Avevo sentito parlare molto bene di questo romanzo e,
complice una visita alla biblioteca comunale avvenuta sabato pomeriggio, oggi
ce l’avevo dentro la borsa.
È stata una lettura molto rapida, un po’ stamattina prima
di iniziare il lavoro, poi nella pausa pranzo e nelle due cosiddette “pause
caffè” (per me pause lettura, dato che non bevo il caffè), in quanto il romanzo
non è poi così lungo.
Prima impressione
Ero molto prevenuta su questo romanzo. Avevo visto il
film, molti anni fa, e non mi era piaciuto granché. Non ero una grande fan (e
non lo sono tuttora) delle storie d’amore tra il badboy più desiderato della
scuola anche se tratta male tutti e la ragazza bruttina buona samaritana
snobbata da tutti (potenziali amiche comprese) perché è brutta.
Mi sono decisa perché mi è stato detto che il romanzo è
abbastanza diverso dalla sua trasposizione cinematografica. È stato un
sollievo. Se non altro Landom, protagonista e voce narrante, non è un badboy ma
semplicemente uno studente che ha il massimo dei voti in poche materie scolastiche
e la sufficienza in tutte le altre.
La trama
1959. Landom ha 17 anni, è uno studente di medio livello
(nel senso che, da quanto si capisce, studia giusto il minimo indispensabile
per avere voti accettabili), malvisto perché non pratica nessuno sport e non
suona nessuno strumento musicale (evidentemente queste due cose devono
incrementare molto il livello di reputazione, dall’altra parte dell’oceano, non
so che dire...). Proprio per questo decide di frequentare un corso di teatro,
che dovrà mettere in scena lo spettacolo di Natale scritto dal reverendo
Sullivan, 70enne tardivo che a 55 anni ha avuto una figlia, Jamie, con la
giovane moglie morta di parto.
Jamie è proprio la “compagna di teatro” di Landom. Si veste
in modo antiquato, il suo unico interesse sono le attività di beneficienza, e
viene snobbata da tutta la scuola. È proprio a lei, però, che Landom si rivolge
quando ha bisogno di un’accompagnatrice per il ballo scolastico di inizio anno:
la sua ragazza l’ha appena lasciato e lui ha assolutamente bisogno di una
partner, altrimenti verrà deriso da tutta la scuola.
È così che inizia la loro frequentazione e, più il tempo
passa, più Landom scopre che Jamie è una ragazza normale, fino a innamorarsi di
lei. Proprio quando per i due potrebbe prospettarsi un futuro felice insieme,
però, Jamie gli rivela di essere malata terminale...
I personaggi
Iniziamo da lei, JAMIE, perché ci sono tante cose
da dire. Da quello che apprendiamo di lei è una ragazza dall’aspetto molto
comune (leggi: bruttina) che si veste da nonna, che non si trucca e che tiene
sempre i capelli raccolti. Siamo di fronte al brutto anatroccolo a cui,
ovviamente, basta vestirsi in modo più giovanile e cambiare pettinatura per
essere ritenuta bellissima. Naturalmente il suo aspetto da brutto anatroccolo
le impedisce di avere qualunque forma di interazione con i suoi coetanei: non
solo da parte dei ragazzi e dalle sosia di Marilyn Monroe, ma a quanto pare
anche dalle altre ragazze bruttine.
Le uniche attività a cui si dedica sono: aiutare chiunque
ne abbia bisogno, poco importa che abbiano chiesto il suo aiuto o meno, pregare
(naturalmente per gli altri, prima di tutto), partecipare ad attività di
beneficienza. Siamo quindi di fronte alla buona samaritana che non fa altro che
prendere dei due di picche ma che non fa altro che stare a disposizione di
tutti.
A Jamie basta un nonnulla per far innamorare di lei
Landom, ragazzo che non credeva di potersi innamorare di lei. Lo sposa, poco
prima di morire. Lui passerà tutta la vita a pensare a lei, senza mai avere
altre relazioni (almeno così pare). Siamo di fronte, a questo punto, a una
ragazza intorno alla quale inizia a girare tutta la vita di un ragazzo che, a
primo impatto, sembrava superiore a lei.
Riassumendo, gli elementi a cui siamo di fronte sono
questi:
1) brutto anatroccolo che si trasforma magicamente in
cigno;
2) perfettina veramente perfetta, che si dedica ad
attività diverse e più intellettuali rispetto alle coetanee;
3) ragazzo fashion che si innamora perdutamente di lei.
Dato che la matematica non è un’opinione, la somma di
questi tre elementi conduce a un risultato univoco: Jamie Sullivan = Mary Sue.
Per fortuna la voce narrante è quella di LANDOM:
questo ragazzo non ha niente che non vada, non c’è nulla che faccia di lui un
badboy e per fortuna il romanzo, diversamente dal film, non lo spaccia per
tale. Mi sembra abbastanza caratterizzato, ma non ci trovo niente di che. La
sua relazione con Jamie, inoltre, mi sembra poco realistica, per come è
strutturata: prima si vergogna di uscire con lei, dopo arriva a sposarla e a
passare tutta la vita pensando a lei. A far scattare la molla è, a suo dire, il
fatto che abbia capito tutto dalla vita grazie a lei. In realtà, da quello che
si evince, finché la vede come “brutto anatroccolo” si vergogna, quando la vede
come “cigno” fa tutto il resto.
ALTRI PERSONAGGI: non pervenuti, dato che hanno un
ruolo molto marginale e, di conseguenza, sono poco caratterizzati.
Valutazione
finale: 3/5
Lettura scorrevole e piacevole, ma senza ombra di dubbio
sopravvalutata. Ho letto altro di Nicholas Sparks e, finora, questo è il
romanzo che mi è piaciuto meno.
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