domenica 8 giugno 2014

RECENSIONE: "Cercando Alaska" di John Green

Ecco a voi la recensione di uno degli ultimi romanzi che ho letto in questi giorni...

Trama
Miles Halter, solitario collezionista di Ultime Parole Famose, lascia la tranquilla vita di casa per cercare il suo Grande Forse a Culver Creek, una scuola prestigiosa in Alabama. È qui che conosce Alaska. Brillante, buffa, svitata, imprevedibile, sexy quanto lo si può essere, per Miles diventa un enigma, un pensiero fisso, una magnifica ossessione.

Dalla quarta di copertina si capisce tutto e niente, e dico sul serio. Si capisce tutto (cioè che sarà uno young adult con un protagonista maschile simil-nerd innamorato di una gnokka buona) e niente (cioè non è chiaro quale sia il resto della trama, se ce ne sarà una, e che cosa significhi collezionare Ultime Parole Famose).
Collezionare ultime parole famose, apprendiamo fin dalle prime pagine, significa sapere a memoria le parole pronunciate in punto di morte da qualunque personaggio storico, che è appunto l’hobby del nostro Miles, un secchione ammesso a studiare in un prestigioso college dove si fa di tutto tranne che studiare e che, contrariamente a qualunque altra scuola, per i corsi di religione si fanno relazioni di dozzine di pagine invece di non fare niente. Miles, neanche a dirlo, non aveva amici, non aveva nessuno che se lo filasse e non faceva nulla per fare amicizia con qualcun altro. Al college però gli va bene: diventa amico del Colonnello (in questo romanzo i soprannomi simil-Moccia si moltiplicano come funghi) e di tutti i suoi amici, ovvero un giapponese fuori di testa e una ragazza fuori di testa, ovvero Takumi e Alaska. Poi, inevitabilmente, ha per nemici gli snob della scuola, che a un certo punto lo legano e lo gettano in un lago, senza subire nessuna conseguenza (evidentemente il tentato omicidio in quella scuola è meno grave piuttosto che farsi beccare con una sigaretta accesa, come si evince nel corso delle pagine)
Dimenticatevi di Takumi, perché fa la comparsa di tanto in tanto, mentre Alaska... anche Alaska, però quando non c’è tutti parlano di lei.
Alaska è una vera riBBBBBBBelle, ma dato che è una secchiona riBBBBBBBBelle fa soltanto la metà delle cose che fanno le vere riBBBBBBBelli, ovvero fuma come una turca e beve come una spugna, senza avere bisogno di spaccare i timpani a chiunque ascoltando musica hard rock/ metal/ punk/ ecc... a tutto volume criticando chi non lo fa.
Miles si innamora di lei, ma dato che lei è già fidanzata con un ragazzo più grande, si mette insieme a una certa Lara che non ha nessun ruolo nella trama, se non quello di provocare un orgasmo al protagonista utilizzando la bocca fare la tappabuchi in attesa che Alaska si fili Miles.
E finalmente Alaska bacia appassionatamente Miles, prima di mettersi in macchina ubriaca e andare a schiantarsi contro un’auto della polizia ferma lungo la strada dopo l’incidente di un camion, morendo sul colpo dopo oltre 200 pagine di romanzo. Ne seguiranno un altro centinaio in cui tutti si chiedono se si è trattato di incidente o suicidio, senza arrivare a una conclusione.

Personaggi
Sono personaggi da teen-drama americano: il simil-nerd sfigato, l’amico ubriacone, la gnokka buona, gli snob, ecc... in cui tutti i protagonisti si vedono come vittime di un mondo crudele.
Secondo molte recensioni sono personaggi estremamente profondi... e non nego che un po’ lo siano, ma non ci noto niente di così eccezionale e di mai visto prima. In realtà mi sembra che si comportino sempre in modo abbastanza scontato o, nel caso di Alaska la pseudo-ribbbbbbelle, in modo insensato.

Valutazione finale: 2,5/5
Secondo me è un romanzo per ragazzini, punto e basta. Non ci vedo niente di innovativo, se non il fatto che non ci sono ragazze che agitano pon-pon al vento. A 26 anni suonati in una storia di questo tipo ormai ci vedo poco e niente... diversamente da altri young adult che comunque sono riusciti invece ad appassionarmi parecchio.
Inoltre ci ho messo parecchio tempo a terminarlo, sentendomi poco invogliata alla lettura.


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