giovedì 11 aprile 2013

Uno Swarovski è per sempre

Fandom: TWILIGHT
Genere: DEMENZIALE
Lettura consigliata a: CHI NON HA NIENTE DA FARE

C’era una volta una bimbetta stilosa che viveva in un magico mondo incantato, dove non poteva accadere nulla di negativo, a parte prendere una sfilza interminabile di due e di tre a scuola, dal momento che non aveva mai aperto un libro, a meno che non parlasse di vampiri glitterati... Ma un brutto giorno, in cui chattava su MSN con una bimbetta altrettanto stilosa, esprimendosi in una lingua brillante in cui le lettere più utilizzate erano la “X” e la “K”, accadde un imprevisto terrificante. Sua madre, scoprendo che la figlia si esprimeva in una lingua a lei sconosciuta, aveva deciso di portarla da un esorcista e andò a prendere un appuntamento, ma per errore si sbagliò, finendo a casa di una cartomante che produceva filtri d’amore, che nell’essere disturbata senza motivo lanciò una maledizione agghiacciante:
«Mentre tua figlia sarà immersa in una conversazione su Messenger su quanto sia bello il cantante dei Tokyo Hotel, il tasto della “X” e quello della “K” si staccheranno simultaneamente dalla sua tastiera!»
«Poco male!» esclamò la madre. «Vorrà dire che smetterà di scrivere in lingua aliena.»
La bimbetta stilosa, però, non fu altrettanto soddisfatta di questa novità, e nel vedere i due tasti monocromi (ormai l’usura continua aveva cancellato le due lettere più utilizzate nella sua lingua) che saltellavano sulla tastiera a passo di lambada e si sentì mancare, proprio come le era capitato qualche mese prima scoprendo di essersi addormentata davanti alla puntata di “Uomini e donne” in cui il suo tronista preferito sceglieva accanto a quale donna passare i mesi successivi della sua vita, fino allo scadere del contratto televisivo che l’avrebbe legata a lui.
«E ora?» si chiese la bimbetta stilosa. «Io che sono così stilosa non posso stare senza la “X” e la “K”... se non accadrà, mi killerò restando per un mese senza ascoltare i Tokyo Hotel, anche se li lovvo troppissimo!»
La sua vita senza “K” era maledettamente noiosa, si doveva inventare qualcosa per riempirla fino al momento in cui avrebbe comprato una nuova tastiera.
“E se andassi ora a comprare una nuova tastiera?” si chiese.
Si infilò in tasca il proprio portafoglio di Dolce & Gabbana contraffatto, che aveva pagato centoventi euro nonostante fosse falso, e uscì di casa diretta verso il negozio di informatica situato a due isolati di distanza dalla palazzina in cui viveva.
Percorse la strada che la separava pensando a quanto fosse stilosa e a quanto anche la lingua che parlava fosse stilosissima. Non era mai stata così stilosa nella sua vita, e si era resa conto che anche se le mancava qualcosa avrebbe potuto sopravvivere.
«Ma sarebbe meglio» si disse tra sé e sé, «se un vampiro luccicante mi piantasse i denti nel collo.»
Come a sentire il suo richiamo, una figura ricoperta di Swarovski le sbarrò la strada.
«Non posso piantarti i denti nel collo» si giustificò il nuovo arrivato. «Sono vegetariano: mi nutro soltanto di bovini, suini e polli.»
«Anch’io mangio carne bovina, suina e di pollo» osservò la bimbetta. «Abbiamo qualcosa in comune, quindi: sono vegetariana anch’io.»
«Molto bene» concluse l’essere luminescente. «Ma lascia che mi presenti. Il mio nome è Edward Cullen e, dato che mi sono rotto le scatole di starmene sempre al seguito di quella ragazza inutile che è Bella, ho pensato di cambiare aria...»
La bimbetta stilosa rischiò lo svenimento: era la prima volta che le capitava di vedere un vampiro in carne, canini e ossa, e non vedeva l’ora di essere gustata come preda.
«Edward! Edward, sei il mio sogno! Fin da quando ho letto l’opera più importante della letteratura internazionale, ovvero l’intera serie di romanzi che raccontano la tua intrigante storia, ho sognato di incontrarti e di poterti parlare di persona.»
«Lo sapevo. Tutte le ragazze sognano di incontrarmi. In effetti me ne sorprendo anch’io... che cosa ci troveranno di così intrigante in un tipo dal colorito cadaverico, che brilla al sole, che avrà diciassette anni per tutta la vita e che invece di guadagnarsi uno stipendio tra qualche anno continuerà a frequentare per l’eternità la terza superiore?»
La bimbetta stilosa si fece cupa.
«In effetti non è una bella prospettiva rimanere sempre alle superiori.»
«Già, hai ragione... anche per questo ho deciso di cambiare aria e fortunatamente ci siamo incontrati. Piuttosto, deliziosa umana, posso sapere qual è il tuo nome?»
«Non me lo ricordo. Mi faccio chiamare bimbetta stilosa, di solito, e mi sono scordata quale sia il nome che è riportato sulla mia carta d’identità.»
«Non è essenziale. Ci sono cose più importanti.»
La bimbetta lo squadrò con attenzione.
«Già, e il tuo look in effetti lascia un po’ desiderare. Perché tieni i jeans sollevati fino in cintura, invece di tenerli abbassati mostrando dieci centimetri di boxer rosa di Armani? Non c’è niente di più bello... a parte il cantante dei Tokyo Hotel, quello è delizioso! Lo lovvo troppissimo!»
Una serie di punti esclamativi uscì dagli occhi della ragazza, che Edward guardava sempre più con aria interrogativa.
«Mah... e io che pensavo che fosse Bella la bimbaminchia... in confronto a te, quella è normale!»
La bimbetta stilosa sbuffò.
«Si può sapere perché devi parlare sempre di Bella?»
«Perché purtroppo la Meyer ha deciso che mi dovevo fidanzare con lei, sposarmela e farci una figlia a cui daremo un nome assurdo. Non ho fatto che ripeterle che non ne volevo sapere, perché mi ero innamorato della mia professoressa di matematica, ma Stephanie non ne ha voluto sapere e mi ha costretto a questo cupo destino. Ma ora me ne sono andato e ho intenzione di andare a cercare Stephanie e di prosciugare tutto il sangue che ha nelle vene, dalla prima all’ultima goccia.»
«Come?! Cosa?! No, non puoi farlo. Stephanie Meyer è la mia scrittrice preferita e non permetterò a nessuno di succhiarle il sangue. Preferisco piuttosto buttare in un cassonetto tutti i DVD della mia collezione di film interpretati da Riccardo Scamarcio!»
Il vampiro luminescente iniziava ad essere annoiato da quella conversazione e, proprio mentre cercava di andarsene di soppiatto nascondendosi dietro a un venditore abusivo di cianfrusaglie senza permesso di soggiorno, la bimbetta stilosa lo richiamò alla realtà.
«Edward, torna qui subito!»
Il vampiro abbassò lo sguardo e andò incontro al suo tremendo destino.
«Che cosa vuoi?»
«Devi fare una cosa per me» gli spiegò la bimbetta stilosa. «Fin dalla prima volta in cui ho sentito parlare di te ho capito che il tuo vero amore non è né Bella né la professoressa di cui mi hai parlato...»
«Se ti sei messa in testa che dovremmo fidanzarci, dimmelo subito, così vado a chiudermi in un convento per il resto dei miei giorni, ovvero per l’eternità.»
«Niente di tutto ciò» ribatté la bimbetta stilosa con gli occhi che le brillavano quasi quanto la pelle di Edward. «Io so chi è il tuo vero amore e ho intenzione di rivelarlo al mondo.»
Il vampiro luccicante, per lo shock, perse il proprio splendore e gli Swarovski si staccarono uno ad uno cadendo a terra.
«Non so che intenzioni hai, ma...»
La bimbetta stilosa non lo lasciò continuare:
«Mi spiace, Edward, ma ora sono io a decidere quale sarà il tuo futuro, e non appena avrò di nuovo una tastiera scriverò una fan fiction carica di “X” e di “K” in cui urlerò al mondo che il tuo vero amore è...»
S’interruppe di scatto. Il venditore ambulante aveva appena offerto a Edward un piumino per spolverare e l’ingrato vampiro stava tentando di colpirla con quell’oggetto ben più inquietante di un paio di canini al gusto di dentifricio Mentadent Ultrawhite conficcati nel collo.

***

«È tutto bello e costa poco» declamò il venditore abusivo.
«Niente è bello come Edward» replicò la ragazza, sentendosi più stilosa che mai.
Edward per l’imbarazzo iniziò a lampeggiare come un albero di Natale: l’ambulante avrebbe potuto arrivare a pensare che quella pazza fosse una sua amica o addirittura la sua fidanzata. Ma il venditore, fortunatamente, si limitava semplicemente a ripetere «solo due euro».
Né Edward né la ragazza si degnarono di guardare il suo espositore di cianfrusaglie, così si allontanò, lasciandoli soli.
Il vampiro, rimasto solo con la bimbetta stilosa, si rese conto che lei lo guardava nello stesso modo in cui avrebbe fatto se avesse avuto davanti il cantante dei Tokyo Hotel.
«Beh, allora andrei» iniziò Edwrd. «Ho notato un gatto che mi piacerebbe gustare per cena e...»
«Tu non vai da nessuna parte» lo interruppe la bimbetta stilosa. «O almeno non te ne vai da nessuna parte prima di avermi confessato che il tuo vero amore è Jacob!»
«J-Jacob?»
«Sì, certo, è così evidente...»
Edward obiettò: «Sinceramente non è proprio il mio tipo.»
All’improvviso la bimbetta stilosa udì un ululato alle sue spalle.
«Parlavate di me o sbaglio?» domandò Jacob, spuntato fuori da chissà dove.
«E tu che ci fai qui?» chiese Edward.
«Niente, mi ero rotto di stare a sentire le scemenze di Bella e sono venuto a fare un giro, sperando di incontrare persone più intelligenti.»
La ragazza osservò: «Capiti proprio al caso giusto. Stavo proprio dicendo a Edward che tu e lui fareste un’ottima coppia... spero che per Edward non sia un problema il fatto che tu sia troppo peloso.»
«Conosco la tua estetista» ribatté Jacob. «Mi ha detto che tu, prima della ceretta, sei peggio di me in forma di lupo.»
La ragazza arrossì vistosamente.
«Era necessario dirlo?»
«No, ma dopo che hai insinuato che io ed Edward faremmo un’ottima coppia, mi sembrava il minimo!»
«Jacob, perché non ce ne andiamo?» propose Edward. «C’era un tipo che vendeva collane indiane e portafortuna brasiliani, ci scommetto che hai il desiderio folle di vedere la sua mercanzia.»
«Sì, certo. Tra una settimana sarà il compleanno di mia madre, magari riesco a trovarle un regalo decente...»
«Sarei felicissimo di consigliarti nella scelta.»
I due fecero per allontanarsi, ma la bimbetta stilosa li fermò: «Eh, no, voi non ve ne andate. Vi devo narrare la trama della mia ultima fanfic, un racconto erotico in cui voi siete gli unici protagonisti!»
«Ma come?» esclamò Jacob, deluso. «Pensavo che i protagonisti delle tue vicende erotiche fossero i gemelli Kaulitz dei Tokyo Hotel.»
«Io sono sorpreso a mia volta» aggiunse Edward. «Non pensavo che questa bimbetta stilosissima sapesse scrivere.»
«Certo che so scrivere» replicò lei, offesa. «Basta mettere insieme un’accozzaglia di “X”, “K” e altre consonanti. Vocali no: le vendeva Mike Bongiorno, ma costavano mille euro ciascuna, e con quei soldi è meglio comprare una moltitudine di mutande di Armani, per fare bella figura nel caso mi trovassi un ragazzo.»
«Credo che ai ragazzi interessi di più quello che hai sotto» intervenne Jacob. «E anche alla tua estetista, che grazie a quella siepe di pelo ha fatto soldi a palate.»
«Se non la finisci di dire che sono pelosa, nella prossima ficcina scriverà che a causa tua i licantropi perderanno nel prossimo scontro con i vampiri.»
«È già accaduto» la informò Edward. «Quattro a zero.»
«Ah, avete dissanguato quattro licantropi nel bel mezzo di un bosco nel cuore della notte?»
«Ma no, cos’hai capito? Lo scontro è avvenuto sul campo di calcio dell’oratorio, una mattina in cui avevamo tutti quanti marinato la scuola, e abbiamo fatto quattro goal!»
Jacob ribatté: «Voi avete pagato l’arbitro!»
«Come no! Ti ricordo che l’arbitro era Bella, e che non sa nemmeno a che cosa servono i soldi.»
«Già... ma dormiva anziché fare quello che doveva fare, il risultato è falsato.»
«Finiscila di rosicare! Noi vampiri stiamo a Cristiano Ronaldo come voi licantropi state a Christian Vieri!»
«Peccato che le donne-lupo non somiglino a Elisabetta Canalis...»
«Come osi parlare di donne?» gli domandò la bimbetta stilosa. «Ti devo ricordare che la tua anima gemella è Edward? Tu lo lovvi tantissimo.»
«Beh, sì, ammetto che se dovessi scegliere tra te ed Edward sceglierei sicuramente questo Swarovski vivente.»
«Io non sono vivente» obiettò Edward. «Sono un non-morto.»
«Infatti un non-morto dovrebbe essere vivo...»
«Il tuo ragionamento non fa una piega.»
«Già, l’unica che non lo capirebbe è Bella... ne capisce quasi di più di calcio.»
«La finite di parlare di Bella?» insisté la ragazza. «Lei non è stilosa come voi, non importa che per conquistare il suo cuore vi sfidiate a una partita di calcio Vampiri vs. Licantropi!»
Edward le ricordò: «Ti ho detto che non m’importa niente di Bella, l’unica persona che potrò mai amare è la mia professoressa di matematica.»
«Ma che gusti hai?» si sorprese Jacob. «È troppo pelosa! La professoressa di chimica è molto più sexy.»
«Ma cosa dici? È pallida come il cadavere di uno svedese e ha denti enormi!»
«Bene» osservò la bimbetta. «A Edward piacciono i peli, a Jacob piacciono i denti da vampiro! Che cosa dicevo prima? Voi siete anime gemelle!»
Edward provò il desiderio di abbandonare la dieta vegetariana, che gli era stata prescritta dal dietologo per eliminare il peso in eccesso, e di conficcare i denti nel collo di quella ragazza, sicuro che l’intera società l’avrebbe ringraziato. Fortunatamente riuscì a trattenersi: la carne umana era ipercalorica e voleva evitare di diventare obeso.
«Scusa, ma perché non te ne torni a casa a studiare?» le propose.
«Lo studio non serve» replicò lei, offesa. «E poi prima devo andare a comprare una tastiera nuova, è essenziale, non posso fare a meno di digitare il pulsante della “K”.»
Edward e Jacob alzarono gli occhi al cielo.
«In questi momenti vorrei tanto suicidarmi e diventare la pelliccia di lupo indossata da Bella sopra l’abito da sposa al suo matrimonio col professore di letteratura» declamò Jacob.
«Come mai tutta questa attrazione per i professori?» chiese la bimbetta stilosa.
«Non saprei» ammise Jacob. «Forse perché hanno uno stile più normale rispetto ai Tokyo Hotel.»
«Come osi?» replicò lei. «Bill Kaulitz ha un look decisamente nella media.»
Jacob cercò di trattenersi dall’ululare per la disperazione.
«Va bene, sono disposta ad ammettere che è un po’ eccentrico» concesse la bimbetta stilosa. «Voi però dovete followarmi e venire con me.»
«Dovremmo...?!» Edward spalancò gli occhi per la sorpresa. «Jacob, hai idea di dove siamo finiti?»
«Purtroppo no, ma credo che sarebbe stato molto più intelligente rimanere all’oratorio a giocare a calcio.»

***

La bimbetta stilosa non poteva credere ai propri occhi: Edward e Jacob sembravano intenzionati a seguirla in capo al mondo. A quel punto tutto perdeva d’importanza, perfino la possibilità di comprare una nuova tastiera e premere il pulsante “X” più volte di un matematico in pensione e il pulsante “K” più volte di un brasiliano in preda a una crisi convulsiva di risate. (*VEDI NOTE)
«Perfetto!» esclamò con un sorriso a trentadue denti, che purtroppo non erano aguzzi quanto quelli di Edward.
Prese fuori l’I-Phone che aveva comprato con i soldi che aveva costretto la madre a darle, minacciandole di tagliarsi le vene se non l’avesse fatto (la madre, perfettamente impassibile davanti all’idea che lei morisse dissanguata, si era convinta dal momento che era facilmente impressionabile e la vista del sangue la faceva svenire), e iniziò a mandare messaggi alle sue più care amiche. Jacob, terrorizzato da quello scambio di corrispondenza, cercò di dare un’occhiata, notando che la bimbetta stilosa stava scrivendo in quello che gli sembrava un codice crittografato.
«Ora andiamo a casa di una mia cara amica» disse la bimbetta, rivolgendosi a Edward e Jacob. «Ho organizzato un mini-raduno con le mie amiche, non crederebbero mai che vi ho incontrati dal vivo, se non vi portassi da loro.»
Dopo tre chilometri di strada finalmente giunsero nei pressi di una villetta di periferia. Nel cortile una ragazza vestita completamente di rosa, con i capelli acconciati come quelli di Bill Kaulitz, la accolse a braccia aperte.
«Bimbettaaaaaaa! My love! Finalmente sei arrivata! Non vedevo l’ora di rivederti, dopo che ci siamo lasciate molto tempo fa, alle due di oggi, quando finalmente è suonata la campanella che ha segnato la fine delle nostre sofferenze quotidiane.»
«Sì, sono qui amore!» esclamò la bimbetta. «Sorellina mia, guarda chi ti ho portato.»
«Ooooooooooooohhhhhh! EDUARD! GIACOB! Amori miei! Ditemi che siete venuti qui perché entrambi volete mettervi con me e per conquistarmi sareste disposti a innescare un’interminabile guerra tra vampiri e licantropi!»
«Eh, no, non puoi avere queste pretese, amore! In realtà Edward e Jacob si lovvano troppissimo e nessuna ragazza può mettersi tra di loro! Se qualcuna lo farà, sarà immediatamente killata!»
La nonna della ragazza che la bimbetta stilosa chiamava “amore”, uscendo in giardino, borbottò stupita: «Ma quante lingue sapete parlare al giorno d’oggi, ragazze? Vorrei tanto essere nata nella vostra epoca, sarei stata molto più acculturata... invece sono nata settant’anni fa e sono andata a lavorare a sette anni, senza nemmeno prima imparare l’italiano.»
«Non si preoccupi, signora» intervenne Edward. «Temo che anche sua nipote e la sua amica non sappiano parlare italiano... e in quanto a cultura, sono messe peggio di un’analfabeta.»
Poco convinta l’anziana rientrò in casa, andando ad accendere il televisore su Retequattro, dove si mise in calma attesa del telegiornale delle diciotto e trenta, che da vent’anni era il suo programma preferito.
In quel momento entrarono nel cortile altre due adolescenti dal look bizzarro.
«Bimbette!» esclamò una di loro. «Sono scappata di casa per raggiungervi! Mia madre mi ha impedito di uscire di casa finché non sarò riuscita ad avere un risultato apprezzabile a scuola, ovvero ad avere almeno la media del cinque e mezzo in tutte le materie, quindi non posso rimanere tanto. Mi costringe a rimanere tutto il giorno nella mia stanza a studiare, ma io generalmente passo il pomeriggio a fissare il poster di Riccardo Scamarcio nei panni di Step in “Tre metri sopra il cielo”. Prima però mi sono calata dalla finestra sorreggendomi a una corda fatta con tutte le mie cinture di Dolce & Gabbana, di Armani e di Valentino. Il fatto è che non so come farò a risalire...»
«Io invece ho lasciato a metà l’ascolto dell’ultimo CD dei Tokyo Hotel» disse l’altra. «Anch’io devo fare presto, non voglio perdermi questo ascolto così spettacolare! Se devo conquistare Bill e sposarmelo, devo conoscere a memoria le sue canzoni... oltre che la sua lingua, infatti proprio per studiare tedesco e potergli parlare mi sono iscritta a un liceo linguistico.»
«Ah, frequentiamo un liceo linguistico?» si sorprese la bimbetta stilosa. «Buono a sapersi, non mi ricordavo.»
«Voi lo frequentate, io no» puntualizzò la fan dei Tokyo Hotel. «Sono passati due mesi dall’ultima volta in cui sono andata a scuola. Ricordo che in quel giorno ho preso un due in latino, un due e mezzo in filosofia e ho dato il meglio di me stessa arrivando a prendere un tre in matematica. È stato il voto più alto della mia carriera scolastica. Quando l’ho detto ai miei, però, invece di mettersi a festeggiare mi hanno detto che se continuo così a fine anno mi manderanno a lavorare in campagna.»
«Avrebbero potuto farlo molto tempo fa» osservò Jacob. «Anzi, meglio di no. Dato che come lavoro vado a raccogliere la frutta, non vorrei avere a che fare con te anche là.»
La ragazza nemmeno lo ascoltò e urlò: «BILL KAULITZ TI LOVVOOOOOOO!»
«Step è molto meglio!» replicò la fan di “Tre metri sopra il cielo”. «È il ragazzo ideale: non lavora, va in giro a fare casini, non ha il minimo rispetto per la sua ragazza e ha come solo scopo nella vita quello di gironzolare. È proprio il mio ragazzo ideale, spero di fidanzarmi con un tipo del genere prima o poi.»
«Ora però» disse la figlia dei padroni di casa, «credo che ci dobbiamo occupare di cose serie. Per esempio penso proprio che uno di questi due stupendi ragazzi debba liberarmi della mia verginità imbarazzante. È da quando avevo dodici anni che racconto di avere fatto l’amore con diversi ragazzi, ma ora che tutte mi chiedono dei dettagli che non so fornire, devo assolutamente portarmi a letto il primo venuto.»
«Quello che non capisco è perché dovrei essere io» replicò Jacob. «Potrebbe essere Edward...»
«Ma anche no» replicò Edward. «Sono stato insieme a Bella per anni e anni senza nemmeno sfiorarla... il fatto è che mi vergogno a spogliarmi.»
«Ce l’hai troppo piccolo?»
«Esatto. Ed è pure luminescente.»
La bimbetta stilosa replicò: «Secondo me non hai problemi di dimensioni. Semplicemente non ti trovi a tuo agio con le donne, perché il tuo vero amore è Jacob.»
«Basta con questa storia» la pregò Edward. «Sono disposto ad andare a coltivare aglio per i prossimi trent’anni, a condizione che la smetti! Non mi piace Jacob!»
«Io non ti credo» ribatté la ragazza che desiderava avere rapporti sessuali con lui e Jacob. «Tutti i ragazzi che mi rifiutano sono gay... ma dal momento che tutti mi rifiutano, appunto, credo che l’omosessualità si stia diffondendo parecchio da quando ho raggiunto la maturità sessuale.»
«Speriamo che tu possa raggiungere anche la maturità intellettuale, prima o poi» borbottò Jacob.
«Quella non è rilevante. Uno che la pensa così non è di sicuro il mio uomo ideale. Bene, ora ho deciso: punterò su Edward.»
Edward si guardò intorno, cercando invano una buca in cui sotterrarsi.
«No...»
«Ragazze, allora mi aiutate?» chiese la ragazza.
«Certo» la rassicurò la bimbetta stilosa. «Edward sarà tutto tuo. Anzi, sarà nostro!»

***

Edward era ormai sul punto di cadere in depressione, non avendo trovato alcun posto in cui auto-seppellirsi, ma decise di non scoraggiarsi. Si rivolse quindi alla figlia dei padroni di casa:
«Senti, non avresti un garage o una cantina qui a casa tua?»
La ragazza, improvvisamente interessata all’argomento, esclamò: «Certo che c’è un garage! È il luogo migliore in cui potrai possedermi ripetute volte e conficcare i tuoi denti aguzzi su ogni angolo del mio corpo!»
Quasi accecato dalla luce degli Swarovski che ricoprivano Edward, Jacob osservò: «Hai avuto proprio un’ottima idea.»
Naturalmente condivideva gli stessi propositi del vampiro glitterato e sapeva per quale ragione Edward voleva rintanarsi in un garage insieme a quelle ragazze che più stilose di così non si poteva.
Le quattro ragazze si avviarono a passo veloce verso il garage, chi in silenzio e chi declamando che il suo sogno nel cassetto era quello di sposare il cantante dei Tokyo Hotel, seppure non volesse mettersi in mezzo alla relazione ad alto contenuto erotico che sicuramente c’era tra tutti i componenti del gruppo stesso.
«È fantastico» bisbigliò Jacob. «Era proprio ora di sopprimere queste esponenti peggiori della società umana.»
«Infatti» convenne Edward. «Inizio a pensare che la Meyer sia stata piuttosto clemente con noi: almeno le ragazze che conosciamo non sono come queste.»
La bimbetta stilosa, nell’udirli confabulare, si girò di scatto.
«Ehi, voi due, allora è vero che avete una relazione segreta? L’avevo sempre sospettato! Vi lovvo! Vi lovvo come non ho mai lovvato nessuno prima di voi! Siete troppo pucciosi!»
Edward cercò di contenersi: gli Swarovski e i brillantini erano sul punto di staccarsi nuovamente uno ad uno, il che era un problema. Se da un lato era vero che tutta la componente luminosa della sua pelle si rigenerava alla velocità del suono, dall’altro era anche vero che lasciare una scia luccicante davanti a casa d’altri non era esattamente il suo principale obiettivo di vita (che invece era far trionfare la squadra di calcio dei vampiri nei suoi scontri con quella dei licantropi).
«Sì, certo, ci siamo sempre lovvati troppissimo» mentì Jacob. «In realtà pensavamo di essere fatti l’uno per l’altro, ma poi abbiamo visto quanto sono stilose le bimbette di oggi, così abbiamo deciso di dividere le nostre strade per poter vivere a pieno con voi. Siete stilosissime. Vi lovvo davvero troppissimo. Non appena arriverò a casa distruggerò il pulsante della “C” della tastiera del mio computer e vivrò di “K” e di “X”.»
Gli occhi della bimbetta stilosa brillarono quanto gli Swarovski che ricoprivano Edward.
«Sì! Questa cosa mi rende davvero happyssima! Credevo mi sarei killata dalla disperazione, ma non lo farò mai e poi mai: non dopo avere conosciuto te. D’ora in avanti non scriverò più una sola parola senza numerosi accenti.»
«E le parole senza accenti non le scriverai?» si sorprese Jacob.
«Perché non dovrei scriverle?» ribatté la bimbetta. «Gli accenti hanno il solo scopo di abbellire le parole, no? Proprio come qualunque simbolo di punteggiatura e le lettere maiuscole.»
«Hai ragione, sono proprio ignorante.»
«Infatti» concordò la bimbetta. «Ma non preoccuparti: continui ad essere irresistibilmente stiloso. Se vuoi un consiglio, però: tirati giù quei pantaloni. Lo sappiamo tutte che sotto hai un meraviglioso paio di boxer lilla di D&G, non farli vedere al mondo intero è uno spreco di energie.»
«Camminare a passo di processione per arrivare al garage è uno spreco d’energie» intervenne Edward. «Vuoi dire alle tue amiche che possono parlare anche dopo delle innate doti di Step? Non possiamo metterci mezz’ora per percorrere cento metri! Ti ricordo che io sono abituato a volare, il che è anche comodo: arrivare a scuola in ritardo ogni mattina a causa del traffico che fa tardare l’autobus è troppo straziante, me la cavo volando come Superman tra i tetti delle case e sono sempre il primo a entrare in classe.»
«Io abito a tre passi dalla scuola, invece, ma sono sempre l’ultima» ribatté la bimbetta stilosa, mentre finalmente, accelerando clamorosamente il passo, le sue amiche scortavano tutti loro all’interno del garage.
Edward prese a luccicare a intermittenza come un albero di Natale e a cercare di contenere la propria gioia insuperabile: stava per compiere un’impresa storica, per cui l’intera popolazione mondiale l’avrebbe ringraziato, e si sentiva al settimo cielo, proprio come quella volta in cui, tanti anni prima, aveva segnato il goal decisivo alla sfida di fine anno Vampiri vs. Licantropi.
Anche la bimbetta stilosa era al settimo cielo. Finalmente uno dei due ragazzi che stimava più di ogni altra persona avrebbe abbassato i suoi jeans firmati...
«Oh, no!» bisbigliò nell’orecchio della fan dei Tokyo Hotel. «Ora Edward scoprirà che per nascondere la pancia uso mutandoni contenitivi come Bridget Jones! E si renderà conto davvero che l’estensione del mio pelo supera abbondantemente quella di ogni licantropo!»
Era disperata, ma non appena Edward iniziò a osservarla con occhi famelici ogni suo timore svanì: era la ragazza più stilosa del pianeta e il suo adorato vampiro glitterato non avrebbe fatto altro che apprezzarla nel massimo del suo splendore: in fondo nemmeno le sue amiche erano stilose tanto quanto lei.
«EDUARD! EDUARD, amore mio! Sono felicissima che tu sia qui!» esclamò. «Sono convinta fino allo sfinimento che tu sia venuto qui, nel mio paesino sperduto, soltanto per unirti a me.»
«Paesino sperduto?» si sorprese Edward. «Ma hai idea di dove abito io? Va beh, non fa niente, abbiamo cose più importanti di cui preoccuparci!»
Scattò verso la ragazza e la azzannò al collo, prosciugandole il sangue finché lei non stramazzò al suolo, dedicando il suo ultimo pensiero alla strana forma di lingua italiana con il quale erano scritti i romanzi di Moccia che apprezzava così tanto, nonostante fossero pieni di simboli inutili come le “CH” e le “Q”, che avrebbero tranquillamente potuto essere sostituiti dalle più apprezzabili “K”.
«Ma è stupendo!» esclamò la fan dei Tokyo Hotel. «Morire morsa da un vampiro così stiloso è sempre stato il mio desiderio segreto.»
«E io sono lieto di accontentarti» disse Edward, balzandole addosso, infischiandosene una volta per tutte della dieta vegetariana che gli era stata prescritta dal suo dietologo di fiducia.
Anche la fan dei Tokyo Hotel in pochi istanti finì dissanguata a terra, mentre le ultime due ragazze superstiti si sentivano liete di provare la stessa ebbrezza. Nonostante Edward fosse ormai sazio decise di liberare l’umanità anche da quei due esemplari e si lanciò sulla terza preda, dopo la quale seguì la quarta.
Quando ebbe terminato il proprio lavoro, i suoi Swarovski iniziarono a brillare con un’intensità ancora maggiore.
«Complimenti» gli disse Jacob. «Devi essere un pozzo senza fondo.»
«Lo ammetto» concordò Edward. «Ho una passione per il sangue umano... credo che sia stato quello a farmi diventare obeso in passato. Ora però è meglio che non esagero, se no il dietologo mi impedisce di nutrirmi anche di tutti i principali vegetali, come ad esempio le mucche, le capre, i cavalli... Devo assolutamente andare a bermi una tisana per digerire.»
«Una tisana per digerire?» si sorprese Jacob. «Stammi a sentire, c’è un solo modo per digerire e smaltire le calorie in eccesso: andare a fare una partita di calcio... piuttosto, siamo in ritardo! Ci aspettavano mezz’ora fa al campetto dell’oratorio!»
Edward guardò l’orologio.
«Hai ragione!» esclamò. «Sbrighiamoci, che se no veniamo cacciati via dalle nostre squadre.»
«Già. Purtroppo non tutti apprezzano la nostra attività di salvatori della società odierna!»
I due lanciarono un’ultima occhiata ai cadaveri delle quattro ragazze e poi uscirono dal garage.
Dopo qualche istante di silenzio, Jacob osservò: «Te ne sei accorto anche tu?»
«Di che cosa?»
«Che quelle quattro sono più stilose da morte che da vive!»

FINE

NOTE.
* I brasiliani hanno l’usanza, per indicare uno scroscio di risate, di scrivere “kkkkkkk” al modo in cui noi scriviamo “ahahahahahah”.

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