martedì 19 marzo 2013

Maxi-Recensione: TRILOGIA DELLE GEMME (Red, Blue, Green) di Kerstin Gier



Si ringrazia Dany the Writer per avermi suggerito questa serie.

La serie, urban fantasy incentrata sul tema dei viaggi nel tempo, è costituita da tre romanzi, strettamente legati l’uno all’altro:
1) Red;
2) Blue;
3) Green.

PRIMA IMPRESSIONE
A parte il fatto che la copertina della versione originale non incontra il mio gusto, sono rimasta piacevolmente sorpresa dai meravigliosi titoli “Rubinrot”, “Saphirblau”, “Smaragdgrün”, tradotti nella versione italiana come “Red”, “Blue” e “Green”.
Puntualizziamo: forse pretendere di lasciare i titoli originali era troppo (tedesco = lingua sconosciuta ai più in Italia = lingua che non si presta a rimanere in copertina), ma un “Rosso rubino”, “Blu zaffiro” e “Verde smeraldo” non suonava forse meglio? Che senso ha mettere titoli in inglese quando questi non sono i titoli originari (e nella versione inglese, peraltro, non sono nemmeno quelli: sono le traduzioni letterali in inglese). 
Tornando all’originale: “Liebe geht durch alle Zeiten” (l’amore va attraverso tutti i tempi) come sottotitolo, se così si può definire, non mi sembra la cosa più azzeccata. Seppure vi sia una storia d’amore, questa non è sicuramente il fulcro del romanzo.
Dal punto di vista solamente grafico preferisco di gran lunga le copertine dell’edizione italiana, se non fosse che in ogni romanzo urban fantasy che si rispetti in copertina c’è una ragazza mora girata di spalle vestita con stile antico e mi sembrano tutt’altro che originali, oltre che poco coordinate con quello che succede (non mi è chiaro il significato del cancello in “Red”, del balcone e della luna piena in “Blue” e soprattutto dello strapiombo e del presunto velo da sposa di “Green”).

LA TRAMA
Gwendolyn ha sedici anni e mezzo e vive in una famiglia decisamente fuori dal comune; in questa famiglia, inoltre, è presente il gene dei viaggiatori nel tempo, dodici in totale nel corso dei secoli... ed è proprio Gwen ad averlo ereditato, contrariamente a quanto sembrava inizialmente.
Per controllare i propri spostamenti temporali i Guardiani, una sorta di setta in cui riporre fiducia potrebbe non essere l’ideale, la sottopongono al controllo del cronografo, uno strumento che, grazie al sangue dei dodici viaggiatori nel tempo, potrebbe rivelare un segreto che potrebbe cambiare il destino dell’umanità.
Esistevano due cronografi, ma uno è stato rubato da Lucy (cugina di Gwendolyn) e dal suo fidanzato Paul (zio di Gideon), entrambi viaggiatori nel tempo che hanno portato con loro nel passato, da cui non potranno più tornare indietro, il cronografo che conteneva tutti i campioni di sangue eccetto quello di Gwendolyn e Gideon.
I due protagonisti, a questo punto, hanno il compito di tornare indietro nel tempo per prelevare il sangue dei precedenti viaggiatori, e in particolare avranno spesso a che fare con un impostore che si spaccia per conte, nel Settecento, che potrebbe rivelarsi più pericoloso (o no? Si rimane con il dubbio fino alla fine) delle apparenze.
La vita di Gwendolyn è naturalmente sconvolta dalla scoperta di poter viaggiare nel tempo, lei che non è stata addestrata per cavarsela nel passato, in quanto tutti credevano che la viaggiatrice nel tempo della famiglia fosse invece sua cugina Charlotte. Per fortuna al fianco di Gwen ci saranno, nel corso dei tre romanzi, molti alleati: il fantasma settecentesco James che soltanto lei può vedere, l’amica e compagna di classe Leslie, un demone sotto forma di doccione di nome Xemerius, ma anche la sua prozia Maddy, il maggiordomo di casa e, a sorpresa, anche Raphael, il fratello minore di Gideon.

I PERSONAGGI
Vista la vastità dei personaggi incontrati tra le oltre 900 pagine della serie ritengo sia opportuno concentrarsi soltanto su quelli principali.

GWENDOLYN: è una studentessa forse un po’ troppo svogliata e non ha il benché minimo interesse per i viaggi nel tempo... finché non scopre che è lei la portatrice del gene che la fa sbalzare in altre epoche. Nel corso dei tre romanzi si evolve, in qualche modo, e di certo dimostra di avere spirito di iniziativa. Peccato che in certi momenti sia forse un po’ troppo infantile e irrazionale.
GIDEON: ha diciannove anni, è uno studente di medicina che però non frequenta l’università quasi mai, dal momento che è sempre impegnato con gli spostamenti temporali, e l’autrice ha cercato forse di non farci capire fin da subito se fosse da considerare un alleato di Gwendolyn o un suo antagonista; purtroppo però ce l’ha spesso fatto passare per un individuo più lunatico di una zitella quarantenne con la sindrome premestruale.
CHARLOTTE: cugina di Gwendolyn nonché sua coetanea (le due ragazze, si scoprirà, sono nate lo stesso giorno), è una ragazza antipatica e invidiosa nei confronti di Gwendolyn. Avendo sempre creduto di essere lei la predestinata viaggiatrice nel tempo di famiglia, non riesce a sopportare il fatto che sia l’altra ad avere avuto il “dono”. Sua madre Glenda, altrettanto antipatica e invidiosa, e la dispotica nonna Lady Arisa sono palesemente schierate dalla sua parte.
LESLIE: la migliore amica di Gwendolyn per una volta si dimostra un personaggio “attivo”, diversamente da molte amiche di protagoniste di romanzi urban fantasy che non hanno un ruolo ben preciso. È Leslie a fare ricerche a proposito dei viaggi nel tempo e di tutti i misteri in cui Gwendolyn si trova implicata, prima in modo più “rudimentale” (ricerche su Google), poi migliorando decisamente la propria tattica.
MR. WHITMAN: professore di letteratura, ammirato da buona parte delle ragazze per il suo bell’aspetto, viene considerato un individuo invadente da Gwendolyn e Leslie, che lo chiamano tra loro “lo scoiattolo”. Fa parte della setta dei Guardiani ed è al corrente del segreto di Gwendolyn e della sua famiglia.
XEMERIUS: è il fantasma di un demone-doccione, Gwendolyn lo incontra in una chiesa durante il suo primo bacio con Gideon. Quando lui si accorge che Gwen può vederlo, decide di “adottarla” e si trasferisce a casa sua.
IL CONTE: personaggio che Gwendolyn e Gideon incontrano più volte nel passato, si dimostra più pericoloso di quanto sembrerebbe nel momento in cui è sul punto di strangolare Gwendolyn usando la forza del pensiero. Ciò nonostante la ragazza sembra nutrire in lui più fiducia di quanto dovrebbe. In “Green” riserverà una sorpresa notevole, sempre che non siate già arrivati da soli prima del tempo a capire di che cosa si tratta.

TESTO, STRUTTURA, EVENTI: COMMENTI
Il modo in cui la Gier scrive è a mio parere fantastico: suscita ilarità, strappa più di un sorriso e fin dalle prime pagine è forse più l’ironia a conquistare, rispetto ai fatti che vengono narrati, sui quali si può dire che per almeno tre quarti delle circa 900-1000 pagine che costituiscono “Red”, “Blue” e “Green” non sia poi così tanto chiaro il fulcro della trama.
Giusto per dovere, ritengo che Kerstin Gier mi abbia conquistata fin dall’inizio, in un tratto del primo capitolo di “Red”:

Di qualsiasi epoca si trattasse, il passato era comunque spaventoso. C’erano sempre guerre, epidemie e peste e bastava dire una parola sbagliata per finire sul rogo accusata di essere una strega. Inoltre esistevano solo le latrine e tutti avevano i pidocchi e al mattino rovesciavano il contenuto dei vasi da notte dalla finestra, senza curarsi se in quel momento passava qualcuno per strada.

Questo passaggio mi ha fatto innamorare della sua ironia spiccata, ma non è certo il solo, in quanto anche i fatti narrati spesso sono piuttosto divertenti... in prevalenza, però, ad essere divertenti sono quelli “secondari”, che seppure connessi alla trama principale fanno un po’ da contorno, senza mai rivelarsi, a conti fatti, troppo dispersivi (è vero che inizialmente il lettore può essere propenso a chiedersi quale sia l’utilità, ai fini della trama, del fantasma della scuola James e del demone-doccione Xemerius, ma specie in “Green” anche questi piccoli nodi iniziano a venire al pettine e si capisce che non sono stati messi a caso).
Il testo è comunque scorrevole, almeno in prevalenza, anche se talvolta risulta forse un po’ confusionaria la suddivisione dei capitoli.
E qui ho iniziato a introdurre anche i lati negativi. In particolare, però, ancora più che la suddivisione dei capitoli (in cui di fatto si ritrovano di seguito eventi non connessi l’uno con l’altro, oppure eventi che si susseguono vengono spezzati da un capitolo all’altro senza dare al primo dei due capitoli in questione un finale che faccia salire la suspense), il difetto davvero lampante è a mio parere un altro: la suddivisione in tre romanzi. Non ho una grande esperienza nelle serie, ma in quelle che ho letto finora il passaggio tra un romanzo e l’altro, seppure labile, aveva una sua coerenza. Qui non c’è, l’unica ragione alla base della suddivisione tra un romanzo e l’altro sembra sia stata questa: “bene, abbiamo già trecento pagine scritte, chiudiamo il primo volume e iniziamo il secondo, pronti a fare lo stesso tra altre trecento pagine, riepilogando tra le pagine i fatti capitati nel romanzo precedente”. Risulta ben evidente, di fatto, che l’aver dato vita a una trilogia sia una mera scelta editoriale, in quanto di fatto non si tratta di tre romanzi, ma di un solo lungo romanzo uscito in tre volumi, ciascuno dei quali con il suo prologo e il suo epilogo.
A questo proposito, peraltro, già dall’epilogo del secondo romanzo ho capito distintamente quale fosse il “mistero” legato alla nascita di Gwendolyn, uno dei vari misteri che si trovano tra le pagine, ma che cadono nel dimenticatoio.
Vorrei inoltre azzardarmi a bocciare inoltre un paio di scene che mi hanno fatto davvero storcere il naso per diversi motivi, quella delle studentesse in mensa e quella di Xemerius che cerca di attirare l’attenzione di Gwendolyn.
1) Studentesse in mensa: queste ogni santo giorno si lamentano che il cibo (qualsiasi cibo, come se non ci fosse mai nulla di commestibile), il primo capitolo di “Red” inizia le lamentele sul cibo si ripetono almeno una dozzina di volte nel corso di “Red”, “Blue” e “Green”. Mi sembra una vera esagerazione e un vero abuso di una scena rivista e rivista, specie nei film americani (nonché scena stereotipata fino allo sfinimento). Nel romanzo ambientato a Londra di un’autrice tedesca, inoltre, stona ancora di più.
2) Xemerius che canta canzoni strane per attirare l’attenzione di Gwendolyn, quando si accorge che lei può vederlo, ma lei non vuole rispondergli, è una scena stupenda e di per sé fa sorridere. Peccato che mi sia sembrato qualcosa che avevo già visto: mi sembra molto una scopiazzatura del primo incontro tra Patrick Swayze e Whoopi Goldberg in “Ghost”, quando lei neanche se lo filava e lui, pur di farsi ascoltare, è rimasto a cantare tutta la notte nella sua stanza.
Infine ho dei dubbi sul fatto che l’autrice abbia optato per infilare una storia d’amore idealizzato in un contesto urban fantasy. Niente da dire su questo di per sé, il paranormal romance e l’urban fantasy spesso vanno avanti l’uno accanto all’altro, ma il rapporto tra Gwendolyn e Gideon mi pare alquanto improbabile e mi sembra in apparenza un po’ una forzatura, tanto più che non era del tutto necessaria (forse per niente necessaria) in questo contesto: per intenderci la nascita di un rapporto di amicizia tra i due protagonisti sarebbe stata molto più credibile, a mio avviso, rispetto a una storia d’amore. Parliamo infatti di due persone che non si fidano l’uno dell’altra, che in certi momenti si trovano tutt’altro che simpatici... ma che si mettono a limonare nei momenti più improbabili ogni volta in cui ne capita l’occasione e che, dopo una decina di giorni che si conoscono arrivano a sostenere che per ciascuno dei due senza l’altro la vita non avrebbe senso. Il fatto di voler far mettere insieme per forza due persone che non hanno la benché minima affinità, solo per il fatto che hanno pochi anni di differenza e che sono un ragazzo e una ragazza, mi pensare a un’incoerenza, che però potrebbe permettere di conquistare un pubblico di ragazzine. A questo proposito aggiungo che soltanto un pubblico di ragazzine potrebbe trovare realistico, a un certo punto di “Blue”, il fatto che Gwendolyn, quando si convince che Gideon la stia raggirando, abbia maturato questa convinzione preferendo credere a un quasi-sconosciuto che ha tentato di strangolarla tramite telecinesi piuttosto che al suo ragazzo.

Valutazione: 4/5
Si tratta di una lettura sicuramente leggera e piacevole, come ho già accennato è scritto in maniera piuttosto ironica e porta il lettore a farsi ben più di una risata. A questo però si associano anche i difetti che vi ho riscontrato, in particolare quello di spezzare in tre romanzi, facendo diventare il testo ripetitivo (di fatto, per chi legge i romanzi uno dopo l’altro non c’è alcun bisogno che la voce narrante riepiloghi di volta in volta cos’è capitato prima), quello che di fatto è un romanzo unico. Nell’attribuirne la valutazione ho deciso di chiudere un occhio e di mettermi una benda davanti all’altro a proposito della (enorme) pecca che vi riconosco.
In ogni caso ringrazio Dany the Writer per avermi fatto conoscere Kerstin Gier e la Trilogia delle Gemme: sono felice di avere ascoltato il suo suggerimento di lettura e, se avete voglia di passarvi il tempo e volete leggere qualcosa che vi faccia anche divertire, sono io a suggerire questa serie a voi.

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