Ho un po’ di lavoro arretrato (approfittando delle
giornate al mare, della biblioteca comunale e del tempo libero ho portato
avanti numerose letture – tra cui, ma non solo, una delle serie paranormal
romance più chiacchierate dell’ultimo decennio, di cui parlerò presumibilmente
la prossima settimana) e ho deciso di iniziare da “Quattro volte domenica” di Mary Higgins Clark, un romanzo del
1996, a metà tra il giallo e il thriller, che ho letto sotto l’ombrellone
giovedì scorso.
Impressioni
Pubblicato con il titolo originale di “My Gal Sunday”, si ispira nel nome, a
quanto ho capito, ad un programma radiofonico (o televisivo?) che la Higgins
Clark stava ascoltando quando ha avuto un’illuminazione sui due personaggi
principali, Henry e Sunday.
Il titolo italiano si ispira probabilmente al fatto che,
all’interno del romanzo, siano presenti quattro distinti episodi.
I personaggi
Henry è l’ex presidente degli Stati Uniti, è stato eletto
per due mandati, e ha solo 44 anni. In pratica è diventato presidente quando
era appena un bambino...
Sunday è sua moglie, è un membro del Congresso (quindi
più o meno una parlamentare), ha una trentina d’anni... e pare che il suo
impegno politico sia pressoché nullo, dal momento che la ritroviamo sempre al
seguito del marito.
I due, per cause di forza maggiore, si improvvisano
detective, e risolveranno brillantemente ben quattro casi.
A parte questo, non so se è un’impressione mia, ma li
trovo alquanto irrealistici, specie per l’età di lui e per il fatto che, tranne
gironzolare, farsi gli affaracci loro e indagare su dei delitti non fanno mai nulla.
Eppure dovrebbero essere persone un po’ più impegnate del primo che passa per
la strada...
Gli episodi
1) Più simile a un giallo classico che a un thriller,
genere in cui la Higgins Clark si è sempre distinta, Henry e Sunday si
ritrovano ad affrontare un notevole problema: l’ex segretario di stato, loro
caro amico, viene accusato di avere sparato alla sua giovane fidanzata, con la
quale si era appena lasciato. Lui, però, non ne ricorda nulla. E infatti non è
stato lui, come Henry e Sunday hanno brillantemente modo di scoprire. La soluzione,
però, va un po’ oltre quella del giallo classico: di solito il colpevole è un
personaggio ben noto al lettore, invece qui siamo in pieno caso “non importa se
quel personaggio l’avevo nominato solo per caso introducendolo come irrilevante,
se gli avessi dato un ruolo si sarebbe capito che era il colpevole”.
2) Nell’episodio successivo, a mio avviso quello più
appassionante, Sunday viene rapita e sequestrata in uno scantinato (qualcosa
del genere l’avevo già letto in un romanzo della Higgins Clark, ma non fa
niente...) e il rapitore annuncia che, se verrà liberato un certo terrorista
rinchiuso in un carcere di massima sicurezza, lui libererà Sunday. In realtà
non è proprio così... Il rapitore, infatti, non c’entra nulla con il
terrorista, si è inventato una storiella che non sta né in cielo né in terra
con lo scopo di vendicarsi nei confronti di Sunday perché... no, non vi dico
perché, perché se no sarebbe una spoilerata. Il terrorista fissato col caviale
e con le cravatte di Armani, però, è un personaggio talmente epico che è una vera
fortuna che la nostra Mary ce l’abbia propinato. È il soggetto più memorabile
di tutto il romanzo.
3) Ci avviciniamo più al thriller nel terzo episodio:
Henry acquista uno yacht sul quale aveva viaggiato da bambino... e purtroppo su
quello stesso yacht si nascondono le prove di un omicidio politico avvenuto
proprio quando Henry si trovava su quella nave; purtroppo, perché a quanto pare
Henry e Sunday non possono stare tranquilli nemmeno in vacanza. Per recuperare
le prove viene ingaggiato (ve lo posso dire, dato che i colpevoli sono
co-protagonisti e il lettore sa perfettamente quali siano le loro intenzioni)
un serial killer che non fa altro che scoppiare a piangere per la sorte della
sua anziana madre e delle sue anziane zie, rinchiuse nel carcere di un paese
dittatoriale sudamericano (immaginario) e condannate a morte qualora lui non porterà
a termine il suo incarico. Ancora una volta la Higgins Clark riesce, presumo
involontariamente, a farci trovare più simpatico il colpevole piuttosto che
quelli che dovrebbero essere i personaggi positivi... Ho fatto il tifo per lui per
tutto il tempo, anche se non aveva neanche la metà del fascino del terrorista
di cui sopra.
4) Un bambino francese viene rapito a scopo di estorsione
dalla baby-sitter, che ha un incidente stradale; il piccolo Jacques scappa e si
perde per i boschi dove Henry ha appena abbattuto un albero sempreverde per
farci un albero di Natale (complimenti per la sensibilità ai problemi dell’ambiente,
non c’è che dire!). Henry e Sunday immancabilmente se lo portano a casa, pur
non sapendo niente su chi sia e da dove provenga, e riescono dopo tante
peripezie (come avere cantato canzoni natalizie e inviato email) a
riconsegnarlo alla madre.
Struttura
Nonostante la suddivisione in episodi, questi non
sembrano troppo distanti l’uno dall’altro: si fanno accenni a quanto già accaduto
in quelli successivi, e il lettore può rendersi conto tranquillamente di essere
all’interno dello stesso romanzo.
Il testo è sempre fluido, ma il romanzo risente a mio
parere della divisione in piccoli episodi, ogni volta che si crea suspense,
questa finisce; questo è un vero peccato, in quanto la Higgins Clark (in
passato ho letto diversi suoi romanzi) con la suspense ci sa fare.
Valutazione:
3/5
È stata una lettura piacevole, talvolta più, talvolta
meno interessante, che ha coinvolto, a tratti, e non sempre con la stessa
intensità.
Il primo episodio è stato a mio avviso molto scialbo, il
secondo e il terzo sono stati intriganti, l’ultimo è una favoletta di Natale.
Con dei personaggi più credibili, il voto avrebbe potuto
essere più alto.
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