mercoledì 17 luglio 2013

RECENSIONE: “Dieci Piccoli Indiani” di Agatha Christie

Pubblicato nel 1939, questo romanzo si è ritenuto da molti il migliore romanzo della produzione di Agatha Christie ed è tuttora uno dei gialli più celebri che siano stati mai scritti.

Controversie sul titolo
Questo romanzo è stato pubblicato in Italia con il termine di “Dieci Piccoli Indiani”, ma non solo. Esiste anche un titolo alternativo: “E non ne rimase nessuno”. Dietro a questa duplice titolazione c’è una storia più complessa di quanto si potrebbe credere.
Il titolo “Dieci Piccoli Indiani”, infatti, è alquanto incoerente nella versione italiana. Richiama infatti a una filastrocca per bambini che i protagonisti trovano incorniciata nella casa in cui vengono invitati, in cui non si parla di indiani, ma di “dieci poveri negretti” [CIT.], così come nella versione in lingua originale erano “ten little niggers”.
Il problema è arrivato con l’edizione americana e con la diversa accezione del termine “nigger” tra l’inglese britannico e l’inglese americano. Mentre questo termine non era ritenuto un termine dispregiativo in Gran Bretagna, dove era comunemente utilizzato per indicare persone di colore, in America aveva una connotazione maggiormente offensiva.
Nell’edizione americana il testo venne quindi cambiato in “ten little Indians”. Il titolo, però, non fu “Ten Little Indians”, come si poteva intuire, ma “And There Was None”, riferito al finale della filastrocca, peraltro incoerente nella traduzione italiana: il titolo alternativo è “E non ne rimase nessuno”, che viene però tradotto nel testo con la variante “e nessuno ne restò”.

La trama in breve
Dieci persone vengono invitate da uno sconosciuto, che si firma come U.N.Owen (per l’assonanza – si scoprirà in breve – tra la pronuncia di “UNOwen” e quella di “unknown”, cioè sconosciuto), a trascorrere una vacanza in una villa a Nigger Island, un’isola deserta che si rivela alquanto inquietante. Tutti accettano, chi per un motivo chi per l’altro, e si ritrovano sull’isola, dove colui che li ha invitati non si fa vedere.
Qui trovano la filastrocca incorniciata e corredata da dieci statuette, come a rappresentare i personaggi di cui essa racconta, che spariscono uno dopo l’altro:

Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar;
uno fece indigestione,
solo nove ne restar.

Nove poveri negretti
fino a notte alta vegliar:
uno cadde addormentato,
otto soli ne restar.

[...]
Solo, il povero negretto
in un bosco se ne andò:
a un pino s'impiccò,
e nessuno ne restò.

Se il testo fa anche sorridere, è sicuramente più inquietante la voce registrata che, non appena i dieci invitati si riuniscono, li accusa uno dopo l’altro di essersi macchiati di crimini rimasti impuniti (siano state esse morti accidentali, istigazioni al suicidio o veri e propri delitti). A sconvolgere i dieci protagonisti è proprio il fatto che sia davvero così.
Se questo da sé poteva bastare per rendere la vacanza un incubo, la situazione peggiora quando i protagonisti iniziano ad essere uccisi l’uno dopo l’altro.
Convinti che un killer si nasconda nell’ombra i protagonisti si rendono conto di una ben più inquietante verità: sull’isola divenuta inarrivabile dall’esterno non c’è nessuno oltre a loro, quindi questo significa che a commettere gli omicidi è uno di loro.
In una situazione in cui la tensione cresce ora dopo ora, si ritrovano tutti a sospettare di tutti, fino a un finale che si rivela un vero colpo di scena.

I personaggi
“Dieci piccoli indiani” fa parte della minoranza dei romanzi scritti da Agatha Christie in cui non compare un personaggio ricorrente. Forse è proprio questo a permettere una maggiore caratterizzazione dei personaggi che compaiono: non avviene per tutti, in quanto alcuni passano un po’ inosservati in attesa che sia il loro turno per “uscire di scena”, ma di molti di essi intravediamo i pensieri tra le righe. L’alternarsi di punti di vista ci permette di conoscere i personaggi che vediamo talvolta più riflettere che agire, e specie di chi ha avuto una storia più intricata alle spalle veniamo a scoprire molte cose.
Il personaggio più approfondito è sicuramente quello di Vera Claythorne, forse il più controverso e inquietante, che troviamo dalle prime pagine fino alle ultime.

Testo e struttura
Il testo è fluido, con una suddivisione in capitoli coerente. L’enigma cresce pagina dopo pagina, portando il lettore a interrogarsi su quale sia la soluzione al mistero che viene presentato.
A questo si accompagna un livello di tensione sempre percepibile, ma che non prende mai il sopravvento sull’enigma in attesa di risposte.

Valutazione finale: 5/5
Seppure il giallo sia sempre stato ritenuto un genere “commerciale”, la prima impressione è che in “Dieci piccoli indiani” ci sia qualcosa di più.
Quello intorno al quale si svolge la storia è un enigma costruito ottimamente, che coinvolge il lettore dalla prima fino all’ultima pagina, e nel quale ogni possibile indizio è visibile a posteriori, ma non appare agli occhi di chi si accinge a lettere il testo per la prima volta.



Recensione scritta per il Corriere della Notte numero 10, del forum Scrittori della Notte.

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