Il romanzo che ha reso vive le mie pause pranzo al lavoro
negli ultimi giorni è “La Classifica”
(titolo originale: “The List”) di Steve Martini. È uscito nel 1997 ed è
arrivato in Italia nel 1998, ma mi ha dato l’impressione di essere ambientato
in un’epoca un tantino precedente (praticamente nessuno ha un cellulare, nel
romanzo, e dato che si tratta di avvocati ed editori il mio sospetto è che non
siano gli anni ’90).
Prima impressione
Per una volta inizierò dalla quarta di copertina, anche
se in genere non lo faccio mai.
Abby Chandlis,
disillusa scrittrice di mezza età, ha scritto un romanzo formidabile. Per riuscire
a piazzare la sua opera, deve tuttavia ingannare i grandi nomi dell’editoria e
assumere un uomo affascinante affinché reciti la parte dell’autore. Quando,
per, il libro balza in cima alla classifica dei best-seller, Abby su trova sola
con un segreto che vale milioni di dollari e il gioco le sfugge di mano con
conseguenze mortali. E se avesse stretto un patto col diavolo? Teso,
incalzante, sorprendente, il thriller che ha consacrato Steve Martini tra gli
assi della suspense.
Quando in biblioteca mi è capitato davanti agli occhi quel
libro dalla copertina insignificante e ho letto cosa c’era scritto dietro, ho
sentito scattare una scintilla.
“Potrebbe essere interessante”, mi sono detta. Le aspettative
non sono state deluse.
La trama
Abby è un avvocato alle dipendenze di un importante
studio legale. Ha più o meno 45 anni, è divorziata e trascorre le notti a
scrivere. Ha pubblicato tre romanzi, ma sono caduti in fretta nel
dimenticatoio. Quando ha scritto il vero romanzo “bomba”, l’ha inviato a un
editore usando un nome falso da uomo, Gable Cooper. È un successo. Un’agente
letteraria vuole incontrarla, credendo che lei sia l’agente di Gable Cooper. Con
la complicità degli amici Morgan Spencer (suo collega da sempre innamorato, non
corrisposto, di lei) e Theresa Jenrico (la sua migliore amica, che è ospite a
casa sua dopo avere lasciato il marito violento e alcolista), Abby sta al
gioco. Non le resta che trovare un modello che interpreti la parte di Gable,
per poi rivelare di essere lei la vera autrice del romanzo soltanto quando
questo sarà in vetta alle classifiche.
È Theresa ad aiutarla, in un primo momento. Le due donne incontrano
un giovane modello (e probabile gigolò) e decidono di ingaggiarle. Lui, però,
all’ultimo momento dà buca ad Abby per non rinunciare a un impegno di lavoro, convincendo
il suo fratello maggiore, Jack, a presentarsi al suo posto e a interpretare la
parte dell’autore.
L’affare è fatto: Abby ingaggia Jack, che ha solo pochi
anni meno di lei e ha un fascino inequivocabile, che ha sempre sognato di
diventare scrittore, ma che non ha un grande talento. La situazione, però, le
sfugge di mano: l’assassinio di Theresa, nella casa in cui le due donne
vivevano e in cui Abby conservava la prima bozza del romanzo, battuta a
macchina su fogli intestato allo studio legale (che attesterebbero quindi la
vera paternità dell’opera), innesca una serie di eventi a catena che
coinvolgono anche il signor Jenrico, Morgan, l’ex marito di Abby desideroso di
essere mantenuto, ecc...
Per Abby, sempre più affascinata da Jack, sembra
impossibile capire di chi possa e di chi non possa fidarsi... e fino alle
ultime pagine non lo capiranno nemmeno i lettori dato che, il finale scontato
che si poteva ipotizzare a due capitoli dalla fine, viene smentito in un
rocambolesco finale.
Struttura
Capitoli brevi narrati al passato remoto: ottima scelta,
specie considerando che ad essa è accompagnato un testo fluido.
Narratore onnisciente: mhm... non mi ha convinta del
tutto. Sarà che preferisco interi capitoli, o parti di capitoli, scritte sempre
dallo stesso punto di vista, con un’alternanza netta... forse è solo un’opinione
mia, ma mi sembra che in questo modo sia un po’ meno ordinato.
Valutazione
finale: 4/5
È stata una lettura formidabile, a mio parere. Era da un
po’ che non leggevo un thriller così avvincente. Questo è un thriller, ma ha
anche una struttura simile a quella di un giallo classico. Per intenderci non è
uno dei thriller in cui si narra di una “fuga” dal colpevole sapendo fin dalle
prime pagine chi sia il colpevole. Ci sono forti sospetti, ma... non aggiungo
altro per non spoilerare.
Una cosa che ho apprezzato un po’ meno è la quasi totale
assenza del lato introspettivo: Abby perde una cara amica, viene pesantemente tradita
da una persona della quale si fidava, ha buoni motivi per non fidarsi nemmeno
di una persona che le sta accanto... eppure le sue sensazioni vengono sempre
liquidate in poche righe. Avrei gradito che anche questo aspetto fosse
approfondito un po’ di più. L’avrei trovato, se non altro, più realistico.
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