mercoledì 23 gennaio 2013

Sull'utilità del Test di Mary Sue


Qualunque scrittore amatoriale che si rispetti si sarà ritrovato, presumibilmente, almeno una volta a sentir parlare del test di Mary Sue [CONSULTABILE QUI], il test sui personaggi stereotipati. Chiaramente questo test può essere utile, ma mi sento di dire che su certe cose sia un po’ esagerato.

Partiamo dal nome del personaggio. A parte che se io dessi il mio nome a un mio personaggio, non avendo mai incontrato nessuno che si chiami con il mio stesso nome, non vedo come questo nome potrebbe essere stereotipato, passiamo oltre. È vero che anch’io non apprezzo molto trattini, però anche qui è da vedere come vanno le cose. Se ad esempio scrivo un racconto ambientato in Italia e la mia protagonista si chiama Annamaria, non lo scriverò mai Anna-Maria. Ma se il racconto è ambientato in Francia, dove la forma tradotta più comune di questo nome è Anne-Marie, con il trattino perché in Francia si usa, per i doppi nomi, non ci vedrei niente che debba essere criticato. Idem per il nome straniero: se il mio protagonista è un nobile ottocentesco che vive a Milano, difficilmente si chiamerà con un nome straniero, ma qualora questo personaggio sia effettivamente uno straniero, che viva in Italia o meno, difficilmente si chiamerà Gianluigi. Gli stessi discorsi valgono, ovviamente, anche per i nomi asiatici, poi ovviamente anch’io non apprezzo personaggi dai nomi giapponesi in mezzo a personaggi che hanno nomi di tutt’altra provenienza, a meno che non ci sia un’ovvia spiegazione a questo nome. Sul fatto che il nome del personaggio sia piaciuto, si chiami Hunter o Raven... non saprei cosa si intenda con nome piaciuto, comunque sono sicura che i nomi Hunter e Raven non mi piacciono. ;-)
Passerei oltre sugli pseudonimi e verrei all’aspetto.

Il personaggio sembra più giovane della sua età? Qui non vedo dove sia lo stereotipo. Un paio di giorni fa è passato da casa mia il prete per le benedizioni pasquali e mi ha scambiata per una quindicenne, nonostante io abbia già 24 anni. Una volta una signora dal medico mi ha scambiata per una dodicenne, ma quello credo sia un caso un po’ troppo esagerato per fare testo.
Sul personaggio immortale... beh, dipende di che cosa stiamo parlando. ^^ Il fatto dell’immortalità non la vedo necessariamente come una cosa da criticare, dipende che personaggio è. Sul fatto che altri personaggi siano attratti da lui, credo che anche qui sia opportuno fare una distinzione. Se sto scrivendo un cosiddetto giallo della camera chiusa in cui il movente del delitto riguarda un’eredità, difficilmente l’attrazione potrebbe essere qualcosa di fondamentale. Ma se stessi scrivendo un romanzo rosa? L’attrazione ci vorrebbe, no? ;-)
Dal punto di vista dell’aspetto, però, è positivo che il personaggio abbia più di vent’anni – e su questo sono d’accordo visto il numero di storie con personaggi adolescenti – e che sia fuori forma. Sul fatto di essere fuori forma, dipende anche qui da che cosa deve fare. Per esempio non immaginerei un obeso che si arrampica su per le grondaie.

Per quanto riguarda le caratteristiche della storia del personaggio, non me la sento di obiettare. In effetti sulla maggior parte delle cose sono d’accordo, ma vorrei soffermarmi su ciò che garantirebbe originalità.
> Il personaggio ha un’amnesia dalla quale non uscirà mai. Ottima idea, certo... ma poi i lettori cosa dicono, quando gli metti la verità di fronte? Non saprai mai il senso di questa storia, perché dirti cos’è successo al personaggio sarebbe poco originale?
> Il personaggio è un uomo libero che ha sempre fatto lavori umili. E quindi? Che cosa c’è di originale in tutto questo? Il mondo ne è pieno.
> Il personaggio è stato sconfitto più di una volta in qualsiasi tipo di scontro. Su questo condivido in pieno, a meno che il personaggio non sia un supereroe. ^^
> Ha un grave handicap fisico o mentale. Sì, capisco l’originalità, ma dipende che cosa deve fare questo personaggio. Per arrampicarsi su per le grondaie, ad esempio, un individuo con una gamba di legno non mi sembra molto adeguato. Inoltre da questo punto di vista perfino un pirata a cui è stato cavato un occhio sarebbe un personaggio originale e mai visto.
> Fumo, dipendenze, ecc... Condivido sul fatto che sarebbe originale come personaggio per un racconto, almeno non sarebbe un individuo perfetto! Idem per i problemi di personalità, che magari gli causano problemi seri.
> Il personaggio è seriamente coinvolto in una relazione amorosa per tutto il tempo, o ha dei bambini. Sono d’accordo, ma dipende sempre da che personaggio è e da qual è l’obiettivo di chi narra la storia. Che cosa ci vuole raccontare? Un tizio che gira per il mondo difficilmente a casa avrà una moglie che allatta i pargoli ancora in culla.
> Non impara dai suoi errori. Sì, ci può stare, sempre che la storia finisca per avere un senso, però... e non è scontato.
> Non è empatico, è egoista o sadico nei confronti delle altre persone. Sì, ci può stare... ma vediamo però di non farlo odiare ai lettori! ;-)

Per quanto riguarda il lavoro apprendiamo che nessun lavoro sembra essere originale, ma non capisco con che logica venga stilata questa lista. Sul fatto che il personaggio sia un agente segreto, comunque, in una spy-story sarebbe la cosa più normale.
Se così non fosse sarebbe come dire che un giallo non è originale perché viene ucciso qualcuno o che un romanzo rosa non è originale perché c’è gente che si innamora e si chiude in camera da letto.

Per non parlare del fatto che è originale che il personaggio abbia una fede religiosa totalmente diversa dall’autore. E questo che cosa significa, scusa? A parte che i lettori non hanno alcuna idea, di solito, di quale sia la fede religiosa dell’autore, a meno che questo non l’abbia comunicata...
Credo piuttosto che la fede religiosa del personaggio, semmai, dovrebbe essere un minimo coerente con il contesto in cui questo personaggio agisce, anche dal punto di vista storico. Tipo, per fare un esempio, se il mio personaggio fosse nato nell’Antico Egitto, molto probabilmente venererebbe Iside e Osiride, invece di essere buddista. Allo stesso modo mi aspetterei che un medievale che va a combattere le crociate non sia induista.

Vengono inoltre stroncati tutti i possibili poteri magici. È vero che certe cose sono un po’ abusate... però a mio parere è un po’ esagerata l’enfasi che si dà ad alcune di queste.
Ci si dedica poi alle “specie” di appartenenza, dove si scopre che è originale qualsiasi personaggio fantastico non possa essere neanche lontanamente di bell’aspetto.

Evitiamo la sezione scuola, in quanto per capire quali siano gli stereotipi – sui quali sono abbastanza d’accordo – basta guardare un qualsiasi teen-drama americano scelto a caso. Passiamo piuttosto alle conclusioni.
È originale che il personaggio perda simpatia con il tempo, che sia un assassino o uno stupratore, che sia stato in carcere, che non risolva i suoi problemi (ma quindi a che cosa scrivo da fare? Per dire “non siamo arrivati alla conclusione, ma dato che concludere non sarebbe originale è opportuno lasciare la storia a metà?”)...

Cosa dire del Test di Mary Sue, in conclusione? Essenzialmente due cose:
1) per certi versi sicuramente ha un senso, può aiutare a migliorare i propri personaggi;
2) dovrebbe però esserci un adattamento al genere, perché questo test mi sembra fissato con urban fantasy, paranormal romance o storie di vario genere ispirate ai teen-drama.

Di fatto il test è come lo show-don’t-tell: utile direttiva a cui attenersi, ma non è la Bibbia degli scrittori amatoriali.

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