Il thriller “Il Lago delle Lingue Morte”, pubblicato nel
2002, è il romanzo d’esordio di Carol Goodman, nonché il suo primo romanzo ad
essere pubblicato in Italia.
Prima impressione
La copertina è forse un po’ banale, e punta ad essere una
rappresentazione del luogo in cui si svolgono le vicende. Guardando le cose
così come stanno, però, non sembra poi così precisa: si parla di un lago
ghiacciato e quello della copertina non lo sembra.
Il titolo, invece, è un titolo che colpisce. È anche la
traduzione letterale del titolo originale, “The Lake of Dead Languages”.
La trama
Jane Hudson, vedova, ormai vicina alla quarantina e con
una figlia piccola, è un’insegnante di latino che viene assunta in un collegio
femminile, nel nord degli Stati Uniti, situato accanto a un lago quasi
perennemente ghiacciato.
Jane trascorse la propria adolescenza in quella scuola,
come studentessa, e si rende conto immediatamente di come le cose siano
cambiate negli ultimi vent’anni: un tempo si trattava di un prestigioso
istituto, al quale lei e la sua migliore amica Lucy erano riuscite ad accedere
grazie a una borsa di studio, attualmente è una scuola che accoglie ragazze
“problematiche”: ex tossicodipendenti, autolesioniste e ragazze con problemi
psicologici.
Jane ha fin da subito un rapporto piuttosto conflittuale
con Candace Lockhart, la psicologa della scuola che spesso critica il suo
operato, mentre in compenso viene accolta bene dalle sue studentesse, che
sembrano rendersi conto che, nonostante l’apparenza, la loro professoressa ha
alle spalle una brutta storia tanto quanto loro. In particolare stringe un buon
rapporto con Atena e, in parte, con le sue amiche Vesta e Afrodite (durante le
lezioni le ragazze vengono chiamati con nomi classici, e durante la narrazione,
col punto di vista di Jane, vengono chiamate così anziché con i loro veri
nomi).
La tranquillità viene però presto sconvolta: qualcuno ha
trovato il diario di Jane, sul quale scriveva nell’ultimo anno prima del
diploma e che aveva smarrito, le fa ritrovare vecchie pagine di questo diario e
sembra intenzionato a farle rivivere l’incubo che visse a suo tempo. Al
penultimo anno di scuola Jane e Lucy, infatti, strinsero amicizia con una
ragazza un po’ strana, Deirdre, che ha molta influenza su di loro, spingendole
al consumo di droghe e alla frequentazione con alcuni ragazzi (compreso Matt,
il fratellastro di Lucy, del quale Jane e Deirdre sono entrambe innamorate) che
incontrano di nascosto di notte accanto al lago per praticare riti a sfondo
erotico. La situazione si fece più intensa dopo l’estate: Jane, che era tornata
a casa per assistere la madre gravemente malata, tornò a scuola trovando la
situazione molto cambiata e, dopo avere aiutato Deirdre e Lucy a coprire quello
che avrebbe potuto diventare uno scandalo, si ritrovò ad affrontare il presunto
suicidio, in circostanze non ben chiarite, di Deirdre, che si buttò nel lago (o
venne buttata nel lago?) dove affogò. Alla morte di Deirdre seguì poi quella di
Lucy e di suo fratello: durante un’accesa discussione Lucy i due scivolarono
infatti nel lago ghiacciato.
Jane, che già convive a fatica con i segreti in cui venne
coinvolta suo malgrado dalle amiche di un tempo, si rende conto che possono
diventare più pericolosi, non solo per lei, ma anche per le sue studentesse:
chi ce l’ha con lei, infatti, non si fa scrupoli di fare del male anche a loro
pur di consumare la propria vendetta; specie dopo avere notato come Atena,
Afrodite e Vesta siano un trio di amiche che per certi versi ricordano Jane,
Lucy e Deirdre.
Struttura e testo:
commenti
Il romanzo è narrato in prima persona, con il punto di
vista di Jane. Si suddivide in tre parti, la prima e la terza che narrano i
fatti del presente (con narrazione al presente), la seconda un lunghissimo
flashback sull’adolescenza di Jane e sui fatti in cui fu coinvolta insieme alle
sue amiche (narrato stavolta al passato remoto).
Se da un lato la scelta di una suddivisione in tre parti,
di cui un immenso flashback centrale, può essere utile per tenere ordinato
l’evolversi della trama, dall’altro fa sì che non tutto ciò che potrebbe essere
un colpo di scena si riveli come tale. Sarebbe stato probabilmente più
d’effetto se, anziché con una lunga digressione, i fatti del passato fossero
stati lasciati scoprire poco per volta. È vero che qualche sorpresa viene
lasciata per la terza parte, ma tutto sommato l’autrice avrebbe potuto ottenere
più suspense, dall’inizio alla fine, con una scelta diversa.
È forse un po’ labile inoltre il confronto
Jane/Lucy/Deirdre vs. Atena/Vesta/Afrodite e, dal punto di vista di queste
ultime, l’etichetta di “bad-girls” a loro attribuita: queste saranno anche
ragazze con dei problemi di natura psicologica, ma le
studentesse-distinte-e-raccomandabili che un tempo frequentavano la scuola non
sono facilmente riconoscibili in Deirdre e Lucy.
I personaggi
JANE: è una donna ormai vicina ai quarant’anni,
che non convive facilmente con i propri ricordi, legati alla tragica perdita di
persone a cui era molto legata. Quando si ritrova a rivivere la situazione, però,
non si lascia scoraggiare e, anche se è afflitta dai sensi di colpa per quello
che ha lasciato che succedesse e se nessuno sembra prenderla sul serio, si
rivela essere più determinata di quanto potrebbe sembrare inizialmente.
ATENA: una delle studentesse, dovrebbe essere una
“bad-girl”, così almeno viene presentata fin dalle prime righe, ma a parte i
capelli tinti in modo vistoso e le cicatrici sui polsi si rivela essere ben
diversa da come veniva descritta. È molto legata ad altre due studentesse,
Afrodite e Vesta, le quali hanno però un ruolo minore rispetto a lei. Nel corso
del romanzo tra lei e Jane si instaura un buon rapporto.
CANDACE: la psicologa della scuola, che fa qualche
comparsa nel corso della storia, e che puntualmente si rivela più importante di
quanto sembrava inizialmente, sembra la classica persona che sta lì per il puro
gusto di mettere i bastoni tra le ruote a qualcuno. Dal punto di vista
professionale, sarà anche una psicologa, ma sembra quasi che più che offrire il
proprio aiuto alle studentesse le abbia già bollate a priori come “non
salvabili”.
LUCY: la migliore amica di Jane, morta durante
l’ultimo anno di scuola, si rivela essere a poco a poco ben diversa da come
Jane l’aveva sempre creduta. Dopo avere conosciuto Deirdre, infatti, sembra
essere una ragazza facilmente influenzabile... ma anche questa si rivela non
essere una verità assoluta.
DEIRDRE: viene presentata, per qualche verso, come
una ragazza senza scrupoli, che influenza le sue amiche in maniera spropositata
e che può diventare molto dannosa per loro. Anche Deirdre, però, è stata almeno
in parte sottovalutata.
ROY: è uno dei ragazzi che Jane, Lucy e Deirdre
frequentavano ai tempi della scuola e che partecipava ai loro festini. Ricompare
in versione quarantenne ed è disposto a dare un aiuto concreto, o quasi, a
Jane, e si rivela più legato a lei di quanto Jane pensasse in realtà.
Valutazione: 4/5
Sebbene il romanzo non rasenti la perfezione, si può
rivelare una lettura ottima sia per gli amanti del thriller sia per chi ama i
romanzi introspettivi. Ne “Il lago delle lingue morte” questi due aspetti si
intrecciano dall’inizio alla fine in un mix che talvolta lascia senza fiato: è
vero che, a causa della struttura del romanzo, talvolta certi colpi di scena
vengono evitati, ma quelli che vengono alla luce nei momenti più inaspettati
sono ottimi.
Recensione scritta per il Corriere della Notte del mese di maggio del forum Scrittori della Notte.
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