Pubblicato nel 1939, questo romanzo si è ritenuto da
molti il migliore romanzo della produzione di Agatha Christie ed è tuttora uno
dei gialli più celebri che siano stati mai scritti.
Controversie sul
titolo
Questo romanzo è stato pubblicato in Italia con il
termine di “Dieci Piccoli Indiani”, ma non solo. Esiste anche un titolo
alternativo: “E non ne rimase nessuno”. Dietro a questa duplice titolazione c’è
una storia più complessa di quanto si potrebbe credere.
Il titolo “Dieci Piccoli Indiani”, infatti, è alquanto
incoerente nella versione italiana. Richiama infatti a una filastrocca per
bambini che i protagonisti trovano incorniciata nella casa in cui vengono
invitati, in cui non si parla di indiani, ma di “dieci poveri negretti” [CIT.], così come nella versione in lingua
originale erano “ten little niggers”.
Il problema è arrivato con l’edizione americana e con la
diversa accezione del termine “nigger” tra l’inglese britannico e l’inglese
americano. Mentre questo termine non era ritenuto un termine dispregiativo in
Gran Bretagna, dove era comunemente utilizzato per indicare persone di colore,
in America aveva una connotazione maggiormente offensiva.
Nell’edizione americana il testo venne quindi cambiato in
“ten little Indians”. Il titolo,
però, non fu “Ten Little Indians”, come si poteva intuire, ma “And There Was
None”, riferito al finale della filastrocca, peraltro incoerente nella
traduzione italiana: il titolo alternativo è “E non ne rimase nessuno”, che
viene però tradotto nel testo con la variante “e nessuno ne restò”.
La trama in breve
Dieci persone vengono invitate da uno sconosciuto, che si
firma come U.N.Owen (per l’assonanza – si scoprirà in breve – tra la pronuncia
di “UNOwen” e quella di “unknown”, cioè sconosciuto), a trascorrere una vacanza
in una villa a Nigger Island, un’isola deserta che si rivela alquanto
inquietante. Tutti accettano, chi per un motivo chi per l’altro, e si ritrovano
sull’isola, dove colui che li ha invitati non si fa vedere.
Qui trovano la filastrocca incorniciata e corredata da
dieci statuette, come a rappresentare i personaggi di cui essa racconta, che
spariscono uno dopo l’altro:
Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar;
uno fece indigestione,
solo nove ne restar.
Nove poveri negretti
fino a notte alta vegliar:
uno cadde addormentato,
otto soli ne restar.
[...]
Solo, il povero negretto
in un bosco se ne andò:
a un pino s'impiccò,
e nessuno ne restò.
Se il testo fa anche sorridere, è sicuramente più inquietante
la voce registrata che, non appena i dieci invitati si riuniscono, li accusa
uno dopo l’altro di essersi macchiati di crimini rimasti impuniti (siano state
esse morti accidentali, istigazioni al suicidio o veri e propri delitti). A
sconvolgere i dieci protagonisti è proprio il fatto che sia davvero così.
Se questo da sé poteva bastare per rendere la vacanza un
incubo, la situazione peggiora quando i protagonisti iniziano ad essere uccisi
l’uno dopo l’altro.
Convinti che un killer si nasconda nell’ombra i
protagonisti si rendono conto di una ben più inquietante verità: sull’isola
divenuta inarrivabile dall’esterno non c’è nessuno oltre a loro, quindi questo
significa che a commettere gli omicidi è uno di loro.
In una situazione in cui la tensione cresce ora dopo ora,
si ritrovano tutti a sospettare di tutti, fino a un finale che si rivela un
vero colpo di scena.
I personaggi
“Dieci piccoli indiani” fa parte della minoranza dei
romanzi scritti da Agatha Christie in cui non compare un personaggio ricorrente.
Forse è proprio questo a permettere una maggiore caratterizzazione dei
personaggi che compaiono: non avviene per tutti, in quanto alcuni passano un
po’ inosservati in attesa che sia il loro turno per “uscire di scena”, ma di
molti di essi intravediamo i pensieri tra le righe. L’alternarsi di punti di
vista ci permette di conoscere i
personaggi che vediamo talvolta più riflettere che agire, e specie di chi ha
avuto una storia più intricata alle spalle veniamo a scoprire molte cose.
Il personaggio più approfondito è sicuramente quello di
Vera Claythorne, forse il più controverso e inquietante, che troviamo dalle
prime pagine fino alle ultime.
Testo e struttura
Il testo è fluido, con una suddivisione in capitoli
coerente. L’enigma cresce pagina dopo pagina, portando il lettore a
interrogarsi su quale sia la soluzione al mistero che viene presentato.
A questo si accompagna un livello di tensione sempre
percepibile, ma che non prende mai il sopravvento sull’enigma in attesa di
risposte.
Valutazione
finale: 5/5
Seppure il giallo sia sempre stato ritenuto un genere
“commerciale”, la prima impressione è che in “Dieci piccoli indiani” ci sia
qualcosa di più.
Quello intorno al quale si svolge la storia è un enigma
costruito ottimamente, che coinvolge il lettore dalla prima fino all’ultima
pagina, e nel quale ogni possibile indizio è visibile a posteriori, ma non
appare agli occhi di chi si accinge a lettere il testo per la prima volta.
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