mercoledì 15 maggio 2013

Recensione: “666 Park New York Avenue” di Gabrielle Pierce


“666 Park New York Avenue” è un romanzo di Gabrielle Pierce, un thriller paranormale per un pubblico adulto.

Prima impressione
La copertina non è ben rappresentativa della trama del romanzo, e probabilmente intende rappresentare la protagonista insieme al futuro marito, nonostante quest’ultimo abbia un ruolo pressoché marginale per buona parte del romanzo.
Il titolo inoltre non è particolarmente azzeccato: è l’indirizzo in cui la protagonista si trasferisce, e non è nemmeno il numero civico esatto: nonostante sia tra il 664 e il 668, non ha infatti numero 666, ma 665, probabilmente al fine di renderlo meno inquietante (così la pensa la protagonista, almeno).

La trama
Jane ha ventiquattro anni, è nata negli Stati Uniti, ma vive in Francia fin da quando era molto piccola: a occuparsi di lei era sua nonna Celine (che è appunto francese), dopo la morte dei suoi genitori in un incidente stradale. All’età di diciotto anni, per sfuggire alla presenza soffocante di sua nonna, Jane si è trasferita dall’Alsazia a Parigi ed è qui che, sei anni più tardi, incontra Malcolm.
Tra i due scoppia la passione al punto tale che, quando lui le chiede, di punto in bianco, dopo un mese di fidanzamento, di sposarlo e di seguirlo a New York lei accetta.
Prima di partire vuole però salutare Celine per l’ultima volta, e fa una macabra scoperta: trova infatti sua nonna morta e una lettera in cui le viene rivelato un pericoloso segreto di famiglia: Jane è infatti una strega e, con la morte di sua nonna, ha ereditato il suo potere. Inizia fin da subito, infatti, a leggere nella mente di alcune persone.
I poteri sembrano sparire, almeno momentaneamente, dall’altra parte dell’oceano, laddove Jane si ritrova a dover affrontare una futura suocera troppo invadente, Lynne. Ma Lynne non è soltanto una donna invadente e la sua famiglia nasconde molti segreti... segreti che anche per la stessa Jane potrebbero rivelarsi molto pericolosi.

I personaggi
Se c’è un vero punto debole in questo romanzo, sono indubbiamente i personaggi. Sono pochi quelli che contano davvero, ma l’autrice ne presenta una quantità smisurata, al punto che di tanto in tanto, leggendo un nome, dopo una dozzina di capitoli rispetto alla prima citazione, il lettore può ritrovarsi a chiedersi: “e questo chi sarebbe?”.
Anche non riuscendo a ottenere una risposta, però, il lettore può proseguire ugualmente. Questo significa che il tale personaggio non solo non è fondamentale per la trama, ma che non serve nemmeno come personaggio “di contorno”, dal ruolo minore. Di fatto, dei personaggi citati, una buona metà non ha il benché minimo ruolo.
Quelli che ce l’hanno, inoltre, si dividono in due gruppi: quelli ben caratterizzati (la minoranza) e quelli non troppo caratterizzati (o affatto caratterizzati).
Veniamo ad analizzare in poche righe i personaggi principali.

JANE: ha 24 anni, lavora come architetto e, almeno in linea teorica, è una ragazza che, stando a come ce la presenta l’autrice, è piuttosto sicura di sé e sa come affrontare la vita. Non è esattamente il tipo di persona, a mio parere, che dopo neanche un mese potrebbe sposare un quasi-sconosciuto trasferendosi dall’altra parte del mondo, ma a quanto pare la Pierce non la presenta così.
LYNNE: futura suocera di Jane, è una donna di mezza età dall’aspetto giovanile, molto invadente e pressante, che sembra voler decidere del futuro di suo figlio e della futura nuora. È un personaggio alquanto esasperante e seccante; e in questo non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che Lynne sta cercando di ingraziarsi Jane per i suoi reconditi scopi. Non il modo migliore di riuscirci.
MALCOLM: è un personaggio di una piattezza esagerata, da un lato è incapace di pensare con la propria mente e pende dalle labbra della madre, dall’altro quando non è con la madre pende dalle labbra di chicchessia. Sarà anche il classico uomo sexy e ricco che sbuca fuori dal nulla, ma permane un dubbio: come si può anche pensare di abbandonare la propria vita e il proprio lavoro per seguire un inetto del genere di là dall’oceano?
MAEVE: collega di Jane a New York, quando questa trova lavoro come organizzatrice d’eventi, è in apparenza una ragazza invidiosa di Jane, che la considera una raccomandata e che crede che Jane sia giunta a ottenere quel lavoro solo per intromissione da parte della sua famiglia. Il modo in cui le due diventano amiche è per buona parte inspiegabile. Il ruolo di Maeve, comunque, viene ridimensionato non appena questa viene investita da un’auto e sparisce di scena per un po’ (o meglio, definitivamente, dal momento che di lì in poi Jane si porterà un’altra amica al seguito).
HARRIS: è il fratello di Maeve, agli occhi di Jane è un individuo sexy (guarda caso...) per il quale ha una certa attrazione, ma che sembra non essere interessato a lei, o meglio, il suo interesse non va oltre l’amicizia. Fa qualche comparsa di tanto in tanto nella seconda parte del romanzo, senza aggiungere nulla che già non ci sia.
DEE: fa l’aiuto-pasticcera, Jane la conosce per caso nel negozio che dovrà occuparsi della torta nuziale, e per prima cosa nota per caso che porta un simbolo wiccan al collo; Dee è convinta che la stregoneria sia ereditaria e, naturalmente, questo basta, di lì a qualche capitolo, per farle diventare grandi amiche. Sembra avere una certa attrazione – ricambiata – per Harris, cosa che infastidisce lievemente Jane. Dee e Harris, a sprazzi, aiutano Jane a rendersi consapevole dei propri poteri e a utilizzarli.
YURI: l’autista di Lynne, non è un vero e proprio autista, sembra più che altro un torturatore di donne, non ha una personalità ben definita, ma con lui avranno a che fare Jane e Dee.

Testo e struttura
Il romanzo si compone di 49 capitoli particolarmente brevi, tutti quanti di pochissime pagine. Il testo è, tutto sommato, abbastanza scorrevole, anche se talvolta non è ben chiaro il passaggio da un capitolo all’altro: la “scena” cambia spesso radicalmente all’inizio del nuovo capitolo e qualche volta è difficile avere un percezione lineare di come si svolgano gli eventi.
Dal punto di vista del testo in sé, invece, si può dire che sia molto scorrevole e, se da un lato la suddivisione tra capitoli può rallentare la comprensione, il linguaggio molto diretto è spesso d’aiuto per non perdere il filo degli eventi.
Per quanto riguarda gli eventi, in effetti, talvolta lasciano alquanto desiderare. A questo proposito ritengo però che sia meglio fare alcuni esempi.
> Siamo a New York, città di milioni di abitanti. La conseguenza dovrebbe essere che difficilmente TUTTE le persone che incontri finiscano per essere collegate, direttamente o indirettamente, a te e alla tua famiglia. E invece no! Jane si destreggia in una New York che sembra un paese di cento abitanti, in cui chiunque le capiti davanti è connesso alla storia.
> Lo squilibrato rinchiuso in soffitta. Non solo è poco connesso alla trama in sé (allo squilibrato viene dato, sul finale, il compito di stuprare Jane, ma lui rinuncerà perché lei facendogli gli occhi dolci gli promette un regalo – un orsetto di peluche), ma l’autrice sembra avere preso fin troppo spunto dalla donna squilibrata tenuta nascosta nella soffitta di “Jane Eyre”.
> L’uso della magia. Ti accorgi di essere una strega, c’è chi vuole ucciderti... e che cosa c’è di meglio che usare la magia per una serie di utilissime attività? Eccone un repertorio:
– far tornare come nuove un paio di scarpe non impermeabili rimaste inzuppate da un temporale;
– far sbattere contro uno spigolo una sconosciuta che secoli fa, prima che tu lo conoscessi, usciva con il tuo attuale fidanzato;
– far mettere una canzone lenta al DJ di una discoteca, in modo che Dee e Harris possano ballare avvinghiati l’uno all’altra.
Fortunatamente ci sono un paio di colpi di scena che non deludono. Ciò che delude, invece, è il finale, che sembra lasciare in sospeso qualcosa per cui il lettore gradiva senz’altro una conclusione.

Valutazione: 3/5
C’era un buon potenziale, poteva esserci una trama avvincente, ma sembra che l’autrice non abbia saputo sfruttare la situazione nel migliore dei modi. È una lettura che in certi momenti può intrattenere, ma che difficilmente riesce a dare molto di più.


Recensione scritta per il Corriere della Notte del mese di maggio del forum Scrittori della Notte.

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