sabato 8 febbraio 2014

RECENSIONE: "Assassinio sull'Orient Express" di Agatha Christie

La prima volta che lessi “Assassinio sull’Orient Express”, romanzo di Agatha Christie scritto nel 1933, avevo 12 anni. Mi parve un capolavoro e per molti anni non mi ha sorpreso affatto che questo sia considerato uno dei migliori romanzi della zia Agatha. Devo ammettere, però, che rileggendolo adesso mi ha fatto un effetto un po’ diverso. Non voglio assolutamente sminuirlo: si tratta sicuramente di uno dei suoi romanzi in cui la soluzione è più originale, ma a mio parere, nella mia classifica personale, sta indubbiamente dietro a “Dieci piccoli indiani” e “L’assassinio di Roger Ackroid”... e forse quest’ultimo lo metterei al primo posto in assoluto. Ma prima di giungere a questa conclusione intendo rileggerlo...

Si tratta di uno dei tanti romanzi che hanno per protagonista il celebre detective belga Hercule Poirot, sulla cui età c’è qualche mistero (quando giunse in Inghilterra come profugo durante la prima guerra mondiale era già anziano, ma nonostante ciò cinquant’anni più tardi risolveva ancora dei casi), che per una volta passa meno tempo del solito a vantarsi di quanto siano belli i suoi baffi e, ancora più strano, non fa alcun accenno alle sue “celluline grigie”.
Comunque, come da tradizione, ogni luogo in cui vada c’è un morto... e stavolta il morto è in un vagone letto dell’Orient Express.

La trama
In pieno inverno, in via del tutto eccezionale, uno dei vagoni dell’Orient Express è stato prenotato al completo. È proprio su quel treno che si trova a viaggiare Poirot, in uno scompartimento che era stato prenotato da un tale che non si è presentato. Nella stanza attigua alla sua dorme un anziano americano, Samuel Ratchett, che lascia intendere, nella breve conversazione che ha con Poirot all’inizio del romanzo, di avere ricevuto minacce di morte.
E infatti, in una notte in cui il treno rimane bloccato a causa del maltempo, Ratchett viene ucciso con 12 coltellate. Sulla scena del delitto si trovano un fazzoletto da donna e un aggeggio per pulire le pipe. Sul treno soltanto due persone sembrano conoscerlo: si tratta del suo segretario e del suo maggiordomo, entrambi al corrente del fatto che l’uomo si sentisse minacciato. Il capotreno incarica Poirot e un medico che viaggia su un altro scompartimento di indagare sul conto della vittima. Poirot, trovando i resti di una lettera bruciata, scopre che Ratchett in realtà era un malvivente americano sotto falso nome, colpevole del rapimento e dell’uccisione di una bambina, delitto che provocò anche altre morti (i genitori si ammalarono e morirono, la baby-sitter, inizialmente sospettata, seppure innocente, dell’omicidio, si suicidò...) e che scosse l’opinione pubblica.
Gli altri viaggiatori presenti sul treno sono i seguenti:
- un’americana anziana e chiacchierona, che sostiene di essere stata, in qualche modo, testimone della fuga dell’assassino e che trova l’arma del delitto;
- una nobile russa piuttosto snob accompagnata da una cameriera in là con gli anni e piuttosto svampita;
- un militare inglese di mezza età che ha vissuto in India per molti anni, che tra l’altro è l’unico, sul treno, a fumare la pipa;
- un’insegnante inglese piuttosto fredda e razionale;
- un nobile ungherese e la sua giovanissima moglie;
- un’infermiera olandese con il classico stile da vecchia zitella;
- un italiano piuttosto rozzo di età imprecisata;
- un detective americano che sostiene di essere stato ingaggiato come bodyguard da Ratchett.
Poirot si occupa quindi delle indagini, interrogando tutti i viaggiatori e l’inserviente francese che lavora sul treno, scoprendo che più di uno, tra i presenti, erano al corrente della vera identità di Ratchett e che nessuno sembra essere particolarmente affranto dalla sua morte...

Struttura
Il romanzo è diviso in tre parti:
- una prima parte dedicata all’introduzione dei personaggi, al delitto e alle prime considerazioni sul delitto;
- una seconda parte dedicata alle deposizioni di ciascuno dei personaggi;
- una terza parte dedicata alle scoperte sul caso e alla soluzione, che viene esposta da Poirot, come sempre accade, a un raduno a cui sono invitati tutti i sospettati.
Il romanzo è narrato in terza persona e a tratti il narratore sembra quasi onnisciente, anche se ovviamente non al punto tale da lasciare in giro degli indizi.
La narrazione, a mio parere, è piuttosto fluida e scorrevole tanto che, come ho già detto, ho letto questo romanzo per la prima volta quando ero alle medie e non ho avuto difficoltà.
Certi personaggi sono piuttosto caratterizzati, mentre altri non tanto, anche perché rimangono abbastanza in disparte, seppure centrali per la trama.

Valutazione finale: 4,5/5
Non gli do il massimo, perché l’ho trovato, specie per quanto riguarda la scena del delitto, piuttosto teatrale e pomposo. Certo, si scoprirà che era intenzione di chi ha commettere l’omicidio quella di realizzare qualcosa di teatrale e pomposo, ma a mio parere in certi tratti lo è un po’ troppo.
Quello che ho apprezzato più di ogni altra cosa è il finale e quindi la soluzione: a mio parere è una delle soluzioni più originali che io abbia mai letto in un giallo.


Nessun commento:

Posta un commento