sabato 9 marzo 2013

RECENSIONE: “Chi perde un amico” di Margaret Millar


“The Soft Talkers”, è questo il titolo originale, è uscito nel 1957 e fa parte della vasta produzione di Margaret Millar, la giallista che ho già citato qualche tempo fa. Sono riuscita a procurarmi alcuni suoi romanzi e questo è il primo che ho avuto occasione di leggere.
Ho pensato naturalmente di arricchire il blog con una recensione in proposito.

La trama
Ron Galloway è atteso per una breve vacanza tra amici, a base di pesca, alcolici e lontananza dalle mogli, con scarsa soddisfazione da parte della sua consorte Esther.
I suoi amici, però, lo aspettano invano, in quanto Ron non si presenta. L’ultima persona ad averlo visto sembra essere Thelma, la moglie di Harry, uno dei suoi amici. Pare che Ron si sia presentato lì perché in origine aveva in programma di andare via insieme a Harry, ma che abbia trovato solo Thelma in quanto Harry era già partito.
Stando a quanto dichiara Thelma, al telefono con Ralph, un altro degli amici di Ron, quest’ultimo ha lasciato casa sua per dirigersi al loro raduno, ma risulta che non si sia mai presentato. A Ralph, inoltre, Thelma confida inoltre che lei e Ron hanno una relazione e che quando lui si è presentato a casa sua, qualche ora prima, lei gli ha rivelato di essere incinta e che il padre del bambino è proprio lui.
Da allora nessuno ha più visto Ron, anche se pare che, prima di scomparire, abbia telefonato a Dorothy, la sua prima moglie con la quale non aveva più alcun contatto, altro punto che sembra non avere una spiegazione...

I personaggi
Una pecca di questo romanzo è, a mio parere, la scarsa caratterizzazione della maggior parte dei personaggi; la cosa più strana è che Ron, che compare soltanto nei primi capitoli, sembra essere uno di quelli meglio caratterizzati, mentre quasi tutti gli altri si perdono a poco a poco nel romanzo.
Ron: si intuisce fin da subito che è il classico playboy che non ragiona con il cervello ma con il... sì, insomma, avete capito. Ha sposato un’ereditiera, Dorothy, presumibilmente per interesse, per poi lasciarla non appena Esther gli è capitata davanti, convinto che fosse questa la donna della sua vita. Visto come si mettono le cose tra lui e Thelma, però, sembra che non gliene importi un bel nulla neanche di quella che doveva essere la donna della sua vita.
Thelma: eccetto il fatto che questa è rotondetta e fisicamente non corrisponde agli stereotipi della classica oca svampita, Thelma per buona parte del romanzo sembra essere abbastanza vicina al ruolo dell’oca svampita, che si mescola con quello della donna un po’ tonta che non sa bene che cosa stia facendo. Sembra inoltre essere praticamente ossessionata da Ron. Non temete: riserverà una sorpresa!
Harry: la cosa che rimane impressa sicuramente più di tutto il resto – a parte il fatto che sembra avere le fette di prosciutto davanti agli occhi e non accorgersi che la moglie lo tradisce – è il fatto che sia fissato con i medicinali. Lavora infatti per una casa farmaceutica e a quanto pare se ne va in giro con un kit di farmaci, dal momento che ogni volta che qualcuno ha qualsiasi tipo di malanno, lui gli offre sempre pillole adatte al caso.
Ralph: è indubbiamente il classico individuo che non c’entra nulla con quello che accade, ma che viene tirato in mezzo da tutti, in primo luogo da Thelma che gli fa le sue confidenze. È successivamente destinato ad avere un’importanza minima per buona parte del romanzo, per poi avere il suo momento di gloria nel finale, quando incredibilmente è lui a risolvere il caso.
Esther: è la classica donna cieca che si è messa insieme a un uomo già sposato e che, quando lui ha lasciato la moglie, pensava che non potesse farlo di nuovo. L’unico problema è che, non appena scopre che non è così, diventa acida come uno yogurt scaduto... e dal momento che sospetta una relazione tra Ron e Thelma fin dal primo capitolo, potete immaginarne le proporzioni.
Dorothy: compare in un capitolo e rimane impressa; è un’ipocondriaca che è convinta di essere gravemente malata, sempre circondata di infermiere, in attesa di una morte che a suo dire è vicina. Seppure sia un personaggio abbastanza insopportabile, mi sembra che sia uno di quelli che possono rimanere meglio impressi.

Testo, struttura e considerazioni
Credo che sia opportuno partire dagli evidenti – a mio parere – punti di debolezza, che si possono schematizzare come segue:
1) Testo non troppo scorrevole: il punto di vista cambia ripetutamente, anche da una frase all’altra; naturalmente non voglio sindacare sulla correttezza o scorrettezza di questa scelta – la scrittura non è una scienza esatta – ma in certi punti è molto disorientante.
2) Il romanzo va troppo lento all’inizio: ci vuole almeno metà del romanzo affinché venga trovato il cadavere di Ron. Seppure io non sia una fanatica delle regole fisse, una delle regole non scritte del giallo classico è: il lettore vuole un cadavere, ma non solo... lo vuole subito. Un giallo è tale perché c’è un mistero da risolvere e, finché non sai com’è morto il morto (appunto), è molto difficile iniziare a farsi delle idee.
3) Strettamente collegato al punto precedente, ci sono troppe digressioni che appunto rallentano la trama: mentre se ne andava Ron ha investito il cane di un’anziana signora e le ha dato in cambio un portafoglio pieno di soldi? una bambina ha trovato il berretto di Ron su una spiaggia mentre andava a scuola? Dunque, non si poteva riassumere in poche parole, tutto ciò? Questi personaggi sono tutt’altro che legati alla trama. Perché mettere un capitolo intero – e neanche breve – in cui l’anziana discute con la figlia a proposito del portafoglio? E perché narrare vita, morte e miracoli della bambina e della sua maestra, oltre che addirittura elencare le diverse confessioni religiose a cui appartengono le famiglie dei compagni di classe? La trama perde buona parte della sua linearità e il lettore può esserne disorientato.
4) Il romanzo va troppo veloce alla fine: se all’inizio scorre troppo lento, nel finale si presenta invece l’esatto opposto. La morte di Ron – neanche a dirlo – è passata per un suicidio e naturalmente la vita degli altri personaggi continua. Trascorrono mesi e mesi, trascorre più di un anno... c’è chi si trasferisce, c’è chi diventa irrilevante... tutto questo accade nel giro di pochi capitoli. Unito alla lentezza con cui la storia parte, questo è uno dei fattori che mi hanno convinta di meno.

Questo romanzo è solo lati negativi? Sicuramente no. L’intreccio tutto sommato non è affatto male, la trama non è troppo scontata per il genere (un giallo è un giallo, e generalmente qualcuno muore; e inoltre nella maggior parte dei gialli classici, specie quelli che coinvolgono gente comune, la vita sentimentale non troppo tranquilla è la seconda principale causa di morte dopo faccende legate all’eredità – questi sono i presupposti e chi si mette a leggere un giallo sa che l’originalità non sta nei fatti in sé, ma nei dettagli) e soprattutto il finale è abbastanza sorprendente e ti fa pensare “no, non ho sprecato il mio tempo”.

Valutazione: 3/5
Non è un capolavoro del giallo (ma forse avendo iniziato a divorare i romanzi di Agatha Christie a dodici anni sono troppo esigente), ma tutto sommato si legge volentieri; sarà anche che è breve, ma ci ho messo davvero pochissimo. Personalmente mi ha invogliata a leggere anche qualcos’altro della stessa autrice e, dal momento che sono tutti romanzi abbastanza “datati”, in rete potete trovare facilmente dei PDF free dei suoi romanzi.

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