martedì 14 gennaio 2014

RECENSIONE: "Vento di magia" di Marianne Curley

In attesa di terminare la serie che mi appresterò a recensire non appena l'avrò finita, è il caso di dedicarmi anche alle altre letture a cui mi sono dedicata negli ultimi tempi, riservate generalmente alle pause pranzo al lavoro.
Una di queste è "Vento di magia" di Marianne Curley, un fantasy (o meglio, un mix tra un fantasy medievale e un urban fantasy) non proprio recentissimo, ma comunque di un'epoca abbastanza attuale.

Quarta di copertina
Tutti in paese considerano Kate una mezza strega, forse anche per quegli strani occhi a mandorla di un azzurro chiaro, per il suo viso bianchissimo e contornato da capelli neri e lucenti che le arrivano fino alla vita. Lui, Jarrod, sente immediatamente una forte attrazione per quella ragazza, e nello stesso tempo un'inquietudine che lo spinge ad allontanarsi. Jarrod non capisce, Kate sì: lui ha il dono, come lei, ma non ne è consapevole e soprattutto non sa gestire i suoi poteri. Kate non ha una storia: non ha mai conosciuto il padre e la madre e vive da sempre con la nonna ai margini della foresta pluviale. La storia della famiglia di Jarrod invece si perde in un passato lontano, in un castello ai confini tra Scozia e Inghilterra.

Prima impressione
Questo romanzo è stato pubblicato nel 2000, prima del boom di romanzi urban fantasy pieni dei classici fighi che si rivelano essere vampiri / licantropi / qualsiasi altra creatura soprannaturale.
Per qualcuno potrebbe essere un punto di forza. Io, sinceramente, me ne frego. Un romanzo positivo può esserlo sia che sia stato scritto prima del boom sia che sia stato scritto dopo... così come può accadere l'esatto contrario.
La copertina, in sé, non mi ha attirata più di tanto, ma tutto sommato pensavo che la trama potesse essere abbastanza interessante.

Trama e struttura
Il romanzo è strutturato, in prevalenza, in due parti (in totale è suddiviso in "prima parte", "seconda parte" e "terza parte", ma la terza, di fatto, è soltanto un epilogo): una ambientata ai giorni nostri (o meglio, all'epoca in cui è stato scritto il romanzo - fine anni '90/primi anni '00) e una ambientata nel medioevo.
Nella prima parte Kate conosce Jarrod, suo nuovo compagno di scuola, nella cui famiglia capitano sempre delle disgrazie. Grazie anche alla nonna di Kate i due scoprono che c'è una maledizione, che fu lanciata circa ottocento anni prima dal fratellastro illegittimo di un antenato di Jarrod. L'unico modo per spezzarla è tornare indietro nel tempo ed eliminare l'autore della maledizione.
Con un incantesimo suggerito dalla nonna di Kate, quindi, i due si ritrovano esattamente nel luogo e nell'epoca in cui viveva Rhauk (da notare: è l'unico personaggio che ha un nome contorto), l'autore della maledizione. Qui Jarrod si finge il nipote di un proprietario terriero suo antenato, il fratellastro di Rhauk, appunto.
Rhauk, dotato a sua volta di poteri magici, si rende conto dei poteri di Kate, che si spaccia per la moglie di Jarrod. La rapisce e con l'inganno le fa credere di essere pronto a rinunciare alla maledizione se lei resterà con lui. Jarrod, però, non accetta di lasciare l'amica in balia di Rhauk e lo sfida in un duello in cui la magia fa da protagonista...

Il tutto è narrato in prima persona, con punti di vista alternati, quello di Kate e quello di Jarrod. Questo, a mio parere, confonde parecchio le idee. Avrei preferito, da questo aspetto, una narrazione in terza persona, con POV sempre alternati.

Medioevo: promosso a pieni voti, perché la parte ambientata in quell'epoca è a mio parere molto avvincente... e lo dico senza nutrire una profonda passione (anzi, detestando) quel particolare periodo storico. I personaggi che appaiono in questa epoca sono abbastanza caratterizzati, almeno quelli che compaiono più spesso.
Giorni nostri: bocciati, perché seppure sia totalmente inutile ai fini della trama, ci sorbiamo più di un centinaio di pagine di puri stereotipi da teen-drama americano; ragazzi pieni di muscoli e poco dediti allo studio quindi stronzi ma desiderabili, ragazze ricche con i capelli mechati e quindi stronze, gente presa di mira perché possiede poteri magici, perché porta gli occhiali (tra l'altro questo mi sembra anche abbastanza anacronistico dato che almeno la metà dei ragazzini di oggi sono miopi, ma va beh...), perché non si veste alla moda (e qui mi verrebbe da dire: se si porta un'uniforme scolastica, come è più volte citato, i compagni di classe che accidenti ne sanno?), gente che soffre costantemente della sindrome di chi non è stato invitato alla festa e rasenta la disperazione, anche se in realtà non desidera affatto andarci. Personaggi secondari caratterizzati non ne vedo nemmeno uno e, a peggiorare le cose, sono totalmente inutili in relazione alla trama.
Inoltre tutto quello che accade è troppo frettoloso... o meglio: in questo centinaio di pagine ci sorbiamo una moltitudine di cliché, poi così dal nulla la nonna di Kate, deus-ex-machina della prima parte del romanzo, dice ai due che cosa devono fare.

Valutazione: 3/5
Non il meglio, non il peggio... tutto sommato si legge. Considerando che l'ho preso in prestito in biblioteca e che quindi l'ho letto senza spendere un centesimo, ci può stare.

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