giovedì 16 maggio 2013

Recensione: “Il lago delle lingue morte” di Carol Goodman


Il thriller “Il Lago delle Lingue Morte”, pubblicato nel 2002, è il romanzo d’esordio di Carol Goodman, nonché il suo primo romanzo ad essere pubblicato in Italia.

Prima impressione
La copertina è forse un po’ banale, e punta ad essere una rappresentazione del luogo in cui si svolgono le vicende. Guardando le cose così come stanno, però, non sembra poi così precisa: si parla di un lago ghiacciato e quello della copertina non lo sembra.
Il titolo, invece, è un titolo che colpisce. È anche la traduzione letterale del titolo originale, “The Lake of Dead Languages”.

La trama
Jane Hudson, vedova, ormai vicina alla quarantina e con una figlia piccola, è un’insegnante di latino che viene assunta in un collegio femminile, nel nord degli Stati Uniti, situato accanto a un lago quasi perennemente ghiacciato.
Jane trascorse la propria adolescenza in quella scuola, come studentessa, e si rende conto immediatamente di come le cose siano cambiate negli ultimi vent’anni: un tempo si trattava di un prestigioso istituto, al quale lei e la sua migliore amica Lucy erano riuscite ad accedere grazie a una borsa di studio, attualmente è una scuola che accoglie ragazze “problematiche”: ex tossicodipendenti, autolesioniste e ragazze con problemi psicologici.
Jane ha fin da subito un rapporto piuttosto conflittuale con Candace Lockhart, la psicologa della scuola che spesso critica il suo operato, mentre in compenso viene accolta bene dalle sue studentesse, che sembrano rendersi conto che, nonostante l’apparenza, la loro professoressa ha alle spalle una brutta storia tanto quanto loro. In particolare stringe un buon rapporto con Atena e, in parte, con le sue amiche Vesta e Afrodite (durante le lezioni le ragazze vengono chiamati con nomi classici, e durante la narrazione, col punto di vista di Jane, vengono chiamate così anziché con i loro veri nomi).
La tranquillità viene però presto sconvolta: qualcuno ha trovato il diario di Jane, sul quale scriveva nell’ultimo anno prima del diploma e che aveva smarrito, le fa ritrovare vecchie pagine di questo diario e sembra intenzionato a farle rivivere l’incubo che visse a suo tempo. Al penultimo anno di scuola Jane e Lucy, infatti, strinsero amicizia con una ragazza un po’ strana, Deirdre, che ha molta influenza su di loro, spingendole al consumo di droghe e alla frequentazione con alcuni ragazzi (compreso Matt, il fratellastro di Lucy, del quale Jane e Deirdre sono entrambe innamorate) che incontrano di nascosto di notte accanto al lago per praticare riti a sfondo erotico. La situazione si fece più intensa dopo l’estate: Jane, che era tornata a casa per assistere la madre gravemente malata, tornò a scuola trovando la situazione molto cambiata e, dopo avere aiutato Deirdre e Lucy a coprire quello che avrebbe potuto diventare uno scandalo, si ritrovò ad affrontare il presunto suicidio, in circostanze non ben chiarite, di Deirdre, che si buttò nel lago (o venne buttata nel lago?) dove affogò. Alla morte di Deirdre seguì poi quella di Lucy e di suo fratello: durante un’accesa discussione Lucy i due scivolarono infatti nel lago ghiacciato.
Jane, che già convive a fatica con i segreti in cui venne coinvolta suo malgrado dalle amiche di un tempo, si rende conto che possono diventare più pericolosi, non solo per lei, ma anche per le sue studentesse: chi ce l’ha con lei, infatti, non si fa scrupoli di fare del male anche a loro pur di consumare la propria vendetta; specie dopo avere notato come Atena, Afrodite e Vesta siano un trio di amiche che per certi versi ricordano Jane, Lucy e Deirdre.

Struttura e testo: commenti
Il romanzo è narrato in prima persona, con il punto di vista di Jane. Si suddivide in tre parti, la prima e la terza che narrano i fatti del presente (con narrazione al presente), la seconda un lunghissimo flashback sull’adolescenza di Jane e sui fatti in cui fu coinvolta insieme alle sue amiche (narrato stavolta al passato remoto).
Se da un lato la scelta di una suddivisione in tre parti, di cui un immenso flashback centrale, può essere utile per tenere ordinato l’evolversi della trama, dall’altro fa sì che non tutto ciò che potrebbe essere un colpo di scena si riveli come tale. Sarebbe stato probabilmente più d’effetto se, anziché con una lunga digressione, i fatti del passato fossero stati lasciati scoprire poco per volta. È vero che qualche sorpresa viene lasciata per la terza parte, ma tutto sommato l’autrice avrebbe potuto ottenere più suspense, dall’inizio alla fine, con una scelta diversa.
È forse un po’ labile inoltre il confronto Jane/Lucy/Deirdre vs. Atena/Vesta/Afrodite e, dal punto di vista di queste ultime, l’etichetta di “bad-girls” a loro attribuita: queste saranno anche ragazze con dei problemi di natura psicologica, ma le studentesse-distinte-e-raccomandabili che un tempo frequentavano la scuola non sono facilmente riconoscibili in Deirdre e Lucy.

I personaggi
JANE: è una donna ormai vicina ai quarant’anni, che non convive facilmente con i propri ricordi, legati alla tragica perdita di persone a cui era molto legata. Quando si ritrova a rivivere la situazione, però, non si lascia scoraggiare e, anche se è afflitta dai sensi di colpa per quello che ha lasciato che succedesse e se nessuno sembra prenderla sul serio, si rivela essere più determinata di quanto potrebbe sembrare inizialmente.
ATENA: una delle studentesse, dovrebbe essere una “bad-girl”, così almeno viene presentata fin dalle prime righe, ma a parte i capelli tinti in modo vistoso e le cicatrici sui polsi si rivela essere ben diversa da come veniva descritta. È molto legata ad altre due studentesse, Afrodite e Vesta, le quali hanno però un ruolo minore rispetto a lei. Nel corso del romanzo tra lei e Jane si instaura un buon rapporto.
CANDACE: la psicologa della scuola, che fa qualche comparsa nel corso della storia, e che puntualmente si rivela più importante di quanto sembrava inizialmente, sembra la classica persona che sta lì per il puro gusto di mettere i bastoni tra le ruote a qualcuno. Dal punto di vista professionale, sarà anche una psicologa, ma sembra quasi che più che offrire il proprio aiuto alle studentesse le abbia già bollate a priori come “non salvabili”.
LUCY: la migliore amica di Jane, morta durante l’ultimo anno di scuola, si rivela essere a poco a poco ben diversa da come Jane l’aveva sempre creduta. Dopo avere conosciuto Deirdre, infatti, sembra essere una ragazza facilmente influenzabile... ma anche questa si rivela non essere una verità assoluta.
DEIRDRE: viene presentata, per qualche verso, come una ragazza senza scrupoli, che influenza le sue amiche in maniera spropositata e che può diventare molto dannosa per loro. Anche Deirdre, però, è stata almeno in parte sottovalutata.
ROY: è uno dei ragazzi che Jane, Lucy e Deirdre frequentavano ai tempi della scuola e che partecipava ai loro festini. Ricompare in versione quarantenne ed è disposto a dare un aiuto concreto, o quasi, a Jane, e si rivela più legato a lei di quanto Jane pensasse in realtà.

Valutazione: 4/5
Sebbene il romanzo non rasenti la perfezione, si può rivelare una lettura ottima sia per gli amanti del thriller sia per chi ama i romanzi introspettivi. Ne “Il lago delle lingue morte” questi due aspetti si intrecciano dall’inizio alla fine in un mix che talvolta lascia senza fiato: è vero che, a causa della struttura del romanzo, talvolta certi colpi di scena vengono evitati, ma quelli che vengono alla luce nei momenti più inaspettati sono ottimi.


Recensione scritta per il Corriere della Notte del mese di maggio del forum Scrittori della Notte.

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