sabato 27 luglio 2013

Recensione: “QUATTRO VOLTE DOMENICA” di Mary Higgins Clark

Ho un po’ di lavoro arretrato (approfittando delle giornate al mare, della biblioteca comunale e del tempo libero ho portato avanti numerose letture – tra cui, ma non solo, una delle serie paranormal romance più chiacchierate dell’ultimo decennio, di cui parlerò presumibilmente la prossima settimana) e ho deciso di iniziare da “Quattro volte domenica” di Mary Higgins Clark, un romanzo del 1996, a metà tra il giallo e il thriller, che ho letto sotto l’ombrellone giovedì scorso.

Impressioni
Pubblicato con il titolo originale di “My Gal Sunday”, si ispira nel nome, a quanto ho capito, ad un programma radiofonico (o televisivo?) che la Higgins Clark stava ascoltando quando ha avuto un’illuminazione sui due personaggi principali, Henry e Sunday.
Il titolo italiano si ispira probabilmente al fatto che, all’interno del romanzo, siano presenti quattro distinti episodi.

I personaggi
Henry è l’ex presidente degli Stati Uniti, è stato eletto per due mandati, e ha solo 44 anni. In pratica è diventato presidente quando era appena un bambino...
Sunday è sua moglie, è un membro del Congresso (quindi più o meno una parlamentare), ha una trentina d’anni... e pare che il suo impegno politico sia pressoché nullo, dal momento che la ritroviamo sempre al seguito del marito.
I due, per cause di forza maggiore, si improvvisano detective, e risolveranno brillantemente ben quattro casi.
A parte questo, non so se è un’impressione mia, ma li trovo alquanto irrealistici, specie per l’età di lui e per il fatto che, tranne gironzolare, farsi gli affaracci loro e indagare su dei delitti non fanno mai nulla. Eppure dovrebbero essere persone un po’ più impegnate del primo che passa per la strada...

Gli episodi
1) Più simile a un giallo classico che a un thriller, genere in cui la Higgins Clark si è sempre distinta, Henry e Sunday si ritrovano ad affrontare un notevole problema: l’ex segretario di stato, loro caro amico, viene accusato di avere sparato alla sua giovane fidanzata, con la quale si era appena lasciato. Lui, però, non ne ricorda nulla. E infatti non è stato lui, come Henry e Sunday hanno brillantemente modo di scoprire. La soluzione, però, va un po’ oltre quella del giallo classico: di solito il colpevole è un personaggio ben noto al lettore, invece qui siamo in pieno caso “non importa se quel personaggio l’avevo nominato solo per caso introducendolo come irrilevante, se gli avessi dato un ruolo si sarebbe capito che era il colpevole”.
2) Nell’episodio successivo, a mio avviso quello più appassionante, Sunday viene rapita e sequestrata in uno scantinato (qualcosa del genere l’avevo già letto in un romanzo della Higgins Clark, ma non fa niente...) e il rapitore annuncia che, se verrà liberato un certo terrorista rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, lui libererà Sunday. In realtà non è proprio così... Il rapitore, infatti, non c’entra nulla con il terrorista, si è inventato una storiella che non sta né in cielo né in terra con lo scopo di vendicarsi nei confronti di Sunday perché... no, non vi dico perché, perché se no sarebbe una spoilerata. Il terrorista fissato col caviale e con le cravatte di Armani, però, è un personaggio talmente epico che è una vera fortuna che la nostra Mary ce l’abbia propinato. È il soggetto più memorabile di tutto il romanzo.
3) Ci avviciniamo più al thriller nel terzo episodio: Henry acquista uno yacht sul quale aveva viaggiato da bambino... e purtroppo su quello stesso yacht si nascondono le prove di un omicidio politico avvenuto proprio quando Henry si trovava su quella nave; purtroppo, perché a quanto pare Henry e Sunday non possono stare tranquilli nemmeno in vacanza. Per recuperare le prove viene ingaggiato (ve lo posso dire, dato che i colpevoli sono co-protagonisti e il lettore sa perfettamente quali siano le loro intenzioni) un serial killer che non fa altro che scoppiare a piangere per la sorte della sua anziana madre e delle sue anziane zie, rinchiuse nel carcere di un paese dittatoriale sudamericano (immaginario) e condannate a morte qualora lui non porterà a termine il suo incarico. Ancora una volta la Higgins Clark riesce, presumo involontariamente, a farci trovare più simpatico il colpevole piuttosto che quelli che dovrebbero essere i personaggi positivi... Ho fatto il tifo per lui per tutto il tempo, anche se non aveva neanche la metà del fascino del terrorista di cui sopra.
4) Un bambino francese viene rapito a scopo di estorsione dalla baby-sitter, che ha un incidente stradale; il piccolo Jacques scappa e si perde per i boschi dove Henry ha appena abbattuto un albero sempreverde per farci un albero di Natale (complimenti per la sensibilità ai problemi dell’ambiente, non c’è che dire!). Henry e Sunday immancabilmente se lo portano a casa, pur non sapendo niente su chi sia e da dove provenga, e riescono dopo tante peripezie (come avere cantato canzoni natalizie e inviato email) a riconsegnarlo alla madre.

Struttura
Nonostante la suddivisione in episodi, questi non sembrano troppo distanti l’uno dall’altro: si fanno accenni a quanto già accaduto in quelli successivi, e il lettore può rendersi conto tranquillamente di essere all’interno dello stesso romanzo.
Il testo è sempre fluido, ma il romanzo risente a mio parere della divisione in piccoli episodi, ogni volta che si crea suspense, questa finisce; questo è un vero peccato, in quanto la Higgins Clark (in passato ho letto diversi suoi romanzi) con la suspense ci sa fare.

Valutazione: 3/5
È stata una lettura piacevole, talvolta più, talvolta meno interessante, che ha coinvolto, a tratti, e non sempre con la stessa intensità.
Il primo episodio è stato a mio avviso molto scialbo, il secondo e il terzo sono stati intriganti, l’ultimo è una favoletta di Natale.
Con dei personaggi più credibili, il voto avrebbe potuto essere più alto.

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