“I due volti di gennaio” di Patricia Highsmith, uscito
mezzo secolo fa, è stata, in questi giorni, una delle mie ultime letture.
Per quanto riguarda il genere, si colloca a metà tra il
thriller e il noir, come ormai penso tutti i romanzi di questa autrice.
Trama
Direi che possiamo iniziare dalla quarta di copertina,
che tutto sommato descrive abbastanza bene quella che è, in linea di massima,
la trama di questo romanzo.
Un pomeriggio come
tanti, tre esistenze si incrociano nel corridoio di un albergo greco. Quella di
Chester, truffatore quarantenne americano, di sua moglie Colette, giovane, bella
e inquieta, e di Rydal, un ragazzo in fuga dai fantasmi del passato.
In pochi minuti,
quanto basta per nascondere il cadavere di un ispettore greco sulle tracce di
Chester, le vite dei tre non sono più le stesse. Rydal, per noia e curiosità,
si offre di aiutare Chester e Colette a nascondersi e a fuggire, ma in un
crescendo di seduzione e fascinazione nessuno dei tre è più in controllo delle
proprie emozioni e dei propri istinti. E quando Chester si rende conto che la
moglie sta per cedere al fascino del giovane amico, prepara una terribile
vendetta nel labirinto del palazzo di Cnosso...
Siamo alla fine degli anni ’50-inizio degli anni ’60 in
Grecia, dove il truffatore di mezza età Chester si è rifugiato per non dare
troppo nell’occhio in America, suo paese natale. Ha una moglie 25enne oca che
si lascia maltrattare volentieri se questo significa essere ricca grazie agli
introiti del marito. Nel tentativo di sfuggire a un agente lo uccide... e in
quel momento sbuca fuori Rydal (un neolaureato con vari precedenti penali che
non ha niente da fare dalla mattina alla sera) proprio mentre Chester si sta
sbarazzando del cadavere. Naturalmente Rydal fa la cosa più normale in un
romanzo della Highsmith, che è aiutarlo a nascondere il corpo, procurare
passaporti falsi a lui e alla sua consorte e, come se non bastasse, seguirli
nella loro fuga perché... mhm... perché... suvvia, c’è bisogno di un perché,
dopo tutte le azioni insensate che ha già commesso? Direi di no.
I tre fuggono con false identità e Colette sembra molto attratta
da Rydal, con il quale trascorre il proprio tempo mentre Chester non fa altro
che bere, e che tenta di sedurre. Convinto che i due abbiano una relazione,
Chester tenta di sbarazzarsi di Rydal prima pagandolo affinché se ne vada e poi
tentando di lanciargli un pesante vaso in testa durante l’ennesima delle loro
gite da finti turisti. Per fortuna di noi lettori il vaso arriva in testa a
Colette, che muore sul colpo. Ci liberiamo quindi del personaggio più insulso e
resta in vita l’unico vagamente interessante!
Chester reagisce con estrema freddezza all’omicidio
involontario della moglie da lui commesso e si nasconde per non essere visto
dal custode, che invece vede Rydal. Risultato: Chester ha intenzione di far sì
che Rydal venga accusato del delitto, ma ha anche intenzione di liberarsi di
lui e di procurarsi un’ulteriore identità. Rydal, nel frattempo, vuole
vendicare Colette e progetta di eliminare Chester. Forse. Perché quali siano le
intenzioni dell’uno e dell’altro non è poi così semplice capirlo...
Struttura
Il romanzo è narrato in terza persona, con i punti di
vista dei personaggi che si alternano da un personaggio all’altro in quello che
io definisco “modo disordinato”: capita anche da una frase all’altra, e non è
esattamente la soluzione che prediligo.
Nonostante ciò il testo riesce comunque ad essere
scorrevole quanto basta per consentirne una lettura rapida.
Valutazione: 3/5
Il romanzo tutto sommato è abbastanza interessante, ma
non ci sono, a mio parere, molti colpi di scena e praticamente MAI la trama
pare realistica.
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