragazzo ideale, spero di fidanzarmi con un tipo del genere prima o poi.»
«Ora però» disse la figlia dei padroni di casa, «credo che ci dobbiamo occupare di cose serie. Per esempio penso proprio che uno di questi due stupendi ragazzi debba liberarmi della mia verginità imbarazzante. È da quando avevo dodici anni che racconto di avere fatto l’amore con diversi ragazzi, ma ora che tutte mi chiedono dei dettagli che non so fornire, devo assolutamente portarmi a letto il primo venuto.»
«Quello che non capisco è perché dovrei essere io» replicò Jacob. «Potrebbe essere Edward...»
«Ma anche no» replicò Edward. «Sono stato insieme a Bella per anni e anni senza nemmeno sfiorarla... il fatto è che mi vergogno a spogliarmi.»
«Ce l’hai troppo piccolo?»
«Esatto. Ed è pure luminescente.»
La bimbetta stilosa replicò: «Secondo me non hai problemi di dimensioni. Semplicemente non ti trovi a tuo agio con le donne, perché il tuo vero amore è Jacob.»
«Basta con questa storia» la pregò Edward. «Sono disposto ad andare a coltivare aglio per i prossimi trent’anni, a condizione che la smetti! Non mi piace Jacob!»
«Io non ti credo» ribatté la ragazza che desiderava avere rapporti sessuali con lui e Jacob. «Tutti i ragazzi che mi rifiutano sono gay... ma dal momento che tutti mi rifiutano, appunto, credo che l’omosessualità si stia diffondendo parecchio da quando ho raggiunto la maturità sessuale.»
«Speriamo che tu possa raggiungere anche la maturità intellettuale, prima o poi» borbottò Jacob.
«Quella non è rilevante. Uno che la pensa così non è di sicuro il mio uomo ideale. Bene, ora ho deciso: punterò su Edward.»
Edward si guardò intorno, cercando invano una buca in cui sotterrarsi.
«No...»
«Ragazze, allora mi aiutate?» chiese la ragazza.
«Certo» la rassicurò la bimbetta stilosa. «Edward sarà tutto tuo. Anzi, sarà nostro!»

***

Edward era ormai sul punto di cadere in depressione, non avendo trovato alcun posto in cui auto-seppellirsi, ma decise di non scoraggiarsi. Si rivolse quindi alla figlia dei padroni di casa:
«Senti, non avresti un garage o una cantina qui a casa tua?»
La ragazza, improvvisamente interessata all’argomento, esclamò: «Certo che c’è un garage! È il luogo migliore in cui potrai possedermi ripetute volte e conficcare i tuoi denti aguzzi su ogni angolo del mio corpo!»
Quasi accecato dalla luce degli Swarovski che ricoprivano Edward, Jacob osservò: «Hai avuto proprio un’ottima idea.»
Naturalmente condivideva gli stessi propositi del vampiro glitterato e sapeva per quale ragione Edward voleva rintanarsi in un garage insieme a quelle ragazze che più stilose di così non si poteva.
Le quattro ragazze si avviarono a passo veloce verso il garage, chi in silenzio e chi declamando che il suo sogno nel cassetto era quello di sposare il cantante dei Tokyo Hotel, seppure non volesse mettersi in mezzo alla relazione ad alto contenuto erotico che sicuramente c’era tra tutti i componenti del gruppo stesso.
«È fantastico» bisbigliò Jacob. «Era proprio ora di sopprimere queste esponenti peggiori della società umana.»
«Infatti» convenne Edward. «Inizio a pensare che la Meyer sia stata piuttosto clemente con noi: almeno le ragazze che conosciamo non sono come queste.»
La bimbetta stilosa, nell’udirli confabulare, si girò di scatto.
«Ehi, voi due, allora è vero che avete una relazione segreta? L’avevo sempre sospettato! Vi lovvo! Vi lovvo come non ho mai lovvato nessuno prima di voi! Siete troppo pucciosi!»
Edward cercò di contenersi: gli Swarovski e i brillantini erano sul punto di staccarsi nuovamente uno ad uno, il che era un problema. Se da un lato era vero che tutta la componente luminosa della sua pelle si rigenerava alla velocità del suono, dall’altro era anche vero che lasciare una scia luccicante davanti a casa d’altri non era esattamente il suo principale obiettivo di vita (che invece era far trionfare la squadra di calcio dei vampiri nei suoi scontri con quella dei licantropi).
«Sì, certo, ci siamo sempre lovvati troppissimo» mentì Jacob. «In realtà pensavamo di essere fatti l’uno per l’altro, ma poi abbiamo visto quanto sono stilose le bimbette di oggi, così abbiamo deciso di dividere le nostre strade per poter vivere a pieno con voi. Siete stilosissime. Vi lovvo davvero troppissimo. Non appena arriverò a casa distruggerò il pulsante della “C” della tastiera del mio computer e vivrò di “K” e di “X”.»
Gli occhi della bimbetta stilosa brillarono quanto gli Swarovski che ricoprivano Edward.
«Sì! Questa cosa mi rende davvero happyssima! Credevo mi sarei killata dalla disperazione, ma non lo farò mai e poi mai: non dopo avere conosciuto te. D’ora in avanti non scriverò più una sola parola senza numerosi accenti.»
«E le parole senza accenti non le scriverai?» si sorprese Jacob.
«Perché non dovrei scriverle?» ribatté la bimbetta. «Gli accenti hanno il solo scopo di abbellire le parole, no? Proprio come qualunque simbolo di punteggiatura e le lettere maiuscole.»
«Hai ragione, sono proprio ignorante.»
«Infatti» concordò la bimbetta. «Ma non preoccuparti: continui ad essere irresistibilmente stiloso. Se vuoi un consiglio, però: tirati giù quei pantaloni. Lo sappiamo tutte che sotto hai un meraviglioso paio di boxer lilla di D&G, non farli vedere al mondo intero è uno spreco di energie.»
«Camminare a passo di processione per arrivare al garage è uno spreco d’energie» intervenne Edward. «Vuoi dire alle tue amiche che possono parlare anche dopo delle innate doti di Step? Non possiamo metterci mezz’ora per percorrere cento metri! Ti ricordo che io sono abituato a volare, il che è anche comodo: arrivare a scuola in ritardo ogni mattina a causa del traffico che fa tardare l’autobus è troppo straziante, me la cavo volando come Superman tra i tetti delle case e sono sempre il primo a entrare in classe.»
«Io abito a tre passi dalla scuola, invece, ma sono sempre l’ultima» ribatté la bimbetta stilosa, mentre finalmente, accelerando clamorosamente il passo, le sue amiche scortavano tutti loro all’interno del garage.
Edward prese a luccicare a intermittenza come un albero di Natale e a cercare di contenere la propria gioia insuperabile: stava per compiere un’impresa storica, per cui l’intera popolazione mondiale l’avrebbe ringraziato, e si sentiva al settimo cielo, proprio come quella volta in cui, tanti anni prima, aveva segnato il goal decisivo alla sfida di fine anno Vampiri vs. Licantropi.
Anche la bimbetta stilosa era al settimo cielo. Finalmente uno dei due ragazzi che stimava più di ogni altra persona avrebbe abbassato i suoi jeans firmati...
«Oh, no!» bisbigliò nell’orecchio della fan dei Tokyo Hotel. «Ora Edward scoprirà che per nascondere la pancia uso mutandoni contenitivi come Bridget Jones! E si renderà conto davvero che l’estensione del mio pelo supera abbondantemente quella di ogni licantropo!»
Era disperata, ma non appena Edward iniziò a osservarla con occhi famelici ogni suo timore svanì: era la ragazza più stilosa del pianeta e il suo adorato vampiro glitterato non avrebbe fatto altro che apprezzarla nel massimo del suo splendore: in fondo nemmeno le sue amiche erano stilose tanto quanto lei.
«EDUARD! EDUARD, amore mio! Sono felicissima che tu sia qui!» esclamò. «Sono convinta fino allo sfinimento che tu sia venuto qui, nel mio paesino sperduto, soltanto per unirti a me.»
«Paesino sperduto?» si sorprese Edward. «Ma hai idea di dove abito io? Va beh, non fa niente, abbiamo cose più importanti di cui preoccuparci!»
Scattò verso la ragazza e la azzannò al collo, prosciugandole il sangue finché lei non stramazzò al suolo, dedicando il suo ultimo pensiero alla strana forma di lingua italiana con il quale erano scritti i romanzi di Moccia che apprezzava così tanto, nonostante fossero pieni di simboli inutili come le “CH” e le “Q”, che avrebbero tranquillamente potuto essere sostituiti dalle più apprezzabili “K”.
«Ma è stupendo!» esclamò la fan dei Tokyo Hotel. «Morire morsa da un vampiro così stiloso è sempre stato il mio desiderio segreto.»
«E io sono lieto di accontentarti» disse Edward, balzandole addosso, infischiandosene una volta per tutte della dieta vegetariana che gli era stata prescritta dal suo dietologo di fiducia.
Anche la fan dei Tokyo Hotel in pochi istanti finì dissanguata a terra, mentre le ultime due ragazze superstiti si sentivano liete di provare la stessa ebbrezza. Nonostante Edward fosse ormai sazio decise di liberare l’umanità anche da quei due esemplari e si lanciò sulla terza preda, dopo la quale seguì la quarta.
Quando ebbe terminato il proprio lavoro, i suoi Swarovski iniziarono a brillare con un’intensità ancora maggiore.
«Complimenti» gli disse Jacob. «Devi essere un pozzo senza fondo.»
«Lo ammetto» concordò Edward. «Ho una passione per il sangue umano... credo che sia stato quello a farmi diventare obeso in passato. Ora però è meglio che non esagero, se no il dietologo mi impedisce di nutrirmi anche di tutti i principali vegetali, come ad esempio le mucche, le capre, i cavalli... Devo assolutamente andare a bermi una tisana per digerire.»
«Una tisana per digerire?» si sorprese Jacob. «Stammi a sentire, c’è un solo modo per digerire e smaltire le calorie in eccesso: andare a fare una partita di calcio... piuttosto, siamo in ritardo! Ci aspettavano mezz’ora fa al campetto dell’oratorio!»
Edward guardò l’orologio.
«Hai ragione!» esclamò. «Sbrighiamoci, che se no veniamo cacciati via dalle nostre squadre.»
«Già. Purtroppo non tutti apprezzano la nostra attività di salvatori della società odierna!»
I due lanciarono un’ultima occhiata ai cadaveri delle quattro ragazze e poi uscirono dal garage.
Dopo qualche istante di silenzio, Jacob osservò: «Te ne sei accorto anche tu?»
«Di che cosa?»
«Che quelle quattro sono più stilose da morte che da vive!»

FINE

NOTE.
* I brasiliani hanno l’usanza, per indicare uno scroscio di risate, di scrivere “kkkkkkk” al modo in cui noi scriviamo “ahahahahahah”.

lunedì 8 aprile 2013

MAXI-RECENSIONE: la serie “EVERNIGHT” di Claudia Gray


Nelle scorse settimane mi sono dedicata alla lettura della serie “Evernight” di Claudia Gray che, di fatto, è la prima serie sui vampiri se leggo (se si escludono i due romanzi di Heather Terrell su angeli e nephilim succhiasangue).
Ero un po’ riluttante vista la mia avversione nei confronti dei vampiri, ma poi mi sono detta che non avrei dovuto avere pregiudizi di alcun genere. Mi sono decisa, ho letto i quattro romanzi della serie, ho letto lo spin-off (credo ne sia uscito solo uno, ma non ne sono sicura)... e ne sono rimasta indubbiamente soddisfatta!
Ma andiamo con ordine e analizziamo tutto quanto.
ATTENZIONE: se non sapete nulla della trama e volete evitare anche il più piccolo spoiler, evitate di leggere. Io ho letto la serie, fin dal primo romanzo, senza sapere cosa sarebbe accaduto, e ci sono dei colpi di scena davvero eclatanti. Cercherò di evitarli il più possibile, ma in certi casi qualche accenno lo dovrò fare.

Prima impressione
La serie si compone di quattro romanzi:
1. Evernight
2. Stargazer
3. Hourglass
4. Afterlife
Esiste inoltre uno spin-off intitolato Balthazar, dedicato a personaggi non protagonisti della serie (in particolare Balthazar, personaggio piuttosto importante, e Skye, personaggio secondario che appare nel quarto romanzo della serie).

Per quanto riguarda le copertine della serie, la versione originale a mio parere non colpisce eccessivamente, mentre hanno un maggiore impatto quelle della versione italiana, i cui titoli sono rimasti invariati rispetto alla versione originale; unica pecca i capelli neri della protagonista: siamo di fronte all’unica protagonista di urban-fantasy e/o paranormal romance con i capelli rossi... e nelle copertine eccola che diventa mora come tutte le altre!

La trama
Bianca ha 16 anni quando, su decisione dei suoi genitori, è costretta a trasferirsi a Evernight, un facoltoso collegio che sembra un po’ fuori dal mondo, in cui entrambi hanno trovato lavoro. Prima dell’inizio delle lezioni, in un momento di sconforto, decide di fuggire, ma il suo tentativo di fuga non va a buon fine: viene fermato infatti involontariamente da Lucas, nuovo studente di Evernight, con cui Bianca inizia ad avere fin da subito un certo feeling.
Ciò che non va, invece, è il rapporto con buona parte delle altre persone: da un lato ci sono “gli snob”, che tendono a evitare Bianca, dall’altro lato ci sono “gli sfigati”, che vedono Bianca come una snob e la evitano a loro volta. Ma le cose, da questo punto di vista, migliorano a poco a poco: Bianca fa infatti amicizia con Balthazar, il ragazzo più sexy della scuola, Patrice, la sua compagna di stanza, e Raquel, una ragazza che sembra paranoica e piena di fobie.
Anche con Lucas non è comunque tutto rose e fiori, nel primo anno che frequentano come compagni di scuola tra i due si genera una spaccatura, ma poi scoppia l’amore... e scoppia con Bianca che azzanna il malcapitato Lucas. Bianca, infatti, è figlia di due vampiri e destinata a diventare un vampiro a sua volta e i cosiddetti snob, compresi Patrice e Balthazar, sono tutti quanti vampiri, che hanno scelto però di civilizzarsi e vivere a stretto contatto con gli umani senza generare problemi a questi ultimi. Quando Lucas scopre la sua natura decide di rimanerle accanto, ma si scopre ben presto che il vero problema tra i due è che Lucas appartiene alla Croce Nera, una setta di cacciatori di vampiri, nel quale sua madre Kate l’ha fatto entrare fin da quando era bambino, e si trova a Evernight proprio per questa ragione. Una volta che viene scoperto è costretto alla fuga.
A quel punto a Bianca non resta che cercare di contattarlo o incontrarlo di nascosto, cosa che fa per tutta la durata del secondo anno a Evernight, grazie anche all’aiuto di Vic (compagno di scuola umano) e Balthazar. Ma a questi problemi se ne aggiungono altri, come ad esempio il fatto che Bianca inizia a vedere fantasmi che sembrano volere qualcosa da lei, come la comparsa di Charity, sorella minore di Balthazar, tutt’altro che animata da buone intenzioni e come il fatto che se la Croce Nera scoprisse chi è veramente Bianca, la situazione peggiorerebbe notevolmente.

I personaggi
BIANCA: ha 16 anni (all’inizio del primo romanzo: il tempo passa e ne compie 18 nel terzo), è figlia di due vampiri ed è in parte tormentata dalla sua vera natura, prevalentemente per il fatto che l’immortalità la costringerà a perdere le persone (umane) alle quali è legata. Si comporta in maniera abbastanza coerente e cerca, finché le è possibile, di vivere la sua vita senza condizionamenti esterni. Personalmente mi è piaciuta molto soprattutto nel quarto romanzo.
LUCAS: il grande amore di Bianca è un cacciatore di vampiri che è sempre stato costretto a odiare i vampiri, che vede come una razza dannosa che deve essere eliminata, visione contraria a quella che ne ha Bianca; i due comprendono soltanto con il tempo che la verità sta nel mezzo. Lucas è legato alla Croce Nera, in cui sua madre l’ha fatto entrare quando era troppo piccolo per decidere da sé, in particolare per la presenza di sua madre e della sua amica Dana, mentre sembra non essere soddisfatto a pieno del dover essere costretto a rimanere a contatto con altri membri. Anche lui mi è piaciuto soprattutto nel quarto romanzo, in cui deve affrontare una situazione molto difficile.
MR. E MRS. OLIVIER: i genitori di Bianca hanno da sempre cercato di servirle su un piatto d’argento le mezze verità che facevano comodo a entrambi, evitando di farle conoscere l’altro lato della medaglia, in modo da poterla condizionare maggiormente. Sono iper-protettivi e cercano di condizionare Bianca in modo piuttosto subdolo.
BALTHAZAR: vampiro nato nel seicento, nel primo e nel secondo romanzo ha un’evidente attrazione per Bianca, ma non per questo, nel secondo romanzo, rifiuta di darle il suo aiuto quando lei cerca un modo per vedere Lucas. Ha una sorella minore, Charity, con la quale ha parecchi conti in sospeso, che verranno analizzati in parte negli ultimi tre romanzi della serie, ma soprattutto nello spin-off di cui è protagonista insieme a Skye. È uno dei personaggi che ho preferito, specie nel terzo e nel quarto romanzo.
CHARITY: a differenza di Balthazar sembra che non abbia interesse a camuffarsi agli umani e a vivere in mezzo a loro senza fare danni. Ha l’aspetto della ragazzina innocente, ma si rivela ben presto tutt’altro che innocente. Compare a partire dal secondo romanzo.
PATRICE: presente nel primo e nel quarto romanzo, nel primo di questi è la compagna di stanza di Bianca nel suo primo anno a Evernight. È una vampira a tutti gli effetti, rientra negli “snob”, ma diversamente dall’inquietante Erich e dall’insopportabile Courtney, stringe amicizia con la protagonista. Su questo personaggio, a mio parere, la Gray ha deciso di non essere affatto scontata e di non appigliarsi ai classici stereotipi: Patrice è una ragazza bellissima a cui interessa molto la cura della persona, ma non per questo tratta come zerbini chi ha gusti diversi dai suoi!
RAQUEL: studentessa umana, fa la sua comparsa già nel primo romanzo (dove Bianca e Lucas cercano di farla mettere insieme a Vic, il compagno di stanza di Lucas, ma senza risultato dal momento che a Raquel gli uomini non interessano) ma è in particolare dal secondo che inizia ad essere più presente. Sembra paranoica e piena di fobie, ma spesso e volentieri queste si rivelano fondate; nel corso del terzo romanzo decide di entrare nella Croce Nera, dove si innamora, ricambiata, di Dana, amica d’infanzia di Lucas, e ha modo di diventare una cacciatrice di vampiri molto più fanatica di quanto non lo sia Dana.
VIC: studente umano, nonché compagno di stanza di Lucas, anche lui fa il suo esordio a partire dal primo romanzo, ma è in particolare dal secondo che inizia ad essere un personaggio più importante. È ricco sfondato, ha strani gusti in fatto di abbigliamento ed è un tipo che ispira simpatia. Nel corso del terzo romanzo si scopre che sa perfettamente che buona parte degli studenti di Evernight sono vampiri, ma che non ne è affatto preoccupato.
RANULF: vampiro vecchio di circa mille anni, a partire dal secondo romanzo è il nuovo compagno di stanza di Vic, del quale diviene un amico inseparabile. Ha un ruolo importante soprattutto nel terzo e nel quarto romanzo. A mio parere è un personaggio epico: uno che si esprime come un medievale ma che sa usare l’e-mail, non può essere definito in altri termini; è ufficialmente il mio personaggio preferito.
KATE: la madre di Lucas è un personaggio secondario, ma quando compare si fa sicuramente notare. È un membro della Croce Nera e detesta i vampiri in modo talmente fanatico da andare vicina, nel quarto romanzo, a commettere un’atrocità incredibile rimanendo impassibile. Personalmente l’ho detestata parecchio.
SKYE: compare nel quarto romanzo, in cui ha un ruolo secondario (insieme a Lucas, Balthazar, Ranulf, Vic e Patrice è una delle persone che si mostreranno dalla parte di Bianca), mentre le è dedicato un ampio spazio nello spin-off in cui è co-protagonista insieme a Balthazar. È una ragazza solitaria, sconvolta dalla morte del fratello maggiore al quale era molto legata, che avrà modo di stringere un rapporto piuttosto stretto con Balthazar.

Testo e struttura: commenti
I quattro romanzi della serie sono narrati in prima persona, con il punto di vista di Bianca. Lo spin-off invece è in terza persona e si alternano il punto di vista di Balthazar a quello di Skye.
La suddivisione in quattro romanzi mi è sembrata sempre coerente, in qualche modo sono romanzi che hanno un inizio e una conclusione e, seppure molto legati l’uno all’altro, non mi è mai sembrato che queste suddivisioni siano state messe “a caso”.
I romanzi sono scritti a mio avviso molto bene, il testo è sempre scorrevole e la suddivisione tra capitoli è ottima. Ho apprezzato inoltre i colpi di scena che si susseguono: passano infatti parecchi capitoli prima che si scopra che Bianca è un vampiro e soltanto alla fine del primo romanzo si scopre chi è veramente Luca. È ben strutturata inoltre la rivalità vampiri vs. spettri e il ruolo che questi ultimi hanno nella vicenda è tutt’altro che scontato.
Per il resto credo di avere ben poco da dire, e questo è un segnale positivo: critiche da fare non ne ho! Se proprio devo sforzarmi di trovare qualcosa che mi ha fatto un po’ storcere il naso, non posso far altro che trovare una piccola pecca allo spin-off (nonostante questo, tra i cinque romanzi, sia stato quello che mi ha presa più di tutti): l’ex ragazzo di Skye, Craig, e Britnee, la sua nuova ragazza, sembrano non avere un vero e proprio ruolo nella vicenda, nonostante vengano nominati ogni tre per due; il loro ruolo, di fatto, è prevalentemente agire come deus-ex-machina e comparire proprio quando Balthazar e Skye hanno bisogno d’aiuto.

Valutazione: 4,5/5
Questa è indubbiamente la miglior serie paranormal-romance young adult che io abbia mai letto finora! Una volta giunta alla conclusione dei romanzi non ho più avuto alcun dubbio irrisolto e ho avuto l’impressione che la Gray abbia spiegato tutto quello che c’era da spiegare, un particolare talvolta insolito.
Se amate l’urban-fantasy, il paranormal-romance e i romanzi con protagoniste femminili, vi consiglio assolutamente questa lettura... anche se non amate i vampiri! Vi posso assicurare che li ho sempre detestati con tutte le mie forze, ma in questa serie mi sono piaciuti anche molti vampiri (Ranulf prima di tutti).

“Tu definisci un vampiro mitico...? Non è che ho sbagliato numero?”
- Piuma nel vento, su ciò che ho detto a proposito di Ranulf e sul mio odio per i vampiri

Presto dovrebbe arrivare una nuova recensione, quindi tenetevi pronti. Inoltre sto leggendo diversi altri romanzi, quindi presto ne seguiranno anche delle altre.