“The Soft Talkers”, è questo il titolo originale, è
uscito nel 1957 e fa parte della vasta produzione di Margaret Millar, la
giallista che ho già citato qualche tempo fa. Sono riuscita a procurarmi alcuni
suoi romanzi e questo è il primo che ho avuto occasione di leggere.
Ho pensato naturalmente di arricchire il blog con una
recensione in proposito.
La trama
Ron Galloway è atteso per una breve vacanza tra amici, a
base di pesca, alcolici e lontananza dalle mogli, con scarsa soddisfazione da
parte della sua consorte Esther.
I suoi amici, però, lo aspettano invano, in quanto Ron
non si presenta. L’ultima persona ad averlo visto sembra essere Thelma, la moglie
di Harry, uno dei suoi amici. Pare che Ron si sia presentato lì perché in
origine aveva in programma di andare via insieme a Harry, ma che abbia trovato
solo Thelma in quanto Harry era già partito.
Stando a quanto dichiara Thelma, al telefono con Ralph,
un altro degli amici di Ron, quest’ultimo ha lasciato casa sua per dirigersi al
loro raduno, ma risulta che non si sia mai presentato. A Ralph, inoltre, Thelma
confida inoltre che lei e Ron hanno una relazione e che quando lui si è
presentato a casa sua, qualche ora prima, lei gli ha rivelato di essere incinta
e che il padre del bambino è proprio lui.
Da allora nessuno ha più visto Ron, anche se pare che,
prima di scomparire, abbia telefonato a Dorothy, la sua prima moglie con la
quale non aveva più alcun contatto, altro punto che sembra non avere una
spiegazione...
I personaggi
Una pecca di questo romanzo è, a mio parere, la scarsa
caratterizzazione della maggior parte dei personaggi; la cosa più strana è che
Ron, che compare soltanto nei primi capitoli, sembra essere uno di quelli
meglio caratterizzati, mentre quasi tutti gli altri si perdono a poco a poco nel
romanzo.
Ron: si intuisce fin da subito che è il classico
playboy che non ragiona con il cervello ma con il... sì, insomma, avete capito.
Ha sposato un’ereditiera, Dorothy, presumibilmente per interesse, per poi
lasciarla non appena Esther gli è capitata davanti, convinto che fosse questa
la donna della sua vita. Visto come si mettono le cose tra lui e Thelma, però,
sembra che non gliene importi un bel nulla neanche di quella che doveva essere
la donna della sua vita.
Thelma: eccetto il fatto che questa è rotondetta e
fisicamente non corrisponde agli stereotipi della classica oca svampita, Thelma
per buona parte del romanzo sembra essere abbastanza vicina al ruolo dell’oca
svampita, che si mescola con quello della donna un po’ tonta che non sa bene
che cosa stia facendo. Sembra inoltre essere praticamente ossessionata da Ron. Non
temete: riserverà una sorpresa!
Harry: la cosa che rimane impressa sicuramente più
di tutto il resto – a parte il fatto che sembra avere le fette di prosciutto
davanti agli occhi e non accorgersi che la moglie lo tradisce – è il fatto che
sia fissato con i medicinali. Lavora infatti per una casa farmaceutica e a
quanto pare se ne va in giro con un kit di farmaci, dal momento che ogni volta
che qualcuno ha qualsiasi tipo di malanno, lui gli offre sempre pillole adatte
al caso.
Ralph: è indubbiamente il classico individuo che
non c’entra nulla con quello che accade, ma che viene tirato in mezzo da tutti,
in primo luogo da Thelma che gli fa le sue confidenze. È successivamente
destinato ad avere un’importanza minima per buona parte del romanzo, per poi
avere il suo momento di gloria nel finale, quando incredibilmente è lui a
risolvere il caso.
Esther: è la classica donna cieca che si è messa
insieme a un uomo già sposato e che, quando lui ha lasciato la moglie, pensava
che non potesse farlo di nuovo. L’unico problema è che, non appena scopre che
non è così, diventa acida come uno yogurt scaduto... e dal momento che sospetta
una relazione tra Ron e Thelma fin dal primo capitolo, potete immaginarne le
proporzioni.
Dorothy: compare in un capitolo e rimane impressa;
è un’ipocondriaca che è convinta di essere gravemente malata, sempre circondata
di infermiere, in attesa di una morte che a suo dire è vicina. Seppure sia un
personaggio abbastanza insopportabile, mi sembra che sia uno di quelli che
possono rimanere meglio impressi.
Testo, struttura e
considerazioni
Credo che sia opportuno partire dagli evidenti – a mio
parere – punti di debolezza, che si possono schematizzare come segue:
1) Testo non troppo scorrevole: il punto di vista cambia
ripetutamente, anche da una frase all’altra; naturalmente non voglio sindacare
sulla correttezza o scorrettezza di questa scelta – la scrittura non è una
scienza esatta – ma in certi punti è molto disorientante.
2) Il romanzo va troppo lento all’inizio: ci vuole almeno
metà del romanzo affinché venga trovato il cadavere di Ron. Seppure io non sia
una fanatica delle regole fisse, una delle regole non scritte del giallo
classico è: il lettore vuole un cadavere, ma non solo... lo vuole subito. Un giallo
è tale perché c’è un mistero da risolvere e, finché non sai com’è morto il
morto (appunto), è molto difficile iniziare a farsi delle idee.
3) Strettamente collegato al punto precedente, ci sono
troppe digressioni che appunto rallentano la trama: mentre se ne andava Ron ha
investito il cane di un’anziana signora e le ha dato in cambio un portafoglio
pieno di soldi? una bambina ha trovato il berretto di Ron su una spiaggia
mentre andava a scuola? Dunque, non si poteva riassumere in poche parole, tutto
ciò? Questi personaggi sono tutt’altro che legati alla trama. Perché mettere un
capitolo intero – e neanche breve – in cui l’anziana discute con la figlia a proposito
del portafoglio? E perché narrare vita, morte e miracoli della bambina e della
sua maestra, oltre che addirittura elencare le diverse confessioni religiose a
cui appartengono le famiglie dei compagni di classe? La trama perde buona parte
della sua linearità e il lettore può esserne disorientato.
4) Il romanzo va troppo veloce alla fine: se all’inizio
scorre troppo lento, nel finale si presenta invece l’esatto opposto. La morte
di Ron – neanche a dirlo – è passata per un suicidio e naturalmente la vita
degli altri personaggi continua. Trascorrono mesi e mesi, trascorre più di un
anno... c’è chi si trasferisce, c’è chi diventa irrilevante... tutto questo
accade nel giro di pochi capitoli. Unito alla lentezza con cui la storia parte,
questo è uno dei fattori che mi hanno convinta di meno.
Questo romanzo è solo lati negativi? Sicuramente no. L’intreccio
tutto sommato non è affatto male, la trama non è troppo scontata per il genere (un
giallo è un giallo, e generalmente qualcuno muore; e inoltre nella maggior
parte dei gialli classici, specie quelli che coinvolgono gente comune, la vita
sentimentale non troppo tranquilla è la seconda principale causa di morte dopo
faccende legate all’eredità – questi sono i presupposti e chi si mette a
leggere un giallo sa che l’originalità non sta nei fatti in sé, ma nei dettagli)
e soprattutto il finale è abbastanza sorprendente e ti fa pensare “no, non ho
sprecato il mio tempo”.
Valutazione: 3/5
Non è un capolavoro del giallo (ma forse avendo iniziato
a divorare i romanzi di Agatha Christie a dodici anni sono troppo esigente), ma
tutto sommato si legge volentieri; sarà anche che è breve, ma ci ho messo
davvero pochissimo. Personalmente mi ha invogliata a leggere anche qualcos’altro
della stessa autrice e, dal momento che sono tutti romanzi abbastanza “datati”,
in rete potete trovare facilmente dei PDF free dei suoi romanzi.
Nessun commento:
Posta un commento