“From a Buick 8”, tradotto in italiano semplicemente come
“Buick 8” è un romanzo di Stephen King pubblicato nel 2002, classificabile come
horror, genere nel quale l’autore ha ormai una pluridecennale esperienza.
Prima impressione
Ho deciso di prendere in prestito questo libro quando
l’ho visto nella biblioteca comunale del paese in cui abito. Tempo fa ne avevo
già sentito parlare da un amico che, da grande appassionato di auto, non se
l’era lasciato sfuggire. Me l’aveva consigliato, ma non essendo molto amante
dell’horror all’inizio ero un po’ riluttante. Leggendo la quarta di copertina,
però, mi sono convinta.
La trama
Una vecchia automobile comparsa misteriosamente in una
stazione di servizio viene presa in custodia presso la stazione di polizia
locale. È un’auto molto strana che, anzi, sembra non essere una “vera” auto.
Iniziano a capitare strani episodi e ben presto la vecchia Buick diviene un
segreto di cui è meglio che gli estranei non vengano a conoscenza, per evitare
di dover dare troppe spiegazioni.
Quando alla stazione di polizia giunge un giovane
tirocinante, figlio di un agente deceduto, che a suo tempo ebbe una forte
attrazione nei confronti della Buick, e inizia a fare domande, finalmente i
segreti iniziano a emergere. In particolare Sandy, il principale tra le voci
narranti, inizia a raccontare al ragazzo la storia della Buick: dal suo
bagagliaio escono strane creature (una volta uscì addirittura un umanoide), un
agente scomparve mentre era nei pressi del bagagliaio... insomma, sembra che l’auto
in realtà sia un portale tra due mondi e che l’attrazione magnetica che
esercita sia ancora pericolosa.
A metà tra il
thriller fantascientifico e l’horror
Pur essendo classificabile come horror, “Buick 8”
somiglia più a un mix di thriller e fantascienza. Diversamente dalla parte
degli horror, infatti, non contiene descrizioni molto macabre.
Personalmente apprezzo quest’ultimo dettaglio, così come
è plausibile che sia apprezzato da tutti i deboli di stomaco!
Struttura e
personaggi
Il romanzo è costituito da una lunga serie di flashback,
attraverso varie voci narranti. Talvolta la voce narrante rimane la stessa per
più capitoli, talvolta cambia. In particolare, superata la parte centrale, le
voci narranti si susseguono. È proprio quest’ultima, a mio parere, la pecca
principale del romanzo: mentre Sandy (voce narrante principale) e il giovane
stagista sono personaggi ben inquadrati, così come il padre di quest’ultimo e i
suoi vecchi colleghi, alcuni personaggi che in un primo momento sembrano di
contorno e poi divengono voci narranti sono più nomi che personaggi e di loro
tende a rimanere ben poco.
Le spiegazioni che
non ci sono...
A conti fatti non scopriamo né da dove venga la Buick, né
che fine abbia fatto l’uomo incappucciato che l’ha portata alla stazione di
servizio, né come funzioni il portale, né dove conduca.
Abbiamo un solo dettaglio: l’auto continua a ripararsi da
sola per tutta la sua “vita” e, quando smette di farlo, è prossima alla morte.
L’autore lascia intendere che ci sono misteri che nessuno può risolvere. Devo
dire che non ho apprezzato particolarmente questo escamotage: credo che, se
anche i protagonisti non possono sempre scoprire tutto, ai lettori dovrebbe
essere concesso, magari con un epilogo narrato con un differente punto di vista,
che possa sciogliere i molti dubbi che i lettori continueranno ad avere.
Valutazione
finale: 4/5
Lo ritengo un ottimo lavoro, anche se certi dettagli, di
cui ho già detto, non mi hanno convinta al cento per cento.
Si tratta di un romanzo che può essere apprezzato sia da
chi ama l’horror sia da chi non lo ama particolarmente. Mi sento di
consigliarlo a chiunque ami la lettura.
Recensione scritta per il Corriere della Notte #11 del forum Scrittori della Notte.
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